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23 gennaio 2018

DA CASTELLO DI FABBRICA A CALDIROLA

Estemporanea traversata tra le due località dell'alta val Curone

DATA ESCURSIONE: 05/01/2017

PARTENZA: Castello di Fabbrica Curone

ARRIVO: Caldirola

TAPPE INTERMEDIE: Serra

LUNGHEZZA ITINERARIO: 8,1 km 

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 2,45 h.

DIFFICOLTA': E

SEGNAVIA: nessuno fino a Serra; bianco-rosso fino al bivio per Morigliassi; 121 fino al bivio Caldirola-M.te Giarolo; 107 fino a Caldirola

Proprio qualche giorno fa, si parlava del camminare da soli, passatempo che in assoluto prediligo. Da soli o comunque in pochi, l'importante è non essere in troppi perché si finisce poi per perdere il vero spirito della camminata lasciando spazio solo alla confusione.

Una delle ultime camminate in solitaria che ho realizzato è vecchia di oltre un anno ed è ambientata nelle mie valli: prende infatti spunto da un'idea che mi girava in testa da qualche tempo, ossia quella di immaginare una lunga traversata della val Curone, magari da San Sebastiano a Caldirola, tutta su sentiero. In attesa di pensare all'intero percorso (che peraltro c'è ed è fattibile, anzi prima o poi lo completerò), ho approfittato di un giorno di ferie per realizzare il tratto di percorso da Fabbrica Curone a Caldirola, in modo da non dover poi affrontare percorsi di ritorno.

Mi sono così fatto portare in macchina fino a Fabbrica Curone, dove ho raggiunto a piedi la frazione Castello, sulla sponda sinistra del torrente, punto di vera partenza del sentiero, il cui imbocco si trova lungo la strada per Pradaglia, sulla sinistra poco oltre una strettoia.

In realtà, all'inizio la stradina è asfaltata, anche se per poco, e oltrepassato l'accesso ad alcune abitazioni il percorso si fa sterrato e prosegue in leggera salita costeggiando alcuni terreni recintati: alle spalle, si può ammirare una bella visuale sulla minuscola frazione, al centro della quale risalta il rudere della torre.

In leggera salita, raggiungo subito un punto panoramico sulla frazione di Pareto (alto e basso) e sul Tempio della Fraternità di Cella di Varzi, mentre Fabbrica Curone rimane leggermente nascosto alla vista dagli alberi. La sterrata scende leggermente e corre verso un bosco che attraversa con continui saliscendi: il sole mi accompagna per un po', prima di sparire definitivamente a mano a mano che mi inoltro nel cuore del bosco, costeggiando un piccolo ruscelletto in un punto buio come la notte. Fortunatamente, l'attraversamento della valletta oscura è veloce e con qualche strappo di salita, anche deciso, ritorno a vedere finalmente la luce del sole e, successivamente, esco ai margini di un bel prato, dove il percorso torna a farsi panoramico: sotto di me vedo le frazioni di Ponte del Mulino e Remeneglia, mentre in lontananza ecco comparire le conosciute sagome del Chiappo e del Prenardo. 

Un lungo tratto di ripida salita allo scoperto permette di salire di quota e di vedere le antenne del Penice alle spalle del valico di Cella e il Poggio di Dego con i vicini calanchi di Nivione: rientrato nel bosco, proseguo ora su sentiero più dolce, che raggiunge un po' a sorpresa una dorsale calanchiva, dove la vista si apre improvvisamente in direzione di Costa dei Ferrai e Pradaglia e sul tratto di val Curone tra Ponte del Mulino e Cà Bastardini.

Si tratta di un breve intermezzo estremamente caratteristico e non vi nego che sia il tratto in cui più mi sono soffermato a fotografare dell'intero percorso: oltrepassato il calanco, faccio per un attimo fatica a trovare la prosecuzione del sentiero, ma la comparsa delle case della frazione di Serra in lontananza, con le antenne del Giarolo alle spalle, vale più di una bussola. Proseguo così diritto e, attraversati numerosi campi su un sentiero che è tornato a farsi evidente, raggiungo in moderata salita le case di Serra, frazione del Comune di Fabbrica Curone, dove mi fermo a scattare qualche foto al bell'oratorio in pietra dedicato a San Pietro, che si trova in mezzo al paesino.

Raggiungo l'intersezione con l'asfalto della provinciale e proseguo sul lato opposto, su un'evidente sterrata che sale sul lato di una casa, alla volta di un grosso capannone: qui compaiono ora le segnalazioni bianco-rosse del percorso diretto al Monte Giarolo. Il sentiero sale con decisione e per il caldo mi devo togliere la giacca, visto che il sole picchia abbastanza: attraversati alcuni grossi terreni, supero una casetta in cemento e incontro una sterrata proveniente da destra (quella che parte dal bivio per Gregassi). Proseguo sempre in direzione sud e dopo un ultimo tratto panoramico (belle viste fino a Cà Bastardini e Forotondo sul lato val Curone e sulle sottostanti case di Gregassi e fino alla pianura sul lato val Museglia) il sentiero entra nel bosco per poi non uscirne praticamente più, tanto che nel proseguimento del percorso non sarà semplice orientarsi - per lo meno visivamente - e comprendere in che punto ci si trova.

Di lì a poco, si incontra quello che - a mio parere - è il tratto meno piacevole dell'intero percorso, quello che costeggia una fittissima pineta e che sale sempre in direzione sud: un tratto dove il buio e il freddo la fanno da padroni e dove l'unico rumore che si sente è quello degli animali selvatici che popolano il bosco. Si costeggia un piccolo rio senza mai superarlo, quindi oltrepassata una vasca in cemento, si curva secchi a sinistra e si sale molto ripidi raggiungendo l'intersezione con un altro percorso, proveniente da Morigliassi. Finalmente, raggiunta la dorsale principale, il sole torna ad illuminare il percorso e posso nuovamente togliermi la giacca che avevo rimesso nel tratto ombroso: ora, seppur raramente, compaiono le segnalazioni del sentiero 121.

Tra gli alberi, riesco ad intravedere sotto di me la Costa di Piè di Zuccaro, che sovrasta la frazione di Garadassi e capisco di starmi, lentamente, avvicinando a destinazione: meno male perché nel tratto precedente, il sentiero era così monotono che mi sembrava infinito e anzi, ne approfitto per una breve sosta visto che, dalla partenza, non mi sono praticamente mai fermato a prendere fiato.

Quando riparto, è ancora salita: una salita lunga, costante, in alcuni tratti impegnativa ma fortunatamente mai proibitiva. Dopo un ulteriore tratto di panorami pressoché nulli, si incontra sulla sinistra un'altra evidente sterrata (che ad occhio, potrebbe essere quella proveniente da Garadassi) che però ignoro proseguendo lungo la dorsale. Per un istante, i panorami tornano a farsi ampi verso la pianura, con tanti piccoli villaggi che spuntano alle spalle dei monti della Val Grue, ai piedi delle alpi imbiancate, ma anche in direzione dell'Oltrepo.

Finalmente il crinale spiana per un breve tratto e la comparsa, sullo sfondo, della sagoma del Chiappo con un po' di neve in cima, mi fa venire voglia di capire dove sono arrivato: torno a guardare il gps e mi rendo conto di essere all'altezza del bivio Montecapraro-Caldirola. Ci sta, penso tra me e me, perché ora sulla sinistra, ad accompagnare il mio cammino, c'è la lunga dorsale del Bogleglio che ha preso il posto delle antenne del Penice.

Il sentiero torna a salire e sembra spostarsi leggermente sul lato val Curone: io avanzo con buon passo, sapendo che tutto sta procedendo per il meglio e che da Caldirola non mi separa poi molta strada, tuttavia mi sorprendo quando, dopo non molti minuti, mi ritrovo di fronte un cartello con indicazioni per "l'anello di Caldirola". Probabile si tratti di qualche percorso di MTB, però mi sembra di essere ancora piuttosto distante da Caldirola!

Invece mi sbagliavo, perché la salita, che ora torna a farsi piuttosto ripida, mi conduce in brevissimo tempo al bivio tra il sentiero per Caldirola e il 121: ci rimango male, perché pensavo di avere ancora tanta strada da fare e invece sono già praticamente arrivato! Visto che è presto, allora, mi fermo per un attimo sulla panchina di legno che c'è al bivio e ne approfitto per una sorsata d'acqua: ora la salita è finita e da qui a casa mi separa solo un - non breve, ma comunque non faticoso - tratto di discesa.

Lascio il sentiero diretto al Monte Giarolo per tenermi a sinistra e attraversare la pineta di Caldirola su una piacevole sterrata che sbuca, dopo numerose curve, nei pianori che sovrastano le stalle di Caldirola: la vista abbraccia tutta l'alta valle, distesa ai piedi della dorsale dell'Ebro e finalmente, dopo tutti i boschi attraversati dalla mattina, posso godermi un po' di bei panorami. Dalle Stalle al paese la strada è breve, una ripida discesa su asfalto che, piuttosto velocemente, mi accompagna verso casa. Guardo l'ora: è prestissimo e mia madre, vedendomi arrivare, strabuzza gli occhi. 

"Ma sei già qui?"

In realtà, non sono tanto io che ho corso, quanto il sentiero ad essere piuttosto veloce, in particolare nel tratto compreso tra Garadassi e il bivio tra i sentieri per Caldirola e 121. Il gps segnala poco più di 8 km: sulla provinciale, da Fabbrica a Caldirola ce ne sono una decina. D'altra parte, evitando i tornanti e percorrendo dritto per dritto la dorsale, il percorso si accorcia notevolmente.

Non resta che studiare, prossimamente, il completamento della traversata percorrendo il tratto mancante fino a San Sebastiano Curone e, perché no, anche oltre. Vi terrò aggiornati! 

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A un passo dalla vetta
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