DA CAPANNE DI COSOLA AL CARMO
Lungo il crinale che divide il Piemonte dall'Emilia, una lunga traversata fino alla cima del Monte Carmo
PARTENZA: Capanne di Cosola (mt. 1502)
TAPPE INTERMEDIE: Monte Cavalmurone (mt. 1662), Pendici Monte Legnà (mt. 1648), Poggio Rondino (mt. 1543)
ARRIVO: Monte Carmo (mt. 1642)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 13 km
TEMPO DI PERCORRENZA: meno di 5 ore
SEGNAVIA: 200
Sono molto legato a questo itinerario, un po' perché si tratta di una splendida camminata che, più o meno regolarmente, percorro quasi ogni anno da ormai una decina d'anni ma soprattutto perché, quando nacque "A un passo dalla vetta", il primo itinerario che pubblicai fu proprio questo. Lo ripropongo ora per la veste nuova del sito, in chiave invernale.
Capanne di Cosola si trova in una splendida posizione quasi a cavallo di tre regioni, ma il problema è sempre il solito: arrivarci! La strada è lunga e tortuosa, sembra infinita. Un po' come andare alle Capanne di Carrega...ma chi lo sa, forse il problema sta proprio in questo "capanne" che precede il nome, come a descrivere luoghi lontani e irraggiungibili....
Arrivo a Capanne che sono già stanco.
Anziché partire nei pressi del ristorante, dove si trova la reale partenza del sentiero, lo imbocco come consuetudine più avanti, dopo alcune centinaia di metri della strada che conduce a Bogli e Artana. Lo conosco praticamente a memoria, ma è sempre suggestivo arrivare sul crinale e vedere, dopo poco, un panorama che definire vasto è poco.
A est il Penice, Cima Colletta e il Lesima, di fronte al quale spunta a metà della prima salita il cocuzzolo dell'Alfeo. Sul lato opposto, la val Borbera si distende ai miei piedi, a partire da Montaldo e Aie di Cosola, abbarbicati sul versante di montagna.
La salita al Cavalmurone non è lunga, ma piuttosto ripida sì. Si snoda in due tronconi separati da una piccola discesa, il primo dei quali è il meno faticoso, e conduce in pochi minuti sulla prima cima della montagna.
Quando sto per raggiungerla, sono bravo a non farmi scappare un uccellino appoggiato sul paletto della staccionata, immortalandolo con abilità dal sentiero. Solo quando arriverò a casa e scaricherò le foto, mi accorgerò che dietro a lui ce n'è un altro. E un altro ancora. E ancora uno. Ingrandisco la foto: sono sei gli uccellini, ciascuno su di un paletto. Neanche se avessi voluto ci sarei riuscito!
Lungo la prima, piatta, cima del Cavalmurone, si incontra il cartello bianco e rosso su cui è impresso il numero 200 a segnalare il sentiero, con l'indicazione dell'altitudine della vetta, 1662 metri, poco distante da un avvallamento particolarmente suggestivo, che copre per un attimo la vista sulla val Borbera, obbligandoti quasi a guardare sul lato opposto, quello della val Boreca, dove la sagoma dell'Alfeo spunta inconfondibile alle spalle di Pizzonero, pochi tetti appesi ad un versante così ripido da chiedersi quasi come facciano a non cadere sul torrente. Poco oltre, una mandria di mucche si sta godendo il tepore di questa bella giornata: passo loro accanto, scendendo e risalendo immediatamente alla volta della seconda cima del Cavalmurone, da cui invece si gode di un bel panorama sull'alta val Borbera.
Una nuova discesa sassosa mi aspetta, leggermente più ripida della precedente. Quando giungo in fondo, prendo a salire alla volta dell'anticima del Monte Legnà, la cui vetta è poco più distante, in direzione di Daglio. Da qui, la vista è a dir poco splendida, con le case di Bogli che fanno la loro comparsa ai miei piedi, di fronte ai minuscoli borghi di Pizzonero e Suzzi alle cui spalle si staglia il lungo crinale che culmina nella cima del Monte Ronconovo, che guarda dritto in faccia l'Alfeo. Rimango qui a godermi lo spettacolo per qualche minuto, prima di ripartire su un'altra ripida discesa, quella che mi condurrà al Passo del Legnaro (o Passo del Legnà) dove si interseca la mulattiera diretta a Bogli e dove si aprono le prime viste sulla vallata che ospita il borgo di Cartasegna, nella valle del rio Ghiaion.
Raggiunto il punto in cui il sentiero si fa pianeggiante, lo si abbandona a favore di una traccia ben segnalata sulla sinistra che entra in un boschetto e che, dopo un primo tratto pianeggiante, si sposta sul lato della val Boreca tagliando il fianco del Poggio Rondino e risalendolo poi con stretti tornanti, conducendo in breve all'uscita dal bosco nei pressi del cartello che ne indica la cima, che troviamo a terra, circondato da una mandria di vacche al pascolo. Dal Poggio Rondino continuano le splendide viste sulla vallata di Cartasegna e si segue l'ampio sentiero che conduce ad una quota maggiore, in un punto in cui compare, di fronte a me, l'incondondibile piramide del Carmo. Sembra vicina, ma di strada ce n'è ancora parecchia da fare...
La vista si apre sulla vallata di Carrega Ligure, di cui si vedono in lontananza i resti della torre del Castello e il sentiero taglia il crinale alternandosi sui due differenti lati ma mantenendosi sempre estremamente panoramico. E' quello che accade anche quando ci si sposta sul lato della val Boreca, dove si può ammirare uno splendido panorama del lungo crinale che fa da spartiacque tra le vallate del Boreca e del Terenzone.
Ritornati sul crinale, prosegue pianeggiante fino ai piedi della salita alla cima del Carmo, dove si incontra il sentiero 119 che prosegue a sinistra in direzione dell'Alfeo. Lo evito, concentrandomi sulla salita, breve ma ripida: a mano a mano che salgo, la vista si fa più ampia e abbraccia una grande fetta delle quattro province. La croce di vetta inizia a spuntare ed è il segnale che ormai sono arrivato: butto lo zaino a terra e mi concentro sulle foto perché da qui sopra è davvero una meraviglia. La vista si estende dall'Ebro al Chiappo, dal Penice al Lesima, dall'Alfeo all'Antola, fino al greto del Borbera.
C'è un po' di vento, meglio spostarmi sul lato della val Borbera, dove mi siedo a mangiare qualcosa, ammirando sotto di me i tetti di Carrega e del Connio, non distanti dai ruderi di Connio Vecchio e dagli ampi prati ai piedi del Carmo. Mi volto e cattturo alcuni interessanti scorci, come quello del Chiappo, Legnà, Cavalmurone e Poggio Rondino che sembrano quasi toccarsi l'uno con l'altro, oppure ancora quello della palla radar del Lesima nascosta dai fili d'erba, o dell'Antola avvolto da una strana luce e dalle nubi.
Torno in vetta, per una foto alla croce e alle vallate sottostanti, la val Boreca - che da qui si riesce ad ammirare come forse meglio non si potrebbe - e la val Terenzone, con il borgo di Alpe di Gorreto anch'esso ormai disabitato nelle stagioni invernali.
La camminata fino qui è stata piuttosto lunga e anche abbastanza impegnativa con tutti i suoi saliscendi, ma è meglio tornare per evitare di fare troppo tardi. Così scendo dal Carmo, allontanandomene piuttosto in fretta, con la splendida luce del pomeriggio che colora le montagne di un arancione che ti fa venire voglia di vivere.
Scendo dal Poggio Rondino rituffandomi nel bosco che avevo percorso all'andata, ma quando arrivo al Passo del Legnaro, anziché risalire nuovamente al Legnà, taglio a destra sulla mulattiera per Bogli, che mi evita una dura salita tagliando in leggero falsopiano il versante della montagna. Il sole lentamente se ne va, lasciando spazio alla sera, anche se Pizzonero è illuminato fino all'ultimo, come se non volesse privarsi di questa bella luce invernale.
Raggiungo i pascoli che sovrastano Bogli e, in breve, la strada asfaltata, che percorro a ritroso fino al punto in cui avevo parcheggiato l'auto. Nel frattempo, però, è arrivata l'ora del tramonto e non posso non approfittarne per qualche scatto dai piedi del Cavalmurone. Così, dopo questo piacevole fuori programma, posso finalmente prendere la strada di casa ed essere soddisfatto di questa giornata, che mi ha riportato a contatto con la natura e lontano dai problemi di tutti i giorni.
Una giornata ancora una volta a dir poco perfetta!