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20 settembre 2017

CAPANNE DI COSOLA-CASA DEL ROMANO (anello)

Bella e impegnativa traversata sul crinale appenninico che separa le valli Borbera e Boreca

DATA ESCURSIONE: 17/08/2017

PARTENZA E ARRIVO: Capanne di Cosola

TAPPE INTERMEDIE: M.te Cavalmurone, Bivio M.te Legnà, Passo del Legnà, Capanne di Carrega, Casa del Romano

LUNGHEZZA ITINERARIO: 20,6 km circa

TEMPO DI PERCORRENZA: 6 h. circa (anello completo)

DIFFICOLTA': E

SEGNAVIA: 200 fino a Capanne di Carrega; al ritorno deviazione sul sentiero non segnalato per i pascoli di Bogli

 

La tradizione impone, ogni estate, una camminata con annessa mangiata in qualche rifugio-ristorante. Se ormai il pranzo a Capanne di Cosola è una tradizione consolidata, che si ripete anno dopo anno dai tempi in cui ero un ragazzo, dal 2016 ne abbiamo messa in piedi una tutta nuova assieme a Ilaria: una camminata con pranzo tutta nostra. Abbiamo cominciato proprio da Capanne di Cosola, lo scorso anno, decisi però a cambiare mèta ogni anno, ovviamente nei limiti del possibile.

Per il 2017, la scelta è caduta su Casa del Romano, che abbiamo deciso di raggiungere al termine di una bella e impegnativa traversata sul panoramico crinale che separa le valli Borbera e Boreca: ci sta, sono già un po' di anni che non mi fermo a pranzo in questa spartana ma sempre accogliente trattoria, anche se spesso passo a bere qualcosa al termine di qualche escursione nei dintorni.

Partiamo in mattinata da casa per raggiungere Capanne di Cosola, dove arriviamo poco prima delle 10: siamo consapevoli che oggi non sarà proprio una passeggiata, in primis perché il percorso è piuttosto lungo ma anche, e soprattutto, perché siamo fermi da quasi due mesi a causa del troppo caldo e abbiamo ormai perso il ritmo camminata.

Anziché partire dai pressi dell'albergo ristorante, percorriamo (come spesso faccio quando cammino da queste parti) un tratto della strada per Bogli e Artana, lasciando l'auto nei pressi di uno spiazzo non distante da una rampetta che permette di raggiungere il crinale (recenti segnalazioni in legno della via del sale). Scarponi, zaino e si parte: guardiamo l'ora, manca poco alle dieci del mattino, il nostro obiettivo è arrivare intorno alle 13 a Casa del Romano, dove ho prenotato un tavolo poco prima di partire.

Una breve ma ripida rampetta nel bosco, spezzata in due tronconi, ci conduce immediatamente sulla linea di crinale dove incontriamo il sentiero 200 proveniente dall'albergo ristorante: la giornata è bella e calda, anche se non si tratta di un'afa insopportabile. Partiamo con un buon passo e dopo i primi scorci sul Lesima e sull'alta val Borbera prendiamo lentamente a salire, continuando costantemente fino a raggiungere la prima vetta del Monte Cavalmurone. Alle nostre spalle, i panorami si fanno sempre più vasti e vanno dal Lesima al Penice, dal Chiappo all'Ebro, da Pei a Cosola; mentre l'Alfeo spunta con il suo tagliente crinale, ai suoi piedi il piccolo borgo di Pizzonero aggrappato a mezza costa e Suzzi, disteso ai margini di alcuni ampi prati. 

Camminiamo sul lungo crinale che unisce le due cime del Cavalmurone e un ragazzo con un bambino in spalla ci supera, facendoci in un batter d'occhio rendere conto che, in realtà, abbiamo già rallentato notevolmente il passo rispetto alla partenza. Massì, che intanto ce la faremo ad arrivare in orario! 

Il sole picchia in questo spoglio crinale e sentiamo la faccia bruciare: un po' d'arietta ogni tanto fa piacere, ma per alleviare questo forte caldo ci vorrebbe un po' d'ombra, che però, almeno per un bel po' di sentiero, ancora non è prevista. Risaliamo la seconda cima del Cavalmurone guardando il profondo vallone di Cosola, mentre là in fondo ecco spuntare l'inconfondibile sagoma del Monte Carmo, preceduto dal Poggio Rondino.

Il sentiero ora torna a scendere, questa volta davvero ripidamente, in direzione di una selletta naturale dalla quale riprende a salire alla volta del vicino Monte Legnà, che però non raggiungiamo, limitandoci a scattare qualche foto dal vicino bivio, con i tetti di Bogli ora proprio sotto di noi. 

Due ragazzi, carichi dei loro pesanti zaini, ci raggiungono salendo dall'opposto versante e dalle loro conversazioni ("questo dovrebbe essere il Poggio Rondino") capisco che forse non sono proprio di casa su queste montagne. Io e Ilaria ci guardiamo con una smorfia sul viso, ma senza correggerli ripartiamo lungo la ripida discesa che conduce verso il Passo del Legnà, visto che si sta facendo tardi.

Un tratto pianeggiante interrompe la discesa, precedendo il suo tratto più ripido e faticoso da percorrere, con il sentiero che sembra quasi franare sotto ai nostri piedi. Raggiungiamo il valico del Legnà dove incontriamo il sentiero che utilizzeremo per il ritorno, in modo da concludere un anello, quindi raggiungiamo la tanto sospirata ombra: il sentiero, infatti, si infila in una bella faggeta che attraversa dapprima in leggera discesa, quindi in piano ed, infine, in salita attraverso una lunga serie di tornantelli. Oltrepassato un cancello per il bestiame, raggiungiamo l'uscita dal bosco nei pressi di un punto panoramico sui tetti di Cartasegna, lungo le pendici del Poggio Rondino.

Il sentiero alterna tratti nel bosco a tratti all'aperto, tagliando il versante valborberino del Poggio Rondino, mentre di fronte a noi si materializza in tutta la sua imponenza, la piramide del Monte Carmo. Questa volta, però, lo guardiamo con meno timore, visto che anziché salirci sopra lo aggireremo comodamente sul fianco, considerato che non sarà la nostra destinazione di giornata.

Belle viste sulla val Borbera contraddistinguono questo tratto di sentiero: ai nostri piedi, le case del Connio e di Carrega e oltre i ruderi del castello, i tetti di Magioncalda. In realtà, la vista sarebbe ancora più ampia ma oggi il caldo ci ha lasciato in eredità una bella foschia che fa sì che la vista non si riesca a spingere oltre le Rocche del Reopasso, che già si intravedono a fatica. In questo tratto non seguiamo pedissequamente il sentiero 200, che nei pressi del Monte Carmo si sposta, in realtà, sul lato della val Boreca, mantenendoci invece sulla evidente traccia di crinale fino all'inizio della ripida salita al monte e per poi proseguire sul sentiero pianeggiante che ne aggira la sagoma. 

Era da qualche tempo che non percorrevo questa variante e oggi mi fa piacere poterla seguire: dopo essere passati ai piedi del grande ripetitore che sovrasta Carrega, superiamo alcune vasche per gli animali e finiamo praticamente in mezzo a un gregge di capre che sta prendendo d'assalto il versante meridionale del Carmo. Il tempo di scattare qualche foto e siamo pronti a gettarci a capofitto nella lunga discesa verso le Capanne di Carrega: si è fatto più tardi del previsto e manca ormai poco alle 13, è praticamente certo che tarderemo.

Sarà per la fretta, ma la discesa passa via veloce come il vento e alle 13 e pochi minuti siamo all'osteria di Capanne di Carrega, dove troviamo un po' di gente che si appresta a pranzare. Sentiamo ormai vicina la destinazione e non ci resta che seguire l'asfalto, in salita fino al confine ligure e poi in leggera discesa fino a Casa del Romano, che raggiungiamo in circa 15 minuti di strada: la tanto agognata mèta è stata raggiunta, non ci resta che indossare una maglietta asciutta e prendere posto a tavola!

La sala è piena, c'è un sacco di gente, d'altra parte siamo nella settimana di Ferragosto e da queste parti c'è sempre parecchio movimento. Il pranzo è piacevole e ci permette di rilassarci per un'oretta e mezza, prima di prepararci ad affrontare il ritorno, che sarà piuttosto duro, vuoi per la pancia piena e vuoi perché almeno altre tre ore di camminata non ce le toglie nessuno.

Alle 15 ci rimettiamo in cammino, con passo stanco e lento, raggiungendo su comodo asfalto l'osteria di Capanne di Carrega, dove deviamo a destra sul sentiero segnalato con il 200, che prende a salire alla volta del Monte Carmo. Fortuna che questo tratto è tutto nel bosco e che non dobbiamo prenderci un'insolazione. La salita è costante, fortunatamente non dura, anche se non abbiamo più il passo allegro dell'andata: giunti ai piedi del Carmo lo aggiriamo nuovamente, sullo stesso sentiero dell'andata mentre in lontananza vediamo l'Antola illuminato da qualche raggio di sole che filtra da pesanti nuvole nere.

E' piacevole il tratto che permette di tagliare lateralmente il Poggio Rondino, pianeggiante e accompagnato da un po' d'arietta, poi il bosco che scende con i suoi stretti tornanti, fino a raggiungere il Passo del Legnà, dove arriviamo già decisamente stanchi.

"Faremo 20 km oggi!" ci diciamo, e non sappiamo se sarà una cosa buona, visto che dopo tutto questo tempo senza camminare, fare così tanta strada potrebbe essere deleterio per le nostre articolazioni scricchiolanti.

Dopo una pausa di qualche minuto, abbandoniamo il sentiero 200 che sale ripido verso il Legnà per chiudere l'anello attraverso il sentiero basso che attraversa i boschi alle pendici del crinale e, successivamente, gli ampi pascoli che sovrastano il paese di Bogli. I panorami sono splendidi, con l'ultimo sole di giornata che illumina la dorsale dell'Alfeo e quella del Ronconovo e del Busasca.

Quando arriviamo sull'asfalto della strada diretta a Bogli, sappiamo di non poter ancora esultare e che dovremo ancora percorrere qualche chilometro sulla rotabile fino a raggiungere l'auto. Dopo 20 km, con le gambe ammaccate, camminare sull'asfalto è una punizione divina ma dobbiamo accettarla senza fiatare. Raggiungiamo l'auto alle 19 passate, accorgendoci di aver impiegato un'ora in più per percorrere il sentiero del ritorno.

Guardo il gps, che segnala 20,6 km e sento i talloni quasi esplodermi dal dolore. C'è modo e modo di riprendere con le escursioni dopo una lunga pausa e sicuramente, questa volta, abbiamo scelto il modo peggiore!

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A un passo dalla vetta
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