25 ottobre 2017
LE CASCINE ABBANDONATE DELLA VALLE DELLA LIASSA
Alla scoperta di una poco conosciuta zona della val Borbera
DATA ESCURSIONE: 15/04/2017
PARTENZA: Casella (fraz. di Cabella Ligure)
ARRIVO: Mulino della Liassa
TAPPE INTERMEDIE: Cascina Terpé; Cascina Castagnola
LUNGHEZZA ITINERARIO: circa10 km (a+r)
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 3 h. (a+r)
DIFFICOLTA': E/EE
SEGNAVIA: nessuno
Chi l'avrebbe mai detto che tra le pieghe della val Borbera, ci sarebbe stato ancora modo di rinvenire qualche luogo abbandonato?
Eravamo convinti, con il lavoro fatto negli anni scorsi, di aver scoperto tutto o quasi di questa valle ma non avevamo fatto i conti con qualcosa nemmeno troppo distante da luoghi che conosciamo alla perfezione. Tutto è nato consultando alcune cartine della val Borbera e notando un luogo che già più volte era salito alla mia attenzione in passato: il Mulino della Liassa.
La valle del torrente Liassa, o rio Liassa, si trova tra i territori di Pobbio e Piuzzo ed è solcata dal corso d'acqua che, per l'appunto, confluisce nel Borbera all'altezza di Cabella Ligure. Questo mulino, riportato dalle carte, ha sempre stuzzicato la mia fantasia perché, non riuscendo a reperire altre informazioni, mi chiedevo se potesse ancora essere in piedi. Ora, dopo vari sopralluoghi nei dintorni, è giunto il momento di raggiungerlo con una camminata che, a sorpresa, porterà alla luce numerosi altri luoghi abbandonati nei dintorni.
Raggiunto Cabella Ligure, imbocchiamo la strada per la frazione di Pobbio, risalendo per un breve tratto oltre l'abitato di Casella: giunti nei pressi dell'imbocco di una stradina incementata che si stacca verso destra, proseguiamo di qualche metro per cercare un posto per l'auto, trovandolo non molto distante. Da qui, la vista è splendida su Cabella Ligure, proprio ai nostri piedi, mentre sulla sponda opposta del Borbera, ecco le case di Cremonte abbarbicate a mezza costa sul versante di montagna. Scendiamo sull'asfalto oltrepassando una casupola abbandonata, fino a raggiungere l'imbocco della stradina in cemento incontrata poco prima: sarà la via per accedere ai segreti della valle della Liassa.
La partenza è in decisa salita e ben presto, il cemento scompare per lasciare spazio ad una strada sterrata evidentissima e quasi migliore di molte strade...asfaltate. Aggirato il versante, il sentiero si sposta sul lato della valle della Liassa, dove prende a risalire con pendenze più dolci, offrendo a tratti viste sul fondovalle alternate a scorci sulla dorsale dell'Ebro, che dall'alto domina l'intero paesaggio.
Occasionalmente, lo sterrato cessa per lasciare spazio ad alcuni brevi tratti di cemento, segno che questa strada, un tempo, era sicuramente trafficata ed utilizzata, anche perché al servizio di cascine probabilmente abitate, come testimoniato da pali della luce e tubi dell'acqua, anch'essi a tratti presenti lungo il percorso.
Si continua a salire dolcemente e, dopo alcune decine di minuti, ecco comparire sulla sinistra del sentiero un lungo muro in pietra e, in lontananza, alcuni pini che costeggiano il percorso: sullo sfondo, sembra intravedersi una costruzione. A mano a mano che ci avviciniamo, risalendo il versante destro della valle della Liassa, ci accorgiamo che in realtà le costruzioni sono più di una: sono precedute da un arbio (un lavatoio) e nei pressi delle case il sentiero si biforca. Risaliamo per un breve tratto seguendo la traccia di sinistra, che però sembra perdersi subito, permettendoci tuttavia di vedere che la casa è preceduta da un piccolo cortiletto chiuso da una ringhiera e sulla sua facciata, accanto all'ingresso, sono riportati due numeri civici, il 21 e il 56: sull'angolo della casa, una luce pubblica. Sicuramente, l'abbandono di questo edificio può ritenersi relativamente recente e risalente, forse, ad una trentina di anni fa.
Tornando sull'evidente sentiero che risale la valle della Liassa, oltrepassata la casa, arriviamo a costeggiare una cascina utilizzata come stalla e come riparo per la legna mentre, nelle vicinanze, fanno quasi sorridere due segnali stradali che indicano il divieto di transito per i camion e un'imminente strettoia. Oltre le costruzioni, un lungo muro in pietra continua ad accompagnare il sentiero, che attraversa una zona di ampi terreni: voltandoci alle spalle, ecco ancora le poche case di Cremonte, alle spalle delle quali svetta imponente la curiosa sagoma trapezoidale del Bric Castellazzo.
Pochi minuti di cammino, per lo più pianeggiante, ed eccoci giunti nei pressi di una seconda cascina: la prima porta ospita una bella stalla in pietra, sicuramente antica e dal vuoto lasciato dal soffitto, crollato, si riesce ad intravedere l'interno del piano superiore; curiosando nella seconda porta, notiamo invece una stalla più recente, come dimostra il soffitto ancora in buono stato.
La costruzione precede l'arrivo nei pressi di un ulteriore edificio, situato anch'esso nei pressi di una biforcazione del sentiero, questa volta però decisamente più evidente rispetto alla precedente. La costruzione - citata nelle mappe come Cascina Terpé - è gialla, in parte in sasso, con un grosso camino e il tetto in tegole marsigliesi: nelle immediate vicinanze dell'ingresso, che però è ancora chiuso, la vegetazione ha creato un muro che rende difficoltoso l'avvicinamento.
Continuando a guardare verso la testata della valle, vediamo in lontananza un altro tetto spuntare: il Mulino della Liassa tanto cercato deve essere in quella direzione, tuttavia, prima di arrivarci (in fondo è lì, non scappa mica...) decidiamo di tenere il sentiero di sinistra, che dovrebbe condurre ad un ulteriore luogo abbandonato del quale abbiamo avuto evidenza sia dalle cartine, sia - e soprattutto - da un precedente sopralluogo effettuato qualche settimana prima sul versante opposto di valle.
Il sentiero riprende a guadagnare quota e sale con alcuni tornanti, mantenendosi sempre evidente e concedendo, tra gli alberi, qualche primo timido segnale della presenza di un'ulteriore costruzione in mezzo al bosco. Superato un tratto panoramico sulla dorsale dell'Ebro e, alle spalle, su quella del Bossola, il sentiero perde improvvisamente i suoi tratti distintivi e, ignorata una traccia sulla destra, continuiamo a camminare su quello che ci sembra essere il percorso più evidente senza essere più molto sicuri di quello che stiamo facendo: superato un piccolo rio e un tratto di sentiero invaso dalla vegetazione (segni incontrovertibili della presenza di cinghiali che vengono probabilmente ad abbeverarsi nei dintorni del rio e ad "arare" il terreno...), ecco che vediamo sotto di noi, sulla destra, circondata dai pini, la costruzione che stavamo cercando.
E' ricomparsa quasi all'improvviso, dopo che il sentiero ce l'aveva tenuta nascosta per un buon tratto: la raggiungiamo abbandonando il sentiero, comunque ormai sempre meno evidente, e scendendo per tracce oltre una recinzione verso destra. La cascina è preceduta da una costruzione, ancora perfettamente conservata, adibita a riparo legna e ricovero attrezzi e anch'essa non sembra così fortemente segnata dall'abbandono, non fosse altro per lo stato della facciata e per il fatto che pare completamente nascosta dalla vegetazione circostante. Ci fermiamo un po' a curiosare qua e là, scattando qualche foto ad una stalla ancora perfettamente conservata e colma di attrezzi e macchinari dell'epoca, mentre ci godiamo la scoperta di questa costruzione, della cui esistenza mai avevamo immaginato prima d'ora: nei giorni successivi, risalendo grazie ad una persona del luogo ad una mappa catastale, scoprirò trattarsi di Cascina Castagnola.
Abbandonata la cascina misteriosa, torniamo sui nostri passi ripercorrendo il sentiero dell'andata e, giunti nei pressi di Cascina Terpé, svoltiamo secchi a sinistra in direzione Mulino della Liassa. Oltrepassato un tornante ed un caratteristico rio, un veloce saliscendi ci conduce nei pressi di una piccola costruzione (su di un lato è aperto l'ingresso ad una stalla dove, oltre a numerosi pipistrelli, sono conservati alcuni antichi attrezzi) e, scendendo sul sentiero, una poco evidente traccia nascosta dalla vegetazione ma accompagnata da un muretto a secco conduce ad una costruzione più nascosta, ma quasi interamente diroccata, che dovrebbe essere stato il Mulino della Liassa, sotto alla quale si intravede ancora un'ulteriore rudere.
Tornando a scendere sul più evidente sentiero proveniente da Terpé, in pochi passi ci troviamo sul Rio della Liassa, che scende su un fondo di pietre creando suggestive cascatelle. Oltre il rio, il sentiero prosegue e, oltrepassata una piccola frana si ricongiunge con una traccia proveniente da Teo.
Per oggi, noi ci fermiamo qui e dal letto del Rio della Liassa non facciamo altro che tornare sui nostri passi percorrendo lo stesso sentiero dell'andata.
Camminata non particolarmente impegnativa, ma sicuramente curiosa: chi avrebbe mai pensato a tutti questi luoghi fantasma ancora da visitare??