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DA SAN CLEMENTE AL RIFUGIO PARCO ANTOLA

Splendida escursione autunnale pensata per concedersi un bel pranzo al Rifugio del Monte Antola

PARTENZA: bivio San Fermo-San Clemente (mt. 1129)

ARRIVO: Rifugio Parco Antola (mt. 1460)

TAPPE INTERMEDIE Pendici M.te Sopra Costa (mt. 1259), Passo Sesenelle (mt. 1254), Monte Buio (mt. 1402). Capanna di Tonno (mt. 1302)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 15 km (a+r)

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 6 ore (a+r)

SEGNAVIA: bianco-rosso 200 (dal bivio per l'Incisa accompagnato all'= giallo)

 

Quando a luglio Silvia e Federico, i gestori del Rifugio dell'Antola mi hanno invitato a parlare di paesi abbandonati in occasione della manifestazione "Rifugi di cultura", ho avuto modo di conoscere due piacevoli persone, di quelle che a pelle ti ispirano fiducia. Mi sarebbe piaciuto tornare, per una volta, in veste di cliente, visto che purtroppo, quando solitamente salgo in Antola, quasi mai raggiungo il rifugio, costruito in posizione lontana dalla vetta e anche piuttosto scomoda per chi sale da Casa del Romano, partenza abituale delle mie gite.

Ho provato a organizzare qui l'escursione con i cani di qualche settimana fa, ma non ci siamo riusciti. Così, non mi restava che aspettare la prima domenica di sole per andarli a trovare con una bella camminata e, perché no, assaggiare la cucina del rifugio!

Dico a Ilaria che la voglio portare di nuovo in Antola, ma questa volta facendole provare il sentiero che parte da San Fermo, più lungo ma anche, a mio avviso, più bello. Domenica 11 ottobre danno bello, quindi si va!

Raggiungiamo in macchina San Fermo, passando da Rosano, Dovanelli e Dova. Questa volta, anziché partire direttamente dal Monte di San Fermo e dalla omonima cappelletta, decidiamo di recuperare tempo portando direttamente l'auto nei pressi del valico di San Clemente, alcune decine di metri più in basso: apprezzeremo questa scelta al ritorno quando saremo troppo stanchi per un'ultima salita fino alla cappelletta!

Ci mettiamo sul sentiero in men che non si dica: la mattina è freddolina, nonostante il sole e un po' di foschia solca i cieli. Per non sbagliare, metto lo smanicato. Ci incamminiamo sul sentiero pianeggiante, facendo slalom tra le pozzanghere, godendoci le prime belle viste sul Reopasso alla nostra destra, fino a imboccare, poco dopo, la prima deviazione in leggera salita sulla destra che ci conduce, su di un fondo non sempre ottimale, nei pressi delle pendici del Monte Sopra Costa (1259 mt.), dove troviamo le segnalazioni di rito. Il sentiero prosegue nel bosco, prima di roverella, poi di nocciola, tra splendidi colori autunnali e dopo una breve discesa si sposta sul lato del vallone di Berga, regalandoci dopo poco una splendida vista della vallata: sotto di noi le case di Berga, più lontane quelle di Agneto e Daglio. Sullo sfondo, la dorsale Giarolo-Monte Ebro, quella Cavalmurone-Carmo e quella Carmetto-Tre Croci.

Rientrati nel sottobosco, con una leggera salitella raggiungiamo Passo Sesenelle (1254 mt.) dove incrociamo - ed ignoriamo - la mulattiera proveniente da Vallenzona.  La attraversiamo, quindi prendiamo a salire lentamente, poi - via via - sempre più ripidamente, alla volta del Monte Buio, su di una traccia di sentiero in alcuni casi appena accennata, che zigzagando tra gli alberi prima e con alcune brevi ma ripide rampe poi, ci porta su di un primo pianoro dove inizia ad aprirsi una bella vista sul lato della valle del rio Vallenzona. Rientrati per un istante ancora nel bosco, prendiamo nuovamente a salire ed eccoci, in men che non si dica, nei pressi della recinzione che anticipa, di poche decine di metri, l'arrivo in vetta al Buio.

Da questo punto, la vista sulla valle del Vallenzona e sulla val Vobbia è fantastica, con il Reopasso a dominare incontrastato il paesaggio, di fronte al ripido Monte Cravì alle spalle del quale si nasconde il suggestivo Castello della Pietra. Saliamo lungo il crinale e raggiungiamo la panoramicissima vetta del Buio (1402 mt.) che ospita una grande croce scura, in mezzo a due tavoli con panche in legno. Ci godiamo la vista, che spazia davvero in ogni direzione: da San Fermo, ormai lontano, al Monte Giarolo, all'Ebro, al Lesima, al Carmo, all'Antola, che inizia a farsi leggermente più vicino. Ma non solo, perché il panorama spazia in val Brevenna, con la dorsale che la separa dalla val Pentemina, fino in direzione del mare. Non c'è tempo per fermarsi qualche minuto in più, la strada è ancora lunga e la cima dell'Antola, seppur appaia ora in maniera più chiara di fronte a noi, è ancora parecchio lontana.

Scendiamo il crinale del Buio raggiungendo l'ampio pianoro ai piedi della vetta, ove è posta la vecchia croce della montagna e proprio in prossimità della croce, in un punto in cui le segnalazioni latitano, svoltiamo a destra su una stretta traccia di sentiero che, in discesa, conduce sul lato della val Brevenna fino all'incrocio con il sentiero segnalato con = giallo, proveniente dal Passo dell'Incisa. Sotto di noi, ecco comparire Tonno e Casareggio e, poco dopo, incontriamo il primo dei due sentieri provenienti da Tonno. Lo ignoriamo, proseguendo sul sentiero che taglia a mezza costa il versante, regalando splendide viste sull'alta Val Brevenna, quindi rientriamo nel bosco e, dopo una breve discesa, un altro tratto tra gli alberi preannuncia l'arrivo alla Capanna di Tonno (1302 mt.) dove incontriamo il secondo dei sentieri provenienti da Tonno e dove ci fermiamo qualche istante per bere un sorso d'acqua. 

Salutiamo un signore in bici e uno che passa di corsa, i nostri primi due incontri di giornata, poi ci rimettiamo in cammino, con il sentiero che ora entra nuovamente nel bosco superando, dopo poche decine di metri, il bivio per la Sella Banchiera, proseguendo diritti. Alternando tratti coperti dagli alberi ad altri panoramici sulla val Brevenna, ammiriamo i colori dell'autunno in tutte le sue infinite sfumature: da questo punto di vista, questo è forse il tratto più colorato dell'intero percorso. La cima dell'Antola ora è sopra di noi: la traccia di sentiero prende a salire leggermente, supera una zona rocciosa, poi continua a salire, fino a un punto in cui torna nuovamente a incanalarsi tra le rocce e, da qui, con un ultimo tratto all'interno del bosco, conduce di fronte al Rifugio Musante, il vecchio rifugio dell'Antola.

Mancano pochi minuti alle 14, non so se andremo in cima all'Antola perché rischiamo di tornare troppo tardi. Per ora, ci limtiamo a fotografarne la croce di vetta da lontano, prendendo a scendere in direzione del Rifugio Parco Antola, che raggiungiamo in poco più di cinque minuti.

Troviamo Silvia a darci il benvenuto, dietro al bancone, con la sua gentilezza. E' dispiaciuta perché non siamo riusciti a conciliare le disponibilità per la passeggiata con i cani di qualche settimana fa e spiace sinceramente anche a me perché sarebbe stata una bella iniziativa. Ma ci riproveremo! Ai tavoli, tanta gente che sta finendo di pranzare. Ci sediamo lasciandoci andare a un bel pranzo rigenerante, dopo la fatica dell'andata: polenta con ragù di salsiccia e una bella fetta di torta. Conto leggero come al solito, poi ne approfitto per lasciare al Rifugio qualche copia dei miei libri per il conto vendita. Passiamo un'oretta, tra una cosa e l'altra, a mangiare e chiacchierare, poi alle 15 suonate, ci alziamo per abbandonare il Rifugio e incamminarci sulla strada del ritorno. Sono contento di essere riuscito a passare, la gentilezza dei ragazzi lo meritava e glielo avevo promesso.

La salita, con la polenta sullo stomaco, è lunga il doppio, o forse lo sembra soltanto. Scattiamo qualche suggestiva immagine del Lago del Brugneto circondato dai colori autunnali, poi ci limitiamo a qualche foto da lontano della cima dell'Antola perché vista l'ora tarda, dobbiamo necessariamente tornare verso la partenza. Così, ci immergiamo nel sentiero, lo stesso dell'andata, che però in discesa sembra nettamente più veloce.

Oltre la dorsale che divide la val Brevenna dalla val Pentemina, comincia a farsi spazio il colore rossastro del sole che si riflette nell'acqua del mare: peccato perché la foschia rende difficile riconoscerlo nel dettaglio. Ma foschia o meno, sono i colori del pomeriggio ad essere fantastici e a valere, da soli, il prezzo della fatica che stiamo facendo. Oltrepassiamo la Capanna di Tonno e ci fermiamo a scattare qualche foto allo splendido panorama in direzione della val Borbera, con la vista che si estende fino al radar del Monte Lesima.

Sotto a un bel sole, raggiungiamo il bivio con il sentiero per il Passo dell'Incisa, quindi risaliamo alla volta della vecchia croce del Monte Buio: il cielo, blu intenso, sembra dipinto con frettolose pennellate bianche di nuvole. E' l'ora perfetta per fotografare, con l'erba di un giallo tenue che contrasta con il blu del cielo e il rosso delle foglie degli alberi. Mentre saliamo sul Buio, notiamo formarsi, in cielo, un mini arcobaleno alle spalle di una nuvola, un fenomeno stranissimo che non avevo mai visto e che immortalo subito.

Sul Buio c'è vento e dopo un sorso d'acqua, partiamo subito perché - vista l'ora - abbiamo avuto entrambi la malsana idea di raggiungere il Monte di San Fermo per assistere al tramonto, così non possiamo perdere altro tempo, pena la perdita dello spettacolo. Anche le luci stanno cambiando e sembra che la foschia, in direzione del mare, si stia un poco diradando. Scendiamo dal Buio immergendoci nel bosco, con la ripida discesa che si fa scivolosa e insidiosa sotto alle foglie. Raggiunto Passo Sesenelle, il percorso si mantiene grosso modo pianeggiante fino al punto in cui abbiamo parcheggiato l'auto.

Sono le 18.15 quando arriviamo alla macchina, ma non togliamo nemmeno gli scarponi. La spostiamo solo vicino al valico di San Fermo e saliamo velocemente davanti alla cappelletta per assistere allo spettacolo del tramonto, che è già iniziato da una decina di minuti. Le parole non servono, bastano le immagini, qui. Non uno dei tramonti più belli, ma comunque uno spettacolo indimenticabile.

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A un passo dalla vetta
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