L'ANELLO DI POBBIO
Bella escursione ad anello con passaggi sui monti Roncasso, Cosfrone, Ebro e al Prato delle Bordelle
PARTENZA E ARRIVO: Pobbio Superiore (mt. 1130)
TAPPE INTERMEDIE: Colle Trappola, Pendici M.te Roncasso, M.te Cosfrone, M.te Ebro, Prato delle Bordelle
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 12 km (anello completo)
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 4 ore 30 min. (anello completo)
SEGNAVIA: 200 bianco-rosso sul crinale; 220 dal Prato delle Bordelle a Pobbio; non segnalato il resto del percorso
Proviamo per una volta ad affrontare il Monte Ebro, cima più alta della dorsale che separa le valli Curone e Borbera, prendendolo…alle spalle. Io sono di Caldirola e all’Ebro ci sono sempre salito da casa, senza bisogno di dovermi spostare più di tanto. Ora però voglio provare a salirci sopra partendo dalla val Borbera, più precisamente da Pobbio Superiore, il piccolo villaggio arroccato alle pendici del Monte Cosfrone. Alla fine, ne uscirà una bella passeggiata ad anello sfruttando alcuni dei numerosi sentieri di questo angolo di appennino. Con me, Ilaria.
E’ un venerdì di primavera inoltrata, decisamente estivo quanto a temperatura. Raggiungiamo Pobbio in auto, attraverso la strada che dal ponte di Cabella Ligure sale a sinistra, lunga e tortuosa. Quando arriviamo tra le case della superiore tra le due frazioni, troviamo già un po’ di movimento, segnale dell’imminente arrivo dell’estate. Parcheggiamo la macchina dove termina l’asfalto, nei pressi del rudere di una casa e ci mettiamo subito in cammino.
Qualche sosta per le prime foto, approfittando del cielo terso della mattinata, poi via, su per l’ampia carrareccia che dopo i primi tornanti incontra subito, a destra, la strada proveniente dal Prato delle Bordelle e, poco oltre, un gregge di capre con pastore al seguito. Continuiamo in leggera salita, fino a raggiungere la Fontana della Lubbia, una delle – famose - dodici fontane nonché una delle acque più buone dell’alta val Borbera, che non possiamo fare a meno di assaggiare. Riprendiamo il sentiero e la salita si fa leggermente più decisa, seppure non sia così faticoso salire attraverso questi ampi tornanti, che ad ogni curva e sotto un fantastico cielo a pecorelle ci permettono di scorgere splendidi panorami delle montagne di fronte a noi, quelle che separano la val Borbera dalla valle Scrivia, fino al Tobbio e ben oltre. Raggiungiamo il Colle Trappola, posizione da cui i tetti delle case di Pobbio si fanno decisamente più piccoli e distanti e da cui ci si inizia a rendere conto di essere saliti già discretamente di altitudine. Ora la strada si fa più piccola e prende a salire più ripidamente, spostandosi sulla destra per aggirare le pendici del Monte Roncasso. A mano a mano che si sale, la vista si fa ampia e abbraccia ora tutta la val Borbera, che spunta alle spalle delle montagne di puddinga che accompagnano il corso dell’omonimo torrente. Ecco spuntare anche la cima del Giarolo, inconfondibile con le sue antenne e la statua del Redentore e sul lato opposto, ecco la valle dei Campassi, con i suoi misteri, che appare tra i versanti delle montagne, in lontananza.
Quando la salita davanti a noi si fa decisa, quasi come un muro, le prime nuvole iniziano ad addensarsi all’orizzonte. Ci mettono un istante a diventare grigie, tanto che appena compare la sagoma dell’Ebro – vista da qui decisamente inusuale, quasi una specie di Alfeo, tanto è ripido in prospettiva – è già sormontata da un cielo grigio da far paura. “Vuoi dire che ce la prendiamo?”
Completato l’aggiramento del Roncasso, il panorama sul profondo vallone del Rio della Liassa alla nostra destra ci fa quasi sembrare di stare camminando sull’orlo di un precipizio. Intanto, davanti a noi, solo l’ultima, ma ancora più ripida salita, quella che conduce sulla cima del Monte Cosfrone, ci separa dal crinale.
Quando arriviamo in cima alla dorsale, ancora un po' di sole fa capolino tra le nubi ma sarà una concessione che durerà ancora per poco: nuvoloni neri si addensano sulle nostre teste nel tratto di sentiero che congiunge il Cosfrone con l'Ebro, tanto che sembra, di colpo, essere diventata un'altra giornata.
I panorami in questo tratto sono semplicemente splendidi: a nord, la vista spazia su buona parte della val Curone e sulle montagne che la separano dalla valle Staffora, fino a intravedere il radar del Lesima, alle spalle del Chiappo. Addirittura, la vista arriva fino alla Pietra Parcellara, che oggi si vede decisamente bene e alle montagne della Val d'Aveto, le cui cime più rappresentative sono riconoscibili in lontananza. A su dell'Alfeo, la catena che dal Cavalmurone arriva all'Antola, passando per il Carmo, fa da trait d'union con le montagne del genovese, che spuntano in direzione del mare. L'ultimo strappo ci separa dalla cima dell'Ebro, dove non troviamo nessun altro ad attenderci, potendoci così godere l'intera vetta.
Scattiamo qualche foto, poi seduti ai piedi della croce a mangiare qualcosa, prima che arrivi la pioggia. Che palle, era una giornata così bella...e ora che siamo arrivati fino qui mette già fretta di scappare! Rimettiamo tutto negli zaini e ci incamminiamo sulla strada del ritorno, pensando a qualche alternativa per ritornare a Pobbio senza fare lo stesso sentiero. Arriviamo sul Cosfrone che siamo ormai inghiottiti dalla nebbia, scesa così in basso dal non permetterci nemmeno di vedere a un palmo dal nostro naso: fortuna che conosciamo bene i sentieri, penso.
Ridiscendiamo il ripido versante sud del Cosfrone, in direzione del Monte Roncasso, quindi, giunti in prossimità della selletta dove è posto un cartello bianco-rosso con i segnavia (sbagliato, peraltro), abbandoniamo la discesa per deviare a sinistra su di una evidente traccia che taglia il versante del Cosfrone, ai piedi delle cime inghiottite dalla nebbia. Il sentiero, sempre evidente seppur non segnalato, scende in maniera via via sempre più decisa, su di un fondo non sempre piacevole per la presenza di tante - troppe - pietre e passando accanto a vaste aree di recente disboscate entra in territorio di Piuzzo, conducendo nel vasto Prato delle Bordelle, dove troviamo una mandria di bovini ad attenderci. E' un punto davvero meraviglioso: una vasta zona prativa al centro della quale si trovano alcuni tavoli con le panche, due fontane (quella più in alto è la Fontana de Burdèle, o Fontana delle Bordelle, una delle famose 12 fontane del sentiero che parte da Piuzzo) una stalla - la malga di Costa Rivazza - e i resti di una nevaia.
Ci fermiamo un istante a dissetarci, guardando le cime che contornano il prato ora sgombre dalla nebbia, seppure il cielo sia ancora grigio. Poi ci rimettiamo in marcia, pronti a chiudere il nostro anello. Scendiamo sulla evidente strada che prosegue oltre la stalla in direzione di Piuzzo e, dopo un tornante in discesa, nei pressi di un punto in cui - probabilmente erroneamente - si trova un cartello che indica la presenza della Fontana Stabbio, abbandoniamo la sterrata principale per prenderne una che, in piano, si dirige verso destra, segnalata con il numero 220 (è un tratto del sentiero delle 12 fontane).
Oltrepassato il Rio della Liassa, la strada, mantenendosi sempre pianeggiante, taglia il fianco della montagna rientrando in territorio di Pobbio, conducendo verso il termine una passeggiata quanto mai piacevole con una bella vista della cresta del Reopasso, che compare sullo sfondo. Il suono dei campanelli al collo delle capre ci avverte di essere arrivati al congiungimento del sentiero con quello percorso in mattinata, in prossimità della Fontana della Lubbia: e infatti, schivato il gregge, eccoci sulla carrareccia principale, che imboccata in discesa, in pochi minuti conduce a Pobbio Superiore, dove avevamo lasciato l'auto in mattinata.
Passeggiata decisamente gradevole, seppur un po' ripida nel tratto dal Colle Trappola al Cosfrone, ma insomma...per chi è abituato a camminare, questo non è niente. Può essere un'alternativa per impegnare una mezza giornata!