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DA SAN SEBASTIANO AL GUARDAMONTE

Un piacevole itinerario alla volta del Monte Vallassa, la cima che ospita il sito archeologico di Guardamonte

PARTENZA: San Sebastiano Curone (mt. 342)

ARRIVO: Monte Vallassa (mt. 752)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO (A/R): oltre 14 km

TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 3 ore e 30 min.

SEGNAVIA: nessuno

 

 

Una delle imperdibili attrazioni della val Curone è senza dubbio il sito archeologico di Guardamonte, sul tratto di crinale del Monte Vallassa, compreso grosso modo tra le frazioni di San Sebastiano Curone e Bagnaria. Guardamonte, pur raccontandoci molto sulla storia delle valli Curone e Staffora, non è solo per gli appassionati dell’archeologia: è anche uno splendido punto panoramico e, se vogliamo dirla tutta, ospita anche un agriturismo dove si mangia sempre bene. Per tutti questi motivi, merita veramente una visita.

Noi, le visite le facciamo a piedi. Siamo abituati così. E anche se a Guardamonte ci arriva la strada asfaltata, noi portiamo la macchina in un punto piuttosto lontano. San Sebastiano, ad esempio. Raggiungeremo Guardamonte da qui, con un itinerario che mescola sentiero e asfalto ricalcando, nella prima parte, un tratto dell’itinerario cicloescursionistico meglio noto come “le gobbe del cammello”.

A San Sebastiano parcheggiamo l’auto non distante dalle scuole medie, vicino al monumento di Franco Anselmi, oltre il ponte sul torrente Curone. Indossiamo gli scarponi e ci incamminiamo sull’asfalto, seguendo la stretta stradina che costeggia il torrente, del quale avvertiamo il tranquillo rumore dell’acqua che scende e che ci regala una piacevole sensazione di tranquillità.

Uno stormo di uccelli si alza in volo sopra le nostre teste, seguendoci per buona parte di questo primo scorcio di sentiero. Dove l’asfalto lascia spazio allo sterrato incrociamo un signore con il cane al quale regaliamo un veloce saluto, prima di infilarci all’interno del bosco, camminando tra due ali di erba così alta che quasi ci sentiamo dei nanetti. Sempre costeggiando il Curone, raggiungiamo un punto in cui, voltandoci, vediamo in lontananza, sopra a San Sebastiano, il campanile di Dernice, quindi costeggiamo un ampio prato in fondo al quale si trova una cascina che sembra abbandonata. E’ il preludio all’arrivo sull’asfalto, che raggiungiamo dopo un ultimo tratto sotto agli alberi, nei pressi del ponte sul Curone che conduce alla Cascina Bernona.

Qui abbandoniamo il sentiero, che prosegue oltre la strada nel prato, per salire sull’asfalto alla volta della piccola frazione, che raggiungiamo in pochissimi minuti: oche e galline ci accolgono al nostro arrivo, mentre persone proprio non se ne vedono. Oltrepassate anche le ultime abitazioni, l’asfalto lascia nuovamente spazio allo sterrato e la strada prende a salire con maggiore decisione, regalando le prime, splendide, viste sul crinale del Monte Giarolo ma anche e soprattutto sulle frazioni di Gremiasco, Codevico, Ronco e sugli altri piccoli nuclei posti lungo la SP100, Casotto, Principessa e Sant’Antonio.

Costeggiando alcuni filari di viti, si prende a salire attraverso numerosi tornanti, arrivando a costeggiare, dopo alcune decine di minuti, una zona recintata all’interno della quale sono ospitati alcuni asinelli. Da qui all’asfalto, il passo è breve e nel giro di pochi minuti sbuchiamo sulla strada comunale che collega San Sebastiano alla Cascina Guardamonte, nei pressi di una fioritura di ginestre che regala un tocco di vita a tutto il panorama circostante, di per sé già splendido.

La vista si fa via via più ampia e buona parte della val Curone è ai nostri piedi, da Gremiasco fino quasi a San Sebastiano, mentre alle spalle delle frazioni distinguiamo chiaramente il profilo del Monte Giarolo e, alle sue spalle, il lungo crinale del Monte Bogleglio.

Sempre mantenendoci sull’asfalto, facciamo ingresso nella piccola frazione di Musigliano, posta sulla linea di crinale attorno al quale ruota la val Curone: superate le prime case, proseguiamo alla volta di una bacheca in legno dove si incontrano le indicazioni del sentiero numero 135 per Riarasso e Cascina Guretta e del sentiero 130 per Frascata. Camminiamo lasciandoci alle spalle le case della frazione, oltrepassando un punto in cui la strada è franata e giungendo nei pressi della stranissima chiesa, poco oltre la quale si gode di un meraviglioso panorama sul versante di arenaria del Monte Penola, dove si trova Cà del Monte con il suo osservatorio e da cui alcuni appassionati di parapendio stanno già planando alla volta del sottostante borgo di Brignano Frascata.

Continuando a camminare sull’asfalto, mantenendoci sulla linea di crinale, seguiamo le indicazioni stradali per l’agriturismo Guardamonte, che raggiungiamo dopo alcune decine di minuti di cammino in direzione delle rocce del Monte Vallassa.

Oltrepassate le indicazioni escursionistiche dei sentieri numero 7 per San Ponzo e numero 3 per Dego, Nivione e Castellaro, a pochi metri dall’agriturismo, abbandoniamo l’asfalto e imbocchiamo il sentiero non segnalato che, passando accanto al retro della cascina, aggira il Monte Vallassa, lungo il quale troviamo alcuni cartelli informativi sulla storia del sito archeologico.

Raggiunta l’area ancora oggi interessata dagli scavi (sono iniziati nel 1995), si prende a salire più decisamente, giungendo in breve sulla vetta dove è posta una croce in legno e da dove si può godere di uno dei più bei panorami delle nostre valli.

Ma, in breve, cos’hanno di così particolare le rocce del Guardamonte?

Le rocce del Monte Vallassa, così come quelle del vicino Monte Penola, sono rocce sedimentarie, di varie colorazioni, risalenti a circa 35 milioni di anni fa, che in alcuni punti si presentano stratificate, in altri hanno l’aspetto del calanco e, in altri ancora, si presentano boscose: sono ritenute da molti studiosi i primi sedimenti corrispondenti alla storia appenninica in senso stretto.

Grazie ai fossili e ai sedimenti di Guardamonte, possiamo avere un’ulteriore conferma dell’esistenza dell’oceano ligure-piemontese, che iniziò a formarsi nell’era giurassica e che, a seguito dei numerosi contatti tra le placche (quella africana e quella europea) diede origine nelle successive ere a pieghe e corrugamenti del terreno che furono il preludio alla nascita del nostro appennino. Nel bacino un tempo occupato dalle acque dell’oceano, il clima era tropicale e vivevano parecchie specie animali e vegetali: bivalvi, gasteropodi, brachiopodi popolavano i fondali sabbiosi e rocciosi prossimi alla costa, ma erano presenti anche alghe, coralli e pesci ossei e cartilaginei tra cui diverse specie di squalo, di cui sono stati trovati resti di denti e di capodoglio, di cui sono stati ritrovati resti ossei ora conservati a Voghera. Curiosamente, è stata ritrovata anche una perla.

Per maggiori informazioni: http://www.appennino4p.it/rocce

Torniamo però fisicamente sulla roccia del Guardamonte. Il panorama è davvero ampio e spazia dalla valle Staffora, con i tetti di Varzi che fanno capolino oltre il crinale, alla val Curone, distesa ai nostri piedi e dominata dalla cima del Giarolo ben riconoscibile per la presenza delle antenne e della statua del Redentore. Sedersi qui sopra, accanto alla croce e rimanere in silenzio a guardare il mondo tutto intorno, credo sia tra le cose più rilassanti e piacevoli che si possono fare.

Scendiamo dal Vallassa, si sta facendo tardi. Ripercorriamo a ritroso il sentiero dell’andata, passando accanto agli scavi e tornando nei pressi dell’agriturismo, dove ci tratteniamo dal fare un salto ad assaggiare la buonissima pizza per andare invece a vedere la vicina casetta in legno. Da qui, torniamo sull’asfalto, lasciandoci la cresta rocciosa del Vallassa alle spalle e camminiamo in direzione di Musigliano. Per non ripercorrere interamente lo stesso itinerario dell’andata, decidiamo di cambiare strada e scendiamo interamente su asfalto, seguendo la strada comunale che da Guardamonte, passando per Musigliano e Telecco, conduce a San Sebastiano.

L’ultimo sole illumina i calanchi del Monte Penola e dopo un lungo ma mai faticoso cammino arriviamo in vista dei tetti delle case di San Sebastiano, quando ormai sta scendendo la sera e alle spalle delle antenne del Giarolo un nuvolone grigio si sta facendo spazio. E’ sempre bella, Sanse, attorniata dai prati con l’erba tagliata di fresco nella sua tranquilla posizione ai piedi del Giarolo, all’incrocio dei due torrenti.

Il mare in val Curone, tu pensa! Chissà che sensazione, una distesa di acqua al posto delle montagne, dei paesi. E pensare che ancora oggi, il Vallassa e il Penola, assieme a tutto il resto dell’appennino, continuano ad assestarsi, spostandosi e crescendo, lentamente ma inesorabilmente, senza che noi ce ne possiamo accorgere, con quel fascino tutto particolare che hanno soltanto le cose fatte di nascosto.

A un passo dalla vetta
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