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CALDIROLA-CAPANNE DI COSOLA

Una bella e lunga traversata sulla dorsale che separa val Curone e val Borbera

PARTENZA: Caldirola, Colonia Provinciale (mt. 1100 circa)

ARRIVO: Capanne di Cosola (mt. 1502)

TAPPE INTERMEDIE: Rifugio Orsi, Pendici M.te Ebro, Bocche di Crenna, M.te Ebro, M.te Cosfrone, M.te Panà

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 6 ore e 30 min. (a+r)

SEGNAVIA: 106+108+bolli gialli; bolli gialli+200 per il ritorno (non segnalato l'ultimo tratto).

 

Tutte le estati, c'è una ricorrenza a cui non ci si può sottrarre: la traversata, con pranzo, da Caldirola fino a Capanne di Cosola.

E' la classica escursione così lunga che non puoi, all'arrivo, non avere voglia di infilare le gambe sotto al tavolo del ristorante di Fausto e assaggiare tutte le portate! Non so voi, ma io davanti a questi appuntamenti...sono abituato a non tirarmi indietro!

Dopo avere onorato, a lungo, la tradizione con mio padre, quest'anno decido di raddoppiare e mi appresto a santificare la ricorrenza per ben due volte nel giro di una settimana, percorrendo il lungo sentiero anche con Ilaria.

La mattinata è fresca, il cielo terso: non siamo più abituati ad estati di questo tipo! Alla Colonia Provinciale di Caldirola, indossiamo gli scarponi e gli zaini poi, mentre io imposto la macchina fotografica, Ilaria telefona ai suoi genitori, che assieme ad alcuni amici hanno deciso di fare due passi fino al Rifugio sul Monte Chiappo.

"Stanno già salendo al Chiappo!" mi dice lei, ed effettivamente, come ogni volta, i ritardatari siamo sempre noi, con questa dannata fatica a tirarsi su dal letto al mattino (durante le ferie, per giunta). Ma in fondo, non ci corre mica dietro nessuno: l'importante è non arrivare a Capanne troppo tardi da non trovare più nulla da mangiare.

Ci infiliamo nell'ombroso sentiero segnalato con il 106, vestiti piuttosto pesanti per essere agosto, addentrandoci nella bella faggeta all'interno della quale filtrano i primi, caldi, raggi del sole. In leggera salita, superiamo il bivio non segnalato per la Fontana Nascosta, giungendo in vista del cartello con le segnalazioni del sentiero, che invita a svoltare a sinistra percorrendo una ripida rampetta. Io, che ho sempre caldo, rimango in maglietta già qui, consapevole della salita che ci aspetta ma anche del fatto che, tra non molto, potremo goderci un po' di sole all'uscita dal bosco. 

Dopo la salita, una leggera discesa conduce al secondo punto di svolta, dove abbandoniamo il sentiero principale per salire a destra in una ombrosa pineta, raggiungendo in pochi minuti il cartello con le ulteriori segnalazioni, che precede appena l'uscita dal bosco ai piedi del versante orientale del Monte Panà. Finalmente, i panorami si aprono in direzione delle cime dell'Ebro e del Chiappo, proprio di fronte a noi.

Cerchiamo di accelerare il passo, per recuperare il tempo perso per tirarci su dal letto e rimaniamo sul sentiero 106 che ora diventa una esile traccia e, successivamente, si infila tra i prati aggirando le pendici orientali del tratto di dorsale tra Panà e Cosfrone. Il percorso avanza con continui saliscendi, quindi, dopo aver fatto ingresso in una faggeta, costeggia la Fontana Moietta (con l'acqua ad agosto...lo dico io che queste estati non sono più quelle di una volta) e prende a scendere con più decisione nel bosco, sbucando nel grande prato ai margini del quale si trova la zona umida. Il sole picchia sempre più forte e solo una salita ci separa dal Rifugio Orsi, che raggiungiamo in pochi minuti di cammino. 

Lo aggiriamo, mantenendoci sul sentiero 106 e raggiungiamo la fontana nei pressi del Rifugio per dissetarci, prima del duro tratto di percorso in salita che ci attende. Molto ripido, il sentiero si inerpica alle spalle della fontana, prendendo rapidamente quota, alternando tratti nel bosco e tratti scoperti, mentre un capriolo sbuca improvvisamente da un cespuglio tagliandoci la strada. La traccia di sentiero, sempre in salita, costeggia le rovine della vasca di una fontana e sale tra i faggi conducendo, con due brevi rampe, nei pressi del (putrido) laghetto ai piedi del Monte Cosfrone, dove ci fermiamo a scattare qualche foto. Oltre il laghetto, il sentiero torna tra i faggi per un breve tratto, prima di sbucare nella vasta piana ai piedi dell'Ebro.

La vista è sconfinata in direzione della pianura, evidentemente la mattina non troppo afosa ha pulito per bene l'aria. Decidiamo di non salire subito sull'Ebro, ma di percorrere il sentiero che lo taglia a mezza costa sul versante della val Curone: è un tratto non segnalato, ma reso evidente dal passaggio degli animali, che lo porta ad unirsi con il sentiero 108 che sale da Salogni, che sbuca poco più in direzione della testata della valle. Fatto ingresso sul 108, continuiamo per un buon tratto a mezza costa in piano, quindi, in un punto estremamente panoramico sul Giarolo e sull'alta val Curone, in corrispondenza di un paletto piantato ai margini del sentiero, completiamo l'aggiramento della montagna deviando bruscamente a destra in salita, seguendo la minuscola traccia del sentiero 108 che ora corre parallela rispetto alla sterrata diretta a Bocche di Crenna.

Il Chiappo si fa sempre più vicino, ed è dritto davanti a noi; accanto ecco comparire la dorsale Cavalmurone-Legnà, che emerge alle spalle del valico della Crenna. Ilaria, davanti a me, nota alcune persone che stanno scendendo dal Chiappo: "vuoi vedere che sono i miei che stanno già scendendo?".

"Mah, vuoi dire?" Io sono piuttosto scettico, mi sembra troppo presto. E invece, a mano a mano che avanziamo e che le figure si fanno più definite, ci rendiamo conto che si tratta proprio del gruppetto dei suoi genitori. Li raggiungiamo a pochi metri da Bocche di Crenna, una volta completato l'aggiramento dell'Ebro. Hanno già pranzato al Rifugio e forse vedendoci affamati, ci offrono gentilmente un po' delle provviste che avevano con loro e che non hanno utilizzato: sicuramente, se non arriveremo a Capanne di Cosola in tempo per il pranzo, non moriremo di fame!

Li salutiamo e arrivati a Bocche di Crenna dobbiamo decidere se proseguire nell'itinerario che avevamo in mente - e quindi salire al Chiappo e poi scendere a Capanne - oppure da qui prendere il più veloce sentiero che taglia a mezza costa il Prenardo e il Chiappo. Guardiamo l'ora, si è fatto tardi nonostante il passo spedito della nostra camminata: salendo al Chiappo, rischieremmo di non arrivare al ristorante in tempo per pranzare, così optiamo per il più breve sentiero.

Appena scendiamo sulla sterrata lato val Borbera, ci accorgiamo subito che si vede a occhio nudo il mar Ligure con Capo Noli. Pazzesco, non capita di frequente, specie in estate. Non abbiamo però molto tempo da dedicare alle foto, così prendiamo sulla sinistra la stretta traccia di sentiero segnalata con due bolli gialli che ci condurrà, dopo una bella traversata, alla nostra mèta.

Attraversiamo gli ampi prati del versante valborberino del Prenardo, giungendo all'ingresso di un boschetto da cui il panorama arriva fino al ponte per Carrega Ligure e Daglio. Attraversiamo la faggeta, seguendo il sentiero ora più evidente, che curva verso sinistra proseguendo alla volta di una cappelletta ai bordi di un prato e, successivamente, in leggera salita alla volta di una fontana preceduta da un cancello. Siamo ormai in dirittura d'arrivo: il sentiero scende, quindi procede in piano giungendo in vista delle ultime villette di Capanne di Cosola e, poco dopo, dell'incrocio con il sentiero 200 che scende dal Monte Chiappo.

Il ristorante è là in fondo e l'orologio segna l'una e mezza: un po' tardi rispetto ai nostri programmi ma decisamente in tempo per pranzare. Ci accoglie Paolo, che ci fa accomodare in un angolo della saletta, colma di gente come ogni estate.

Facciamo passare la stanchezza con le gambe sotto al tavolo, un'ottima soluzione se non fosse che bisogna un minimo pensare anche al ritorno, perché c'è ancora tanta strada da affrontare. Così ci lasciamo andare ma non troppo....

Dopo un'oretta e mezza, intorno alle 15, paghiamo e ripartiamo, pronti per goderci lo spettacolo che al mattino abbiamo dovuto vedere un po' di corsa dall'alto delle nostre montagne. Prima, però, ci fermiamo nei pressi dell'incrocio con il sentiero 200 diretto al Chiappo per zoomare su Capo Noli, che da qui si vede divinamente, ma non solo: i panorami spaziano dal Reopasso al Tobbio, da Punta Martin al Beigua. Raggiungiamo Bocche di Crenna sullo stesso sentiero dell'andata, con passo meno veloce causa digestione in corso e sole potentissimo sulle nostre teste ma tutto sommato onoriamo il percorso con un tempo piuttosto accettabile. L'Ebro, ripido, è davanti a noi ed è la prima vera prova da affrontare nel nostro post-pranzo: affrontiamo la salita con tutta la calma del caso, forse un po' troppa quando perfino due bambini ci superano. Ma il caldo è veramente forte adesso, sentiamo la pelle che brucia e il respiro si fa pesante.

Quando arriviamo in cima all'Ebro, troviamo però la scusa per fermarci a respirare: la vista da qui sopra è davvero incredibile. Fuori lo zoom, è tempo di scattare foto di tutto quello che da qui si riesce a vedere: il mare con Capo Noli, certamente, ma anche i panorami su Penna e Aiona, Maggiorasca Bue e Ciapa Liscia, Ragola e Crociglia, Pietra Parcellara. E poi tutta la pianura, così vasta da sembrare tutta uguale ma che a guardare bene regala una vista inconsueta su Pavia e Milano (non so ad agosto quanti siano stati così fortunati!). Mi piacerebbe conoscere tutti i luoghi che vedo per poter assegnare loro un nome, ma purtroppo non sono così avanti. 

Raggiungiamo la cima dell'Ebro, dove alcune persone si stanno godendo il caldo sole pomeridiano distese ai piedi della croce. Non ci fermiamo, continuando verso il Monte Cosfrone, da cui ci separano cinque-dieci minuti di cammino. Il Giarolo è là in fondo con le sue antenne e ai suoi piedi si distende l'infinita pianura, la cui visuale oggi è chiara come forse non lo è mai stata. Dal Cosfrone prendiamo a scendere verso il Panà, godendoci gli ultimi, strepitosi, panorami sulla dorsale dal Bogleglio al Chiappo e all'Ebro, con il radar del Lesima che fa capolino alle loro spalle. Si sta facendo tardi, sui monti inizia a non esserci più nessuno: solo noi, stanchi morti ma felici per la lunga traversata di oggi, ormai quasi giunta al termine perché dalla discesa del Panà vediamo i tetti di Caldirola, che poi così distante non sembra.

Optiamo per una scorciatoia che ci permette di tagliare fuori Passo Brusamonica, uno di quei sentieri che conosciamo noi del posto, che però non è percorso da qualche tempo, pare, visto che se ne fatica a riconoscere l'imbocco. Quando lo troviamo, ci gettiamo in discesa per le ultime centinaia di metri sulle piste da sci, che ci accompagnano fino alla Colonia Provinciale di Caldirola, dove è rimasta solo la nostra macchina.

Non si può non essere stanchi dopo una giornata del genere. Ma non si può anche non essere felici!

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A un passo dalla vetta
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