Viaggio in val d'Aveto/2:
ALLA SCOPERTA DELLA VALLE TRIBOLATA
Da Prato Cipolla al Passo Crociglia e Rocca d'Aveto, attraversando la suggestiva Valle Tribolata, ai piedi di Rocca Marsa e Ciapa Liscia
PARTENZA: Prato Cipolla - 2° passaggio (mt. 1585)
TAPPE INTERMEDIE: Passo Crociglia (mt. 1477), Valle Tribolata (mt. 1450)
ARRIVO: Rocca d'Aveto - (mt. 1255)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 10 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 6 ore (ampia pausa fotografica nella valle Tribolata...)
SEGNAVIA: 001 da Prato Cipolla a Passo Crociglia; 103+103a da Passo Crociglia alla deviazione per il Passo del Bocco; triangolo giallo vuoto fino a Rocca d'Aveto
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Il caffè del Rifugio Prato Cipolla ci ha dato la carica, siamo pronti per continuare la nostra escursione alla scoperta della val d’Aveto. Ci rimettiamo sul sentiero della mattina e lo percorriamo in senso opposto, ma solo per poche centinaia di metri perché al primo bivio abbandoniamo il sentiero dell’andata e quello per il Lago Nero per seguire il numero 001 alla volta della Vecchia Dogana. Il sentiero si immerge in una piacevole faggeta, che taglia pressoché in piano e conduce ad un altro bivio, quello con il sentiero 011x diretto, nuovamente, al Lago Nero. Evitata anche questa deviazione, ci manteniamo sul sentiero principale ancora per un breve tratto, per poi, al bivio successivo, tenere la destra rimanendo sul sentiero 001 e tralasciando la deviazione – segnalata con il numero 198a – a sinistra per il Rifugio Astass e il Groppo Rosso. Passo Crociglia, la nostra mèta, è segnalata a 50 minuti di cammino.
Il sentiero corre all’interno della faggeta, sul letto di un rio asciutto, quindi incontra l’ennesima deviazione per il Groppo Rosso, che evitiamo nuovamente, per poi uscire in un piccolo tratto a cielo aperto dove i cartelli biancorossi segnalano la deviazione per la Ciapa Liscia. Proseguendo sempre in direzione di Passo Crociglia, attraversiamo un prato e – completato l’aggiramento della dorsale – possiamo ora iniziare a camminare in leggera discesa alla volta del valico, che raggiungeremo tagliando alle spalle il versante dei monti Groppo Rosso, Roncalla e Ciapa Liscia.
Le prime piacevoli viste sull’alta val Nure cominciano a farsi largo tra gli alberi, con panorami verso il Monte Zovallo e il Monte Ragola, mentre di fronte a noi compare sullo sfondo l’imponente sagoma del Monte Carevolo. Qui incontriamo il tratto più brutto dell’intero percorso, trovandoci costretti ad affrontare una ripida discesa su di uno stretto sentierino pietroso invaso dalla vegetazione: fortunatamente, quando il sentiero torna a farsi pianeggiante, riprendiamo a camminare all’interno del bosco su di una mulattiera evidente e in buone condizioni. Oltrepassata una non meglio precisata deviazione per una “grotta” (che scopro poi essere la “Trovina”, una emergenza storica del Comune di Ferriere), con tanto di scalinata in legno, giungiamo in vista della sagoma del Monte Crociglia, sulla cui vetta è posizionata la statua di un angelo e ai cui piedi si trova l’omonimo Passo verso cui siamo diretti. Alla nostra destra, gli alberi lasciano occasionalmente spazio a belle viste sulla vallata di Selva di Ferriere e alla sempre meglio definita sagoma del Monte Ragola mentre noi, finalmente, facciamo uscita dalla faggeta per attraversare ampi prati tagliati in due da una recinzione, giungendo nei pressi del cartello che segnala il sentiero numero 197 per la Ciapa Liscia, il Groppo Rosso e il Rifugio Astass e, poco dopo, del cartello che segnala il sentiero numero 103 alla volta della Valle Tribolata. Sebbene questo sia il sentiero che abbiamo prescelto per il ritorno, optiamo comunque per proseguire sul sentiero 001 fino a Passo Crociglia, che dista solo una decina di minuti, più che altro per vedere se al valico c’è qualcosa di particolare.
In realtà non c’è proprio nulla di così entusiasmante, solo il passaggio della strada asfaltata e tante macchine parcheggiate: è un punto di partenza per molti sentieri, come testimoniano i numerosi cartelli ad uso degli escursionisti. Beviamo un sorso d’acqua e guardiamo l’ora: è metà pomeriggio e abbiamo già fatto un sacco di strada, anche se per tornare a Rocca d’Aveto dovremo farne ancora parecchia. Siamo stanchi, ma anche curiosi di scoprire la Valle Tribolata, di cui non conoscevamo l’esistenza fino a pochi giorni prima di partire e che deve essere davvero affascinante: manca poco, ormai.
Ritorniamo sui nostri passi, percorrendo a ritroso lo stesso sentiero dell’andata fino al bivio con il sentiero 103: qui svoltiamo a destra, imboccando una traccia che scende – a tratti ripida – tra i faggi e che conduce in breve in un punto in cui si vedono i primi scorci del versante che, poco prima, abbiamo aggirato alle spalle. Prima fra tutte, colpisce l’attenzione la Rocca Marsa (1508 mt.) un severo massiccio roccioso che possiamo ammirare meglio a mano a mano che procediamo sul sentiero, mentre qua e là cominciano a intravedersi pinnacoli rocciosi in lontananza. Ma è quando guadagniamo l’uscita dal bosco, che non possiamo che rimanere colpiti: di fronte a noi, l’imponente parete ligure della dorsale, con la Rocca Marsa e la ancora più caratteristica Ciapa Liscia (1682 mt.). Il nome incuriosiva, ed effettivamente ora che ce la troviamo davanti possiamo renderci conto che è riferito a questa grande parete rocciosa verticale levigata, generatasi a seguito della faglia che ha determinato il crollo di blocchi ofiolitici che hanno, a loro volta, lasciato scoperta la sottostante placca basaltica.
E dove sono finiti questi blocchi ofiolitici, direte voi? Ma qui, chiaramente, in questo ampio pianoro costellato di grandi macigni dalle forme insolite che sembrano quasi buttati a caso: signore e signori, benvenuti nella Valle Tribolata!
Siamo stupiti, nel vero senso della parola e camminiamo guardandoci attorno come due extraterrestri che sono stati sbattuti per la prima volta sulla terra. Credo che non servano molte parole per descrivere quello che possiamo vedere con i nostri occhi: guardate le foto e lo capirete. Tra uno scatto e l’altro, attraversiamo tutta la radura ai piedi della dorsale, meravigliandoci sempre di più perché ad ogni passo cambia la visuale della vallata e si scorgono nuovi particolari. Oltrepassate le grandi rocce franate dalla parete della Ciapa Liscia, ecco finalmente che il sentiero prende a correre sull’erba e conduce ai piedi di una vasta frana, in un punto in cui sono stati posizionati dei tavoli con le panche, non distante dai quali un ruscello sgorga dalla parete della montagna: guardo Ilaria camminare in lontananza, verso la base della Ciapa Liscia e le scatto una foto che rende perfettamente l’idea di quanto è imponente questa dorsale. Ci rendiamo conto che stiamo perdendo troppo tempo a scattare foto e che il pomeriggio avanza sempre di più: ci rimettiamo in cammino sul sentiero che ora, giunto ai piedi della sommità del Monte Roncalla (1683 mt.) entra in un bosco e sale con alcuni ripidi tornanti e guardiamo per un’ultima volta la valle alle nostre spalle, convinti di esserne ormai giunti al termine. Ma troviamo ancora una volta il modo di rimanere stupiti. Anzi, due volte.
La prima volta quando troviamo, ai piedi del Roncalla, ancora della neve (ndr: l’escursione è del 31 maggio…); la seconda quando, usciti dalla faggeta, ci ritroviamo di fronte a una distesa di blocchi ofiolitici da far rabbrividire la precedente. Valle Tribolata finita? Macché!
Una marea di pinnacoli, guglie e massi dalle forme più bizzarre immaginabili, ricopre la radura lasciando giusto lo spazio per il sentierino che è costretto ad uno slalom tra le pietre. Ovunque si guardi, si vedono rocce ed è fantastico scoprire che, alle loro spalle, sono visibili ad occhio nudo le sagome delle nostre montagne: il Lesima, l’Alfeo, il Chiappo. Siamo più vicini di quanto non si pensi. Sentirsi piccolo è una sensazione che si può provare alla perfezione solo qui, tra le tonnellate di massi che ricoprono la radura ai piedi del Roncalla.
Guardiamo di nuovo l’orologio: si è fatto tardissimo! Attraversare queste due ampie radure, normalmente richiederebbe mezz’ora, probabilmente. Tra foto e tutto il resto, abbiamo perso almeno il doppio del tempo, se non di più. Peccato, perché nei nostri piani c’era l’idea di salire ancora sul Groppo Rosso, ma effettivamente è troppo tardi: così, terminato – questa volta definitivamente – l’attraversamento della Valle Tribolata, continuiamo sul sentiero che ora si avventura nella faggeta, conducendo al bivio con il sentiero per escursionisti esperti attrezzati (EEA) “Adolfo Ferrari” che conduce in cima al Roncalla. Proseguiamo ovviamente diritto, giungendo dopo pochi minuti al bivio per il Groppo Rosso (sentiero 197), quello che avremmo voluto percorrere ma che, ahimé, dobbiamo limitarci a salutare, mantenendoci sul sentiero 103 in discesa alla volta del Passo del Bocco e di Santo Stefano d’Aveto.
Il sentiero 103a fa da congiunzione tra il 103, diretto al Passo del Bocco, e quello segnalato con un triangolo giallo vuoto, che scende a Santo Stefano. Lo seguiamo, costeggiando una pineta, superiamo un ulteriore bivio per il Groppo Rosso, Rifugio Astass e Prato del Pero e, finalmente, facciamo uscita dal bosco ritrovandoci su un costone panoramico ai piedi delle imponenti rocce del Groppo Rosso (1590 mt.). La luce del tardo pomeriggio regala una veste diversa alle montagne della Val d’Aveto ligure, che ora sono illuminate da una luce calda che sembra non avere nulla a che vedere con la nebbia con cui abbiamo dovuto convivere alla partenza. Ridiscendiamo il ripido costone tra esemplari di pino nero, con panorami meravigliosi su Groppo Rosso, Bue e Maggiorasca, ma anche sui più lontani monti Penna e Aiona, fino a che giungiamo in vista dei tetti delle case di Santo Stefano d’Aveto. Le segnalazioni sono un po’ scarse, in questo punto, ma riusciamo comunque a non perdere la traccia e giunti nei pressi di una casetta isolata, deviamo verso sinistra, rimanendo su un bel sentiero – a tratti fangoso - che taglia il versante della montagna procedendo in direzione di Rocca d’Aveto. Attraversiamo altri suggestivi luoghi, fino a vedere le rocce del Groppo Rosso ormai lontane: gli ultimi tornanti ci portano dritti tra le case di Rocca d’Aveto, quindi sulla strada asfaltata, che seguiamo, in salita, fino al parcheggio della seggiovia dove abbiamo parcheggiato l’auto. E’ rimasta solo la nostra: ormai è ora dell’aperitivo inoltrata, forse di cena. La stanchezza ci intorpidisce i muscoli delle gambe e quando ci togliamo gli scarponi per salire in macchina, perfino i suoni sembrano ovattati. Ma questo è il chiaro esempio di come sfruttare alla grande una giornata sui sentieri della Val d’Aveto: promossa a pieni voti. Ci rimane una giornata, ci rimane un'escursione...
[...continua...]