DA PERSI ALLA SS. TRINITA' DI MOLO
Sul sentiero 207, in una delle zone più colpite dal recente alluvione che si è scatenato sul Basso Piemonte
PARTENZA: Persi (mt. 310)
ARRIVO: SS. Trinità di Molo Borbera (mt. 400)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO (A/R): circa 5,5 km
TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 1 ora e 30 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso 207
Oggi avrei voluto raccontarvi un bell’itinerario dell’alta val Borbera, però, quando ho visto le foto della strada di Molo Borbera praticamente sventrata, ho cambiato idea ripiegando su questo itinerario della media-bassa valle, giusto per darvi un’idea dei meravigliosi luoghi che rischiano di essere per sempre segnati e rovinati da questa vera e propria catastrofe naturale.
Era il 2 agosto quando percorsi questo itinerario, non pioveva da qualche settimana e la strada era fangosa. Non voglio immaginare cosa sia stato lunedì il sentiero 207, un vero e proprio fiume in piena che ha portato a valle acqua, fango e detriti e, soprattutto, oggi che ve lo racconto, non so se il sentiero 207 esista ancora o meno.
Raggiunto Persi attraverso la SP140 della val Borbera, appena fatto ingresso in paese dall’alta valle, incontro sulla destra, nei pressi del bivio per la frazione Castellaro, il cartello con l’imbocco del sentiero numero 207, che segnala la cappella della SS. Trinità di Molo a 1 ora e 15 minuti di cammino. Sarà un giro breve e nonostante sia stato qualche mese prima a Molo – raggiungendolo però da Costa Merlassino – sarà comunque un percorso nuovo e quindi, sicuramente affascinante.
Salgo con l’auto sull’asfalto in direzione di Castellaro, parcheggiando in uno spiazzo nei pressi della curva prima del paese e mi incammino subito non appena messo lo zaino in spalla.
La strada, inizialmente pianeggiante, raggiunge le case della piccola frazione, poi prende a salire con decisione e occorre cercare attentamente con lo sguardo le segnalazioni bianche-rosse sui muri delle case per intuire la via da prendere. Tenendo quasi sempre la destra, passo così tra le case fino ad abbandonare l’asfalto a favore di una sterrata, che transita pianeggiante sotto le ultime case della frazione, nei pressi di un grande muro di cemento e, quindi di una rete metallica che circonda un giardino.
La sterrata prende a salire, tornando ad essere per metà asfaltata e il motivo è subito spiegato: poco oltre, si incontra infatti un’altra casa, l’ultima – questa volta per davvero – di Castellaro, situata in una posizione davvero di difficile accesso. Passato accanto a questa abitazione, il sentiero si fa stretto, ripido e fangoso, salendo in un cunicolo scavato tra le montagne tra castagni e noccioli, dove improvvisamente la fitta vegetazione fa sopraggiungere il buio. Raggiunta una zona più pianeggiante, si riprende a seguire la carrareccia, sempre ben evidente, fino a raggiungere un terreno pianeggiante nei pressi del quale si incontra un trattore parcheggiato e, vicino, alcuni capanni destinati, probabilmente, a ricovero per gli animali.
Poco oltre, il sentiero comincia a manifestare i primi problemi. Si giunge infatti in un punto in cui fanno la loro comparsa i primi calanchi e, se da un lato è piacevole riuscire finalmente ad ammirare i primi panorami sulla bassa val Borbera (Persi, Borghetto, Vignole e la Madonna del Monte Spineto), diventa difficoltoso capire dove diavolo vada a finire questo sentiero: quel che è certo, è che dovunque si vada, il sentiero è brutto e scivoloso.
Tengo la direzione di sinistra, sbagliando: superato infatti il tratto calanchivo, dove rimango a fatica in piedi con la terra che frana sotto ai miei scarponi, perdo immediatamente le segnalazioni e decido così di salire “a caso” tra la vegetazione, convinto che poco più in alto potrei ri-incontrare il sentiero 207 che avevo perso. Per una volta, mi va bene, perché dopo pochi minuti di cammino tra spine e rovi finisco in un sentierino ben battuto che, poco più avanti, è segnato su di un albero di rovere con il numero 207: avrei dovuto tenere la destra al bivio e avventurarmi sulla parete del calanco sul lato opposto e, al ritorno, ne avrò la conferma.
Il sentierino si immette ora in una più ampia mulattiera proveniente dalla direzione opposta e prende a salire alla mia destra, portandomi in breve su di un altro tratto calanchivo da cui si può godere di uno splendido panorama su due valli: sulla sinistra la vallata di Molo Borbera, con i tetti delle case e, sullo sfondo, la frazione di Cervari con il Monte Ronzone alle spalle. Dritto davanti a me, ecco spuntare in lontananza la torre del Castello di Molo, mentre, sul lato opposto, il panorama si estende fino al paese semi-abbandonato di Monteggio, sulle alture che dominano le Strette di Pertuso.
Scendo sul calanco, tenendo sempre il percorso ben segnalato e, superato questo tratto, il sentiero torna a camminare tra alberi di rovere e castagno con continui saliscendi fino a raggiungere, dopo una discesa più decisa, i bordi di un ampio prato nei pressi del quale si intravede una baracca in legno e, sulla montagna di fronte, la frazione di San Martino di Sorli.
Il sentiero ritorna per un breve tratto all’interno del bosco, per poi uscirne regalando una bella vista, alla mia destra, delle frazioni di Roncoli e Fontana, con il Monte Gavasa alle loro spalle: da qui, la mulattiera prosegue praticamente in piano su un fondo quasi sabbioso, molto simile a quello dei calanchi, tra cespugli di ginepro, in direzione della torre della località Castello di Molo.
Superata un’edicola votiva particolarmente originale, costruita accanto ai resti di quello che sembrava essere un ponticello in sasso, sotto al quale passa un altro sentiero non segnalato, si prosegue fino alla località Castello di Molo, distante solo poche decine di metri.
Ai piedi della torre del castello, la chiesa, con una bella facciata in sasso, in parte pitturata di giallo e una piccola campana sopra al portone a sostituire il campanile, di fronte ad un ampio piazzale. Scatto qualche foto di questo splendido luogo, poi scendo tra le case della frazione Castello per tornare sull’asfalto e percorrere le poche centinaia di metri che mi separano dalla Cappella della SS. Trinità di Molo, posta esattamente accanto all’arrivo del sentiero numero 200 dalla forcella del Barillaro. Scatto qualche immagine alla cappella e allo splendido panorama circostante, poi mi incammino in direzione opposta, preparandomi al ritorno.
E’ un’escursione breve, molto più breve rispetto alle altre che affronto normalmente su queste pagine, ma comunque in grado di regalare splendidi panorami e la vista di incantevoli angoli delle nostre terre: pensiamo alla torre di Molo con la sua bella chiesetta, all’edicola votiva con il ponte in pietra, ai calanchi che ospitano queste montagne. La violenza del nubifragio che si è scaricato lunedì, probabilmente avrà distrutto gran parte del sentiero, reso impraticabili i calanchi, oltre ad aver devastato la strada provinciale. Cerchiamo di fare in modo che tutto ciò non sia successo per niente, ma che ci serva da lezione, per poter continuare ad ammirare le bellezze che la nostra terra ha da offrirci.