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SUL SENTIERO 101, DAL BRALLO AL LESIMA

Splendido itinerario panoramico tra valle Staffora e valle Avagnone, fino alla cima del Lesima

PARTENZA: Passo del Brallo (mt. 951)

ARRIVO: Monte Lesima (mt. 1724)

TAPPE INTERMEDIE: Bocco (mt. 1069), Cima Colletta (mt. 1494), Rifugio Nassano (mt. 1374),  Passo La Colla (mt. 1358), Monte Terme (mt. 1489), Passo della Ritorta (mt. 1448), Monte Tartago (mt. 1688)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 19 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: 5 ore 30 min. circa (andata e ritorno)

SEGNAVIA: bianco-rosso 101

 

 

Tornare sul luogo del delitto non è mai semplice.

Quanto meno, se proprio ci si deve tornare, cambiamo strada!

Quando a novembre ero stato sul Lesima, avevo rimediato dieci giorni di ospedale nel reparto di oculistica, per un infortunio tanto stupido quanto pericoloso. Si può dire che quindi, il panorama dal Lesima lo avessi visto con un occhio solo.

Tanto vale tornarci per avere una vista…ben diversa…a 360 gradi se vogliamo definirla così!

Questa volta ho prescelto come luogo di partenza un valico appenninico da me mai molto frequentato, escursionisticamente parlando, ma chi non lo conosce, il Passo del Brallo!

Il Brallo è uno dei tre valichi dell’alta valle Staffora che separano la Lombardia dall’Emilia, quello “di mezzo” tra il Penice e il Giovà. Dal Brallo, nota località turistica, partono numerosi sentieri, tra cui quello per il Monte Lesima. A dire il vero, il sentiero non parte proprio da qui, perché nei pannelli informativi rinvenuti lungo il sentiero si legge il nome di Travo, località della provincia di Piacenza a metà strada circa tra Bobbio e il capoluogo di provincia.

L’imbocco del sentiero si trova poco oltre la piazza del Brallo, in direzione di Bralello, oltrepassato di poco il bivio per Corbesassi. Tuttavia, è possibile risparmiarsi qualche centinaio di metri di strada – come ho fatto io – raggiungendo in auto il paese di Bocco, posto di poco sopra alle località di Brallo e Bralello.

Parcheggiamo l’auto prima dell’ingresso in paese, nei pressi di una cappelletta con una statua della Madonna, dove sono poste delle indicazioni sentieristiche, mentre un signore ci scruta dietro alla persiana aperta a metà. Dopo esserci ben preparati, entriamo in paese con la stradina asfaltata che passa tra le case e la seguiamo per un buon pezzo per poi, poco prima che la strada inizi a scendere, deviare in salita sulla destra, dove saliamo ripidamente tra le case per giungere nei pressi di un lavatoio in pietra che domina il paese dall’alto.

Accanto al lavatoio, due sentieri formano un bivio: quello a sinistra, con l’indicazione “paese fantasma”, conduce al borgo abbandonato di Rovaiolo Vecchio (e ne parleremo molto a breve…), mentre quello in salita, indicato da una marea di segnalazioni (101-Via Longa-Rifugio Nassano) è quello che ci condurrà alla nostra destinazione, il Monte Lesima.

La mulattiera sale piuttosto ripida, regalando immediatamente belle viste sul radar del Lesima, proprio di fronte a noi, ma anche sull’intera valle del torrente Avagnone, che scende verso il fondovalle costellato di piccoli villaggi, tra cui Feligara, Colleri, Collistano, Pratolungo, Lama e Rovaiolo. Evitato un bivio con le indicazioni per il sentiero 109, il sentiero svolta bruscamente cambiando direzione e ci regala ora panorami sulle antenne del Penice, dietro alle quali intravediamo la cresta della Pietra Parcellara, e sui villaggi di Brallo e Bralello che abbiamo appena lasciato.

Ci addentriamo in una pineta e la salita si fa, se possibile, ancora più dura, riprendendo ben presto a correre in direzione del Monte Lesima, sulla cima del quale inizia a formarsi qualche nuvoletta – si spera – innocua.

Superato un traliccio dell’alta tensione, abbandoniamo la mulattiera principale per seguire le indicazioni con il numero 101 del sentiero “Felice Nassano”, che si addentra in un bel bosco di faggi dove camminare è veramente un piacere. Il Rifugio è segnalato a 40 minuti.

Attraversato il bosco, all’interno del quale il sentiero cambia bruscamente direzione tornando a correre verso est, ci perdiamo le segnalazioni poco prima dell’uscita a cielo scoperto (un paletto caduto a terra, che ho ripiantato ma che non so quanto possa aver resistito, indicava di proseguire in salita sulla sinistra, salita che conduce a Cima Colletta) e così arriviamo in un ampio prato proprio sotto a Cima Colletta, da cui si gode di una vista semplicemente meravigliosa sulla valle Staffora e sulla val Tidone.

Perse le indicazioni del sentiero, continuiamo a mezza costa sul versante di Cima Colletta, camminando paralleli alla strada asfaltata, per poi raggiungerla nei pressi di una grande costruzione molto simile ad un albergo, che in realtà è il Rifugio Felice Nassano.

Un’occhiata al Rifugio da fuori, nei pressi del quale partono i sentieri per Fego e Valformosa, poi – privati delle segnalazioni con il numero 101 – decidiamo di proseguire sull’asfalto in direzione del Passo del Giovà, certi che prima o poi riincontreremo le indicazioni del sentiero.

Passiamo accanto ad una bella fontana in sasso e ci lasciamo alle spalle le ultime case di Cima Colletta, dove all’interno di una pineta alcuni gatti sono spaparanzati all’ombra e ci guardano come se fossimo degli alieni. Terminati gli alberi, si apre un bel panorama sull’alta valle Staffora, dove Negruzzo, ai piedi del Monte Bagnolo, sembra davvero aggrappato alla sua Chiesa posta in cima al paese. Ci superano alcuni ciclisti, finché torniamo in vista della palla radar del Lesima e non solo: ecco comparire nuovamente, su una pietra ai lati della strada, la segnalazione bianco-rossa numerata con il 101.

Il sentiero scendeva presumibilmente da Cima Colletta seguendo la linea di crinale, per giungere sull’asfalto dove, dopo pochi metri, si incontrano altre segnalazioni, nei pressi del Passo La Colla, dove si incontra un sentiero che conduce ai Piani di Lesima (o Piani di Prodongo).

Lasciamo così l’asfalto, seguendo le segnalazioni che ci fanno salire in un ripido boschetto che, attraverso notevoli pendenze, ci porta immediatamente in quota, sulla cima del Monte La Colla, interamente boscosa. Fuoriusciti dal bosco, saliamo brevemente a cielo aperto per poi, voltandoci alle spalle, ammirare uno splendido panorama dell’alta valle Staffora, con i paesi di Cencerate e Barostro ai piedi di Cima Colletta, giungendo alla successiva cima, quella del Monte Terme.

Da qui, si ha una splendida vista sui sottostanti Piani di Prodongo, ampi prati nei pressi dei quali si trova un ristorante. Ma non solo, perché ricompare di fronte a noi la palla radar del Lesima, che ci era stata per buona parte nascosta alla vista. Dal Monte Terme, scendiamo nuovamente, con il sentiero che giunge nei pressi del Passo della Ritorta, correndo di fatto parallelo all'asfalto che conduce da Cima Colletta al Passo del Giovà e regalando splendide viste dell'alta valle Staffora, con i paesi di Negruzzo e Casale Staffora e le poche case del nucleo abbandonato di Ceregate che fanno capolino dietro al versante di una montagna.

La vista della strada scompare dopo poco, quando ritorniamo a salire fino a giungere nei pressi di un bivio: il sentiero prosegue verso destra, tagliando a mezza costa il versante del Monte Tartago, in direzione del passo del Giovà, mentre noi prendiamo la deviazione in salita sulla sinistra (sentiero 101y), che conduce sulla cima del Tartago. I panorami, da qui, si fanno se possibile ancora più affascinanti, con la valle del torrente Avagnone che si mostra a noi in tutta la sua bellezza. Il Brallo, da cui siamo partiti, è ormai lontanissimo e hanno fatto la loro comparsa, ai nostri piedi, anche i borghi di Corbesassi e Ponti.

Nuvole nere si addensano all'orizzonte e decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa, poco prima dell'anticima del Monte Tartago. A circa 1650 metri, il freddo si fa pungente e dobbiamo coprirci per bene nella nostra piccola sosta. Mentre siamo seduti poco sotto la linea di crinale, verso la valle Staffora, due ragazzi scendono di gran carriera dalla cima del Tartago, diretti verso casa, mentre noi siamo un poco in ritardo e anche leggermente..spaventati..dalla situazione metereologica, che non promette nulla di buono. E' destino che quando si viene al Lesima, il tempo non debba mai essere dei migliori!

Consumata una veloce merenda, ci rimettiamo in marcia, prima che la pioggia ci sorprenda.

Con una ripida salita raggiungiamo l'anticima del Tartago, dove iniziamo a vedere comparire di fronte a noi la grande palla radar e con un'altra - breve, ma forse anche più ripida - arriviamo in cima al Tartago, dove la vista è davvero una meraviglia. Gli ultimi metri sul crinale erboso, poi raggiungiamo l'asfalto e lo seguiamo fino al radar posto in vetta al Lesima, dove si sono addensate nuvole così nere da farci temere veramente il peggio.

Passiamo accanto alla palla e saliamo sul crinaletto erboso posto alle spalle, dove svetta l'alta croce in ferro. Accanto a noi, un gruppo di motociclisti si sta preparando per la discesa verso Zerba. 

La vista, da qui sopra, è un qualcosa di incredibile. La valle dell'Avagnone, la val Trebbia e la val Boreca sono ai nostri piedi. Di fronte a noi, la ripida piramide del Monte Alfeo con Belnome proprio sotto, mentre il piccolo villaggio di Artana, arroccato su di uno scosceso versante proprio sopra al corso del torrente Boreca, è mancato di poco da un bello sprazzo di sole che illumina il verde circostante. Ma è solo un'eccezione, perché oltre l'Alfeo, in direzione dell'Antola, il temporale sta già picchiando duro, come testimonia il cielo nero pervaso di nebbiolina. Il tempo sembra invece migliore dalle nostre parti, in val Curone, dove ancora sembra che il grigio non sia arrivato, tanto che si vedono indistintamente le antenne sulla cima del Giarolo.

Ma sarà meglio muoversi, temiamo fortemente un'altra lavata. E allora via, veloce, sulla strada del ritorno.

Percorriamo la stessa strada dell'andata, quasi inseguiti dalla perturbazione, che teniamo d'occhio voltandoci continuamente indietro, giusto in tempo per vedere - appena partiti - la punta dell'Alfeo venire inghiottita dalla nebbia.

Lasciamo l'asfalto a favore del sentiero e scendiamo a passo veloce dalla cima del Tartago, mentre il cielo nero sembra seguirci e si sposta sulle alture che separano la val Curone dalla val Borbera. Dal Tartago, giù a capofitto fino al Passo della Ritorta, dove ci attende - questa volta - la salita fino alla cima del Monte Terme.

Alle nostre spalle, la cima del Lesima, con la palla ormai lontana, sembra essersi un poco schiarita e quasi un filo di sole illumina i piani di Prodongo. Dal Monte Terme, rientriamo nel boschetto del Monte La Colla e decidiamo che, quando arriveremo all'omonimo passo, sceglieremo a seconda del tempo se proseguire sull'asfalto oppure seguire il sentiero 101 nella parte che, all'andata, avevamo evitato perdendo le segnalazioni.

Un po' di dubbio ci viene, giunti al Passo La Colla, perché le nuvole grigie ora sono tornate a farsi insistenti sul lato della valle dell'Avagnone, ma decidiamo di buttarci ugualmente, male che vada prenderemo l'acqua anche oggi, ma quel tratto di sentiero che ci eravamo persi all'andata vogliamo scoprirlo.

Il sentierino sale inizialmente piuttosto ripido su di una piccola crestina rocciosa, per poi addentrarsi in un fitto bosco, dove sale con stretti tornanti fino ad incontrare il bivio con il sentiero 109, che conduce diretto al Bocco senza passare per Cima Colletta. Noi, invece, proseguiamo alla volta di Cima Colletta, dove arriviamo dopo una breve ma ripida salita sul crinale erboso appena fuori dal bosco.

La palla radar del Lesima, ormai lontanissima, si intravede tra i pali della vecchia seggiovia. Di fronte a noi, un panorama mozzafiato sulla valle Staffora, con il torrente che la taglia esattamente a metà lasciandosi su entrambe le sponde una miriade di piccoli paesi. 

Anziché seguire il sentiero 101 che scende ripido nel bosco, giungendo nel punto in cui l'avevamo perso all'andata, decidiamo che di sentieri siamo stufi, per oggi, raggiungendo così l'asfalto nei pressi del Rifugio Nassano, dal quale scendiamo a Bocco mantenendoci sulla strada carrabile.

Gli ultimi chilometri scorrono lenti, sotto a un cielo che nel frattempo è ritornato sereno. La minaccia del temporale sembra ormai lontana e nonostante qualche goccia presa nei dintorni di Cima Colletta, per oggi sentiamo ormai di averla scampata. Arriviamo alla macchina stanchi: 19 chilometri si fanno sentire eccome, specie con questi dislivelli, ma la soddisfazione per tutta la strada fatta e per quello che con gli occhi abbiamo potuto vedere, va davvero al di là di ogni forma di stanchezza. E allora siamo già pronti per la prossima: tempo per riposarsi non ce n'è!

 

A un passo dalla vetta
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