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IL SENTIERO 109, DA BRUGGI A LUNASSI

Escursione con discreti dislivelli sulla sponda destra del torrente Curone, alla scoperta della Torre dei Malaspina

PARTENZA: Bruggi (mt. 1023)

ARRIVO: Lunassi (mt. 762)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 11 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: oltre le 3 ore (andata e ritorno)

SEGNAVIA: 109 bianco-rosso

 

 

Ho ingiustamente abbandonato la val Curone, forse per il fatto che ci vivo e che molti dei sentieri di questa zona sono quelli che ho percorso e ripercorso in questi anni. Ma la val Curone è una valle tutta da scoprire, non solo nelle montagne che la circondano ma anche nei piccoli, singoli paesi che la compongono. In questo senso, uno degli itinerari più caratteristici è quello che unisce due piccoli borghi dell’alta valle, Bruggi e Lunassi.

Bruggi è l’ultimo paese della valle: sorge ai piedi del Monte Chiappo, in una posizione così nascosta che riuscire a vederlo è quasi un’impresa. Percorrendo la SP100 della val Curone, si abbandona dopo Garadassi la strada per Caldirola e si prende la SP113, che attraversa i paesi di Montecapraro e Salogni prima di incunearsi tra i versanti delle montagne e giungere, finalmente, a Bruggi. Arrivando, in lontananza, pare scorgersi il campanile tra gli alberi, poi finalmente, ecco le prime case: solo quando si arriva davanti alla chiesa di San Rocco, voltandosi, si ha una visione completa del paese, arroccato su di un versante del Monte Garavé ai piedi di una folta pineta.

Senza arrivare davanti alla chiesa e al cimitero, appena superato il ponte sul torrente Curone, nei pressi del Mulino del Gustòn, si prende la stradina che sale a sinistra, conosciuta a Bruggi come “la panoramica” e la si percorre interamente: la strada termina su di una piazzetta adornata di panchine posta in cima al paese, nei pressi di una delle tante fontane di Bruggi. Qui si trova anche l’imbocco della carrareccia che, conducendo al Colle della Seppa – passo tra i monti Garavé e Bagnolo – permette di svallare in valle Staffora. Ma oggi, questo percorso non mi interessa.

Guardando verso la strada da cui sono arrivato, alcuni cartelli bianco-rossi indicano la partenza dei sentieri numero 109 e 111, che conducono, rispettivamente, a Lunassi e Forotondo, altri due borghi della valle situati sulla sponda destra del torrente Curone. Indicano la stessa direzione e così, dopo essermi preparato adeguatamente, li imbocco, dando inizio alla mia escursione. La giornata è grigia e sembra non promettere nulla di buono. La nebbia scende dalla cima dell’Ebro e del Chiappo, inghiottendo parte del paesaggio e nascondendo la neve che è rimasta ad imbiancare le cime. Caldirola, là di fronte, sta per scomparire nella nebbia che scende velocemente dalla cima del Giarolo. C’è da sperare di non prendersi dell’acqua!

Il sentiero corre in leggera salita per le prime decine di metri, all’interno di una conca, passando a fianco alla collinetta nota come “Cusciö d’Marsian” (Colle di Marziano), in un tratto in parte invaso dalle spine, mantenendosi al di sotto della carrareccia per il Colle della Seppa, che corre parallela al sentiero, che confluirà in essa attraverso una bretella di collegamento. Io invece proseguo sul sentiero, che spiana per un breve tratto, per poi tornare a salire ed immettersi in una più ampia mulattiera proveniente dalla strada per la Seppa, dove incontro delle segnalazioni.

Mi trovo ora ai “Piani delle Preghelle” (Praghele), dove incontro ancora la neve che, evidentemente, non ne vuole sapere di andarsene. Il sentiero è pianeggiante e con brevi saliscendi permette di superare tre rii che scendono da monte, dei quali solo l’ultimo – il rio di Stassone – è menzionato nelle carte. Gli altri due, rifacendomi alla memoria storica dei parenti, sono – rigorosamente in dialetto – il rio “D’Incugnö” e il rio “Dei Fussoghe”. Superato il primo, molto povero di acqua, si giunge dopo una breve discesa al secondo, dove è stata costruita una briglia da cui scende, invece, una discreta quantità d’acqua. Oltre il rio di Stassone, l’ultimo dei tre, il sentiero prosegue dapprima in piano per poi riprendere a salire più decisamente e condurre in corrispondenza di un bivio, dove si dividono i sentieri 109 e 111.

Il sentiero 111, per Forotondo, prosegue diritto, mentre il 109, per Lunassi, svolta a sinistra e si fa subito più stretto, scendendo di quota attraverso alcuni tornantelli e procedendo poi diritto fino ad incontrare un nuovo rio, del quale non so dire il nome. Poco oltre questo rio, un nuovo bivio, questa volta poco segnalato (solo una pallina gialla su un albero alla quale però è difficile dare un significato univoco..), al quale occorre tenere la sinistra, abbandonando la strada che sembra più battuta per prenderne una decisamente meno visibile, che procede in piano regalando tra gli alberi alcune viste dell’abitato di Salogni. Dopo una leggera discesa, ecco nuovamente le segnalazioni: Lunassi è a quarantacinque minuti, ma da qui inizia la parte più impegnativa del sentiero, che ora scende più ripidamente accanto ad una staccionata, fino a condurre in un pianoro libero dalla vegetazione da cui si può ammirare una bella vista della val Curone, fino al paese di Morigliassi. Ma la discesa non è mica finita, anzi prosegue sempre più ripida, attraversando il versante del Monte Carmo fino a raggiungere un ulteriore rio. Da qui, ritorno in vista dell’abitato di Caldirola, dell’albergo Da Rico, e delle prime case di Montecapraro.

Il sentiero, superato il rio, sale leggermente per poi tornare a scendere, in un punto privo di vegetazione simile ad una pietraia, dove incontro nuove segnalazioni, che danno Lunassi a soli 25 minuti. Continuando in leggera discesa, ecco di fronte a me l’intero borgo di Montecapraro, rispetto al quale mi sono portato di fronte, mentre i primi tetti delle case di Lunassi fanno la loro comparsa in lontananza. Finalmente si esce dal bosco e le viste dell’alta valle sono più complete e piacevoli: raggiungo così il rio Sormazza, poco oltre il quale è segnalato il bivio con il sentiero 110, che conduce invece al Monte Carmo e al Colle della Seppa. Una ripida discesa guardando dritto verso Montecapraro mi conduce nei pressi di una stalla per l’allevamento del bestiame, poco oltre la quale incontro l’asfalto, segnale del mio arrivo a Lunassi. Faccio giusto in tempo a scorgere, tra i rami delle piante, adagiato sul letto del Curone, uno dei mulini di questa valle, il Mulino del Pino, ora ristrutturato e abitato, un po’ come accaduto per il Mulino di Serventino in valle Spinti.

Le case di Lunassi sono ormai ai miei piedi. Il campanile svetta tra i tetti, che sono illuminati di una strana luce rossastra, forse quella che preannuncia l’arrivo del temporale. Scendo tra le case per fare un giretto e nella piazza della Chiesa di San Secondo (sec. XVII-XVIII) trovo ad attendermi una bella fontana. Spostandosi in direzione della chiesa e imboccando la vietta che parte davanti ad essa, ecco la caratteristica Torre Malaspina, simbolo di Lunassi, che si trova di fronte al Museo della Civiltà Contadina. Una foto della Chiesa vista dai piedi della torre, poi proseguo fino alla piazzetta che ospita la sede del Circolo Lunassese, abituale teatro di lunghe mangiate di panissa, preceduta da una bella fontana (Fons Vivus). Scatto una panoramica dal centro del paese, particolarmente caratteristico, con Montecapraro sullo sfondo, poi risalgo verso la chiesa, dove riprendo l’asfalto alla volta di Bruggi: il tempo non accenna a migliorare, anzi. Sarà meglio sbrigarsi! Trovo solo il tempo per scattarmi una foto con i tetti di Lunassi alle mie spalle e un bel panorama sulla val Curone, poi riparto, consapevole che mi aspetta una lunga e ripida salita.

Il ritorno non è dei più agevoli: la salita da Lunassi a Bruggi è una di quelle che si fanno sentire e anzi, non so dirvi se sia più faticosa la salita o la discesa. Forse la salita, se affrontata con un buon passo costante, è meno fastidiosa della discesa, decisamente troppo ripida. Quando arrivo al rio di Stassone, le intenzioni del tempo sono ormai piuttosto chiare: sto solo aspettando la prima goccia, che arriva puntuale dopo pochi minuti. Si mette a piovere subito piuttosto forte, tanto che sono costretto a riparare la macchina fotografica per evitare brutte sorprese. Fortuna che non manca molto: quando arrivo alla macchina, bagnato fradicio, la nebbia si è alzata, ma piove a dirotto. Sembra autunno inoltrato. Non che il paese abbia meno fascino, con questo tempo: Bruggi sembra un mondo a parte, ha un non so che di diverso da tutti gli altri borghi della val Curone. Sembra un paesino del Trentino capitato per sbaglio in provincia di Alessandria, sull'appennino.

Forse, il suo bello è proprio questo.

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