16 gennaio 2018
ANELLO DI PUNTA MANARA
Breve escursione ad anello con partenza da Sestri Levante
DATA ESCURSIONE: 13/01/2018
PARTENZA E ARRIVO: Sestri Levante
TAPPE INTERMEDIE: Punta Manara
LUNGHEZZA ITINERARIO: 5,5 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 2,15 h.
DIFFICOLTA': E
SEGNAVIA: due quadrati rossi; due pallini rossi
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Andiamo al mare?
L'avevo preannunciato, qualche settimana fa, nel primo post del nuovo anno nel "diario" del mio sito internet, che le escursioni del 2018 avrebbero preso le mosse da qualche trekking a bassa quota, vicino al mare, anche se non sapevo dove, di preciso. Chi segue il sito, sa che spesso mi sono spinto fino alla riviera di ponente, percorrendo qualche panoramica escursione lungo le dorsali che sovrastano Pegli, Arenzano e Cogoleto: per due anni i sentieri del Parco Beigua sono stati un po' la mia fissa, dimenticando, tuttavia, forse ingiustamente, la riviera di levante. Chi l'ha detto che in questa zona, peraltro più vicina a me, non ci siano trekking altrettanto piacevoli da percorrere?
E l'occasione, puntuale, si è presentata, come sempre con una veloce decisione dell'ultimo momento: faccio sempre fatica ad organizzarmi in anticipo.
Mi sveglio, guardo fuori, c'è una nebbia dell'altro mondo. Sui miei monti c'è la neve, qui ci sono i sentieri distrutti dal gelicidio. O ci si gira sull'altro fianco, o ci si veste e si prende la strada del mare, lì la nebbia non c'è di sicuro.
Le poche idee che mi frullano per la testa mi passano veloci davanti agli occhi ma la decisione arriva quasi subito: Sestri Levante, anello di Punta Manara. Ne ho sentito spesso parlare su internet e in alcuni libri di escursioni e poi, Sestri, è uno dei pochi luoghi che conosco della riviera di levante, altrimenti da me poco frequentata: ci sono stato per lavoro pochi anni fa, nella splendida cornice della Baia del Silenzio e ricordo bene quanto fosse tutto dannatamente bello. Da lustrarsi gli occhi.
Considerando quanto tardi si sia fatto nel frattempo, tra la decisione di partire, prepararsi, il viaggio e tutto quanto, devo dire che tutto sommato Sestri Levante è piuttosto comodo da raggiungere, avendoci impiegato poco meno di un'ora e mezza da casa. Non c'è molta confusione, fortunatamente il fatto di avere scelto un sabato invernale dell'immediato post-feste natalizie ha avuto i suoi effetti positivi e così anche il parcheggio si trova molto agevolmente, a due passi dall'arrivo del percorso ad anello.
Zaino, scarponi e si parte, seguendo le indicazioni per il centro e buttandosi nello stretto caruggio che conduce verso la Baia del Silenzio. Mi ricordo di questo posto come se fosse ieri, nonostante allora non mi volessi bene come oggi e non viaggiassi costantemente con il naso per aria a guardare quanto bello è tutto quello che mi circonda. Fortunatamente, invecchiando ci si mette un po' a posto.
A forza di viaggiare con il naso per aria, quasi ci si perde l'imbocco del sentiero, pitturato di bianco e rosso all'imbocco di Vico del Bottone (anche se forse era il naso a guidarmi verso il profumo di focaccia). Si parte salendo lungo una scalinata tra le case, indicazioni ce ne sono fin troppe, dipinte in ogni angolo: scambio due parole con un signore che scende con fatica gli scalini e mi ricorda di quanto sia brutto avere male alle ginocchia e gli dico che prima o poi, spero di arrivarci anch'io alla sua età a camminare con le ginocchia che cigolano.
Dopo un po' che si sale, basta voltarsi ed ecco comparire uno spicchio di mare. E' sempre un'emozione, detto da uno che il mare non lo ama poi alla follia. Perché poi, alla fine, è qualcosa di più grande di te, che ti affascina, come se fosse una grande montagna quando ti trovi ai suoi piedi: ed è bello perdersi a guardarlo, vederlo allargarsi sempre di più a mano a mano che si sale oltre i tetti delle ultime case. Ed è bello vederlo e basta, diciamocelo: lo vedo talmente poco che è bello solo guardarlo, punto, perché abitua i miei occhi a un colore diverso, che non sono solito vedere.
La scalinata finalmente spiana e sull'altro lato regala una bella vista su Sestri e sull'entroterra: vedo un sacco di monti, dei quali nemmeno so il nome. Porcamiseria, io che pensavo di sapere tutto dell'appennino, che ogni montagna che vedo mi diverto a identificarla, ora mi trovo in seria difficoltà: solo la forma irregolare del Treggin mi è nota, le altre vette che lo circondano per me sono un grande punto interrogativo e questo è il segnale che ci sono ancora tantissime zone da scoprire, tanti sentieri da percorrere.
Superata una casa, si avanza per un tratto in piano, poi si riprende a salire e finalmente, ecco che ci si affaccia sul mare. Il sentiero è panoramico ai massimi livelli, sia sui dirupi che scendono verso il mare sia - voltandosi - sulla Baia del Silenzio e, più in lontananza, su larga parte della riviera di levante da Punta Chiappa fino a Lavagna. C'è poco da descrivere perché il sentiero, in questo tratto, è estremamente piacevole e tutto da fotografare.
Raggiunta un'altra abitazione, si prende a salire su grossi scalini naturali di roccia e progressivamente si guadagna quota: di questa situazione beneficiano indubbiamente i panorami, che si fanno ancora più ampi. Oltrepassate alcune panchine posizionate lungo il percorso e dopo alcuni saliscendi, senza incontrare peraltro troppo traffico lungo il sentiero, superato il sentiero che scende per la Ciappa du Lu (del Lupo) ecco finalmente il bivio per Punta Manara.
Una breve discesa e dopo il bivacco, ecco la ripida scalinata diretta al culmine del promontorio, dove ci sono i ruderi della torre. Vista splendida, come del resto durante la prima parte dell'itinerario, anche se ora, qualcosa di diverso c'è: la vista si apre, infatti, in direzione di Riva Trigoso, Punta Baffe e, più in lontananza, verso le Cinque Terre. Al termine del promontorio, sulle rocce, un gruppo di persone appollaiate impedisce di avvicinarsi per godere appieno dello splendido panorama, così la sosta è obbligata nei pressi della torre. Sosta veloce, visto che la camminata non è stata affatto impegnativa, ma non troppo perché oggi, intanto, non c'è fretta. Monto lo zoom e vado subito alla ricerca dei dettagli: devo dare un nome alle montagne che vedo alle spalle della riviera, anche se qualche idea ce l'ho. Il Ramaceto è il primo che riconosco, con il suo spoglio versante marittimo e nonostante l'iniziale timore di confonderlo con lo Zatta - che però scoprirò poi essere da tutt'altra parte - ben presto mi convinco di aver visto giusto. Mi serve però lo zoom per riconoscere il Caucaso, con il rifugio e la cappelletta di vetta e, poco più distante, la dorsale del Lavagnola. In lontananza, in direzione di Genova, ecco il Fasce con tutte le sue antenne.
Ancora qualche foto, poi è meglio andarsene visto che continua ad arrivare gente e già mi sale un po' di insofferenza. Discesa la scaletta, raggiunto il bivio anziché tornare sullo stesso sentiero seguiamo ora quello contrassegnato da due pallini rossi, che permette di concludere l'escursione con un anello. Si sale per un breve tratto, giusto il tempo di ammirare una bella vista di Punta Manara dall'alto e superato - ignorandolo - il bivio per il Monte Castello, si procede per un buon tratto in piano con belle viste verso il vicino promontorio di Punta Baffe. Oltre una panchina panoramica, si scende leggermente fino al bivio per Riva Trigoso, al quale si tiene la sinistra, salendo alla volta di un piccolo pianoro (c'è una panchina) dove le viste tornano ad affacciarsi in direzione di Sestri. Il sentiero prende a scendere ed ecco che in lontananza, sotto alle nuvole, riesco a vedere la cima dell'Aiona ricoperta di neve, accanto alla piatta dorsale dello Zatta. Superato un bivio, si sale leggermente fino a una grossa cappelletta, quindi si riprende a scendere: mi viene da osservare che non c'è molto traffico in questo tratto di sentiero e, per smentirmi subito, inizio ad incrociare gente che corre, gente col cane e gente che da lontano quasi mi sembra di conoscere (ma i miei occhi non son buoni, questo è risaputo).
La discesa è ripida e il sentiero in alcuni tratti scavato dalle precipitazioni: le mie ginocchia arrugginite si lamentano e il pensiero va subito al signore incontrato in mattinata alla partenza. Raggiunta una casa isolata, il sentiero prosegue alla sua destra e avanza fino ad una successiva cappelletta, dove torna a scendere con decisione, attraversando terrazzamenti ora abbandonati. Su sottili gradini, si scende fino nei pressi di un'altra grande cappelletta, quindi si raggiunge un tratto di percorso pianeggiante ed estremamente panoramico su Sestri e sulla riviera di levante fino al promontorio di Portofino. In breve, si raggiunge l'imbocco del sentiero e si confluisce in una stradina che sbuca davanti alla Piscina Comunale, dove avevo parcheggiato l'auto.
Nonostante la seconda parte dell'anello sia indubbiamente meno panoramica della prima, l'itinerario nel suo complesso si è rivelato molto bello, soprattutto se rapportato alla poca fatica necessaria a percorrerlo. E poi, una capatina al mare è piacevole a prescindere.
Non posso andarmene da Sestri però senza fare due passi fino alla Baia del Silenzio. E senza mangiare la focaccia. E senza prenderne un po' per la cena.
Così, prima del ritorno passa ancora un'oretta buona, trascorsa gironzolando per i caruggi e mangiando la focaccia sugli scogli della Baia del Silenzio, come un turista qualunque, anche se vestito un po' da straccione.
Il ritorno è più veloce, come sempre: merito dell'A7, che in direzione contraria perde tante delle sue curve facendosi più diretta. Peccato però che a casa, trovo ad attendermi un freddo pungente: i 13 gradi del pomeriggio sono solo un ricordo, ormai e un po' di tristezza, ad essere onesti, mi sale, anche se sono un montanaro convinto, e per giunta piemontese seppur per pochi chilometri.
Devo tornarci più spesso. In fondo, è solo un'ora e mezza di strada!