ASPETTANDO LA NEVE...
Da Caldirola al Monte Cosfrone sulla prima neve della stagione. Troppo poca però per indossare le ciaspole...
PARTENZA: Caldirola, Colonia provinciale (mt. 1100)
ARRIVO: Monte Cosfrone (mt. 1659)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 10 km
TEMPO DI PERCORRENZA: poco meno di 4 h.
SEGNAVIA: bianco-rosso 200 sul crinale; bianco-rosso 106 al ritorno dal bivio Rif. Orsi
Ho preferito così dedicare questi mesi a nuove escursioni su sentieri ancora poco conosciuti, pensando tra me e me che per le ciaspolate ci sarebbe stato tempo, più avanti. Ho voluto però fare una ricognizione sul crinale di Caldirola nelle scorse settimane, sfruttando la poca neve caduta ad inizio anno e una delle poche – pochissime! – giornate di sole, portandomi dietro le ciaspole per precauzione, ben sapendo che sarebbe stato difficile averne bisogno lungo la strada.
Le giornate di sole, come sempre, invogliano gli amanti della montagna a precipitarsi sui sentieri e così, alla Colonia provinciale di Caldirola, punto di partenza di molti itinerari, le macchine parcheggiate sono già molte quando, verso le dieci, mi presento io, ancora assonnato. Un dubbio mi assale: meglio tentare la salita dalle piste da sci, che non affronto da un po’, oppure meglio prendere il sentiero 106, quello che conduce al Rifugio Orsi? Non ho ancora ben chiaro quale sarà la meta della mia camminata di oggi e siccome è già piuttosto tardi, decido di salire sulle piste per poi, una volta arrivato sul crinale, proseguire fin dove possibile, per cercare di tornare per pranzo, visto che con me non ho nulla se non una bottiglia d’acqua. Anzi, a dire il vero non manca solo quella: appena messi gli scarponi, mi sono subito accorto di aver dimenticato lo zoom della mia macchina fotografica, che in una giornata di sole come questa sarebbe stato assolutamente utilissimo: cercherò di farne a meno, per forza di cose, ma mi rode.
Sul primo prato che si incontra c’è una spolverata di neve e sarà così anche più avanti, quando abbandono l’idea di salire per il canalone e imbocco la ripida salita della pista numero 1, che mi porterà un po’ più velocemente ad una quota maggiore: sbuco infatti in poche decine di minuti sulla pista numero 4, quella che allargandosi sotto al Monte Panà conduce al Passo di Bruciamonica. Voltandomi, mentre salgo, vedo la val Curone con i suoi paesi, senza un filo di neve attorno, compreso Caldirola che è il paese più vicino a me. Un anno fa, di questi tempi stava per partire la grande stagione delle ciaspolate: a metà gennaio il tempo meteorologico era cambiato bruscamente, regalandoci tanta neve, proprio quella che manca quest’anno. Qualcosa è caduto, ma poca roba, pochissima. Neve che poi diventa pioggia e che inevitabilmente sparisce, lasciando solo un grande fango.
Siccome sono partito un po' in ritardo, continuo con le scorciatoie e anziché proseguire alla volta di Passo Bruciamonica, all'imbocco del grande prato che si trova lungo la pista 4, quello tagliato dalle piste da downhill, salgo ripido sulla sinistra in un boschetto - non segnalato - che mi conduce in pochi minuti in un ripido prato che mi regala una sterminata vista su tutta la val Curone, dalle antenne del Giarolo fino al Lesima. Non so perché, ma mi gira di mettere il filtro bianco e nero alle mie foto e ne scatto qualcuna così: i paesaggi innevati in bianco e nero sembrano ancora più freddi e immobili. Percorso il prato in tutta la sua lunghezza, giungo con una piccola salitella alle pendici del Monte Panà, che austero mi aspetta proprio là di fronte. Prima di affrontare il Panà, però, vale la pena scattare qualche foto da questo meraviglioso posto, da cui già si può vedere spuntare la cima del Monviso.
Cammino fino ai piedi del Panà, su di un terreno innevato dove però, il manto è così basso che non ha senso mettere le ciaspole, proprio perché sono più che sufficienti gli scarponi. Arrivato ai piedi della ripida salita, mi fermo come ogni volta a prendere fiato, visto che mi aspetta uno sforzo sempre abbastanza intenso, nonostante affronti questa salita regolarmente da ormai più di dieci anni: la salita, pur essendo piuttosto breve, ha davvero una pendenza notevole. Nonostante la neve si sale bene, a parte qualche scivolone e mano a mano che ci si alza di quota, il panorama che si apre davanti ai miei occhi è sempre più ampio.
La val Borbera - in particolare i paesi di Cantalupo, Rocchetta e Costa Merlassino - è ricoperta da un basso strato di nebbia che si trova tra i tetti delle case e il lungo crinale che inizia con la Croce degli Alpini per finire con Il Poggio, tra Sisola e Pagliaro Superiore. Tutto intorno è sole, un sole intenso, che scalda quasi come in primavera: fa quasi effetto guardare il panorama con la nebbia in primo piano e, sullo sfondo, il Santuario di Nostra Signora della Guardia, le Alpi Marittime e il Monviso.
Sulla cima del Panà, come di consueto, ci si ferma a sbuffare e non mi sottraggo a questo tradizionale rito. Intanto, però, continuo con le foto panoramiche, visto che da qui, a 1559 metri, si può vedere anche il massiccio del Rosa, spuntato nel frattempo dietro alle antenne del Giarolo. Qualche foto, un sorso d'acqua e si riparte, alla volta della prossima cima, quella del Cosfrone. Vista l'ora che si è fatta, credo sarà la mia meta, perché dubito di riuscire ad arrivare all'Ebro in tempo utile per tornare per pranzo. E allora avanti, si prosegue senza fermarsi.
Mentre cammino, vedo davanti a me altri escursionisti salire alla volta del Cosfrone e una volta giunto al cancello per il bestiame che si trova sul crinale, poco oltre il bivio segnalato per il Rifugio Orsi, inizio la mia salita alla volta della prossima vetta. Più si sale, più il panorama è ampio e voltandosi si può ammirare la vetta del Monte Rosa tra quella del Giarolo e quella del Panà. Volpara, alle pendici del Gropà, è baciato da un bel sole e attorno alle case non c'è un filo di neve: la val Borbera si è ripulita dalla nebbia che prima la copriva e ora un bel sole splende anche sul campanile di Rocchetta e su tutto il corso del fiume.
Nell'ultimo tratto di salita verso la cima del Cosfrone, il vento e il ghiaccio hanno disegnato meraviglie sulla neve: mi fermo così a fotografare la cima a punta del Monviso che compare accanto al versante del Cosfrone, con i fili d'erba ricoperti di neve gelata in primo piano. Stesso spettacolo guardando dalla parte opposta: dietro alla distesa di erba ghiacciata ecco la cima dell'Ebro, del Chiappo e del Lesima.
Quando arrivo in vetta al Cosfrone, il panorama è davvero infinito. Si vede il mare, riconoscibile dal luccichio dell'acqua dietro a un po' di foschia accanto al Santuario della Guardia e appena termina il mare iniziano le Alpi Marittime, che fanno da cornice a tutto il paesaggio fino al Rosa e, oltre, fino alle Alpi lombarde. I colori sono smorzati dalla luce del sole e la superficie della neve sembra pettinata dal vento. Sulla cima innevata dell'Ebro ci sono gli escursionisti che vedevo salire davanti a me e la neve copre anche le cime del Carmo, dell'Antola e del Buio, che da qui si possono ammirare. Davanti a me, Vegni è adagiato sotto alla cima del Monte Carmetto. Mentre sono fermo a scattare qualche foto panoramica, incontro due ragazzi che - arrivando dall'Ebro - scendono alla volta del Panà e ci scambiamo un veloce saluto.
E' ora anche per me di dirigermi verso casa, è stata una passeggiata piuttosto breve, ma vista l'ora non si poteva fare altro. Scendendo, opto per evitare la ripida discesa del Panà imboccando un minuscolo sentierino che ne taglia il fianco sul versante della val Curone e che mi conduce sulla discesa verso il bivio per il Rifugio Orsi. Nonostante una grande fatica a restare in piedi, per la neve scivolosa resa ancora più molle dal sole, arrivo all'incrocio con il sentiero 106 e lo percorro in direzione della Colonia provinciale di Caldirola, dove arrivo dopo circa venti minuti.
Ho i piedi bagnati, gli scarponi nella neve hanno tenuto fino a un certo punto. Le ciaspole sono ancora appese allo zaino, per oggi non ce n'è stato bisogno, ma spero sempre che questo inverno, almeno una bella nevicata ce la regali prima di lasciarci. I panorami con la neve sono insuperabili e se devo essere sincero, un po' mi manca la fatica delle camminate con le ciaspole!