DA AIE DI COSOLA A SANTAGA'
Una breve escursione in alta val Borbera, ricca di curiosità
PARTENZA: Aie di Cosola (mt. 930 circa)
ARRIVO: Santagà (mt. 1051)
LUNGHEZZA ITINERARIO: 4 km (a+r)
TEMPO DI PERCORRENZA: 1 h circa (a+r)
SEGNAVIA: nessuno
Il mio passatempo di guardare cartine alla ricerca di qualche paese dimenticato, magari di qualche costruzione abbandonata non raggiungibile da percorsi conosciuti, ha prodotto nuovi risultati. A dire il vero, questa "scoperta" risale a qualche tempo fa, quando avevo percorso - suddividendolo in due tronconi - l'anello delle 12 fontane di Piuzzo: al momento di raccontarlo sulle pagine del sito, guardando una cartina con l'indicazione del percorso, mi ero reso conto della presenza di qualcosa di strano nei dintorni.
Esattamente di fronte alla Fontana 'd l'Orbio, che già si trova in territorio di Cosola, a differenza delle altre fontane ricomprese nell'anello, sulla cartina era riportato "Sant'Agata": non era ben chiaro cosa fosse, se qualche rudere oppure altro. Ovviamente, non potevo non andare a curiosare e così, in una giornata dove non avevamo molto tempo a disposizione, abbiamo abbandonato il consueto trekking sui nostri sentieri per camminare alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Raggiungiamo in macchine Aie di Cosola, la parte di paese che si trova a sud della provinciale e seguiamo la strada in direzione di Capanne di Cosola fino nei pressi della curva dove si trova la piscina. Parcheggiamo a bordo strada in uno spiazzo panoramico sul Cavalmurone e ci incamminiamo in discesa, fino a prendere la deviazione (asfaltata) che scende alla volta della piscina con annesso centro sportivo. Scavalchiamo un cancello e anziché scendere alla volta della piscina, teniamo la destra, raggiungendo l'imbocco di una evidente mulattiera che scopriamo subito essere quella diretta a Sant'Agata perché la destinazione è indicata su di un cartello di legno.
Un primo indizio, ci viene proprio dal cartello, che indica Sant'Agata come se fosse una fonte. Uhm, tutto qui? Non siamo convinti e anzi crediamo che il breve percorso avrà qualche sorpresa in serbo per noi.
La mulattiera sale dolcemente, battuta alla perfezione e accompagnata, per alcuni tratti, da antichi muri a secco e già questo è un chiaro indizio che qui, una volta, probabilmente non c'era soltanto una fonte. Raggiungiamo con poca fatica uno splendido punto panoramico sulla dorsale del Cavalmurone e su Cosola, da cui si riescono ad ammirare i due distinti nuclei - Aie e Montaldo - alla perfezione e ci fermiamo a scattare qualche foto.
Raggiunto in breve un colletto panoramico, la vista si apre in direzione della val Borbera e in particolare sul corso del torrente, che si incunea ai piedi delle scoscese montagne dell'alta valle, fino a perdersi contro alla imponente sagoma del Monte Bossola: nei pressi del sentiero, una vecchia croce. Il sentiero, superato il colletto, prosegue sul versante a mezza costa, mantenendosi pressoché pianeggiante, quindi prende dolcemente a salire: aggirato un versante, la traccia inizia pian piano a scendere e i panorami si aprono in direzione del villaggio di Cerendero e della poco distante Chiesa di San Rufino.
La mulattiera si addentra nella valle, regalando ora una insolita visuale in direzione del crinale dell'Ebro, che ci sovrasta, mentre cerchiamo con lo sguardo, in lontananza, qualche segno della presenza di Sant'Agata: si scorge qualcosa di bianco, che brilla tra gli alberi illuminato dal sole, ma non riusciamo a capire di cosa si tratti.
Continuiamo ad avvicinarci e, superata un'area adibita alla sosta, raggiungiamo una bella fontana, posta in prossimità di una curva del sentiero: che sia tutto qui Sant'Agata? La mulattiera, bella ampia, prosegue ancora e per questo decidiamo di seguirla, convinti che da qualche parte dovrà pur condurre.
Avanziamo per un tratto in leggera salita, quindi una secca svolta verso destra conduce al punto terminale della mulattiera, nei pressi di una piccola cappella votiva. Ecco cos'era quella cosa che brillava tra gli alberi, sotto al sole! Eppure, una cappelletta nel mezzo del nulla, ai piedi del Monte Ebro...non mi convince, ci deve per forza essere stato qualcos altro nei dintorni.
Scattiamo qualche foto alla cappelletta - alta poco meno di due metri e con una nicchia al cui interno si trova la statua di S.Agata, protettrice delle allattatrici - ai cui piedi troviamo incisa la data "1958", poi decidiamo di proseguire per un tratto sulla traccia ora colma di rovi e molto poco evidente: oltre la cappella, un cartello di legno segnala la direzione da seguire per raggiungere Piuzzo. Capiamo subito che seguendo questa traccia, per quanto sporca e malridotta, raggiungeremo, oltrepassato un rio, la Fontana 'd l'Orbio del giro delle 12 fontane di Piuzzo.
Ci stupiamo perché, più avanziamo nel fitto bosco, più compaiono muretti ovunque, non si capisce se semplici delimitatori della vecchia mulattiera, terrazzamenti oppure vecchi muri di costruzioni che potevano sorgere nei dintorni. La zona, come è chiaramente visibile nonostante la natura rigogliosa, era completamente terrazzata e questa deve essere stata una fiorente zona di pascoli, un tempo. Raggiungiamo il rio che ci separa dall'intersezione col sentiero delle fontane di Piuzzo, ma decidiamo di non andare oltre, perché non abbiamo molto tempo a disposizione e finiremmo per allontanarci troppo, così torniamo sui nostri passi e dopo aver curiosato un po' tra i muretti sparsi lungo il sentiero, torniamo alla cappella votiva di Sant'Agata per mangiare qualcosa, prima di fare rientro a Cosola sullo stesso sentiero, disturbati solo da un cinghiale che ci sfreccia alle spalle alla velocità della luce, impedendoci quasi di vederlo.
Tornato a casa, cercherò informazioni sul luogo visitato e scoprirò che al Pilone votivo dedicata a Sant'Agata (Santagà nella parlata locale) sono legate particolari leggende, trattate diffusamente nel saggio "Noi Cantiamo con il Verso Bello", di M. Balma, P. Ferrari e Z. Negro. Lo spunto, è arrivato da una foto di Giacomo Turco.
"[...] Non si hanno notizie certe circa la data di erezione del pilone, ma deve trattarsi di un manufatto molto antico, almeno nelle sue forme originarie, probabilmente anteriore alla costruzione della Parrocchiale dell'Assunta (anni '60 del XVI Secolo), perchè localmente si crede che in principio in luogo del pilone sorgesse una chiesa, sempre dedicata all'Assunta. Sono tante e tali le leggende nate intorno a Santagà da poter ipotizzare che il luogo fosse considerato sacro già in epoca prescristiana, e che credenze legate forse ad una qualche divinità femminile pagana siano state in seguito inglobate nella dottrina cristiana con la venerazione per Sant'Agata, che è una figura tipicamente materna. Una di queste leggende afferma che in origine non solo la chiesa, ma l'intero abitato di Cosola sorgesse nelle vicinanze del poggio, e che gli abitanti di paesi situati sull'altro versante del Monte Ebro (ai cui piedi è accucciata Cosola) fossero soliti affrontare lunghe camminate per recarsi alle funzioni che venivano celebrate nella primigenia pieve (non si può ancora parlare di parrocchia, perchè l'organizzazione per parrocchie si è diffuso in queste valli in epoca storica nel Tardo Medioevo; per inciso, a Cosola esisteva già una chiesa prima dell'attuale parrocchiale, l'Oratorio di Sant'Antonio da Padova, ma questo si trova in tutt'altra località rispetto a Sant'Agata), evidentemente tenuta in alta considerazione anche da genti di altre vallate. Si tramanda, riguardo all'antica collocazione del borgo, che si sia verificato un omicidio tra parenti per spartirsi i terreni, forse oggetto di un'eredità contestata. In particolare, si parla di un uomo ucciso nel sonno a colpi di scure". [...]
Per saperne di più su Santagà, vi invito a leggere il resto della descrizione di questa bella foto di Giacomo Turco (Giames), che spiega, in sintesi, le leggende legate al pilone votivo intitolato alla Santa: http://www.panoramio.com/photo/59671563.
Sicuramente, cercherò il libro per soddisfare la mia curiosità.