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DA COSTA MERLASSINO A MOLO BORBERA

Un'altra tappa del sentiero 200, il lungo anello "Borbera-Spinti"

PARTENZA: Costa Merlassino (mt. 531)

ARRIVO: Molo Borbera (mt. 332)

TAPPE INTERMEDIE: Forcella M.te Barillaro (mt. 760), Bivio M.te di Calvadi (mt. 619), SS. Trinità di Molo Borbera (mt. 400)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 12,5 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: oltre 3 ore e 30 min. (andata e ritorno)

SEGNAVIA: bianco-rosso 200

 

 

Il sentiero numero 200 è un itinerario a lunga percorrenza che attraversa le più significative cime della provincia di Alessandria, fino a formare un anello. Poco alla volta, lo sto completando senza quasi accorgermene.

Il tracciato dell'escursione di oggi è stato in parte già percorso pochi mesi fa, quando da Zebedassi raggiunsi il paese fantasma di Rivarossa, solo che allora abbandonai nei pressi della Forcella del Monte Barillaro il sentiero numero 200 per proseguire alla volta del paese abbandonato sul numero 208. Oggi, invece, sono diretto proprio a Molo Borbera.

La partenza, da Costa Merlassino, piccola frazione del Comune di Cantalupo Ligure, in un bel pomeriggio di sole. Oltrepasso le case e raggiungo la chiesa, parcheggio l’auto, mi preparo e mi infilo subito sul sentiero, anche se – non so perché – ho l’impressione che oggi non sarà un itinerario così complicato. Mi sbaglierò?

La giornata è calda, il sole brucia sulla pelle. Mi incammino sulla sterrata, guardandomi intorno senza poter fare a meno di finire con lo sguardo proprio sul lungo e ripido versante di Costa Camisola, che scende a picco a formare le Strette per poi ripartire sulla sponda opposta del fiume con il massiccio composto da Croce degli Alpini, Cravasana e Poggio. Sotto alla strada, si sente un forte vociare proveniente dalle case che si trovano immediatamente dopo la chiesa.

Raggiungo l’ultima casa di Costa Merlassino e la supero, seguendo l’indicazione per “Ripa Rossa”, giungendo poco dopo nei pressi di una selletta da cui si gode di una splendida vista su Dernice e Vigoponzo.

La salita comincia a farsi più ripida, ma dopo pochi tornanti con belle viste sul monte Giarolo e sull’alto corso del torrente Borbera incontra un tratto pianeggiante, che precede la salita alla volta della Forcella del Monte Barillaro.

Il Barillaro, dritto davanti a me, con il suo sperone di puddinga nella parte sud-orientale, domina la valle di Montebore e proprio poco distante dalla Forcella, in un punto panoramico, la giornata tersa permette di ammirare un panorama davvero ampio. Ne approfitto per cambiare l’obiettivo alla macchina fotografica e per catturare più da vicino i tetti delle case di innumerevoli borghi delle nostre montagne, partendo da Cella di Varzi fino ad arrivare a Monleale alto e al castello di Pozzolgroppo. Ma anche oltre, fino al Penice con le sue antenne e al costone di Cà del Monte con il poco distante osservatorio e a numerosi villaggi della valle Staffora.

Una bella foto panoramica, poi riparto raggiungendo in un attimo la Forcella del Monte Barillaro, dove proseguo sul sentiero 200, che si dirige verso destra, ignorando invece il sentiero numero 208 per Rivarossa, che avevo seguito la scorsa volta. Il sentiero si fa più stretto e tra alberi di roverella, con belle viste sulla media e bassa val Borbera, cammina dapprima piacevolmente in piano, per poi prendere improvvisamente a scendere, in maniera via via più decisa.

Il percorso è sempre ben segnalato e scende ora particolarmente ripido, fino a giungere all’incrocio con un’altra strada proveniente da destra. Secondo i miei calcoli, dovrebbe trattarsi del bivio per il Monte di Calvadi, ma non trovo nessuna segnalazione a confermarmelo (ma ci torneremo). Così seguo il sentiero che svolta con un secco tornante a sinistra ed inizio a camminare in piano in una mulattiera leggermente più ampia, seguendola anche troppo, per i miei gusti: infatti sto camminando da un po’ senza più vedere sugli alberi le caratteristiche segnalazioni bianche e rosse.

Ho sbagliato strada, devo essermi perso qualche bivio. Torno indietro, cercando di capire dove posso essermi perso le segnalazioni e arrivo, finalmente, al punto incriminato: dopo poche centinaia di metri della strada pianeggiante, in prossimità di una curva, occorreva abbandonarla per proseguire diritto a vantaggio di un meno evidente sentierino, segnalato sul tronco di un albero ma coperto dalle foglie.

Tolgo così le foglie che coprivano la segnalazione e mi incammino sul sentierino che offre subito alcuni scorci, tra i rami degli alberi, del Monte Ronzone, la montagna che sovrasta Garbagna, in val Grue. Il senterino, in realtà, null’altro è se non il corso di un rio ormai asciutto, che scende ora stretto e ripido in una conca come se fosse una pista da bob e, dopo aver attraversato un tratto di bosco particolarmente sporco e infestato dalla vegetazione, conduce all’intersezione con un’altra carrareccia, ove è posta una segnalazione.

Mi avvicino: il cartello indica “Bivio M.te Calvadi”, ma sono piuttosto convinto, anzi ne ho quasi la certezza, che non sia stato piantato nel punto esatto (il punto esatto era il bivio incontrato una ventina di minuti di cammino prima). Anche perché, leggendo le indicazioni, Molo Borbera è dato a poco meno di un’ora di cammino e, invece, impiegherò molto di meno a raggiungerlo (fortunatamente...).

Oltrepassato il cartello, il sentiero sbuca in una zona di ampi prati e la attraversa, con splendidi panorami sul Monte Ronzone, sulla frazione di Sorli e sulle montagne circostanti, continuando a scendere leggermente fino a condurre in vista di un nucleo di case alla mia sinistra, quello della località Fontana. Da qui, la discesa si fa più ripida e il sentiero attraversa montagne di argilla arenaria simili a quelle che si trovano in località Nivione di Varzi, giungendo in breve in vista di una torre in lontananza, quella del castello di Molo Borbera (sec. XIII).

In pochi minuti di discesa, raggiungo l’intersezione con la strada asfaltata, nei pressi della cappella della SS. Trinità di Molo Borbera, preceduta da una scalinata in sasso. Qui si incontra il sentiero numero 207, che scende a Persi, ma lo evito per rimanere sul sentiero 200 che scende a destra sull’asfalto alla volta di Molo Borbera, che raggiungo in pochi minuti. In paese non c’è molto movimento: mi avvicino alla chiesa per scattare qualche foto della facciata e del panorama sulla valle che si può ammirare davanti ad essa. Poi riprendo a scendere sull’asfalto fino a raggiungere l’intersezione con la strada provinciale, dove termina la tappa e dove si incontrano le segnalazioni di quella successiva, che da Molo conduce al Santuario di Cà del Bello. L’appuntamento, per questa tappa, è ad un’altra giornata: per oggi è già stata piuttosto lunga arrivare fino a qui, tra indicazioni sbagliate e errori miei sul sentiero da seguire.

Scatto una foto a Molo Borbera e ripercorro, in salita, la strada asfaltata alla volta della torre del castello e della SS. Trinità. Quando la raggiungo, un signore con un fuoristrada arriva dalla stradina che devo imboccare e mi saluta sollevando il capo. Lo lascio passare, poi mi scatto una foto con la torre sullo sfondo, prima di rimettermi in marcia.

Non ho mai capito perché, ma la strada del ritorno sembra sempre molto più corta. In men che non si dica sono già alle segnalazioni sbagliate per il bivio del Monte di Calvadi, che all'andata mi sono sembrate lontanissime, mentre il sole comincia ad abbassarsi e il caldo a calare leggermente tra questi prati così ampi che sembrano infiniti.

Entro nel bosco e lo attraverso, per poi riprendere a salire alla volta della Forcella del Barillaro. La salita, in alcuni tratti, è discretamente ripida ma con un buon passo costante la supero senza problemi, arrivando sul crinale ai piedi del Barillaro giusto in tempo per vedere gli ultimi luccichii del sole nelle acque lontane del Borbera, nei pressi di Persi.

Scendo verso Costa Merlassino, baciato dal sole ancora per poco, fermandomi spesso per immortalare gli splendidi panorami serali del Borbera ai piedi della Croce degli Alpini, con le case del borgo di Rocchetta che sembrano dividere in due la valle.

Arrivo alla macchina, parcheggiata accanto al cartello con le indicazioni dell’imbocco del sentiero. Mi volto per scattare una foto all’ultimo sole di questa giornata: me lo sono proprio goduto tutto. Se ne va mentre mi tolgo gli scarponi, nascondendosi dietro alla crinale che unisce il Gavasa e il Barillaro e a questo punto credo di potermene andare anch’io. Adoro le giornate sfruttate fino all’ultimo respiro.

A un passo dalla vetta
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