30 agosto 2017
L'ANELLO "BREVE" DELLE PIETRE
Escursione alla Pietra Parcellara e alla Pietra Perduca
DATA ESCURSIONE: 22/08/2017
PARTENZA E ARRIVO: strada Donceto-Brodo
TAPPE INTERMEDIE: Sella di Pietra Marcia; Oratorio Parcellara; Pietra Parcellara; Pietra Perduca; Montà; Corbellino
LUNGHEZZA ITINERARIO: 8 km circa
TEMPO DI PERCORRENZA: 3,00 h. circa (anello completo)
SEGNAVIA: 167+185+non segnalato
Una delle cose che più ha colpito, del mio libro da poco uscito - "A un passo dalla vetta - Volume 1" - è stata la foto di copertina, che ritrae la capretta che spesso si trova in vetta alla Pietra Parcellara. "Ma è un fotomontaggio?" mi hanno chiesto in tanti.
Ma no che non è un fotomontaggio! Primo perché non sono capace a farne, secondo perché è l'ultima cosa che mi verrebbe in mente.
La capretta della Parcellara non sempre è in vetta. Mi è capitato, prima d'ora, di incontrarla solo una volta, nel 2013, non trovandola nelle successive salite sulla montagna, sempre nel 2013 e nel 2015. Ora, come ho potuto vedere dalle foto di qualcuno che ci è salito, pare sia tornata e potrebbe essere l'occasione giusta per tornare a fotografarla. Così, approfittando della settimana di ferie, decido di portare sulla Pietra i miei genitori, convinto che potranno apprezzare la bella camminata (mio padre ci era già stato con me nel 2013, prima salita sul monte).
Visto il caldo, decidiamo di non replicare né l'intero e impegnativo giro ad anello da Perino, né la breve passeggiata dal Passo Caldarola, scegliendo di raggiungere in macchina l'imbocco del sentiero nei pressi dell'area attrezzata per la sosta lungo la strada tra Donceto e Brodo (primo punto in cui si abbandona l'asfalto nell'itinerario 30 del volume 1 del libro) in modo da concludere sì un anello, ma dall'impegno leggermente ridotto.
La partenza non è delle migliori: una ripida salita sotto al sole cocente dell'estate, costeggiando vigneti bruciati dal caldo e dalle piogge assenti, mentre davanti a noi, sullo sfondo, si staglia il lungo costone di roccia che culmina nella cima della Parcellara (a destra) e della Pietra Marcia (a sinistra). La salita è senza sosta e spesso ci si ferma a prendere fiato ammirando, sul fondovalle, i tetti delle case di Perino e, in lontananza, le cime dell'Alfeo e del Lesima, riconoscibili nonostante la foschia che inizia ad occupare il cielo.
Dopo alcune decine di minuti di salita, l'ampia sterrata segnalata con il 167 spiana e piega leggermente verso destra, raggiungendo in breve una nuova intersezione con l'asfalto diretto a Brodo, non distante da un'area attrezzata per la sosta. Attraversiamo l'asfalto, proseguendo sul lato opposto seguendo le indicazioni del 167, mentre la rocciosa vetta della Parcellara scompare alle spalle degli alberi. Ricordavo questo tratto come più breve e invece mi sbagliavo: il sentiero taglia il bosco alternando alcuni brevi strappetti in salita e solo dopo una decina di minuti raggiunge il punto in cui occorre abbandonare la più evidente traccia (che prosegue, diritta, ai piedi della Parcellara) a favore dell'esile sentierino che si inerpica, verso sinistra, ripidissimo lungo le pendici della montagna.
Ci sono alcuni strappetti obiettivamente impegnativi, anche se molto brevi e il sentiero non è in ottime condizioni, tanto che se dovessi percorrerlo in discesa, qualche problemino in più potrei averlo, visto il fondo scivoloso. Pian piano, raggiungiamo uno splendido punto panoramico dove ci fermiamo per una breve sosta: da un piccolo promontorio di pietra si gode di una ampia vista sul fondovalle da Travo a Perino ed ecco sbucare dalle colline circostanti la suggestiva Pietra Perduca, con l'oratorio di Sant'Anna incastonato trale sue pareti di roccia.
Ripartiamo con un ulteriore strappo di salita, anche se il peggio sembra ormai passato e raggiungiamo in breve la Sella di Pietra Marcia, dove troviamo l'intersezione con il sentiero 169, riservato ad Escursionisti Esperti e diretto alla Parcellara. Lo ignoriamo, mantenendoci sul 167 per completare l'ascesa al monte attraverso il più semplice sentiero che risale l'opposta cresta.
Sul sentiero pressoché pianeggiante, tra le felci, attraversiamo il pianoro alle spalle della Parcellara, la cui cresta compare ogni tanto tra gli alberi, con belle viste sulla vicina frazione di Brodo e raggiungiamo in 15 minuti di cammino l'Oratorio della Parcellara, nei pressi dell'area attrezzata per la sosta.
Nonostante lo stomaco che brontola (è già ora di pranzo) decidiamo comunque di salire in vetta e così imbocchiamo il sentierino alle spalle dell'Oratorio, iniziando la risalita verso la vetta. Prendiamo velocemente quota con i primi passaggi sulla roccia, semplici, anche se possono dare leggermente fastidio a chi soffre di vertigini, portandoci sopra all'Oratorio da cui siamo partiti. In alcuni punti è bene aiutarsi con le mani e i bastoncini sono d'impiccio, tuttavia dopo il primo tratto leggermente più impegnativo, il sentiero si sposta alle spalle della montagna e torna ad avanzare sul terreno, con ampie viste sulla val Trebbia, rendendo nuovamente piacevole l'ausilio dei bastoncini.
La roccia torna nel finale di escursione, quando la traccia prende ad inerpicarsi in direzione di un solitario albero, risalendo un semplice canalino. Il caldo è opprimente, ci fermiamo un attimo a prendere fiato, mentre sopra di noi vediamo spuntare un pezzettino della croce di vetta. Ci sarà la capretta?? Pare di no, porcamiseria, non si vede nessuno là sopra.
Risaliamo ancora per un tratto, facendo bene attenzione a dove mettiamo i piedi per non scivolare sulla roccia e quando alziamo la testa...eccola!
La stessa espressione curiosa di quattro anni prima, quando ci ha visti arrivare in prossimità della vetta: appollaiata sulla croce, la capretta della Parcellara ci scruta attentamente, attirata dalle nostre voci. Le scatto immediatamente una foto, quando ancora le si vede spuntare solo la testa; poi, a mano a mano che ci avviciniamo alla vetta, eccola issarsi nella sua posizione regina, quella di padrona della montagna che ho scelto per la copertina del libro. Arriviamo nel pianoro di cima, ed ecco che la capra con due balzi scende dalla croce, venendoci incontro per salutarci e, quasi sicuramente, vedere se le abbiamo portato qualcosa da mangiare: le lanciamo qualcosa, che lei sembra gradire, poi, una volta conquistata la sua fiducia, tiro fuori dallo zaino il libro che avevo portato con me, per scattare qualche foto assieme alla indiscussa protagonista del mio primo volume di camminate.
Mia madre si siede nell'unico punto all'ombra e la capra, ricordandosi che il cibo fino ad ora è arrivato da lei, la segue vedendo se per caso fosse ancora rimasto qualcosa. Nel mentre, io mi sposto lungo la vetta scattando un po' di foto dello splendido panorama che si può ammirare: la val Trebbia si distende ai miei piedi e il cielo è anche piuttosto terso fino quasi a Bobbio; oltre si intravede già scendere una pesante foschia. Anche verso Piacenza la vista appare discreta, nonostante si percepisca la pesante cappa di umidità che sommerge la pianura mentre, sotto al dirupato versante della Pietra, ecco comparire la Perduca e il Torrione del Castello di Bobbiano.
Le ultime foto insieme alla mia amica capretta, che però si sta stancando e mentre i miei genitori, soddisfatti della visita ricevuta, si incamminano sul sentiero del ritorno, l'animale sente sia giunto il momento di tornare sulla croce di vetta, che raggiunge con pochi balzi, posizionandosi alle spalle della statuetta e dandomi le spalle. Sono stato contento di ritrovarla, soprattutto perché ha rappresentato il simbolo di questo mio nuovo lavoro dedicato agli amanti della montagna e credo che molto del consenso ricevuto dipenda anche dalla sua simpatia nella foto di copertina.
Scendiamo lungo lo stesso percorso dell'andata e una volta raggiunto l'Oratorio, ci godiamo una meritata sosta all'ombra per mangiare qualcosa e riposare le nostre articolazioni. Mezz'oretta e si riparte, destinazione Pietra Perduca.
Poco distante dall'Oratorio incrociamo il sentiero 185, che prendiamo in ripida discesa (i primi metri sono tremendi), quindi il percorso spiana e raggiunge il bivio con la sterrata diretta all'Agriturismo "La madre pietra", nei pressi di un doppio cancello: svoltiamo decisi a destra e prendiamo a scendere nel bosco, mentre sopra alle nostre teste si staglia imponente la cresta rocciosa della Parcellara. Il sentiero esce allo scoperto e tagliando i terreni lavorati, scende costante con belle viste su Bobbiano fino ad un bivio, dove teniamo la sinistra: con pochi minuti di cammino eccoci ai piedi dell'Oratorio di Sant'Anna, incastonato tra le rocce nere della Perduca.
Ci saliamo sopra, ma c'è un sacco di gente. Peccato, avrei scattato volentieri qualche bella fotografia ma c'è troppo traffico. Mio padre si riposa seduto sulla roccia, mentre mia madre cerca i tritoni nelle "pozze dei santi" che, nonostante il caldo terribile non sono asciutte, come effettivamente vuole la leggenda. E guardando bene, nella pozza, ci sono anche i piccolissimi esemplari di tritone crestato di cui tanto si parla su questa montagna.
Si sta facendo tardi, meglio scendere. Ci bagnamo la testa sotto alla fontanella della Perduca, quindi senza più riprendere il percorso dell'andata, tagliamo verso sinistra attraverso i campi, raggiungendo velocemente la frazione di Montà.
Ci voltiamo: alle spalle di Montà, la Perduca scende a strapiombo verso il fondovalle e la sua bellezza continua a stupirci: sembra un luogo da favola.
Raggiungiamo l'asfalto e lo seguiamo fino alla successiva frazione di Corbellino quindi, in discesa, raggiungiamo l'intersezione con la strada per Brodo e, successivamente, la macchina parcheggiata alla partenza del sentiero.
In lontananza, il fumo dell'incendio di Cima Colletta riempie il cielo, continuando a regalare preoccupazioni in questa estate di "fuoco"....