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L'ANELLO BASSO DELLE 12 FONTANE DI PIUZZO

Ancora sui sentieri 221-220, per terminare l'anello con le ultime 7 fontane

 

PARTENZA E ARRIVO:  Piuzzo (mt. 950)

TAPPE INTERMEDIE: Fontana Puettu (mt.955), Bivio sent. 221/225 (mt. 947), Fontana di Kùpai (mt. 1085), Tana 'd Berghi (mt. 1120), Fontana 'd l'Orbio (mt. 1220), Fontana da Gure (mt. 1165), Fontana di Osé (mt.1275), Madonnina del Pascolo (mt. 1419), Fontana de Paskuo (mt. 1408), Fontana de Burdèle (mt. 1293), Fontana du Lavagé (mt.1107), Fontana du Trunko (mt.925)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO (a/r): circa 13,5 km

TEMPO DI PERCORRENZA (a/r): circa 5 ore

SEGNAVIA: bianco-rosso 221 da Piuzzo alla Fontana de Burdèle; bianco-rosso 220 dalla Fontana de Burdèle fino a Piuzzo

 

 

 

Vorremo mica lasciare a metà l'anello delle dodici fontane?

Passa una settimana, giusto il tempo per riprendere le forze ed eccoci di nuovo in pista, per la parte forse più impegnativa dell'anello, la seconda, quella che ci porterà a scoprire le 7 fontane mancanti per completare il percorso. Proprio per integrare al meglio i due percorsi, quello della scorsa settimana e questo, decidiamo che il luogo migliore da cui partire sia Piuzzo, località della val Borbera raggiungibile con un bivio sulla sinistra poco oltre l'abitato di Cabella Ligure.

Arriviamo a Piuzzo a metà mattina: parcheggiamo davanti alla chiesa, proprio mentre alcune persone stanno uscendo da messa e ci guardano incuriositi mentre ci mettiamo gli scarponi. Quando tutti se ne sono andati, faccio una foto al volo dal portone aperto della chiesa, poi torniamo sui nostri passi, raggiungendo dalla chiesa la strada principale, proprio dove sono posizionati i cartelli con le segnalazioni dell'anello delle 12 fontane. Possiamo scegliere la direzione in cui percorrere l'anello e optiamo per partire dal sentiero 221, quello che da Piuzzo va in direzione di Cosola e dell'Ebro, per poi fare ritorno sul 220.

Proseguiamo così sull'asfalto in direzione del nucleo più numeroso di case, accanto alla chiesa, raggiungendo in breve un piccolo spiazzo dove bisogna essere bravi a vedere le segnalazioni del sentiero 221 che si infila in una stretta viuzza tra le abitazioni. Lo seguiamo, addentrandoci tra le case di Piuzzo, gustandoci per la prima volta scorci del tutto nuovi: il paese è semivuoto, le case sono quasi tutte chiuse e il campanile circondato dai ponteggi svetta oltre i tetti.

Terminate le abitazioni, scendiamo leggermente e abbandoniamo finalmente il cemento, per immetterci su di un bel sentiero che sale dapprima leggermente per poi proseguire in leggero falsopiano. Dopo pochi metri, mi volto per immortalare uno splendido scorcio di Piuzzo e, a mano a mano che procediamo, una bella vista sull'alta val Borbera si fa strada davanti ai nostri occhi, con le vallate di Daglio, Vegni e del Gordenella. Accanto al sentiero, alcune croci in legno e alcuni crocifissi adornati di fiori.

In corrispondenza di una piccola salitella e di una curva del sentiero, nei pressi di una di queste croci, è splendido il panorama che si spalanca sull'alta valle e l'attenzione va immediatamente su Cosola, adagiato sul versante della montagna a mezz'altezza.

Il sentiero si fa pianeggiante, poi in leggera discesa, poi di nuovo in salita, mantenendosi comunque piacevole e sempre evidente e conduce in un punto in cui si gode di una bella vista su Vegni e sulla confluenza dei torrenti Agnellasca e Carreghino. E' proprio qui che si intravede, poco più avanti, oltre una panchina in legno della Regione Piemonte, la prima delle nostre fontane: è la Fontana del Puettu (o Poetto), ricca d'acqua, accanto alla quale un cartello recita di "non disturbare le salamandre".

Le cerco nella vasca d'acqua, ma di salamandre non se ne vedono. E allora un sorso d'acqua e via, giusto in tempo per notare che, poco più avanti, altra acqua scende da un piccolo tubicino che sbuca dall'erba. Guardo il cartello: tra dieci minuti si abbandona la carrareccia e inizia la parte più impegnativa del percorso.

Proseguiamo tra numerosi saliscendi fino al bivio, che raggiungiamo abbastanza in fretta e così, abbandonato l'evidente sentiero (che scopriamo poi essere il 225, diretto a Cosola), prendiamo a salire sulla sinistra, sul sentiero 221, fattosi improvvisamente stretto e appena accennato. L'erba ancora alta e la vegetazione folta, nonostante la stagione sia ormai tarda, rendono quasi complicato individuare il sentiero che però in questo tratto è ben segnalato sui tronchi degli alberi e così riusciamo a non perderne le tracce seppur ci rendiamo conto che segua una traiettoria piuttosto strana, cambiando continuamente direzione.

La salita è comunque piuttosto decisa e permette di raggiungere, in circa mezz'ora, un ampio prato dove si incrocia una mulattiera più marcata e si incontra un cartello che indica la direzione da seguire, proprio mentre due caprioli, con ampi balzi, si allontanano tra i prati appena ci sentono arrivare. Dovrebbe essere questa la zona che nelle cartine è chiamata Sòusò, dove dovrebbero trovarsi i resti di un antico monastero benedettino. Seguiamo le indicazioni innestandoci su di un sentierino laterale che in pochi minuti ci conduce davanti alla seconda fontana, la Fontana di Kùpai (mt. 1085), anch'essa colma d'acqua e situata in una bella posizione. Un sorso d'acqua anche qui, poi cerchiamo di capire dove prosegua il sentiero, visto che accanto alla fontana la vegetazione quasi ne nasconde la prosecuzione.

Eppure, la direzione è proprio quella, sulla destra della fontana, dove parte un piacevole sentiero pianeggiante che taglia il versante di montagna, passando accanto ad una colata di acqua da una parete rocciosa e proseguendo ai piedi di numerose rocce, superando diversi rii fino ad addentrarsi in un bosco dove avanza per alcune centinaia di metri, fino ad incontrare un bivio, dove il sentiero prosegue in salita. Da qui, cambia leggermente la conformazione del sentiero, che ora corre accanto a numerose rocce ricoperte di muschio: si tratta della località indicata nelle cartine come Bèrghi, dove un tempo sorgevano numerosi essicatoi per le castagne e, proseguendo, si raggiunge poco dopo la località nota come Tana 'd Berghi (mt. 1120), una voragine formatasi con il passare dei secoli a causa di una profonda frana staccatasi dalla Costa Baiardo.

Dalla Tana 'd Berghi, il sentiero esce nuovamente allo scoperto e prende a salire dritto per dritto tra alberi di roverella, su di una traccia appena visibile, dove occorre aiutarsi con gli ometti in pietra che permettono di individuare la corretta direzione del sentiero, segnalato ora in maniera leggermente più scarsa. Giunti così in prossimità di un nuovo cartello, si prende a deviare bruscamente verso destra, dove, dopo alcune piacevoli viste su Cosola, sono lieto di annunciarvi che inizia la parte peggiore di tutto il sentiero.

Eh si, perché già l'imbocco del sentiero è scarsamente visibile e non curato, ma più si avanza, più la situazione peggiora, fino a giungere in un punto in cui il sentiero è totalmente ostruito da spine, alberi caduti e quant'altro si possa immaginare. Qui, andiamo per tentativi.

Ci sembra, inizialmente, che si debba proseguire verso l'alto e così facciamo, bloccandoci poco dopo perché del sentiero non si vede nemmeno l'ombra. Allora torniamo sui nostri passi e ci dividiamo, provando a seguire due direzioni diverse. D'un tratto, sento chiamare: "Cri!! E' segnato qua!".

Meno male, temevo già di dover tornare indietro. Corro veloce nella direzione del sentiero, che, effettivamente, non è segnalato per un bel pezzo e proprio in corrispondenza del tratto peggiore. Quando riprendono le segnalazioni, ancora pochi minuti di cammino su di un sentiero pessimo conducono alla Fontana 'd l'Orbio (mt. 1220), situata in località Cravì di sotto, in territorio di Cosola. Vista la fatica per arrivarci, mi aspettavo almeno di trovare dell'acqua da bere, invece niente: la fontana è una vasca asciutta, senza un goccio d'acqua.

Che delusione! 

Alla fontana 'd l'Orbio non si prosegue: il sentiero termina. Così torniamo alcuni metri sui nostri passi e poi  prendiamo il sentiero, sempre segnalato con il 221, che sale in direzione ovest, tornando in territorio di Piuzzo e facendosi, fortunatamente, migliore e più curato a mano a mano che si avanza, tanto che, in un punto dove la vegetazione si fa meno folta, si possono ammirare belle viste su Montaldo di Cosola e sulla vetta dell'Ebro.

Fattosi nel frattempo pianeggiante, il sentiero continua in direzione di Piuzzo e dopo aver incrociato una segnalazione su di un albero per la Fontana da Gure, giungiamo in un punto in cui si incontrano delle segnalazioni e, poco oltre, la strada si divide. Quasi non ci accorgiamo che, prendendo la strada bassa, si finisce dritti alla quarta fontana di giornata, la Fontana da Gure (mt. 1165), una delle più belle dell'intero percorso, posizionata accanto alla mulattiera che ridiscende verso Piuzzo e ricca d'acqua. Sulle pietre che ne compongono la vasca è dipinto un calice con la vernice gialla e, dopo aver scattato qualche foto, assaggio anche l'acqua di questa fontana, anche perché la fatica oggi si fa sentire eccome, così come la sete.

Torniamo quindi sui nostri passi, evitando la strada in discesa per Piuzzo e prendendo invece quella in salita che, attraverso alcuni tornanti, si immette in una vecchia interpoderale che risale ripidamente il costone roccioso, ritornando a correre in direzione est e regalando piacevoli viste sul Monte Porreio e sull'alta val Borbera. La strada fa quindi ingresso in un bosco misto, fino a raggiungere un ulteriore bivio, dove è segnalata, ancora in direzione est, una deviazione per la quinta fontana, mentre il sentiero prosegue in direzione opposta. Lasciamo così per un attimo il sentiero 221 percorrendo la breve deviazione che ci conduce alla Fontana di Osé (mt. 1275), anch'essa completamente asciutta.

Sembra che lo facciano apposta: le fontane che occorre raggiungere apposta sono senz'acqua!

Lasciamo la fontana di Osé facendo ritorno sul sentiero 221, che ora prende a correre in direzione ovest e, superato un ulteriore bivio per Piuzzo, raggiungiamo la località indicata sulle mappe come Runco 'd Mengostin, dove il sentiero prende decisamente a salire lungo la boscosa Costa delle Braglie. Fatto ingresso in un bel bosco misto di faggio e carpino dove iniziano a comparire i colori dell'autunno, la mulattiera prosegue in salita senza però essere mai particolarmente faticosa e anzi, questo è senza dubbio il tratto migliore di tutto il percorso per quanto riguarda il fondo.

Sentiamo le campane delle mucche in lontananza: secondo i nostri calcoli, dovremmo essere nei dintorni della Malga di Costa Rivazza, dove già eravamo stati la settimana scorsa con l'anello alto e dove, in teoria, il nostro percorso odierno dovrebbe toccarsi con l'anello alto delle fontane. Proseguendo ai confini della Costa Rivazza, sul sentiero fattosi nel frattempo pianeggiante, dopo una bella, ultima, vista su Cosola, vediamo spuntare in fondo al sentiero la cappelletta della Madonnina del Pascolo: finalmente, eccoci arrivati al punto più alto del nostro itinerario odierno! Pare che la cappelletta fu costruita dopo che, negli anni 30, un signore del luogo ebbe un'apparizione divina proprio in questo punto.

Mi faccio un autoscatto davanti alla cappelletta, poi giù, veloce, sulla strada che conduce alla Fontana de Paskuo: vediamo se la situazione della strada è migliorata, una settimana dopo! Macché... la strada fa ancora più schifo dell'altra volta. Ma non ci sono scuse: dicono che l'acqua di questa fontana sia la più fresca di tutta l'alta valle e devo assolutamente provarla.

Così inventandoci un sentiero tutto nostro, che passa ovunque tranne sulla impraticabile sterrata, aggiriamo la fontana, sopraggiungendo dal lato opposto e, finalmente, posso provare la davvero gelida acqua della Fontana de Paskuo (mt. 1408), dove già eravamo stati la settimana scorsa. L'acqua è così fresca che ne approfittiamo per riempire tutte le bottiglie, poi di nuovo giù in mezzo al fango, sulla mulattiera, fino ad arrivare nell'ampio Prato delle Bordelle, dove accanto alla Malga di Costa Rivazza si trova la Fontana de Burdèle (mt. 1293) anch'essa già visitata, anche se - a differenza di una settimana fa - oggi non c'è più un filo d'acqua, probabilmente bevuta tutta dalle mandrie di mucche che pascolano nei dintorni.

Ne approfittiamo per mangiare qualcosa, proprio come una settimana fa, anche se stavolta lo facciamo seduti sul bordo della fontana poi, appena finito, prendiamo a scendere sulla mulattiera in direzione di Piuzzo, visto che è molto tardi e ci mancano ancora due fontane. 

Manteniamo l'ampia carrareccia, leggermente fangosa, incrociando poco dopo le segnalazioni del sentiero 220, nel quale ora ci immettiamo, procedendo però in discesa e incontrando le segnalazioni della Fontana Stabio che, però, di fatto non c'è perché non si trova né una vasca né, almeno, un tubo. Poco male, perché la fontana non è comunque compresa tra le 12 del giro ad anello.

Continuiamo così a scendere e, proprio quando l'ampia carrareccia sembra essersi fatta migliore, il sentiero 220 devia improvvisamente verso destra, imboccando la piccola strada dell'alpe che veniva utilizzata dagli abitanti del borgo di Teo. 

La stradina è stata percorsa da qualche mezzo motorizzato ed è ai limiti della praticabilità: il primo tratto è in ripida discesa e bisogna fare molta attenzione a non scivolare, visto che si perde quota molto rapidamente, mentre poi, nella seconda parte, la strada si fa pianeggiante e si addentra nella Selva di Teo, mantenendosi sulla sinistra del Rio della Liassa, conducendo alla nostra sesta fontana di giornata (escluse, chiaramente, quelle già visitate settimana scorsa), che si trova accanto al sentiero. E' la Fontana du Lavagé (mt. 1107), una piccola vasca che quasi trabocca d'acqua, situata in territorio di Teo, dove ne approfitto per l'ennesima bevuta di giornata. Dai che ne manca solo una! E se la strada è questa, il più è fatto, perché nel frattempo anche la strada dell'alpe di Teo si è fatta migliore. 

E invece no, perché le sorprese non sono finite: improvvisamente lasciamo questa più ampia strada a favore di un sentierino quasi invisibile che, non contento, scende ancora a rotta di collo verso destra. Il sentiero si riconosce appena e, in alcuni punti, non è segnalato benissimo. Fortunatamente, dopo aver superato un rio e alcuni grossi esemplari di castagno, conduce in un'area parzialmente disboscata dove incontriamo la settima e ultima fontana di giornata: la Fontana du Trunko (mt. 925), un'altra piccola vasca sullo stile della precedente fontana, da cui si gode di una bella vista sulle abitazioni di Pobbio Superiore, dove stranamente non bevo!

E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta! Ora, però, bisogna tornare a Piuzzo, segnalato a 25 minuti, ma abbiamo l'impressione di essere così scesi di quota che ci attenderà una durissima salita. L'impressione non è sbagliata, perché dalla fontana il sentiero prende a salire ripidissimo su di una traccia appena visibile che seguiamo con l'aiuto delle segnalazioni sui tronchi, salendo immediatamente di quota, fino ad incrociare un sentiero più ampio che si addentra in una pineta che preannuncia l'arrivo su di un colletto da cui sbucano in lontananza i tetti rossi delle case di Piuzzo. E' fatta!

Le luci del tramonto colorano il cielo alle spalle delle montagne della val Borbera, ma ora che siamo in vista delle case sappiamo che anche se è tardi non ci saranno problemi. Proseguiamo sul sentierino che passa accanto ad una croce e costeggia una recinzione elettrica, conducendo dritta sull'asfalto all'interno dell'abitato di Piuzzo.

Scendiamo tra le case, dove regna il silenzio, rotto soltanto dalla voce di qualcuno che saluta dopo aver caricato la macchina pronto a ritornare in città per l'inizio di una nuova settimana di lavoro. Arriviamo alla macchina nel piazzale della chiesa e mi guardo le gambe, ricoperte interamente di fango e graffi di spine. Se volete fare il sentiero delle 12 fontane, sappiate che vi aspetta questo e tutto quello che avete letto qui sopra!!

A un passo dalla vetta
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