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DA CALDIROLA AI PIANI DI SAN LORENZO

Sui sentieri 107 e 210, una bella camminata alla volta del Rifugio

PARTENZA: Caldirola (mt. 1.100)

ARRIVO: Piani di San Lorenzo (mt. 1.096)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO (a/r): circa 12 km

TEMPO DI PERCORRENZA (a/r): circa 4 ore e 30 min.

SEGNAVIA: bianco-rosso 107 fino al Giarolo; bianco-rosso 21o dal Giarolo + bretella 210a per raggiungere il Rifugio

 

 

Giochiamo in casa, con questa camminata. Strano che in questi due anni di racconti non abbia mai parlato di questo itinerario, ma oggi diciamo che è giunta l'ora di farlo: è vero che molti preferiscono raggiungere il rifugio dei Piani di San Lorenzo in auto, con la comoda strada che lo raggiunge da Pallavicino, ma avete mai pensato di arrivarci con una bella camminata?

Iniziamo a raggiungere Caldirola, prima di tutto, e in particolare il piazzale antistante il parco-giochi, per intenderci, quello a circa metà strada tra il paese e il Villaggio La Gioia. Da qui, come già abbiamo avuto modo di vedere su queste pagine, parte il sentiero numero 107, la "via del Redentore", uno dei diversi modi che da Caldirola ci sono per arrivare in cima al Monte Giarolo.

Scarponi, zaino e si va, non prima di aver controllato di aver chiuso la macchina. 

Il primo tratto di percorso è su asfalto e dal piazzale muove in leggera discesa in direzione di Caldirola, per poi deviare subito a sinistra sulla stretta e ripida stradina di asfalto che conduce ai condomini del Villaggio Cristina. Già una bella salita, per cominciare.

Superati i condomini e le ultime case, l'asfalto ci abbandona a favore di una carrareccia che conduce ad una azienda agricola, nei pressi delle quale il sentiero si biforca e dove occorre tenere la sinistra, seguendo le indicazioni del sentiero 107.

Il sentiero inizia a salire piuttosto ripidamente e regala, voltandosi, belle viste sull'alta val Curone e sul crinale dal Cosfrone al Chiappo, superando una piccola vasca circolare per l'acqua ed immettendosi, dopo poche centinaia di metri, all'interno di una bella faggeta, dove di colpo si fa buio e più fresco, nonostante il clima di questa giornata di fine estate sia decisamente afoso.

Nel bosco, si cammina che è un piacere e la salita quasi non si sente: anche perché, dopo poco, una volta attraversato il piccolo ponticello naturale sul rio, il sentiero devia improvvisamente sulla destra e fa ingresso, dopo una breve rampetta, nella pineta di Caldirola. Si prosegue dritto per pochi minuti, poi, in corrispondenza di un tratto di sentiero fattosi improvvisamente sporco, un secco tornante verso sinistra inizia a risalire all'interno della pineta, su di un fondo così morbido che è un piacere camminarvi sopra e su di un sentiero stretto ma sempre ben visibile.

Attraverso numerosi tornantelli, superando un tratto sovrapposto a piste da mountain bike, il sentiero si allarga leggermente e concede le prime timide viste dell'alta val Curone tra le foglie degli alberi, fino a giungere in un punto in cui si vede comparire prima una delle antenne del Giarolo, oggi in parte offuscata dalla nebbia e, successivamente, la statua del Redentore di spalle: è il segnalo che il Giarolo è a un passo. Basta infatti continuare sul sentierino che conduce ai piedi della salita finale al Giarolo e, da qui, percorrere l'ultimo strappo alla volta della statua del Redentore, ai piedi della quale incontro delle persone.

La cima, rapidamente, scompare nella nebbia, che già avvolge buona parte del paesaggio circostante: oggi non è giornata da starre qua sopra, meglio muoversi e velocemente. Butto allora una rapida occhiata al palo stracolmo di segnalazioni per vedere da che parte passi il sentiero per i Piani di San Lorenzo: occorre ora seguire il segnavia numero 210, che sarebbe poi il sentiero per Cantalupo Ligure e che, passando ai piedi delle tre antenne sul lato Val Borbera, inizia lentamente a scendere, fino ad arrivare ad un punto in cui, oltre il basamento in cemento di un'antenna, si incontrano altre segnalazioni, quelle del sentiero 210a.

Il 210a è una bretella che collega il sentiero 210 con il Rifugio dei Piani di San Lorenzo, staccandosene nei pressi della cima del Giarolo - bivio alto - per poi ri-immettercisi nuovamente più in basso - bivio basso, appunto. E' possibile raggiungere il Rifugio percorrendo quindi un anello, sta a voi scegliere se in senso orario o in senso antiorario: io ho optato per la prima soluzione e devo ammettere che forse è quella un po' più impegnativa.

Eh si, perché ignorando le segnalazioni del bivio alto, ho proseguito in discesa sul sentiero 210 alla volta di Cantalupo. Il sentiero, allaragatosi inizialmente verso sinistra, in direzione di Volpara, passando sotto alla più recente delle antenne del Giarolo, ha poi preso a correre in costante discesa, su un fondo sassoso, costeggiando una specie di stazione di rilevamento idrogeologica, o meglio quel che ne rimane, per poi proseguire all'interno di una bella pineta, diventando nel frattempo una vera e propria carrareccia. All'interno della pineta, la strada scende dolcemente e la camminata si fa piacevole, peccato solo per il cielo grigio e per l'afa opprimente di questa giornata, diciamocelo, poco adatta per camminare.

Eccomi finalmente al bivio basso, dopo circa 50 minuti di cammino dal primo bivio per i Piani di San Lorenzo: il sentiero 210 prosegue svoltando a sinistra in direzione del bivio di Vendersi, mentre io prendo la più stretta sterrata di destra segnalata con il 210a, che in poco più di una decina di minuti dovrebbe condurmi ai Piani di San Lorenzo. Il tratto è effettivamente breve e permette di giungere in pochi minuti sulla strada asfaltata che da Pallavicino permette di raggiungere il Rifugio, dove trovo ad accogliermi un cartello dei "sentieri della libertà" che mi ricorda che il luogo in cui mi trovo - i Piani di San Lorenzo - era, in tempo di guerra, una zona utilizzata per l'addestramento delle reclute partigiane, a causa della sua distanza dalle principali vie di comunicazione.

Percorro le poche decine di metri che mi separano dall'ingresso al rifugio, una bella costruzione attorniata da prati, tavoli e panche, attualmente gestita dalla Pietra Verde, che oggi però è chiuso a quanto pare. Entro e mi metto su uno dei tanti tavoli in legno che sono sparsi per il prato e ne approfitto per mettere qualcosa sotto i denti, proprio mentre mi accorgo che nel bosco alle spalle del rifugio ci sono delle tende dove, evidentemente, qualcuno ha passato la notte.

Terminata la merenda mi alzo e faccio un giro attorno al rifugio, scattando alcune foto dello splendido luogo che lo ospita, sicuramente l'ideale per rilassarsi (quando non c'è nessuno, chiaro...), poi un veloce autoscatto e si riparte, alla volta di Caldirola, perché non dimentichiamoci che devo completare l'anello.

Continuo così a camminare nella direzione da cui provenivo, lasciandomi il rifugio alle spalle e facendo ingresso in un fitto bosco, sempre seguendo le segnalazioni del sentiero 210a, che dopo una curva in cui si incontra la vasca di una fontana prende a salire in maniera più decisa, conducendo in un punto in cui occorre abbandonare la evidente carrareccia (che prosegue in direzione della costa che dal Monte Giarolo scende al paese di Giarolo e, oltre, verso la pineta di Caldirola, ndr) a favore di una esile traccia che si stacca in salita sulla destra, comunque ben segnalata.

Il sentiero si fa ora più difficile a causa di una fitta vegetazione che mi costringe a camminare con la schiena piegata e la salita si fa via via più ripida: capisco ben presto di aver percorso l'anello nella direzione sbagliata, quella più faticosa! Dopo una discreta serie di tornantelli su fondo pietroso e sconnesso, finalmente il sentiero si fa più evidente e taglia verticalmente un bel bosco all'uscita del quale pare intravedersi la luce. E infatti, il sentiero sbuca in un prato che mi fa per un attimo credere di essere arrivato al Giarolo.

Ma invece no, perché le segnalazioni proseguono dapprima verso sinistra, per poi prendere a salire su di un ripido pendio a destra (attenzione perché qui bisogna essere bravi a vedere il paletto con il segnavia bianco-rosso a metà salita): non manca molto, però.

Ecco infatti comparire, nella nebbia, il profilo di una delle antenne del Giarolo, nei pressi della quale sopraggiungo lateralmente, giusto in tempo per capire che le segnalazioni del bivio alto, che incontro nei pressi dell'antenna, sono girate nel senso sbagliato. 

Le sistemo e riparto, raggiungendo in un attimo la cima del Giarolo con la statua del Redentore, dove - neanche a farlo apposta - incontro ancora le stesse persone di questa mattina e anche la stessa nebbia, che mi induce a lasciare velocemente la vetta per ridiscendere verso Caldirola.

Scelgo di percorrere il sentiero che conduce in pineta, ossia il 121 per Morigliassi, che si stacca dalla carrareccia per il paese di Giarolo nei pressi della prima curva dopo l'antenna. Una ripida discesa, poi mi viene voglia di vedere se esiste ancora una delle capanne di legno costruite dagli operai forestali qualche decina di anni fa e così, in prossimità di una staccionata, seguo un sentiero ormai non più visibile sulla destra che, con non poca fatica, mi porta alla capanna, che c'è ancora, sì, ma in pessimo stato. E pensare che si trova in una posizione splendida...che peccato che le cose vengano prima costruite e poi lasciate cadere.

Mi consolo pensando che non siamo in molti a conoscere il posto esatto in cui si trova questa capanna.

Torno sul sentiero 121 e scendo fino al bivio per la pineta di Caldirola, nei pressi di un'altra capanna, quella dei "cinque orsi" che evito di visitare, per oggi. Qui abbandono il sentiero 121 e svolto a destra, seguendo le indicazioni per Caldirola, attraversando la pineta sulla carrareccia che la taglia. 

All'uscita dalla pineta, ecco la corona di montagne che incorniciano la val Curone ad attendermi. Ai loro piedi, le case del Villaggio La Gioia e, più distanti, Salogni e Lunassi, che si intravedono però malamente a causa della foschia. Mi si scarica la batteria del telefono e quindi sono costretto a interrompere la registrazione del percorso col gps: poco male, poche centinaia di metri tagliando i prati, ed eccomi nei pressi dell'azienda agricola di Caldirola, da cui scendo, in breve, alla macchina lasciata nel piazzale del parco giochi.

E' stata abbastanza dura, ma lo ammetto, soprattutto per la cappa di umidità di questa giornata. L'itinerario è piacevole e, magari, da percorrere nel verso opposto a quello in cui l'ho fatto io (quindi Giarolo-bivio alto-Piani di San Lorenzo-bivio basso). Se percorrete questo itinerario e il rifugio è chiuso, potrete approfittarne per godervi il silenzio dei Piani di San Lorenzo. Se invece è aperto, potrete approfittarne per mangiare qualcosa di buono: la scelta, ovviamente, sta a voi!

 

A un passo dalla vetta
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