BAVASTRELLI-RIFUGIO PARCO ANTOLA
Un itinerario alternativo per raggiungere il Monte Antola
PARTENZA: Bavastrelli (mt. 918)
ARRIVO: Rifugio Parco Antola (mt. 1460)
TAPPE INTERMEDIE: Cappelletta di S.Antonino (mt. 1135), Cascina Buccaiusa (mt. 1170), Cappelletta Madonna delle Grazie (mt. 1245)
TEMPO DI PERCORRENZA: 4,30 h. circa (A+R)
SEGNAVIA: due quadrati gialli vuoti
Ho raggiunto l’Antola molte volte, in questi anni, ma fondamentalmente sempre da due punti di partenza: Casa del Romano e San Fermo. Eppure, ci sono numerose altre vie di accesso al Monte Antola che meritano di essere scoperte e che, qualche tempo fa, mi sono deciso a provare a percorrere: una di queste è quella con partenza da Bavastrelli, località della val Brugneto che dista dal Monte Antola poco più di due ore di cammino.
Raggiungiamo in auto Bavastrelli svallando dalla val Borbera attraverso il valico di Casa del Romano e ridiscendiamo la val Brugneto attraverso la stretta rotabile che attraversa Propata e transita nei pressi del bivio per Caprile, altra località da cui partono sentieri diretti all’Antola. Arrivati a Bavastrelli, siamo fortunati a trovare parcheggio nella piccola piazzetta del paese, adiacente alla partenza del sentiero le cui indicazioni sono piuttosto ben visibili nei pressi di una curva verso sinistra (non distante da una bacheca informativa del Parco dell’Antola).
Dopo esserci preparati a dovere, ci incamminiamo lungo una stretta via seguendo il segnavia “doppio quadrato giallo vuoto”, che si addentra tra le case della frazione costeggiando un ampio lavatoio e, quindi, prende lentamente a salire tra le ultime abitazioni, raggiungendo in posizione quasi isolata la chiesa di Bavastrelli. Il tempo di darle un’occhiata veloce e la lasciamo, proseguendo in salita ora più ripida sulla strada, che si fa sentiero e costeggia un’altra fontana.
Superiamo un cancello per il pascolo, richiudendolo e prendiamo a salire su una bella mulattiera acciottolata che prende quota tra muri a secco e fasce un tempo coltivate, regalando ben presto una piacevole visuale sul sottostante abitato di Bavastrelli e su una piccola parte del Lago del Brugneto, che inizia a comparire in lontananza. La mulattiera avanza in direzione nord-ovest, cambiando spesso direzione attraverso alcuni tornanti, quindi supera un tratto di recente completato con un corrimano in legno e, costeggiata la liscia parete di una grande pietra, nei pressi di una curva, continua a salire con decisione, fiancheggiata per numerosi tratti da muri in pietra.
In lontananza, nonostante siamo un po’ disorientati per il fatto di frequentare sentieri nuovi, facciamo in tempo ad accorgerci che è nel frattempo comparso il Rifugio Parco Antola, che intravediamo tra gli alberi e che sarà la nostra mèta di giornata. Un breve tratto nel bosco anticipa una più decisa salita alla volta della Cappelletta di Sant’Antonino (mt. 1135), che incontriamo sulla destra del sentiero nei pressi di un altro cancello per il bestiame.
Dietro di noi, il rumore di un mezzo motorizzato ci costringe a lasciare spazio guadagnando i bordi del sentiero: si tratta di Federico, il gestore del rifugio, che in compagnia di qualche suo collaboratore sta tornando con un carico di provviste. Lanciamo un saluto al volo, riprendendo a camminare a testa bassa, visto che la salita si mantiene piuttosto decisa.
Dopo poco, raggiungiamo il rudere della Cascina Buccaiusa (mt. 1170) e della vicina, omonima, fontana, tra le quali il sentiero passa. Rallentiamo un po’ per curiosare, assaggiamo l’acqua e ci fermiamo a leggere l’estemporaneo “vietato entrare” pitturato sulla porta (aperta) del rudere, che ci strappa un sorriso.
Ripartiamo e, con una salita nuovamente decisa, attraversiamo alcuni ampi pascoli raggiungendo la seconda cappelletta di giornata, quella della Madonna delle Grazie (mt. 1245): poco oltre, il sentiero incontra una diramazione, alla quale ci manteniamo diritti, evitando di seguire il sentiero ad anello del Rifugio (che si dirige a sinistra verso la Colletta delle Cianazze) e una meno evidente deviazione per Caprile, che si stacca sulla destra.
Superiamo un tratto di strada in sasso estremamente ripido e oltrepassata (e ignorata) la deviazione per la Sorgente della Valletta facciamo ingresso in un bosco estremamente fangoso: va detto – e avevo omesso di farlo – che l’escursione arriva dopo un periodo piuttosto piovoso e la stessa giornata scelta per il trekking era una umida e minacciosa giornata primaverile. Quindi, le condizioni del sentiero in alcuni punti, soprattutto in questa parte finale, non erano delle migliori.
Cercando di evitare i tratti più fangosi, superiamo il tratto di sentiero nel bosco, dove le salite si fanno più moderate e oltrepassata la Fontana du Ruindu, raggiungiamo in breve un recinto con una capretta, che precede l’arrivo al moderno Rifugio Parco Antola.
Non sono un assiduo frequentatore di rifugi, ma devo ammettere, e non lo dico per la prima volta, che al Rifugio Parco Antola mi sento come a casa: coccolato e viziato. Silvia e Federico, i gestori, sono sempre molto gentili e onesti e non vogliono vederci andare via con la pancia vuota, così non mancano di riempirci il piatto (tutto buonissimo e non perdetevi la torta).
Quando io e Ilaria usciamo, dopo aver pagato e ringraziato i ragazzi, ci concediamo una breve sosta fotografica sulla terrazza del rifugio, splendidamente panoramica sul Lago del Brugneto, sopra il quale il cielo sembra ora aprirsi leggermente.
Pensavamo di prendere la pioggia, ma pare che anche stavolta ce la siamo scampata. Usciamo dal rifugio e ci incamminiamo verso Bavastrelli: per questa volta, eviteremo di raggiungere la cima dell’Antola, che del resto già conosciamo molto bene e faremo ritorno alla macchina seguendo lo stesso percorso dell’andata. Del resto, con la pancia piena, non ce la sentiamo di avventurarci in anelli o altri sentieri che non conosciamo bene. Oggi ci siamo fatti viziare e non posso che consigliarvi di provare a fare altrettanto quando anche voi salirete in cima alla “montagna dei genovesi”. Capito il messaggio?!