DA CALDIROLA AD ALBERA LIGURE
Una lunga escursione a cavallo di due vallate
PARTENZA: Caldirola, Villaggio La Gioia (mt. 1100)
TAPPE INTERMEDIE: M.te Gropà (mt. 1443); Stalla di Volpara; Fontana delle Gure (mt. 1189); Case Vignassa (mt. 1012); Costa Pian delle Melighe; Torre di Figino (mt. 713); Figino (mt. 689); Cantine di Figino
ARRIVO: Albera Ligure (mt. 423)
LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 14 km (solo andata)
TEMPO DI PERCORRENZA: 4,30 h. circa (solo andata)
SEGNAVIA: 200 dal M.te Gropà al bivio ss. 200/215; 215 fino ad Albera Ligure
Ho sempre avuto una passione per le lunghe traversate, quelle "da paese a paese", su sentieri che uniscono differenti vallate. Quella da Caldirola ad Albera Ligure, in particolare, era in cantiere da un po', più o meno da quando, consultando il sito internet della provincia di Alessandria, avevo scoperto l'esistenza del sentiero 215, che collega Albera Ligure al Monte Gropà.
Tuttavia, il percorso piuttosto lungo e l'elevato dislivello mi avevano da subito convinto a intraprendere questo percorso al contrario, ovvero dal Monte Gropà ad Albera Ligure perché, innanzi tutto, avendo io base a Caldirola, sarebbe stato più comodo partire dal Gropà e poi farsi venire a prendere da qualcuno, ma anche perché, ricordiamocelo, le escursioni devono anche essere piacevoli. Lasciamo così un'auto al Villaggio La Gioia, a Caldirola e assieme a Ilaria decidiamo di guadagnare un po' di tempo raggiungendo il Monte Gropà in seggiovia, visto che non è propriamente presto e la camminata si preannuncia piuttosto lunga. Saliamo in seggiovia e nel bel mezzo del viaggio, mi accorgo di avere dimenticato i bastoncini in macchina: mannaggia a me, oggi con la lunga camminata che ci aspetta avrebbero potuto essere molto utili, ma ormai è tardi e non si può tornare indietro.
Raggiunto il Gropà, scendiamo dalla seggiovia e ci godiamo lo splendido panorama di questa tersa giornata invernale: la catena delle alpi imbiancate risalta in contrasto al blu intenso del cielo e un po' di nubi offuscano il panorama solo in direzione del mare.
Ci incamminiamo verso il Monte Giarolo, seguendo la dorsale contrassegnata con il sentiero 200 e dopo un quarto d'ora di cammino, facciamo attenzione a non perderci il bivio tra i sentieri 200 e 215, che si trova lungo la linea di crinale, in corrispondenza di un'apertura nella recinzione che separa i territori delle due vallate in vetta. Qui abbandoniamo il sentiero 200, prendendo a scendere prima tra i prati e, successivamente, su una evidente traccia che poco dopo troveremo segnalata con il numero 215. Dopo un iniziale tratto di discesa decisa, il sentiero modera le proprie pendenze e prende a dirigersi verso sud, fino a raggiungere la Stalla di Volpara, nei pressi della quale si trova una fontana, dalla quale si può godere di una bella vista sulle vicine antenne del Monte Giarolo e sulla val Borbera.
La vista sulla val Borbera si amplia, ed è suggestiva, quando si riprende a scendere sul sentiero, che dopo gli ultimi tornanti prende a correre in maniera più decisa verso sud, avanzando verso le pendici del Monte Gropà. Seguiamo l'evidente sterrata raggiungendo un primo bivio, dove ignoriamo la traccia di destra - non segnalata e diretta a Volpara - per proseguire diritti, con splendidi panorami sul Cosfrone e sulla dorsale del Roncasso. Dopo alcuni saliscendi, il sentiero ci conduce nei pressi di un incrocio, non distante da un'altra fontana, riportata su alcune cartine come Fontana delle Gure: evitiamo di proseguire verso sinistra, sul sentiero non segnalato che si dirige verso il quadrivio del Roncasso, e scendiamo sulla destra, mantenendoci sul sentiero 215. Il percorso si dirige per un buon tratto verso nord, quindi con l'ennesimo tornante torna a correre verso la dorsale del Roncasso, su sterrata ampia dove la camminata è oltremodo piacevole. La abbandoniamo per prendere un sentierino sulla destra, seguendo le segnalazioni che permettono di tagliare un largo tornante della sterrata, ma finiamo per raggiungerla nuovamente, nei pressi di un punto in cui è posto un cartello dei "sentieri della libertà". Ci viene da pensare che dovremmo ormai essere alle Vignasse, (Case Vignassa, "sobborgo" se così possiamo chiamarlo di Volpara), visto che stiamo scendendo ormai da una buona oretta e mezza.
Finalmente, le Vignasse si materializzano al termine del sentiero, rassicurandoci sui tempi di percorrenza dell'itinerario: tocchiamo l'asfalto, scattiamo due foto a Volpara che, da qui, sembra piuttosto distante, ai piedi del Giarolo, e seguiamo le segnalazioni che svoltano bruscamente a sinistra, scendendo nei pressi di alcune abitazioni. Tra l'abbaiare insistente dei cani attraversiamo le poche case e con un secco tornante raggiungiamo il guado sul torrente Albirola, che scende dalle pendici del Monte Cosfrone e che superiamo nei pressi di una briglia.
La frazione Torre di Figino, prossima tappa, è segnalata a un'ora e un quarto di cammino: nemmeno tanto, sembra, anche se ora, dopo una lunga discesa, inizia la salita. Ci mettiamo la giacca perché nel bosco, all'ombra, la temperatura è effettivamente invernale e prendiamo a salire tra i faggi, su un sentiero sempre evidente che sale costantemente, intervallato da alcuni strappi anche piuttosto impegnativi. Mentre prendiamo quota, intravediamo tra gli alberi i tetti rossi di Volpara, che a mano a mano che procediamo si fanno proprio di fronte a noi. Il sentiero finalmente spiana per un buon tratto, mantenendosi sempre all'interno del bosco e ignorata una evidente traccia sulla destra (che sembra condurre più velocemente a Figino..), prende a salire all'interno di un castagneto, dove cambia finalmente direzione e conduce, con una (molto) decisa rampetta di salita sulla Costa Pian delle Melighe, dove, finalmente, si ritorna allo scoperto. Il sole è caldo e dopo questa faticosa salita nel bosco, possiamo nuovamente toglierci le giacche perché ci aspetta ancora molta strada, per lo più al sole.
Ignoriamo il sentiero che prosegue in salita (e che è diretto al Colle Trappola) per svoltare a destra e avanzare su traccia pressoché pianeggiante lungo Pian delle Melighe. Il sentiero prende a scendere dolcemente, offrendo i primi panorami in direzione della val Borbera, quindi taglia una pineta e, all'uscita, offre ampie viste sia in direzione della val Borbera che del Monte Giarolo. Continuiamo a scendere e, oltrepassata una biforcazione (alla quale è indifferente la direzione da seguire), raggiungiamo un nuovo bivio, dove decidiamo di fermarci per mettere qualcosa sotto i denti.
Non abbiamo incontrato anima viva in tutto il percorso, il che avvalora la nostra tesi per cui questo sentiero sia, effettivamente, molto poco conosciuto. Ci sediamo per terra accanto alla strada, e ci mangiamo un panino con belle viste sulla rotondeggiante sagoma del Monte Bossola. Dopo mezz'oretta di pausa siamo pronti a ripartire: ci aspetta ancora tanta strada.
Scendiamo sulla traccia segnalata attraversando un tratto panoramico, che offre belle viste da Cabella Ligure all'Antola, prima di affacciarsi con un balcone sul Costone della Ripa e sulla confluenza Sisola-Borbera, offrendo splendidi panorami da Albera a Rocchetta e Cantalupo.
Improvvisamente, le segnalazioni abbandonano la sterrata più ampia per scendere a rotta di collo su una traccia laterale (segnavia non molto evidenti) che taglia, anche qui, un largo tornante della sterrata. La discesa è così ripida (e il fondo di pietre mosse non aiuta di certo a rimanere in piedi) che ci rendiamo conto di quanto sarebbe stato impegnativo percorrere questo tratto in salita. Raggiunto il termine della discesa senza romperci l'osso del collo, il sentiero si divide nuovamente (anche qui le strade poi si ricongiungeranno) e piega con decisione verso destra, lambendo la pineta che sovrasta l'abitato di Vigo.
Ignorata la deviazione sulla sinistra - proprio per Vigo - avanziamo in leggera discesa, con belle viste sul Bric Castellazzo e sul Castello Spinola di Roccaforte, che di tanto in tanto si fanno largo tra gli alberi. Dopo un ultimo tratto pressoché pianeggiante, raggiungiamo, finalmente il bivio per la frazione Torre di Figino, le cui case sono proprio sotto al sentiero. Guardiamo l'orologio e ci accorgiamo subito che le indicazioni non erano propriamente corrette, perché a fronte dell'ora e un quarto segnalata sui cartelli, per percorrere questo tratto ne abbiamo impiegate almeno due, al netto della sosta.
Anziché scendere a Torre, tuttavia, proseguiamo verso destra sul sentiero 215, diretto a Figino: dopo un tratto di percorso pressoché pianeggiante, con le prime viste sul campanile di Figino, raggiungiamo l'asfalto nei pressi della Casa di Caccia. Proseguiamo in discesa sull'asfalto, facendo ingresso tra le case di Figino: non ci ero mai stato prima di oggi e quello che a prima vista colpisce è che si tratti di un paese molto antico e per nulla piccolo. Oltrepassata una strettoia, ecco un cartello con le indicazioni: Albera è segnalato a 45 minuti e alla nostra destra, la dorsale del Giarolo si sta colorando dei colori del tramonto.
Svoltiamo a destra su di una stradina che taglia i campi, con belle viste sul nucleo di Figino che ospita la chiesa e scendiamo con decisione. Il sentiero, panoramico sulla chiesa di Vendersi, raggiunge il bivio del sentiero 215a - che ignoriamo - diretto a Santa Maria e prosegue fino a raggiungere un punto in cui sembra terminare. Con un po' di attenzione, troviamo le segnalazioni che invece proseguono sulla sinistra, oltrepassando un piccolo rio e sbucano nei pressi delle Cantine di Figino, piccolo nucleo abbandonato e oggi occupato dall'azienda agricola Cascina Barbàn, di Maurizio e Martina.
Non ci conosciamo di persona, anche se qualche volta ci siamo sentiti: oggi, il caso ha voluto proprio che gli finissi in casa e se ci fossero potremmo scambiarci un saluto. Mentre ci avviciniamo, un cane ci si fa incontro minaccioso e inizia ad abbaiare ma in pochi istanti inizia a scodinzolare e viene a prendersi un po' di complimenti. In cascina, però, pare non esserci nessuno: ci limitiamo così a scattare qualche foto proprio mentre il cielo, sopra a Cascina Barbàn, inizia a colorarsi di rosa. Si sta facendo tardi, ci manca ancora un po' di strada e dobbiamo andarcene: seguiamo le segnalazioni che attraversano alcuni campi, conducendo in breve sul greto dell'Albirola, che raggiungiamo quando ormai si sta facendo buio.
Guardiamo verso i monti: il Gropà è lontanissimo e non mi sembra nemmeno possibile avere fatto tutta questa strada oggi. Costeggiamo il torrente fino ad Albera, dove per fortuna abbiamo un'altra auto parcheggiata che ci riporterà a casa: il buio in un attimo avvolge tutto, strade paesi e montagne, e sembra non esserci più traccia di tutta la strada che abbiamo fatto. La stanchezza, però, rimane e ve lo possiamo garantire!