DA ZEBEDASSI AL BARILLARO E ALLA MADONNINA DI RIVAROSSA
Mescolando il percorso del grande anello Borbera-Spinti con le suggestioni dei paesi abbandonati
PARTENZA: Zebedassi (mt. 478)
ARRIVO: Madonnina di Rivarossa (mt. 755)
TAPPE INTERMEDIE: Costa Merlassino (mt. 531), Forcella Monte Barillaro (mt. 760), Monte Barillaro (mt. 804), Sella Monte Gavasa (mt.864)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 16 km (andata e ritorno)
TEMPO DI PERCORRENZA: oltre 4 ore e 30 min. (andata e ritorno)
SEGNAVIA: 200 bianco-rosso, 208 bianco-rosso
Zebedassi è un paesino della val Borbera, raggiungibile attraverso un bivio che si imbocca all’altezza di Pertuso oppure dalla strada provinciale che collega San Sebastiano Curone a Dernice, superato il paese di Vigoponzo scendendo in direzione del fondovalle. A Zebedassi, tra le poche case affacciate sulla strada – il resto del paese si trova in posizione più appartata – passa il sentiero numero 200, il grande anello Borbera-Spinti, proveniente da Caviggino e diretto alla Santissima Trinità di Molo Borbera: ho deciso di prenderne spunto per un’escursione che mescola il percorso del grande anello con i paesi fantasma, raggiungendo Rivarossa.
La giornata è tiepida, una felpa può bastare. C’è un po’ di fango, residuo delle ultime piogge, ma non so quanto il mio percorso ne risentirà: si vedrà strada facendo. Parcheggio l’auto tra le prime case di Zebedassi, proprio sotto al cartello che indica il sentiero e dopo essermi preparato adeguatamente per la giornata – che si preannuncia piuttosto lunga – attraverso la strada mettendomi in marcia sul sentiero che scende tra i prati, regalandomi delle viste davvero magnifiche di Costa Camisola e della salita al Bricco de l’Ovu e alla Croce degli Alpini, l’imbocco delle strette. Di fronte a me, scendendo tra gli ampi prati, Costa Merlassino, il paese che sarà la mia prossima meta e poco più a destra ecco spuntare le case di Vigoponzo.
La discesa si fa più ripida, fino a giungere nei pressi del rio Rosale, che si attraversa per poi risalire in direzione del paese. Il sentiero transita accanto alla rete che delimita un orto, in una zona duramente colpita da frane e smottamenti, come si può vedere dalle profonde crepe che tagliano in due il terreno e dalle grosse quantità di terra che si sono mosse in direzione del rio. Voltandomi, ecco una bella vista di Zebedassi, alle cui spalle si staglia ora la sagoma ancora parzialmente innevata del Giarolo con le sue antenne, visibili a fatica nella foschia del mattino: non c’è che dire, il panorama è bello e particolare anche da questo lato della valle, così ampia da perdersi quasi con lo sguardo. I tetti di Costa Merlassino sono ormai a un passo: il sentiero sbuca sull’asfalto in prossimità del cartello con il nome del paese e, da qui, risalgo in mezzo alle case seguendo sempre la strada asfaltata.
Un signore sta tagliando l’erba in giardino, mentre la moglie sta scopando il cortile e mi saluta quando mi vede passare. Poco oltre, un grasso signore appena uscito dalla porta di casa, al quale chiedo indicazioni, mi dice che abita qui ma non ha idea dei nomi dei monti che circondano il paese, elencandomi, in compenso, tutti gli acciacchi della sua vita: poco male, appena riesco a liberarmi proseguirò fino alla chiesa, dove mi pare di aver letto si trovino ulteriori indicazioni. Ecco infatti il cartello con le indicazioni che cercavo: la forcella sud del Monte Barillaro, che sarà la mia prossima tappa, è data a 55 minuti. Prima, però, una rapida occhiata alla chiesa, che ha una facciata piuttosto anonima, ma che si trova in una straordinaria posizione panoramica: è sufficiente appoggiarsi alla staccionata davanti all’ingresso, o meglio ancora proseguire sul sentiero che passa proprio alle spalle del campanile, per poter godere di un privilegiato panorama sul letto del Borbera che scende ai piedi della Croce degli Alpini. Si potrebbe forse vedere anche qualcosa di più, ma questa mattina la foschia non me lo consente.
Ritorno allora sul sentiero che, nella prima parte, è ancora asfaltato e come detto sale alle spalle della chiesa e del cimitero con una stretta stradina che raggiunge due ulteriori abitazioni che si trovano in posizione isolata, nei pressi delle quali si inizia ad aprire anche il panorama su Dernice e sulla valle di Montebore. Poco dopo il termine dell’asfalto e l’inizio della sterrata, raggiungo un bivio tra una carrareccia che procede in piano a destra, non segnalata e un’altra che sale decisamente sulla sinistra nei pressi della quale si trova un cartello stradale con l’indicazione per “Ripa Rossa” che nient’altro sarebbe poi che Rivarossa, il paese fantasma di cui già abbiamo parlato sulle pagine di questo sito e che già avevo visitato lo scorso anno. Come anche confermatomi dal segnale bianco-rosso posto in prossimità del bivio, tengo la sinistra, salendo su di una carrareccia che corre in direzione degli aspri versanti del Monte Gavasa e che, dopo poco, mi mostra subito bei panorami su Montebore e il suo castello, Cavigino, Dernice e Vigoponzo, ma anche belle viste di Costa Merlassino, Zebedassi e del Monte Giarolo. La prima parte della salita avviene su una stradina che taglia un versante di argilla arenaria, simile alle montagne che si trovano tra val Curone e valle Staffora, nella zona di Nivione di Varzi, poi la salita abbandona i tornanti per farsi più ripida e giungere in vista di un grosso sperone di puddinga che sbuca dalla vegetazione: il Monte Barillaro.
Il Barillaro è davvero una montagna caratteristica, impossibile da confondere con le altre. Si trova esattamente al termine della ripida salita della carrareccia che sale da Costa Merlassino, che in corrispondenza della forcella sud della montagna si divide, proseguendo per Molo Borbera (sentiero 200) e verso le pendici del Monte Gavasa (sentiero 208). Il panorama dalla carrareccia, in questo punto, è già meraviglioso, ma vale la pena fare un giro sulla cima, che si raggiunge imboccando una deviazione del sentiero 208, al termine di un breve ma decisamente ripido strappo.
La vetta è piuttosto anonima, non ospitando alcun segnale distintivo se non un cartello posizionato dal CAI di Novi Ligure recante l'indicazione dell'altitudine del monte, ma la vista merita decisamente una scarpinata fino a qui sopra. L'intera vallata di Montebore è ai miei piedi, con le innumerevoli piccole frazioni che la compongono, fino a Vigoponzo e Dernice, mentre proprio al di sotto della cima, si intravedono le Bocchette del Barillaro. Il tempo di scattare qualche foto e mi volto in direzione opposta, dove l'imponente sagoma del Monte Gavasa mi attende: dovrò oltrepassarla, per raggiungere Rivarossa.
Ridiscendo così sul sentiero 208 e lo percorro in direzione contraria: mi condurrà fino al borgo abbandonato che domina le strette di Pertuso. Dopo l'iniziale discesa, la carrareccia si fa più ampia e corre in piano in direzione del Gavasa, regalando ancora qualche bel panorama della frazione di Costa Merlassino e dell'ampia vallata fino alle antenne del Giarolo, poi inizia a salire leggermente, dirigendosi verso destra, quasi a voler aggirare il Gavasa. Proseguo mantenendomi sulla strada principale, sempre comunque ben segnalata, evitando le ulteriori stradine che si innestano sulla carrareccia, passando accanto a una strana costruzione posta lungo il sentiero e raggiungendo, al termine di una lunga ma poco impegnativa salitella, la Sella del Monte Gavasa: ora non mi resta che l'ultimo tratto di strada, quella che scende decisa alla volta della Madonnina di Rivarossa, che posso vedere in lontananza emergere dalla foschia con le sue pareti bianche.
Dalla sella del Gavasa in poi, la carrareccia è quasi impraticabile a causa del passaggio dei mezzi di chi in queste zone sta facendo legna, che uniti alle forti recenti piogge, hanno reso la strada una vera palude. Non mi perdo d'animo e cerco di crearmi qualche passaggio alternativo, d'altra parte la strada è così ampia da permettere di trovare sentieri alternativi senza immergersi nel fango. Completata la discesa, che si fa più ripida nel tratto finale, giungo in corrispondenza dell'intersezione con il sentiero numero 209, quello per escursionisti esperti che risale l'aspra Costa Camisola, il versante di puddinga che in questo momento nasconde Costa Merlassino alla mia vista. Ecco comparire Pertuso, incastrato tra le montagne che segnano l'inizio delle strette e dietro al paese un bel panorama sulla val Borbera fino al crinale che dal Giarolo arriva al Cosfrone. La strada è ora pianeggiante e prosegue alla volta della Madonnina di Rivarossa, che dista ormai solo poche centinaia di metri. Quando la raggiungo, un fagiano mi spaventa uscendo di colpo da un cespuglio, poi la aggiro e mi siedo sull'erba, sul lato a strapiombo sul Ponte del Carmine, per mangiare qualcosa, mentre il cielo sembra liberarsi lentamente dalla foschia che lo ricopre, tanto che alla fine del mio pranzo, il Giarolo è nettamente meglio visibile.
Decido di non entrare in chiesa, dove sono già stato lo scorso anno, limitandomi a fotografarne l'esterno, poi scendo alla volta dei ruderi che compongono il borgo abbandonato di Rivarossa, che non smette di sorprendermi, oltre che per la sua posizione, anche per il colore incredibilmente arancione della terra che si trova ai piedi delle case. Scatto qualche foto mentre scendo verso la piazzetta del paese, dove si trova il bivacco realizzato dal CAI di Novi, davanti al quale qualcuno sta riposando steso al sole, sull'erba. Non lo disturberò: mi fermo e giro indietro, ho ancora tanta strada da fare e mi conviene iniziare a pensare al rientro.
Lascio Rivarossa scattando qualche foto panoramica della chiesa, con accanto in linea d'aria il Bricco de l'ovu e la Croce degli Alpini e dello strapiombo sul torrente affiancato da Costa Camisola, il ripido sentiero che vorrei prima o poi fare ma che le mie vertigini e le mie paure mi impediscono di intraprendere. Ce la farò?!? Intanto, mi incammino sulla salita, che passa piuttosto veloce visto che, dopo poco, quando mi volto alle spalle, vedo la Madonnina di Rivarossa già lontana e piccola. Un po' di fatica solo fino alla sella del Gavasa, accanto alla quale vedo anche un sentierino che permette di raggiungerne la vetta, poi mi aspetta un bel tratto in leggera discesa fino ai piedi del Barillaro, da dove posso ammirare uno splendido panorama del fiume Borbera illuminato dal sole mentre scende alla volta di Persi e di Borghetto.
Il panorama sull'altro lato di valle è ora più nitido e distinguo meglio sia Montebore, dominato dall'alto dal suo castello, che Costa Merlassino, alla volta del quale inizio a scendere non appena imbocco la ripida discesa ai piedi della puddinga del Barillaro. In breve, ritorno a godere di una bella vista sulla Croce degli Alpini e sul corso del Borbera e giungo al termine della ripida discesa per poi proseguire in piano fino alla chiesa di Costa Merlassino, da cui posso ammirare un bel panorama su Rocchetta Ligure.
Attraverso Costa Merlassino, dove la giornata sta volgendo al termine e si vedono in giro solo alcune persone che stanno conversando sotto ad una tettoia, poi, giunto in prossimità del cartello con il nome del paese prendo il sentierino in discesa verso il rio Rosale, che supererò per poi risalire alla volta di Zebedassi. Un capriolo mi sorprende sbucando all'improvviso tra gli alberi vicino al corso del rio e non ho la prontezza di riflessi per fotografarlo, così si dilegua in pochi balzi scomparendo nella vegetazione. Gli ultimi metri di salita, con il campanile di Zebedassi che si fa sempre più vicino, circondato da un bel cielo azzurro. Mi volto e vedo l'imponente sagoma del Gavasa alle spalle della quale il cielo si sta facendo di un colore tra l'azzurro e il rosa tenue: tutto è pronto per un altro bel tramonto. Io, anche per oggi, sono più che mai soddisfatto della mia giornata sui sentieri, a contatto con la natura del nostro splendido appennino.