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6 febbraio 2019

L'ANELLO DEL MONTE TARDIA

Escursione sui sentieri del Beigua Geopark

DATA ESCURSIONE: 12/01/2019

PARTENZA E ARRIVO: Arenzano, area pic-nic loc. Curlo (mt. 290)

TAPPE INTERMEDIE: Riparo Scarpeggin (mt. 510);  Passo della Gavetta (mt. 717); Riparo Ai Belli Venti (Rocca dell'Erxo, mt. 898); Monte Tardia di Ponente (mt. 928); Passo Tardie (mt. 860); Passo della Gava (mt. 752); Riparo Bepillu (mt. 645)

LUNGHEZZA ITINERARIO: 10 km circa

TEMPO DI PERCORRENZA: 4,30 h. circa 

DIFFICOLTA': E

SEGNAVIA: due bolli rossi; V bianca; due bolli rossi

Parco del Beigua, quanto mi sei mancato. Era qualche tempo che non mi facevo vedere da queste parti, se escludiamo una breve e facile camminata da Cogoleto a Varazze dello scorso autunno, che vi racconterò prossimamente sulle pagine del sito. Ora però sono tornato in alto, con un'escursione che avrei voluto fare in realtà molto prima, salvo poi virare, lo scorso anno, sulla riviera di levante: quella al monte Tardia, l'aspra dorsale che si può ammirare ai piedi del monte Reixa e sopra al mare di Arenzano.

Partiamo di buon'ora dalla val Borbera e raggiungiamo in auto Arenzano; quindi, saliamo, sempre in auto, attraverso una breve e stretta stradina fino alla partenza del sentiero, in prossimità dell'area picnic in località Curlo (mt. 290), dove troviamo ancora il posto per il parcheggio nonostante ci siano già parecchie macchine parcheggiate, complice la bella giornata di sole.

Saliamo oltre la sbarra che impedisce l'accesso al traffico, su una stradina inizialmente asfaltata che però, dopo una decisa svolta a sinistra, si fa immediatamente sterrata: i panorami sono ampi fin da subito, da Genova al Monte di Portofino e, in direzione opposta, dall'Argentea a Capo Noli. Il caldo è tremendo, per essere il 12 gennaio, e noi che ci eravamo presentati armati di pile, giaccavento e cuffia dobbiamo togliere tutto alla prima curva, perché la temperatura è quasi primaverile. Saliamo fino ad incontrare un bivio, al quale evitiamo la strada di sinistra, diretta al Centro Ornitologico del Parco Beigua di Case Vaccà, per tenerci a destra sul sentiero segnalato con due bolli rossi e, poco dopo, svoltare nuovamente a destra seguendo la direzione indicata dalla freccia per il "Rifugio Scarpeggin". 

Cambiamo direzione prendendo a salire su una piccola traccia che guadagna quota con alcuni tornantelli tra rocce e pini, tenendo la destra anche al bivio successivo, quindi aggiriamo un versante e avanziamo pressoché in piano con belle viste su Genova e Arenzano (è presente anche il segnavia A). Teniamo la traccia che ora si incunea tra due grandi rocce, dirigendoci verso il Rifugio (o Riparo) Scarpeggin (mt. 510), situato accanto al sentiero in una bella posizione panoramica ai piedi della liscia parete di una roccia. Dopo una veloce occhiata all'interno (il riparo, proprio in quanto riparo, è sempre aperto) riprendiamo ad avanzare a mezza costa, superiamo un rio e, poco dopo una fontana (Fonte Brassetto, mt. 448), lasciamo la traccia su cui stiamo procedendo a favore di quella, decisamente meno evidente, per lo meno all'inizio, marcata con una V bianca, che sale verso sinistra. Inizialmente molto ripida, la traccia migliora in seguito e si fa più comoda, salendo tra le rocce fino al vicino valico del Passo della Gavetta (mt. 717), dove la vista si apre verso il Passo della Gava e verso la soprastante dorsale dei monti Reixa, Rocca Vaccaria e Argentea.

Evitando di salire verso la cima del Bric della Gavetta (a sinistra), ci teniamo a destra seguendo le tracce sui sassi (due bolli rossi), risalendo l'erboso versante che, in salita costante e con bellissime viste sulla riviera ligure di ponente fino alle alpi marittime, ci accompagna fino alla linea di crinale, dove i panorami tornano ad aprirsi verso Genova e fino al Monte di Portofino, alle cui spalle svettano le frastagliate vette delle Apuane. Risaliamo il crinale fino a raggiungere il Riparo Ai belli venti (mt. 898), costruito in una splendida posizione affacciata sul golfo di Genova e ne approfittiamo per una breve sosta fotografica in quello che è uno dei punti più caratteristici dell'intero percorso: le viste, infatti, sono davvero splendide. Catturo con lo zoom qualche dettaglio interessante, come il Santuario della Guardia di Ceranesi con il Monte Carmo alle spalle e le cime dell'entroterra, poi ci dirigiamo verso la vicina vetta del rilievo, chiamato Rocca dell'Erxo, su cui si trova una madonnina, davanti alla quale un piccione si ferma qualche minuto sui sassi, giusto il tempo di farsi fare un veloce servizio fotografico.

Vediamo ormai in lontananza la nostra destinazione, la cima del Monte Tardia di Ponente (mt. 928), dalla quale ci separa solo un erboso e pianeggiante tratto di crinale: lo percorriamo in pochi minuti, concludendolo con una breve salita che ci porta vicini alla croce di vetta: qui, decidiamo che è giunto il momento di mangiare qualcosa visto che siamo ormai oltre la metà del nostro anello. La temperatura continua ad essere gradevole ma un fastidioso vento si alza costringendoci a mettere addosso qualcosa di pesante, giusto per ricordarci che è ancora gennaio e che non bisogna correre troppo a spogliarsi. La vetta è molto panoramica, sopra di noi riconosciamo la caratteristica forma del Bric del Dente e dell'intera dorsale dal Reixa fino al Beigua, ma le viste principali sono ancora una volta verso Genova fino al Monte di Portofino e verso Capo Noli e Capo Mele. Ancora qualche zoomata con la reflex mi permette di notare che casa nostra non è poi così lontana, perché là in fondo, oltre le antenne del Monte Leco, è chiaramente visibile la sagoma del Giarolo, assieme alla dorsale dell'Ebro e alla rotondeggiante cima del Chiappo; invece, molto curiosamente, mi accorgo che ai piedi del Tobbio spunta la parte più alta di un campanile che dovrebbe appartenere alla chiesa di Capanne di Marcarolo. 

Il mare inizia a colorarsi di arancione, segnale che il sole ha ormai preso a scendere: meglio ripartire, così scendiamo lungo un comodo sentiero di crinale verso il Passo Tardie (mt. 860), che si trova a metà della lunga dorsale: senza toccare la vicina cima del Tardia di Levante, al valico svoltiamo a sinistra, scendendo su un sentierino alla volta del Passo della Gava (752 mt.), vero e proprio crocevia di percorsi: incontriamo infatti la deviazione EE per il paesino di Sambuco, la traccia per il Rifugio Saiardo Gilwell e quella per l'Argentea, oltre a quella più evidente (ampia sterrata) che seguiremo noi per fare ritorno al Curlo. La discesa è piacevole e avviene interamente sulla comoda sterrata che tocca luoghi caratteristici come il Rifugio Cà della Gava, un vecchio argano chiamato "mulinello" ed il vicino Riparo Bepillu (mt. 645), costruzione in pietra lungo il sentiero.

Scendendo non possiamo fare altro che gustarci il tramonto, tutto per noi e per quei pochi fortunati che ancora sono in giro per i monti, come testimoniano le ultime foto in basso. Chiudiamo l'anello riallacciandoci al primo bivio per lo Scarpeggin incontrato in mattinata e ripercorriamo quindi a ritroso, per concludere l'escursione, il tratto iniziale già affrontato in mattinata. 

Con una giornata come quella che abbiamo trovato noi, ne è valsa proprio la pena. Volete un consiglio? Studiate bene le previsioni del tempo per evitare la maccaja e pianificate questo trekking!

A un passo dalla vetta
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