DA CALDIROLA ALL'EBRO
Per un primo assaggio di primavera...
PARTENZA: Caldirola, Colonia provinciale (mt. 1100)
ARRIVO: M.te Ebro (mt. 1701)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: oltre 10 km
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 h. circa
SEGNAVIA: bianco-rosso 106; bianco-rosso 200
Certo che ne è passato di tempo dall'ultima camminata con Francesca. Faceva freddo, c'era la neve, la nebbia. Sembrava un altro mondo, un mondo in cui mi ero ormai abituato a vivere, circondato dal bianco e dal grigio. Era un mese fa.
L'ultima giornata insieme, prima della partenza per il mio viaggio.
E' un toccasana trascorrere un po' di tempo con gli amici, lontano da tutto, in mezzo a strade che non conosci e che però, dopo qualche giorno, iniziano a diventare familiari. Ti permette di respirare, di pensare per un attimo di non avere nessuno a cui dover rendere conto di quello che fai, della tua vita. Oltre ad arricchirti, culturalmente e di ricordi. Me la sono goduta, come sempre quando sono in viaggio, dimenticandomi di tutto. Francesca però è stata l'unico mio ponte con l'Italia, con la mia quotidianità. Non pensavo mi scrivesse, invece ci siamo sentiti tutti i giorni e ricordo che ero contento.
Speravo di tornare da Siviglia e di ripartire subito con lei, avrei avuto tante cose da raccontarle, sull'onda dell'entusiasmo del mio ultimo viaggio. Invece l'influenza l'aveva bloccata e il resto l'aveva fatto il tempo, mai bello, sempre piovoso. Sempre triste.
Mi è toccato passare qualche weekend a casa, sul divano, a guardare fuori dalla finestra la pioggia che non smetteva mai. Quando ho visto che il tempo di cambiare proprio non ne voleva sapere, ho iniziato a camminare per strada, perché a stare in casa non ce la facevo più. 36 km percorsi in quattro giorni, nel ponte del 25 aprile, con una piccola puntata sui monti, nell'unico giorno di sole. Doveva venire anche lei, ma non era ancora in forma, quindi niente.
L'ho sentita un po' stanca, ultimamente. Non so se per il lavoro, per l'influenza oppure se era proprio stanca di venire a camminare. Magari anche solo l'abitudine, a volte. Ci sono persone che sono allergiche a fare la stessa cosa per più di due volte di fila e chissà che anche lei non si sia stancata di rinunciare ai suoi interessi per venire in montagna a camminare con uno stupido (sì, avete indovinato, lo stupido sono io).
Così ho ripreso a camminare da solo, con la visita al paese abbandonato e qualche altro giretto che ho percorso senza più sentirla. Quando stavo iniziando ad abituarmi alla sua assenza, mi ha scritto.
"Come ti permetti di andare a camminare senza di me? Prossimo giro vengo anch'io!".
"Chissà quando sarà la prossima volta!", ho pensato, visto che sembrava non smettere più di cadere questa pioggia. Invece sabato, un po' a sorpresa, ci è stata regalata una meravigliosa giornata di primavera.
Guardo le previsioni e lancio subito l'invito, che lei accoglie. Va bene, non faremo un giro troppo lungo, ma poi, diciamocelo, quando un giro è "troppo lungo"? Qual'è il metro di giudizio per definire la lunghezza di un giro? Sicuramente la ciaspolata di marzo dalle Capanne di Cosola al Carmo è stato un giro troppo lungo, ok. Da qualunque parte lo si guardi, era effettivamente troppo. Troppa strada, troppa neve, troppa fatica. Troppo tardi. La rifaremo senza neve, chiaramente. Magari appena le passerà il blocco psicologico alla vista della salita del Carmo: l'ultima volta che gliel'ho indicata, mi sono beccato ancora qualche insulto!
La verità è che la ragazza è orgogliosa e non ci sta a fare solo quattro passi, è questo che la frega. Io, poi, figuratevi. Già normalmente non mi piace fare dei giri corti, quando sono con lei vorrei stare in giro tutto il giorno. Non questa volta, però: oggi non è ancora in formissima e allora, dopo esserci già stati innumerevoli volte durante l'inverno con la neve, andremo ancora all'Ebro, così per una volta potrà vedere le nostre creste con un po' di verde.
"Ma è l'ultima volta!", ci promettiamo: ora che è passato l'inverno abbiamo un po' di mesi davanti per testare nuovi percorsi, e soprattutto voglio portarla sulle montagne e sui sentieri che più mi sono piaciuti.
La giornata scivola via come sempre quando siamo insieme, in modo tranquillo e quasi senza accorgersene. Lei parte in quarta e devo calmarla un po' e impostare la mia andatura, altrimenti crolleremo salendo con i suoi ritmi. C'è tempo per la nostra solita colazione dopo circa mezz'ora dalla partenza, poi saliamo lentamente e fermandoci spesso a parlare sulla salita del Panà. Una volta raggiunta la cresta, uno a fianco all'altra continuiamo senza più fermarci fino alla nostra destinazione, parlando un po' di tutto e guardando il panorama. Oggi nonostante il caldo il cielo è terso e si vede la pianura in lontananza: non capita tante volte, soprattutto in questa stagione. Mentre camminiamo, facciamo dei progetti per i mesi che verranno, parlando delle escursioni che potremmo fare. Chissà se riusciremo a fare i giri di cui abbiamo parlato, io spero di sì, vorrebbe dire passare sicuramente molte altre giornate in buona compagnia.
"Ti ricordi qui quanta neve c'era?"
"Ti ricordi qui che nebbia c'era l'altra volta?"
Mentre le parlo, mi tornano davanti agli occhi le immagini delle nostre ciaspolate e mi sembra di rivivere esattamente quegli stessi momenti. Ho una buona memoria e mi capita spesso di ricordare senza fatica molti piccoli particolari, che ai più sembrano insignificanti, che poi - ogni volta che ripercorro un determinato tragitto - se ne escono fuori, uno dopo l'altro. E' sufficiente guardarmi per vedermi perso nei ricordi.
Ci sono momenti in cui camminiamo senza parlare, perché abbiamo esaurito gli argomenti, ma sono istanti che non disprezzo affatto. "Senti che silenzio...", le dico: per un attimo mentre camminiamo scompaiono tutti i suoni, tutti i rumori. Non c'è più il soffio del vento, non ci sono uccellini che cinguettano, non si sentono rumori nemmeno in lontananza. Nemmeno noi, camminando sull'erba verde, facciamo rumore. Sembra di essere in paradiso.
Raggiunta la cima, ci sediamo a mangiare qualcosa poi ci distendiamo un po', lasciandoci riscaldare dal sole caldo di maggio. Se ci ripenso, vorrei essere ancora là sopra, coricato con gli occhi chiusi a godermi un meritato riposo. Intorno a noi silenzio, rotto soltanto dal suono dell'otturatore del telefono di Francesca, impegnata a scattare foto al morto addormentato (io). Non mi sarei più alzato.
Un'ora e mezza di sosta, poi ci alziamo e anche questa volta dimentichiamo di scrivere sul diario di montagna che c'è sotto alla croce. Però ci facciamo un autoscatto. Tornando, ci perdiamo in qualche discorso un po' più serio, cosa che spesso non ci riesce. Non è che non ne siamo capaci, è che non vogliamo. Lungo la strada del ritorno il cielo sopra di noi si inizia ad annuvolare sempre più intensamente e mentre camminiamo, in discesa, vediamo di fronte a noi la cima del Giarolo illuminata dal sole. Ma ormai il tempo per un bel giro ce l'ha lasciato, quindi - sinceramente - non mi interessa più di tanto. Faccia quel che vuole. Mi accorgo che siamo tornati presto, guardando l'ora. Cavolo, qualche mese fa a quest'ora eravamo seduti da qualche parte a pranzare e dovevamo ancora affrontare tutta la strada del ritorno. Arrivavamo quando faceva buio. Vantaggi del trekking, svantaggi delle ciaspolate.
Meglio che sia presto, avrò tempo di riprendermi dopo questo allenamento. Idem per lei, che non dovrà fare tutto di corsa, una volta arrivata a casa: non sembra, ma un po' di strada in macchina se la deve fare, per venire a camminare. Non ho quasi mai trovato persone disposte a fare qualche piccolo sacrificio per passare del tempo con me e ad essere sincero, non pensavo sarebbe stata lei a farlo. Ma si sa, per diventare protagonisti dei miei racconti si fa questo e altro... (SCHERZO!! :-)))
Speriamo che questa giornata sia l'inizio di una bella stagione di camminate. Ho tante idee, tanti posti che vorrei visitare. Nei dintorni, prima di tutto, perché a parer mio non bisogna andare tanto lontano se prima non si è mai guardato al di là del proprio naso. Ma c'è anche qualche idea un po' più "suggestiva", un po' più complessa da mettere in atto, che però rappresenta una una piccola esperienza di vita. Inutile dire che voglio metterla in pratica, sono molto determinato sulle cose che mi interessano.
E allora buon cammino....
"Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà" (Bernardo di Clairvaux)