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8 gennaio 2019

CALDIROLA-MONTE CHIAPPO

Traversata lungo il crinale che separa le valli Curone e Borbera

DATA ESCURSIONE: 03/01/2019

PARTENZA: Caldirola, Colonia Provinciale (mt. 1175)

ARRIVO: Monte Chiappo (mt. 1700)

TAPPE INTERMEDIE: Monte Panà, Monte Cosfrone, Monte Ebro, Bocche di Crenna, Monte Prenardo

LUNGHEZZA ITINERARIO: 15 km circa

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 4,30 h. 

DIFFICOLTA': E

SEGNAVIA: piste da sci fino al crinale; 200 lungo tutto il crinale

Il periodo natalizio richiede sempre, dopo i pranzi, le cene e i bagordi, un lungo periodo di camminate per rimettersi in riga con la bilancia. Non è una novità ed è questo il motivo per cui, solitamente, nei primi giorni dell'anno mi regalo un vero e proprio tour de force escursionistico. Quest'anno, avendo trascorso le vacanze di Natale al mio paese, Caldirola, ho buttato giù un programma improvvisato che prevedeva, per quattro giorni consecutivi, quattro impegnative camminate: la prima al Monte Ebro, la seconda al Monte Chiappo, la terza a Bruggi e la quarta, defaticante, al Giarolo.

Sono riuscito a portarle a termine tutte quante, per rispettivi km 10, 15, 18 e 7. Un buon modo per dimenticare il Natale, insomma.

La più impegnativa, nonostante la lunghezza fosse "solo" di 15 km, è quella al Monte Chiappo, che partendo da Caldirola non raggiungevo da tempo immemore e che, per la prima volta, ho cercato di portare a termine senza troppe soste fotografiche, dedicandomi anima e corpo all'aspetto agonistico della camminata.

Partito da Caldirola di buon'ora (e già questa è una notizia), raggiungo la Colonia provinciale e da qui salgo alle spalle del cancello di ferro che conduce alle piste da sci. Neve ce n'è molto poca, una spolverata solo in qualche punto, per lo più ghiacciata e ho approfittato della camminata del giorno precedente all'Ebro per studiare il percorso migliore per raggiungere il crinale, seguendo i sentieri meno ghiacciati. Così, evitando accuratamente il canalone ricoperto di ghiaccio in qualche punto, utilizzo le piste da downhill per innestarmi sulla pista 3 e, dopo averla attraversata, sulla pista 4, che si allarga ai piedi del Monte Panà. In corrispondenza dell'inizio dell'ampio pratone sottostante Brusamonica, svolto a sinistra e percorro la bretella non segnalata che con una ripida salita mi conduce direttamente ai piedi della salita al Monte Panà, permettendomi di recuperare dieci minuti buoni sulla tabella di marcia.

Il sole sta spuntando alle spalle della montagna.

Salgo a passo spedito il ripidissimo, ma breve, versante settentrionale del Panà e quando arrivo in cima, la prima cosa di cui mi accorgo è che non c'è il vento tremendo del giorno prima, quando non si riusciva a stare in piedi sulla dorsale. In compenso, la temperatura è decisamente più rigida ma meglio così, senza quel terribile vento si cammina sicuramente meglio. 

Grazie al vento gelido, il giorno prima si vedevano Pavia e Milano ad occhio nudo e si riuscivano ad intuire, dalle foto, Bergamo, Como, le alpi orobie e la Valtellina. Oggi, invece, la foschia in quella direzione è leggermente maggiore, anche se paradossalmente, le viste sono più ampie in direzione del piacentino e di Cremona fino alla pianura bresciana. La notizia è che il cielo è terso su Alessandria: per la prima volta, montando lo zoom, riesco a catturare una bella visuale di Alessandria, di Tortona, Valenza, Casale Monferrato e Voghera. Verso il mare, la vista è migliore rispetto al giorno precedente e Capo Noli e Capo Mele appaiono più tersi. Il Monviso, il Cervino e il Rosa non fanno nemmeno più notizia.

La sosta fotografica sul Panà dura appena cinque minuti: guardo l'ora, sono salito da Caldirola fino a qui in 50 minuti e sono pronto a ripartire alla volta della prossima vetta, quella del Cosfrone. Cammino lungo la spoglia dorsale, abbagliato dalla forte luce del sole e oltrepassata la selletta che coincide con l'inizio del sentiero di discesa verso il Rifugio Orsi, supero un cancello e prendo a salire sullo scomodo sentiero rovinato dalle moto diretto al Cosfrone.

Alle 9.25, quando ero sul Panà, mi ero ripromesso di arrivare alle 10 sul Cosfrone e alle 10.30 sull'Ebro ma avanzando a passo spedito con un'unica breve sosta fotografica alle pendici del Cosfrone, arrivo alle 9.55 su questa vetta e alle 10.20 su quella dell'Ebro, dove questa volta mi concedo un quarto d'ora di pausa. Non ho ancora incontrato anima viva durante il mio cammino e quando riparto, scendo a passo veloce verso le Bocche di Crenna, che raggiungo in venti minuti di cammino: davanti a me, la salita verso il Monte Prenardo e, successivamente, il Monte Chiappo che solo poco fa sembravano ancora molto distanti. Abbasso la testa e senza mai rallentare, eccomi in poco meno di venti minuti in cima al Chiappo, dove sono di nuovo da solo.

Guardo Caldirola, che è lontanissima e mi sembra di averci messo fin poco tempo per arrivare fino a qui, sono più che soddisfatto del mio lavoro!

Qualche foto dalla cima del Chiappo, con il mare che inizia ad arrossarsi alle spalle della dorsale del Cavalmurone e quattro vette delle Apuane che sbucano dietro all'Alfeo e al Penna, poi un primo piano alla statua di San Giuseppe. Mangio qualcosa e tiro un sorso d'acqua, ho perso venticinque minuti in cima al Chiappo e sarà meglio rimettersi in cammino, visto che vorrei tornare in tempo per pranzare a casa.

La discesa dal Chiappo è veloce anche perché, questa volta, anziché salire sul Prenardo, lo aggiro lateralmente utilizzando i sentierini delle mucche al pascolo e in venti minuti sono a Bocche di Crenna, dove davanti a me si para l'ultimo, impegnativo, ostacolo della giornata ossia la ripida salita al Monte Ebro. Testa bassa e pedalare e senza mai alzare lo sguardo, se non per salutare tre camminatori che incontro lungo la salita, in quindici minuti sono sulla cima dell'Ebro, dove nel frattempo stanno arrivando altri escursionisti: oggi è una giornata più propizia per andare sui monti rispetto a ieri, e si vede.

Proseguo lungo la dorsale, seguendo lo stesso percorso affrontato in mattinata: oggi non c'è bisogno di variare, la mia era una sfida sulla distanza e per la prima volta da quando cammino sto attento più all'orologio che a quello che mi circonda, io che di solito faccio trekking con il naso per aria, senza guardare dove metto i piedi.

Scendo ripido dal Panà cercando di non scivolare sulla neve ghiacciata che occupa il fondo della discesa, poi svolto a destra ed eccomi sulle piste di Caldirola, dove proseguo in discesa fino alla Colonia Provinciale. Sono le 13,40 e una volta, quando da Caldirola andavo al Chiappo, questa era l'ora in cui arrivavo ai piedi di San Giuseppe. Oggi ho decisamente cambiato passo!

N.B. Le didascalie delle foto sono presenti sulla pagina Facebook di A un passo dalla vetta.

A un passo dalla vetta
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