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DA BRUGGI AL MONTE BAGNOLO

Escursione in alta val Curone, da Bruggi al Bagnolo, passando per il Colle della Seppa e il Rifugio Laguione

PARTENZA: Bruggi (mt. 1023)

ARRIVO: Monte Bagnolo (mt. 1547)

TAPPE INTERMEDIE: Colle della Seppa (mt. 1485)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 10 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: intorno alle 3 ore (andata e ritorno)

SEGNAVIA: nessuno ma carrareccia ben evidente; per un tratto sul crinale, 110 bianco-rosso

 

 

Il crinale che separa la val Curone dalla valle Staffora, il Piemonte dalla Lombardia, è una manna per gli appassionati di panorami infiniti. La vista che si ha da qui sopra è sicuramente paragonabile a quella dai monti Ebro e Chiappo e se pecca leggermente per quello che riguarda la vista sul mare, nascosto proprio dalle due vette che ho citato, regala quantomeno una vista illimitata sulla pianura lombardo-piemontese e sull’appennino piacentino.

Uno dei tanti modi per raggiungere questo splendido crinale è salire da Bruggi, località dell’alta val Curone a oltre 1000 metri di altitudine, ai piedi del Monte Chiappo. Risalita la val Curone fino alla sede municipale di Garadassi, si prosegue sulla SP100 fino al bivio per Caldirola, dove la si abbandona a favore della SP113 per Montecapraro, Salogni e Bruggi. Arrivati a Bruggi, oltrepassato il ponte sul torrente Curone che proprio da queste montagne nasce, si svolta immediatamente a sinistra, su di una stradina che costeggia il paese e la si segue fino alla sua conclusione, in una caratteristica piazzetta posta proprio in cima a Bruggi.

L’itinerario che oggi abbiamo deciso di seguire è quasi interamente percorribile anche in auto (jeep, 4x4) ma ovviamente, noi prediligiamo fare del sano movimento e così, lasciata l’auto e indossati zaino e scarponi, scattiamo una foto ad inizio percorso e ci incamminiamo sulla strada che procede in salita sulla destra. La strada è inizialmente ancora asfaltata e conduce nei pressi di alcune tra le ultime case del paese, dalle quali si può ammirare un meraviglioso panorama della chiesa di San Rocco, che si trova a fondo paese, sul lato del torrente, quasi incastrata tra le montagne.

Terminato l’asfalto, oltrepassiamo un cartello con il nome del paese e la strada diventa una bella carrareccia che inizia a salire transitando accanto al “Colle di Marziano” con belle viste su Caldirola e sul Monte Giarolo. Numerosi tornanti determinano continui cambi di direzione della strada, che procede ora verso la testata della valle - dove si possono ammirare il Monte Prenardo e, a tratti, il Monte Chiappo - ora verso il fondovalle, in direzione del Monte Carmo e sale lentamente di quota, sul versante esattamente opposto a quello del Monte Ebro che ospita le stalle di Salogni.

Il sole picchia, ma l’aria frizzante di primavera, unita alla non eccessiva pendenza della sterrata rende l’escursione decisamente piacevole. Dopo circa quaranta minuti di cammino sulla carrareccia che taglia innumerevoli boschi di faggio, si transita accanto ad una stalla, nei pressi della quale scende un piccolo rio e lo si supera camminando in direzione del Monte Carmo, che ormai è accanto a noi. Un brusco tornante in salita ci fa riprendere la direzione del Monte Chiappo e ci fermiamo a contemplare lo splendido panorama: l’intero crinale dal Monte Giarolo fino al Monte Ebro è visibile di fronte a noi, fatta eccezione per un piccolo tratto di crinale del Cosfrone e Caldirola è esattamente ai piedi delle antenne e della statua del Redentore. Alle spalle del Monte Carmo, invece, oltre una deliziosa selletta occupata da una pineta, svetta il massiccio innevato del Monte Rosa, accanto alla piramide del Cervino: una meraviglia.

Già da qui, il panorama è eccezionale, perché oltre il Carmo inizia ad intravedersi la pianura, ma il massimo si raggiunge poco dopo, quando arrivati nei pressi del valico del Colle della Seppa (mt. 1485), si abbandona la sterrata non segnalata che scende in valle Staffora per dirigersi, sulla linea di crinale, verso il Monte Bogleglio attraverso il sentiero 110. A mano a mano che prendiamo quota sullo spartiacque tra Piemonte e Lombardia, il panorama che si apre davanti ai nostri occhi è sempre più illimitato. Sul lato lombardo, la vista spazia dal Monte Penice, riconoscibile per via delle sue antenne, alla Pietra Parcellara, a Cima Colletta, ai monti Terme, Tartago e Lesima, per chiudere con la piramide del Monte Alfeo. Alle loro spalle, l’appennino ligure-piacentino, con le cime più alte della val d’Aveto, il Bue e il Maggiorasca. Sul lato piemontese, invece, oltre al crinale che sovrasta Caldirola, un’intera vista della val Curone, oltre la quale il paesaggio lascia spazio alla pianura, fino a sbattere incontro alla catena delle alpi. Superata un’antenna bianca e rossa posizionata proprio sul crinale, il sentiero spiana e procede sul lato della valle Staffora. Il sentiero numero 110 devia quindi sulla sinistra in direzione del Monte Carmo, ma noi proseguiamo diritto, seguendo la linea di crinale e raggiungiamo, dopo pochi minuti, il Rifugio Laguione, un piccolo bivacco circondato da una staccionata in legno e da panche e tavoli, dove è possibile trovare quantomeno riparo in caso di temporali e riscaldarsi con la stufa che si trova all’interno. Davanti al Rifugio, uno splendido panorama sul lato della val Curone, dove ora ha fatto comparsa anche l’abitato di Forotondo, che si trova esattamente sotto di noi: la vista spazia addirittura fino oltre la cittadina di Varzi, che si trova alle spalle del poco distante Monte Bogleglio.

In questa località, nota come "U Laguion", nel 1928 Paolo Toso di Forotondo costruì l'Albergo "Belvedere", trasportando fin quassù il materiale con i buoi: l'albergo divenne, negli anni della Resistenza, il rifugio di un gruppo di inglesi, che vennero scoperti dai fascisti, i quali diedero alle fiamme il loro nascondiglio. E' proprio sui ruderi dell'albergo che oggi sorge il rifugio.

Dal Laguion, si sale su di una piccola selletta che apre la vista sulla valle Staffora e si raggiunge dopo una decina di metri la vetta del Monte Bagnolo (mt. 1587), dove è posta, su di una grande roccia, una statuetta di Sant’Anna ed un ricordo di Don Pietro Castellano, il giovane parroco del vicino paese di Negruzzo che qui perse la vita a soli 37 anni, nel febbraio del 1924, nel bel mezzo di una tormenta di neve, mentre stava tornando da Sarezzano, suo paese di origine.

Una foto sulla vetta del Bagnolo, poi è tempo di dedicarsi a qualche interessante zoom sui paesi e sulle montagne circostanti: ecco quindi la cima del Lesima, con la sua palla radar, la cresta rocciosa della Pietra Parcellara illuminata dal sole, accanto alle antenne del Penice, ma anche i paesi di Pregola, Barostro e Cencerate che fa capolino dietro ad un versante della montagna. Negruzzo è proprio qui sotto, sembra vicinissimo, ma in realtà ci separa ancora un bel po' di strada.

Passano alcune jeep, che disturbano però solo in parte la nostra quiete. La sola vista da qui sopra è sufficiente a scacciare tutte le preoccupazioni perché la montagna, si sa, è prima di tutto una medicina contro lo stress. Con questo cielo blu e queste soffici nuvole bianche, poi, si respira anche un anticipo di estate ed è davvero piacevole rimanere qui a contemplare l'infinito davanti a noi.

Per il ritorno, seguiamo in scioltezza la stessa strada dell'andata: oggi non è tempo di esperimenti, anche se presto verremo a provare il sentiero che scende dal Carmo verso il paese di Lunassi e quello che da Bruggi raggiunge Forotondo. Per ora il Carmo rimane là davanti, con il suo tabellone bianco voltato a guardare in faccia Caldirola, dove riesco persino ad intravedere casa mia. Una passeggiata tranquilla, quella del ritorno: le ultime foto nei pressi del Colle della Seppa, dove riusciamo ancora ad intravedere Salogni - che per metà è illuminato dal sole e per l'altra metà è coperto da una grossa nuvola bianca - e la Pietra Parcellara che cambia colore a seconda della posizione del sole, che ne illumina le pareti di roccia. Ben presto scompare dalla nostra vista anche il Rifugio del Chiappo, che si nasconde dietro ai versanti del Monte Garavé e del Monte Rotondo.

Tranquilli, scendiamo a passo lento verso Bruggi, guardando gli splendidi colori primaverili che ci circondano. La strada, così ampia e inghiaiata è un po' monotona, ma ci sono talmente tante cose da vedere attorno che alla strada neanche ci facciamo caso. Dopo una lunga discesa, eccoci finalmente in vista del costone roccioso del Monte Prenardo, accanto al quale comincia ad intravedersi il Rifugio del Chiappo. Bruggi è proprio lì sotto, ancora illuminato da un bel sole. Mi fermo a scambiare due parole con un signore che pulisce il giardino e che mi chiede dei maggiociondoli, ma non se ne vedono (l'itinerario è dei primi di maggio, ndr), forse è ancora un po' troppo presto.

Ma arriveranno, arriveranno. E daranno presto una nuova tonalità di colore a questo paesaggio già di per sé straordinariamente variopinto.

A un passo dalla vetta
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