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DA SAN FERMO AL VALICO DELL'INCISA

Due tratti di sentiero che, uniti, permettono di concludere una bella camminata "da valico a valico"

PARTENZA: San Fermo (mt. 1175)

TAPPE INTERMEDIE: Monte Buio (mt. 1403), pendici Monte Riondo, pendici Monte Alpisella

ARRIVO: Passo dell'Incisa (mt. 1060)

LUNGHEZZA DELL'ITINERARIO (A/R): 15 km circa

TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 4 ore

SEGNAVIA: bianco-rosso 200 da San Fermo al Monte Buio, = giallo dal Monte Buio al Passo dell'Incisa

 

Sperimentare nuovi percorsi: è uno degli obiettivi che mi sono dato quando ho iniziato a raccontare escursioni su “A un passo dalla vetta”. Di itinerari conosciuti ce ne sono tanti, di percorsi un po’ più nascosti ce ne sono altrettanti, forse solo meno battuti. E quando le idee scarseggiano…con un po’ di fantasia si possono unire differenti tratte di percorso in modo da creare escursioni su misura per trascorrere una giornata all’aperto.

Ad esempio, dopo esserci passato qualche volta in macchina, ho pensato che mi sarebbe piaciuto raggiungere a piedi il Passo dell’Incisa, valico tra la val Vobbia e la val Brevenna.

“Si, ma partendo da dove?” mi sono detto.

E così ho pensato che una buona idea sarebbe potuta essere quella di partire da un altro valico, quello di San Fermo, che separa la val Borbera dalla val Vobbia e unire due differenti sentieri: il 200 bianco-rosso e quello segnalato con le due parallele orizzontali gialle.

Vediamo cosa ne uscirà fuori, visto che in rete non ho trovato molte indicazioni e che quella verso l’Incisa è una zona che conosco poco.

Raggiunto San Fermo, lasciamo così l’auto in prossimità del confine regionale e saliamo alla volta della bella cappelletta che domina dall’alto le due valli. Alle nostre spalle, Dova e l’ampio panorama sulla valle del torrente Gordenella, con l’imponente chiesa di San Rufino in Cerendero a risaltare in mezzo al profondo verde di questa giornata estiva. Là in fondo, il Giarolo sembra lontanissimo eppure è visibile perfettamente, come i villaggi di Teo, Piuzzo e Pobbio, che vediamo arroccati alle pendici dell’Ebro e del Cosfrone.

Accanto alla cappella di San Fermo, troviamo gente anche oggi: è impossibile arrivare qui e non incontrare qualcuno. Infilo la macchina fotografica da una delle due finestruole laterali e scatto una foto dell’interno dell’oratorio: con tutte le volte che sono stato qui, non ci avevo mai pensato!

Uno sguardo oltre la panchina in legno che domina la val Vobbia, con le Rocche del Reopasso a incorniciare il paesaggio, poi mi sposto sul lato opposto della cappella, dove il motto “Fugit inreparabile tempus” mi ricorda ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che le mie passioni vanno coltivate adesso, prima che possa avere dei rimpianti.

Camminando verso l’imbocco del sentiero, si apre dinnanzi a noi uno splendido panorama sull’ultimo fazzoletto di Piemonte: la valle dei Campassi e la successiva vallata ad essa parallela sono separate soltanto dalla montagna sulle cui pendici è quasi ammucchiato il piccolo paesino di Berga, che sembra quasi un paesino delle fiabe. Là in fondo, l’Antola.

Scendiamo sul sentiero quasi nascosto dalla fitta vegetazione, superiamo il cippo commemorativo della resistenza partigiana e, oltrepassata la stradina per San Clemente, incontriamo le segnalazioni del sentiero numero 200: il Monte Buio, punto fino a cui seguiremo questo segnavia, è dato a un’ora e dieci minuti di cammino.

Le piogge costanti di questo 2014 hanno reso il sentiero un’acquitrino in più di un punto e camminiamo cercando di evitare le numerose pozzanghere, salendo lentamente su di un sentiero sassoso e parzialmente rovinato, anche qui, dalla discesa dell’acqua piovana. Anche la vegetazione che circonda il sentiero ha risentito di queste continue precipitazioni, tanto da essere particolarmente fitta.

Mezz’ora circa di cammino, forse poco di più, e raggiungiamo le pendici del Monte Sopra Costa, a 1259 mt.: oltre, il sentiero si fa quasi pianeggiante e taglia il fianco della montagna, dapprima all’interno del bosco, quindi a cielo aperto, lasciando intravedere i primi, suggestivi, panorami sulla valle del torrente Agnellasca, con i paesi di Berga, Agneto e Daglio sullo sfondo. Continuiamo sullo stretto sentierino per poi riprendere a salire, alla volta del Passo Sesenelle (mt. 1254) dove incrociamo la mulattiera proveniente da Vallenzona e diretta non so bene dove di preciso, presumibilmente in una selletta ai piedi del Monte Buio, sul lato opposto della montagna.

Da Passo Sesenelle, comincia la salita e ci arrampichiamo con stretti tornantelli, in alcuni punti particolarmente ripidi (attenzione perché non è così scontato restare in piedi, specie al ritorno quando li si devono affrontare in discesa…) fino a sbucare in un tratto privo di vegetazione da cui si riprende a vedere la val Vobbia. Rientrati nuovamente in un bosco, lo risaliamo fino a uscirne in corrispondenza di un cancello per il bestiame, oltrepassato il quale compare di fronte a noi la parte superiore della croce di vetta del Monte Buio.

Prima di arrivare al Buio, però, vale la pena fermarsi un attimo, tirare un bel respiro e fotografare lo splendido panorama: dalle Rocche del Reopasso, con le due “Biurche” e la “Carrega do diao”, fino alle montagne della val Brevenna, passando per le innumerevoli cime che preannunciano l’arrivo al mare della Liguria. Bellissimo, anche perché improvvisamente un nuvolone nero occupa buona parte del cielo, regalando una colorazione diversa a tutto l’ambiente.

Pioverà mica?

Nel dubbio, continuiamo.

La vetta del Buio è distante solo poche centinaia di metri e quando la raggiungiamo non possiamo evitare un’altra sosta per scattare delle belle fotografie: da qui, oltre al panorama descritto prima, la vista spazia fino all’Antola, al Lesima, al Carmo, all’Ebro e al Giarolo. Solo la Sella Banchiera ci divide dalla selvaggia valle dei Campassi e dai misteri di Reneuzzi, mentre San Fermo, con la sua chiesetta gialla, è ormai lontano.

Nei pressi della croce del Buio, ci mettiamo alla ricerca del sentiero per il valico dell’Incisa, che ho letto partire più o meno da queste parti. Scrutiamo il prato per alcuni minuti, fino a che individuiamo una traccia di sentiero che scende verso destra e che seguiremo in ripida discesa nei primissimi metri. Abbandoniamo così il sentiero 200 e scendiamo fino ad immetterci nel più evidente sentierino che, dopo aver costeggiato alcuni alberi sui quali troviamo i nuovi segnavia da seguire (= giallo), scende alla volta di un tavolo in legno con due panche, dove si trova il bivio con un'altra stretta traccia che conduce invece alla vecchia croce di cima del Buio.

E’ la prima volta che percorro questo crinale e i panorami sono del tutto inediti, anche se ormai mi oriento alla perfezione: ecco così, sulla destra, Crocefieschi ai piedi del Reopasso, mentre a sinistra l’alta valle del torrente Brevenna con Tonno e Casareggio ai nostri piedi e Carsi e Cerviasca di fronte a noi. Oltrepassata l’area di sosta, il sentiero prosegue per alcune decine di metri in direzione di un piccolo crinale, per poi deviare verso destra entrando in un bel bosco, usciti dal quale si fa rapidamente ingresso in una pineta che si inizia ad attraversare dapprima in piano, quindi in lenta ma inesorabile discesa ed, infine, con l’aiuto di sassosi tornanti, conduce di fronte al monte Riondo (o Rinudo), nei pressi di un filo tirato per non far scappare il bestiame.

Scendendo, ho spesso cercato riferimenti per individuare la posizione del Passo dell’Incisa, senza tuttavia trovarne. Ora, il quadro si fa più chiaro e intuisco, guardando oltre il Riondo, quello che potrebbe essere il punto dì arrivo della nostra escursione: tuttavia, è l’ambiente che ci circonda, adesso, ad essere nuovo. Appena iniziamo ad aggirare la cima del Monte Riondo, camminando sul lato privo di alberi, vediamo un’ampia vallata ai nostri piedi, dove si fanno largo tra la vegetazione due paesi che mi sembra di conoscere. Ci ragiono un po’, poi finalmente la risposta al mio dubbio: si tratta di Caselline e Pareto, e la valle sotto di noi è la splendida Val Brevenna.

Si, proprio quel Pareto: quello da cui ero partito per andare alla scoperta del paese fantasma di Tessaie. A mano a mano che camminiamo, Pareto si rivela in tutta la sua bellezza, comparendo poco alla volta dietro ad un versante boscato che ne ostruiva inizialmente la vista. I panorami, da qui sopra sono davvero meravigliosi: alle spalle di Pareto, oltre al versante dell’omonimo Monte, si intravede la Sella di Gherfo – sul crinale che la separa dalla val Pentemina - con il vicino Monte Liprando, mentre poco più in là si trova Crosi, il paese abitato da un solo ragazzo che ha lasciato tutto per andare a vivere con i suoi animali in questo paese ormai disabitato, tanto che scherzosamente viene definito “il sindaco di Crosi”.

Il sentiero taglia il versante del Monte Riondo mantenendosi sempre evidente, in un paesaggio ancora una volta mutato, attraverso ampi pascoli verdi e correndo tra alcune rocce di colore chiaro.

Quando completiamo l’attraversamento, dopo esserci voltati per vedere la vetta del Monte Buio ormai lontana, arriviamo nei pressi di una selletta dove si trova un traliccio dell’alta tensione e da cui si gode di una splendida vista sul borgo di Pareto. Da qui, spostandosi sul crinale in prossimità del versante opposto, si riescono ad intravedere alcune case del paese di Alpe di Vobbia, di fronte alle Rocche del Reopasso e a Crocefieschi.

Continuiamo sul sentiero pianeggiante, alla volta di una selletta in prossimità del Monte Alpisella - dove si trova un cartello in legno - aggirata la quale, finalmente fa la propria comparsa ai nostri occhi il valico dell’Incisa, distante solo poche centinaia di metri. Proseguiamo in leggera discesa, su di un sentierino che corre parallelo alla più ampia sterrata che unisce Pareto al Passo dell’Incisa, nella quale ci andiamo ad immettere pochi minuti dopo, scavalcato un cancello per il bestiame.

Pochi passi, ed eccoci finalmente al Passo dell’Incisa, dove tra due grandi rocce passa la minuscola stradina asfaltata che unisce Alpe di Vobbia e la val Vobbia alla val Brevenna: con un’ora e dieci di cammino in più, raggiungeremmo Crocefieschi ma non è il caso di proseguire perché il cielo si è fatto minaccioso, così sarà per un’altra volta.

Ai nostri piedi, ecco il paesino di Porcile, nella posizione aggrappata alla montagna in cui è stato ricostruito dopo le numerose frane che ne hanno segnato la storia mentre, sul fondovalle, si intravedono alcune case di Molino Vecchio, la sede comunale della val Brevenna. Scatto qualche foto panoramica, la val Brevenna è davvero una meraviglia da qualunque punto la si inquadri nell’obbiettivo. Mangiamo qualcosa seduti su di una roccia, guardando dritto verso Crosi, con il sole che va e viene, coperto di tanto in tanto dalle nuvole, poi ci mettiamo in cammino per il ritorno, sullo stesso sentiero dell’andata.

Il Monte Buio, che nei pressi della selletta accanto al Monte Alpisella sembra lontano e piccolissimo, si fa via via più evidente mentre proseguiamo sul sentiero. Un ultimo sguardo a Pareto, che scompare alla nostra vista poco oltre il Monte Riondo, quando stiamo per entrare nel bosco, poi il tratto più difficile della giornata, la salita fino alla pineta ai piedi del Buio, unico vero momento impegnativo di questa escursione. Incontriamo un sacco di persone, durante il rientro, che scendono nella direzione opposta alla nostra e capisco che l’escursione Incisa-Buio-Antola è molto praticata, da queste parti, come del resto testimoniano le numerose macchine che abbiamo visto parcheggiate al valico dell’Incisa.

All’uscita dal bosco, nei pressi della panca con i tavoli ai piedi del Buio, il tempo è cambiato improvvisamente e ora nuvoloni neri carichi di pioggia coprono la cima delle montagne: sarà meglio sbrigarsi. In cima al Buio, la nebbia scende velocemente fino ad inghiottire la croce di vetta, mentre Tonno, Casareggio e la val Brevenna sono ormai nascosti dietro a un fitto strato grigio.

Acceleriamo il passo e ci infiliamo nel bosco che ci condurrà fino a San Fermo e, fortunatamente, quando arriviamo sulla strada per San Clemente, il tempo si è definitivamente aggiustato e ora il cielo è completamente azzurro.

Prendiamo la strada asfaltata che ci condurrà fino alla macchina, mentre il giallo della facciata della cappella di San Fermo si staglia sul blu intenso del cielo, oltre il verde delle foglie. Per oggi è andata bene: bella camminata e niente pioggia. Non resta che ripetere l’escursione arrivando fino a Crocefieschi!

A un passo dalla vetta
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