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DA COSTA MONGIARDINO A SAN FERMO

A cavallo di due regioni, verso la chiesetta di San Fermo

PARTENZA: Costa Salata Mongiardino (mt. 789)

ARRIVO: San Fermo (mt. 1175)

TAPPE INTERMEDIE: pendici Bric di Cravella (mt. 941), pendici Cima dell'Erta (mt. 990), Monte Castello

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 12 km

TEMPO DI PERCORRENZA: poco meno di 4 h.

SEGNAVIA: bianco-rosso num. 200

 

 

Curiosando qua e là sul web alla ricerca di nuovi itinerari, mi sono imbattuto in questo tratto del sentiero numero 200 (l'"anello Borbera-Spinti", un itinerario a lunga percorrenza, di oltre 100 km) che mi ha particolarmente incuriosito. Sinceramente, però, non mi aspettavo molto da questo percorso: sono già stato a Costa Salata Mongiardino e obiettivamente, non è un luogo indimenticabile. Discorso diverso per San Fermo, a mio parere uno dei luoghi da incorniciare del nostro appennino: e allora mi sono detto, "perché non percorrere questo tratto di sentiero in direzione di San Fermo"? E allora andiamo!

Raggiungo Costa Salata - che tra l'altro è più velocemente raggiungibile rispetto a San Fermo, in termini di strada in auto - svallando in val Borbera e, successivamente, portandomi in val Sisola attraverso il ponte di San Nazzaro, risalendola poi sulla SP144 fino ad oltrepassare la sede comunale di Mongiardino Ligure. Arrivato a Costa Salata, frazione posta proprio sulla costa che separa la Val Borbera dalla Val Vobbia, parcheggio nei pressi dell'albergo ristorante che porta lo stesso nome del paesino: il sentiero parte proprio lì a fianco, e pensare che quando ero stato qui (per andare al paese abbandonato di Camere Nuove, ndr) non lo avevo notato pur avendolo davanti al naso. Devo essere più attento!

Il sentiero si imbocca proprio sul lato del ristorante, dove il proprietario sta tagliando l'erba in giardino e un cane mi ha già preso di mira, iniziando ad abbaiarmi appena sono sceso dalla macchina. La prima parte è in salita e permette di aggirare il ristorante, portandosi - attraverso una discesa - sul suo retro, poi riprende a salire, sempre all'interno di un boschetto e conduce in un primo punto panoramico. Qui il sentiero corre a cielo aperto, sotto il sole e permette di vedere un bel panorama, alla mia destra, su Crocefieschi e sulle vicine Rocche del Reopasso.

Il tratto di sentiero pianeggiante è molto breve: dopo poche centinaia di metri, infatti, si ritorna all'interno di un bosco e si riprende a salire, questa volta in maniera più decisa, su di un terreno sconnesso più simile al corso di un vecchio rio che non ad un sentiero vero e proprio. Questa ripida salita, discretamente faticosa, ci porta dopo alcune decine di minuti alle pendici del Bric di Cravella, a 941 metri di altitudine, come ci segnala il cartello posto lungo il percorso.

Qui finalmente il sentiero spiana e dopo aver superato un tratto dove è stato operato un rimboschimento di conifere, si incontra - e si evita - sulla sinistra un bivio con l'indicazione per la "vecchia strada costa salata-monte bossola-rocchetta". Poco più avanti, ci si trova davanti un bivio che a qualcuno potrà far scappare un sorriso: porte di pietra a destra, finestre di pietra a sinistra. Io seguo il sentiero di destra (porte di pietra), che ricalca, verosimilmente, un tratto del percorso della gara di trail che si tiene in primavera su queste cime.

Da qui, proseguendo sempre in piano, iniziano finalmente ad aprirsi i primi panorami sulla Val Vobbia, con le Rocche del Reopasso che ritornano a fare la loro comparsa tra le foglie degli alberi, alla mia destra. Dopo poco, giungo in breve alle pendici della Cima dell'Erta, a 990 metri di altitudine, dove lo stretto sentierino si innesta su di una sterrata decisamente più ampia: da qui in poi, tenete presente che la sterrata e il sentiero correranno praticamente paralleli e che, se si vuole risparmiare tempo e strada, è bene preferire sempre il sentierino, ogni volta che fa la sua comparsa.

Dopo un lungo tratto sulla sterrata, giungo all'intersezione con un'altra sterrata che scende verso valle e che conduce ad Inserumi, vicino al borgo di Arezzo, in Val Vobbia. Da qui scatto qualche foto alle Rocche del Reopasso, scendendo leggermente sulla strada per Inserumi, poi riprendo la sterrata che cammina sul crinale rimettendomi in marcia, fino ad arrivare in un punto in cui si apre anche una bella vista sulla Val Borbera e sul paese di Dova Superiore. Poco più avanti, superata l'intersezione con il sentiero numero 253 - che scende sulla sinistra alla volta di Casalbusone - si giunge nei pressi di un bivio, dove occorre abbandonare la sterrata e seguire il sentierino in salita segnalato sulla destra, che conduce dopo una breve ma piuttosto ripida salita sul Monte Castello, punto in cui il nostro itinerario cambia improvvisamente fisionomia.

Da qui - punto in cui si apre davanti ai nostri occhi una bella vista su tutta la valle del torrente Vallenzona - mancano circa 45 minuti all'arrivo al valico di San Fermo: il sentiero scende dapprima in mezzo a un bosco di conifere e poi corre a mezza costa sul versante delle montagne, in direzione della chiesetta posta sulla cima della montagna che inizia ad intravedersi minuscola e lontana. A mano a mano che si procede sullo stretto sentierino, la valle del torrente Vallenzona si mostra in tutto il suo splendore, con i borghi di Vallenzona, Costa e Piani proprio sotto di me, uniti tra di loro da una stradina che risale la montagna attraverso innumerevoli tornanti. 

Camminando, guardo dritto verso la Chiesetta di San Fermo, che si fa sempre più vicina: alle sue spalle, a sinistra la cima dell'Antola e a destra quella del Buio. Il panorama da qui è fantastico, soprattutto in una giornata tersa come quella di oggi ed è molto particolare vedere la chiesetta posizionata proprio sul cocuzzolo della montagna, a dominare le due valli.

Soprattutto in questo tratto di percorso, cammino principalmente sul sentiero, abbandonandolo rare volte a favore della sterrata e giungo così nei pressi di uno spiazzo dove si ha una bella vista sulla val Borbera mentre, sul lato opposto, si può trovare un piccolo casotto in legno affacciato sulla valle del torrente Vallenzona. Da qui, San Fermo è vicino più che mai e proseguendo mi si pone davanti un bivio, dove - non vedendo le segnalazioni (che invece ci sono, ndr) - tengo il sentierino basso, il quale anziché condurmi nei pressi della chiesetta di San Fermo, mi porta più in basso, non distante dal bivio per San Clemente.

Nessun problema, comunque: una volta sbucato sull'asfalto risalgo la strada, con la chiesetta gialla proprio sopra alla mia testa. In breve la raggiungo, fermandomi qualche istante per bere un sorso d'acqua e per ammirare il panorama che, da qui, è da lasciare senza fiato. 

Dalla panchina posta di fronte all'ingresso della chiesetta si può godere di una vista privilegiata sulla valle del torrente Vallenzona, con Vobbia che pare intravedersi sul fondo della valle e Crocefieschi a dominarla dall'alto, accanto alle aspre Rocche del Reopasso. Cammino fino nei pressi della tavola con i nomi delle montagne dell'appennino e delle alpi che da qui si possono ammirare e da qui la vista si apre sul Monte Antola, sul paesino di Berga, su Vegni e su Dova superiore. Alle sue spalle, tutta la Val Borbera, fino al Giarolo. Proseguendo con lo sguardo verso sinistra, la valle del torrente Gordenella, con la bella chiesa di San Ruffino, tra le frazioni di Cerendero e Canarie, nel comune di Mongiardino Ligure.

Rimango qui il tempo di scattare qualche foto, poi quando inizia ad arrivare gente - alcuni motociclisti e una coppia di signori che si siedono sulla panchina ad ammirare il panorama - rimetto lo zaino in spalla incamminandomi sulla via del ritorno.

Questa volta, ai piedi della chiesetta di San Fermo, riconosco l'imbocco del sentiero numero 200, peraltro ben segnalato e scendo inizialmente tra alcuni grandi prati, sul sentiero (che all'andata avevo ignorato) che mi condurrà, in breve, al casotto in legno con vista sulla valle del Vallenzona. Da qui, seguo lo stesso itinerario dell'andata alla volta di Costa Salata, dove giungo che è da poco passata l'ora di pranzo, anche se da queste parti - almeno oggi - pare non volare una mosca.

Un'escursione che, se devo dire il vero, non credevo così bella: specialmente la seconda parte del percorso, quella dal Monte Castello fino a San Fermo, regala degli scorci e delle viste a dir poco imperdibili. Quindi, fateci un salto, ve la consiglio!

A un passo dalla vetta
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