L'ANELLO DI TANA D'ORSO
Partito da Ronco per salire sull'Alpe di Porale, ridimensiono i miei obiettivi limitandomi al Bric del Fuoco e concludendo l'anello con ritorno su asfalto
PARTENZA E ARRIVO: Ronco Scrivia (mt. 334)
TAPPE INTERMEDIE: Case Vicari, Giacoboni, pendici Monte Refin, Pendici Bric dei Corvi, Bric del Fuoco (773 mt.), Passo di Tana d'orso (758 mt.), Porale, Banchetta, Cipollina
LUNGHEZZA DELL'ITINERARIO (A/R): oltre 11 km
TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 3 ore e 30 min.
SEGNAVIA: rombo vuoto giallo
Una delle gioie più grandi per un camminatore è quella di inventarsi un itinerario dieci minuti prima di andare a letto, la notte, e riuscire a realizzarlo, anche se solo in parte, poche ore dopo essersi svegliato. Ovviamente parliamo di itinerari in zone mai battute, perché altrimenti sarebbe troppo facile.
La zona di Ronco Scrivia, ad esempio, è un discreto crocevia di sentieri e io non l’avrei mica detto, fino a poco tempo fa: luoghi distanti da casa mia, poco conosciuti. Poi, a partire dal Monte Reale, ho iniziato a studiare meglio la zona, ricavandone alcuni interessanti spunti.
E così, alle 2.30 di un venerdì notte, finisco su una pagina internet dove si parla dei sentieri per raggiungere il Monte Alpe: uhm, interessante, l’ho sempre visto da lontano, con quella cappella in cima e solo poco tempo fa sono riuscito a conoscerne il nome. Memorizzo la partenza del sentiero e i passaggi salienti, scatto una foto col cellulare alla descrizione del percorso, poi veloce a letto. Tra poche ore sarò già in piedi, ora che l’itinerario l’ho trovato.
Mattina presto ma non troppo. Sui miei monti c’è neve, per giunta ghiacciata e di ciaspolare sul ghiaccio non mi va. In realtà ho già deciso tutto, ma non l’ho detto a nessuno. Prendo mio padre all’improvviso, convincendolo a venire con me fino a Ronco Scrivia. Che poi sembra lontano Ronco, ma da Caldirola, prendendo tutte le scorciatoie possibili, ci vuole appena un’ora.
Arrivati a Ronco, parcheggiamo l’auto in corrispondenza del bivio sulla destra che conduce a Porale e Tana d’orso, proprio dove un cartello indica “strada chiusa per frana”. Individuiamo il segnavia, il rombo giallo vuoto, anche se inizialmente lo seguiamo nella direzione sbagliata e attraversiamo così le viuzze della borgata meglio nota come Villavecchia. Quando ce ne accorgiamo, ritorniamo al punto da cui siamo partiti, individuando la direzione corretta da seguire: il sentiero imbocca una sterrata sulla destra di una torretta dell’enel, salendo in direzione di una casa, comunque ben segnalato anche se occorre fare molta attenzione. Il problema è che termina incontro ad un cancello su cui campeggia la scritta “proprietà privata, divieto di passaggio”. Un po’ a fatica, a causa della poca neve rimasta e del fango, aggiriamo il cancello e saliamo sulla sua destra, seguendo in ripida salita il corso di quello che, probabilmente, era un rio, che conduce poco più in alto in un punto da cui si gode di una bella vista panoramica sui tetti delle case di Ronco. Salendo ancora di poco da qui, si incontra l’asfalto che sale verso Case Vicari, ma lo si attraversa solo per poi continuare a seguire il piccolo sentierino che si addentra nuovamente nel bosco e che, dopo pochi minuti, conduce nuovamente sull’asfalto che, questa volta, va invece seguito.
Si raggiunge così la località nota come Case Vicari, da cui si ammira un piacevole panorama sul Monte Reale e su Ronco ai suoi piedi. L’asfalto svolta a destra e continua a salire fino alla frazione Giacoboni: qui è importante fare attenzione perché, pochi metri dopo il cartello con il nome della frazione, occorre prendere la sterrata sulla sinistra, che conduce ad una vecchia chiesetta in stato di parziale abbandono (o meglio: sembra che ci sia un cantiere attivo, ma la struttura è decisamente pericolante) e accanto alla quale si trovano dei tavoli per pic-nic con alcune griglie.
Si sale sul lato della chiesa, su di un sentiero che svolta quindi verso destra conducendo sull’asfalto tra le case (e i ruderi..) della frazione di Giacoboni, nei pressi di un’azienda agricola sorvegliata da alcuni cani particolarmente…rumorosi!
Si abbandona nuovamente l’asfalto per seguire una sterrata in salita, che spiana immediatamente, regalando una splendida vista sui Monti delle Figne, Taccone e Leco, ancora coperti di neve. Qui di neve non se ne vede, almeno in questo tratto di sentiero perfettamente baciato dal sole. Là in fondo, compare un ripetitore sul fianco di una montagna, ma non so ancora orientarmi, anche perché del monte Alpe non si vede nemmeno l’ombra.
La prima neve fa la sua comparsa sul piacevole sentierino di crinale, che dopo poco apre la propria vista anche sul lato opposto di valle dove si riconoscono, oltre al Reale e al borgo di Montecanne, anche la sagoma del lungo crinale che dal Monte Giarolo arriva all’Ebro. Quando il sentierino si innesta all’interno del bosco, inizia una dura salita, resa ancora più dura dalla massiccia presenza di neve, che in alcuni punti richiederebbe addirittura l’utilizzo delle ciaspole. Si sale ripidamente, ma occorre fare attenzione perché, dopo poco, in un punto dove comunque le segnalazioni sono presenti, si deve abbandonare il sentiero e seguire un ripido tornante sulla sinistra, che fa improvvisamente cambiare direzione al sentiero.
Ancora salite, ancora tornanti, poi finalmente, il sentiero attraversa un suggestivo crinale di puddinga, parzialmente sgombro di neve, da cui si gode di una vista che lascia davvero senza fiato sulla valle Scrivia: il Monte Reale è davvero imponente visto da questa prospettiva e l’autostrada ne taglia il fianco passando proprio ai suoi piedi. Ma la vista è molto più ampia: da Isola del Cantone alle Rocche del Reopasso, dal Giarolo al Carmo e all’Antola. E’ un punto panoramico davvero senza eguali nell’arco dei crinali appenninici, anche perché non bisogna dimenticare che, sul lato opposto, il panorama è altrettanto meraviglioso.
Più si sale sul crinale, più la vista si fa ampia e mi fa un po’ strano essere ancora in maglia, a inizio febbraio, in mezzo alla neve, ma la temperatura oggi è davvero piacevole.
Da qui, il sentiero abbandona il crinale che conduce al Monte Refin e prende a tagliarne il fianco sul versante sinistro, colmo di neve. Troviamo le impronte di qualcuno che è passato qui prima di noi e decidiamo di seguirle, anche perché le segnalazioni improvvisamente sono terminate e più si avanza, più la neve aumenta, rendendo il sentiero quasi irriconoscibile. Lo seguiamo fino ad un grande prato coperto di neve, dove le impronte si dividono, anche se quelle più marcate vanno nella direzione che decidiamo di seguire, quella di un sentiero che taglia il fianco della montagna e che, in breve, ci porta sotto al ripetitore che prima stavamo vedendo in lontananza. La neve si dirada, e un cocuzzolo sbuca oltre la montagna col ripetitore: è molto ripido su di un lato, sembra quasi il monte Alpe. Che sia quello?
La gioia dura poco, perché proseguendo sul sentierino di versante, che attraversa una zona totalmente rocciosa, aggirata la montagna col ripetitore, che scopro poi essere il Bric dei Corvi, scorgo la sagoma del monte Alpe, con la inconfondibile cappella in cima, ancora decisamente distante. Si è già fatto tardi e non so se riusciremo ad arrivare fino al monte Alpe oggi, perché poi, viste le brutte condizioni dei tratti innevati del sentiero, avremmo pensato di ridiscendere a Ronco sull’asfalto, allungando leggermente il percorso.
E allora ecco velocemente studiato il nuovo percorso alternativo: saliremo sulla vetta dell’ultima montagna prima del valico di Tana d’orso, quella immediatamente dopo al Bric dei Corvi, ossia il Bric del Fuoco, quindi raggiungeremo il passo dove incroceremo l’asfalto e, da qui, scenderemo a Ronco.
Detto, fatto: raggiungiamo le pendici del Bric del Fuoco, da cui già si gode di una meravigliosa vista sul crinale che dal Monte delle Figne raggiunge il Leco e sul Monte Alpe, quindi lo risaliamo, raggiungendo in pochi minuti la vetta sulla quale si trova uno strano traliccio contornato dal filo spinato che di poetico non ha proprio nulla, ma vi posso assicurare che il panorama da qui sopra merita davvero di essere ammirato.
La vista è a 360 gradi: Giarolo, Panà, Cosfrone, Ebro, Lesima, Chiappo, Cavalmurone, Legnà, Poggio Rondino, Carmo, Antola, Reale, Bric delle Camere, Reopasso. E poi Leco, Taccone, Figne, Alpe, Tobbio. Si vede anche il Santuario di Monte Spineto.
In generale, quello che colpisce da questa vetta sono alcuni particolari: ad esempio Ronco, incastrato tra le montagne sul fondovalle, oppure la palla radar del Lesima che, da qui, rimane esattamente accanto al Santuario di Monte Reale, e ancora le cime del Monte Alpe e del Tobbio, che da qui sono l’una accanto all’altra, con la cappellina e la chiesetta che sembrano guardarsi dritte in faccia. Bello, proprio bello il panorama da qui sopra. Ne è valsa la pena salire su una montagna sconosciuta oggi.
Il vento però è così forte da togliere il fiato e mettersi la giacca a vento non è bastato, bisogna scendere velocemente: così ridiscendiamo il pendio e ci fermiamo tra le rocce, ai piedi della cima, per mangiare qualcosa, di fronte a un panorama davvero splendido. Intanto, di fronte a noi, il cielo si annuvola e si fa minaccioso, con i primi tuoni che iniziano a rimbombare sulle montagne che sovrastano Genova, estendendosi ben presto anche a tutte le zone circostanti.
Quando ci rialziamo, riprendiamo a camminare sul crinale, ora nuovamente innevato, che dopo alcuni saliscendi, ci conduce sulla discesa alla volta del Passo di Tana d’orso, dove si incrocia l’asfalto e dove si trova il Rifugio Brunengo, che andiamo a fotografare dall’interno. Accanto al Rifugio, una cappelletta, la Cappella di Tana d’orso, nei pressi della quale parte il sentiero che conduce al Monte Porale e, da qui, al Monte Alpe, quella che doveva essere la nostra meta odierna e che, invece, torneremo a visitare in un’altra occasione visto che, con le giornate corte, rischiamo di far notte.
Ma non è tutto qui, perché accanto alla cappelletta di Tana d’orso, su di un cippo, si trova un’aquila identica a quella che si può ammirare sulla vetta del Monte Reale, eretta dagli alpini. Scatto alcune foto, poi prendiamo a scendere sull’asfalto, alla volta di Ronco, sotto a un sole che nel frattempo è tornato ad affacciarsi. Poco dopo il valico incontriamo un contadino con il quale ci fermiamo a scambiare due parole, giusto in tempo per capire che si tratta di un assiduo frequentatore della val Curone, quando veniva, come ci racconta, assieme a suo padre, in cerca di bestie da latte a Caldirola e Forotondo. Ma non è finita qui, perché a Porale incontriamo un’anziana signora che in dialetto genovese ci invita a non salire fino in cima al Monte Alpe perché con questo freddo “uv szera e pistulìn” lasciandoci a ridere per dieci minuti buoni sulla strada del ritorno. Da Porale, raggiungiamo Banchetta, da cui ammiriamo più da vicino la cappella del Monte Alpe e dove svoltiamo a sinistra in direzione Cipollina, il borgo ai piedi del Bric del Fuoco sulla cui cima siamo saliti, mentre alle nostre spalle il cielo si divide a metà, tra sole e nubi, regalando panorami a dir poco spettacolari.
Oltrepassato Cipollina, prendiamo a scendere sull’asfalto in maniera più decisa, ma ci troviamo, improvvisamente, di fronte a una grata che sbarra la strada, oltre la quale si vede una grossa frana che l’ha spazzata via. Io per poco non svengo, perché se da qui non si può passare, dovremo tornare indietro e ci toccherà fare notte sui monti, probabilmente. Ma per fortuna, avvicinandoci, vediamo che un piccolo escavatore ha già creato il fondo sulla frana, così sarà sufficiente saltare giù dall’asfalto, percorrere alcuni metri sul nuovo fondo e risalire nuovamente sul lato opposto. Per questa volta, ci è andata bene.
La discesa prosegue, infinita, alla volta del bivio per Giacoboni e Case Vicari e, quindi, di Ronco, che raggiungiamo poco prima che faccia sera. Partiamo sempre un po’ troppo tardi, è questo che ci frega. Ma sul monte Alpe ci torneremo presto.
Ma cavolo, vuoi mettere la soddisfazione di inventarsi un giro così, all’improvviso e il giorno dopo scoprire una nuova montagna, il Bric del Fuoco e gli splendidi panorami che dalla sua vetta si possono ammirare??