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IL SANTUARIO DEL MONTE REALE

Un semplice e splendido itinerario dalla località Cascine fino al Monte Reale, la montagna che domina Ronco Scrivia

PARTENZA: Loc. Cascine, Ronco Scrivia (mt. 502)

ARRIVO: Monte Reale (mt. 902)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 6 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: poco oltre le 2 ore (andata e ritorno)

SEGNAVIA: doppio triangolo vuoto giallo

 

Mi è spesso capitato, percorrendo la Milano Serravalle, di arrivare in quelle profonde gole che separano Isola del Cantone da Ronco Scrivia ("postacci", li ho sempre chiamati, ma è lì che comincia l'appennino) e di alzare lo sguardo per ammirare una specie di chiesetta posta proprio sul cocuzzolo della montagna: mi sono sempre chiesto cosa fosse, ma non ho mai pensato che un giorno sarei capitato proprio lì.

Ho conosciuto il Monte Reale durante l'itinerario ad anello attorno al Bric delle Camere e pareva un po' fare la controparte del Tobbio: posizionati l'uno di fronte all'altro, sembravano guardarsi ognuno dall'alto della propria chiesetta posizionata proprio sulla cima. Prima di allora, pur avendo visto molte volte quella montagna dalla forma imponente - dal crinale tra val Curone e val Borbera ha una forma stranissima - mai mi ero chiesto cosa fosse e da dove fosse raggiungibile a piedi. Poi, dopo le consuete ricerche in rete, ecco soddisfatta la mia curiosità: Monte Reale, la montagna che domina Ronco Scrivia.

Ci sono diversi itinerari alla volta del Monte Reale: quello che ho scelto parte da Ronco Scrivia, più precisamente dalla piazza del paese, nei pressi della stazione ferroviaria e, da qui, scende sotto alla ferrovia e all'autostrada per poi salire alternando asfalto e sentiero alla volta di una piccola frazione chiamata Cascine. Dalle Cascine parte invece il sentiero vero e proprio per il Monte Reale.

Però...c'è un però. Arrivando sulla statale da Isola del Cantone incontro sulla sinistra un bivio con l'indicazione per la località Cascine e non mi lascio sfuggire l'occasione di evitarmi un bel pezzo di asfalto. Svolto così a sinistra e, superato il cimitero di Ronco ed evitata la deviazione per la località Curlo, salgo su di una strettissima stradina - tipicamente "ligure", con automobilisti che scendono a una velocità pazzesca occupando l'unica corsia - alla volta della piccola frazione di Cascine.

Parcheggio l'auto poco prima del cartello con il nome della frazione, su di un piccolo parcheggio sulla destra della strada, scendo per prepararmi e annuso l'aria del mattino: il sole è forte, il clima caldo e si sente il vociare delle persone nei cortili delle case, mentre poco distante, il suono di una radio proviene dalle porte aperte di una cantina.

Metto la macchina fotografica al collo, chiudo l'auto e mi incammino sull'asfalto in mezzo al paese: la strada, quasi subito, mi pone davanti ad un bivio, al quale tengo la sinistra, prendendo una stradina ancora più stretta che sale ripida verso l'imbocco del sentiero. Sullo sfondo, il Santuario del Monte Reale, che sembra già piuttosto vicino da qui.

Superate alcune abitazioni, nei pressi di una specie di piazzetta, l'asfalto termina e lascia lo spazio ad una sterrata, preceduta dal cartello del Parco Antola con le segnalazioni del sentiero (doppio triangolo giallo vuoto). 

Voltandosi, ecco le prime viste su Ronco Scrivia, tagliato a metà dall'autostrada e dalla ferrovia e sulle montagne circostanti, mentre davanti a me parte un sentierino "diretto" con l'indicazione della cima del Reale: lo evito, perché l'escursione di oggi non deve già essere particolarmente lunga e non vorrei ulteriormente accorciarla facendo il sentiero più veloce. Continuerò sulla strada principale, che sale dolcemente attraverso una serie di tornanti, fino a condurre nei pressi di una vasca dell'acqua, vicino alla quale si trova una cappelletta votiva. 

Aggiro la cappelletta e proseguo in piano, giungendo dopo poco al punto di partenza della teleferica del Monte Reale: accanto alla costruzione verde che ospita il motore, è sufficiente alzare lo sguardo oltre i fili per vedere, in lontananza, il profilo del Santuario posto in vetta. Oltre la teleferica, il sentiero, fattosi nel frattempo più stretto, ma sempre ben segnalato e piacevole, inizia a salire, dapprima più dolcemente, poi in maniera gradatamente sempre più decisa, entrando all'interno del bosco.

Lungo il sentiero, a un certo punto, è posizionata una panchina in legno, voltata verso la Rocca de Premé, un caratteristico torrione di puddinga che si trova lungo il sentiero che dal Monte Reale scende verso il Reopasso e Minceto, un'altra frazione non distante da Ronco Scrivia: il piccolo problema è che la panchina è posizionata all'interno del bosco e consente, in parte, di vedere la rocca solo per il fatto che in questa stagione gli alberi sono ancora parzialmente privi di foglie. Oltre la panchina, si continua a salire lungo il sentiero che transita diverse volte al di sotto dei fili della teleferica: in corrispondenza di una delle porte della teleferica è presente un altro sentiero "diretto" che conduce alla cima del Reale in maniera più ripida, ma lo evito un'altra volta e proseguo sul sentiero con il doppio triangolo giallo vuoto, che mi regala belle viste sulla frazione di Minceto, sulle Rocche del Reopassao e, in direzione opposta, sul Tobbio e sul Monte delle Figne.

Iniziano a fare la loro comparsa, oltre a bei mazzetti di primule di un giallo piuttosto smorto, anche le prime grandi rocce di conglomerato che compongono la c.d. "Costa del Fontanino", tra le quali è incastonata una statuetta della Madonna e che preannunciano l'arrivo al bivio con il sentiero per Minceto e per il Reopasso. Da qui, in breve, si giunge all'area di sosta posizionata ai piedi dei grandi massi di conglomerato che ospitano - in posizione piuttosto nascosta - l'ingresso di una grotta. Io continuo alla volta della vetta, che raggiungo in breve dopo aver superato l'ennesima Madonna incastrata tra le pietre: ecco infatti spuntare il campanile del Santuario e i muri dell'adiacente rifugio.

Il Santuario di Nostra Signora di Loreto, in vetta al Reale, fu costruito intorno alla metà del 1800 (i lavori iniziarono nel 1858). Prima, in vetta, vi era un castello di cui è fatta menzione nei documenti a decorrere dal XII secolo, di proprietà prima della Chiesa e, successivamente, della famiglia degli Spinola: pare che alcuni materiali recuperati dallo smantellamento del castello vennero utilizzati per edificare il Santuario.

Accanto al Santuario, un rifugio videosorvegliato, sempre aperto ma non custodito, con una tettoia che ospita alcuni tavoli all'aperto e tutto l'occorrente per una bella grigliata. Poco distante, nei pressi dell'arrivo della teleferica, l'Associazione Nazionale Alpini ha posizionato la statua di un'aquila, che domina la valle.

Che dire, dalla cima il panorama è stupendo e a 360 gradi: l'unico problema è la foschia, che aumenta a dismisura non appena arrivo in vetta e non mi abbandonerà più. Per evitare che il tempo peggiori ulteriormente, faccio subito un giro di foto, stiamo ai primi danni.

Il Fasce, con le sue antenne, il Tobbio e il monte delle Figne, quasi spariscono nella foschia. Anche Ronco, da qui sopra, sembra come nascosto dietro a una nuvola di fumo, ma da qui lo vedo tutto, compreso il ponticello che ho attraversato per arrivare alla frazione di Cascine. Aggiro il Santuario da ovest verso est e sul fianco del portone d'ingresso, chiuso, trovo una tavola con l'indicazione delle cime che da qui si possono ammirare: addirittura le Dolomiti! (ovviamente non oggi...)!

Proseguendo sul versante della val Vobbia, ecco ai miei piedi il paese di Griffoglietto, di fronte a lui, vicino alla strada che scende da Camere Vecchie a Isola del Cantone, Marmassana con la sua chiesetta, il paese abbandonato di Cassissa, l'alpe di Cassissa, il Bric delle Camere e Montessoro con i ruderi del Castello Malaspina Rovere. Alzando lo sguardo, ecco il Giarolo e tutta la catena fino all'Ebro, poi il Lesima, il Cavalmurone, il Carmo e l'Antola. Ai piedi dell'Antola, la vetta aspra del Monte Cravì e, scendendo con lo sguardo, uno dei torrioni di puddinga che ospitano il Castello della Pietra di Vobbia. Spostandosi nuovamente sull'altro versante, prima di chiudere il panorama tornando con lo sguardo su Ronco, ecco il profilo delle Rocche del Reopasso, con le due Biurche - Biurca Nord e Biurca Sud - e la Carrega do Diao, la "Sedia del diavolo".

Il panorama è meraviglioso anche oggi che è una giornata un po' così così, figuriamoci con il cielo terso, quando probabilmente oltre quell'aquila, sopra alle case di Ronco si vedrebbe anche il Mare di Genova...

E' ora di pranzo. Appoggio per un attimo la reflex e mi siedo su una delle panche di legno ospitate sotto alla tettoia davanti al Rifugio, in un posto riparato dal vento che nel frattempo si è alzato. Mangio il mio panino, guardando lo splendido panorama di fronte a me, solo in parte rovinato dalla foschia. E' uno spettacolo, qui sopra, ancora di più oggi che la vetta del Monte Reale è interamente per me, visto che non ci sono altri escursionisti in zona.

Finisco di mangiare e mi avvicino alla porta del Rifugio, che è aperta. Entro e trovo un bell'ambiente, con una stanza piena di tavoli con una stufa e, nella camera dopo, una piccola cucina con tutto il necessario per trovare riparo e conforto. Uscendo dal rifugio, dopo aver scritto due parole per ricordare il mio passaggio, nel piccolo corridoietto che conduce verso il Santuario - chiuso - una corda che scende dall'alto: la tiro forte per due volte e dopo un attimo sento il rintocco della campana della Chiesetta. E' usanza di tutti quelli che vengono qui sopra suonarla.

Esco dal Rifugio e faccio ancora un giro attorno alla chiesa, scattando qualche foto. Raggiungo la statua dell'aquila, dietro alla quale, su di uno sperone roccioso che porta pitturato il nome e l'altitudine del Monte con il relativo segnavia F.I.E., una zona recintata con paletti di ferro e una catena delimita lo strapiombo sulla val Vobbia. Mi tengo bene, visti i miei problemi di vertigini, ma vado vicino per scattarmi una foto, perché da qui il panorama è davvero stupendo.

E' ora di scendere a Ronco, ho passato qui sopra una buona oretta e in tutto questo tempo non si è visto nessuno. Metto lo zaino e scendo alla volta dei grandi massi che si trovano poco sotto alla vetta, nei pressi di un'area attrezzata con le panchine e di una bacheca riportante una bella cartina dell'appennino ligure. Vado a curiosare ai piedi dei grandi massi, dove un recinto mi indica l'imbocco delle grotte di Monte Reale: ho letto che ci sono strane leggende attorno a queste grotte, una delle quali pare davvero lunga e impervia.

La discesa dalla cima è tranquilla e piacevole. Il sentiero che da Cascine conduce al Reale è uno dei migliori tra quelli che ho affrontato negli ultimi tempi, sia per la conformazione che per il suo stato di manutenzione: praticamente perfetto. Dopo la discesa nel bosco, riprendono i tornanti e ad intervalli regolari mi volto per vedere la sagoma del Santuario farsi sempre più lontana. Supero la partenza della teleferica, la cappella votiva e in un attimo sono a Cascine, dove una ragazza sta lavando l'auto e mi fa un bel sorriso quando mi vede passare.

Chissà quanta gente vedono passare di qui: quello con partenza da Cascine è forse l'itinerario più semplice per raggiungere la vetta del Reale, assieme a quello da Minceto. Credo anche che sia un monte particolarmente trafficato, nonostante oggi non abbia praticamente incontrato nessuno.

Una piacevole sorpresa, un'esperienza da ripetere in una giornata con un cielo più terso. Aspettami, Reale, che torno.

A un passo dalla vetta
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