CASERMETTA FORESTALE-MONTE PENNA
Semplice ma splendida escursione dalla Casermetta forestale al Passo dell'Incisa e alla vetta del Monte Penna
PARTENZA: Casermetta Forestale del Penna (mt. 1390)
ARRIVO: Monte Penna (mt. 1735)
TAPPE INTERMEDIE: Passo dell'Incisa (mt. 1463)
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 2 ore e 30 min. (a+r)
SEGNAVIA: si segue la sterrata principale fino al Passo dell'Incisa, poi bianco-rosso (con quadrato giallo e + giallo) fino in vetta
Ho sempre avuto per il Monte Penna un rispetto incredibile: sarà che un po' mi faceva paura, con quei becchi rocciosi sulla cima, oppure che lo vedevo inavvicinabile, dati i miei ben noti problemi di vertigini, fatto sta che l'ho sempre guardato con gli occhi di un bambino intimorito. Non pensavo che un giorno sarei riuscito a raggiungerlo: era lontano, certamente ma poi non pensavo che sarei riuscito a trovare un sentiero semplice per arrivare in vetta, non per escursionisti esperti, intendo.
In occasione della nostra ultima puntata in val d'Aveto, invece, avevo messo tra gli itinerari "papabili" anche quello che dalla Casermetta del Penna saliva in cima al monte attraverso il Passo dell'Incisa: studiandolo e ristudiandolo, avevo potuto effettivamente rassicurarmi che non ci fossero tratti esposti o pericolosi e così, mi ero detto, "perché non provarci??".
Così, dopo un giorno di maltempo passato a girovagare su stradine ai limiti della praticabilità tra Borzonasca e Zolezzi e dopo una impegnativa escursione ad anello attorno al Monte Ragola, siamo arrivati all'ultimo giorno con un dubbio: Penna o Ramaceto? La sera, prima di addormentarci, decidiamo per il Penna. Poi, nella notte, nevica. Siamo a fine aprile, sottolineo.
Ci svegliamo al mattino e fuori dalla finestra il paesaggio è completamente imbiancato, nemmeno fossi venuto a Santo Stefano d'Aveto a trascorrere le vacanze natalizie. Escursione rimandata?
Neanche per sogno! Facciamo colazione, raccogliamo tutte le nostre cose e ci dirigiamo verso la macchina, ancora spruzzata di neve. Ci dirigiamo verso il Passo del Tomarlo, dove imbocchiamo la Provinciale del Penna, alla volta della Casermetta, luogo scelto per la partenza del nostro itinerario. Il Penna è là che ci attende, con la rocciosa vetta innevata e gli alberi dell'omonima foresta completamente imbiancati. Il sole, che è quello di fine aprile, intanto aumenta di intensità e ogni minuto che passa, sembra che il verde della foresta conquisti spazio a danno del bianco della neve.
Chissà come sarà la situazione neve lassù? Riusciremo ad arrivare in cima?
Chi lo sa, vedremo. Intanto, siamo arrivati alla Casermetta del Penna e parcheggiamo l'auto in uno spiazzo a bordo strada non distante dal Rifugio, indossiamo scarponi, zaino e percorriamo alcune decine di metri a ritroso, fino ad imboccare la sterrata per il Passo dell'Incisa. Si può percorrere anche in auto, ma insomma...non mi sembra proprio il caso di accorciare al minimo la camminata. La sterrata sale dolcemente, con piacevoli pendenze, all'interno della Foresta del Penna, raggiungendo in breve la costruzione della segheria e, altrettanto in breve, il Passo dell'Incisa, che dista dalla Casermetta non più di venti minuti a piedi. Il sentiero, in questo tratto, ricorda molto quello che dal Lago delle Lame taglia in due l'omonima foresta.
Al Passo dell'Incisa troviamo alcune auto parcheggiate e nonostante la sterrata prosegua, in discesa oltre il valico, in direzione delle sorgenti del Taro, ci concentriamo sulle due diramazioni laterali: quella di destra, diretta verso il Monte Aiona, il Passo della Spingarda e il Rifugio Pratomollo, e - ancora di più - quella di sinistra, diretta al Penna, segnalato a 45 minuti di cammino.
Se la sterrata era sgombra dalla neve, il sentiero che passa davanti alla bacheca del Passo dell'Incisa salendo, sulla sinistra, in direzione del Penna, è leggermente spruzzato di neve ma a mano a mano che si sale, la neve è maggiore e copre anche i tronchi degli alberi.
Il sentiero si fa via via più ripido e sale all'interno di un bosco misto (abeti e faggi) che via via lascia spazio a una folta faggeta, all'interno della quale si cammina divinamente, nonostante il fondo un po' scivoloso. Incontriamo persone che scendono, quindi, ci diciamo, "in cima si arriverà tranquillamente". Seguiamo le segnalazioni bianche e rosse dipinte sui tronchi degli alberi e raggiungiamo un punto in cui il sentiero pare finamente spianare, concedendoci un po' di respiro. Da qui, pur rimanendo all'interno della faggeta, riusciamo a intravedere la poco distante vetta del Penna, oltre a quella del Maggiorasca dritta davanti a noi. La salita riparte quasi immediatamente, tornando a seguire una stretta via tra i tronchi degli alberi, mentre il fondo diventa pietroso. Ma siamo ormai arrivati, perché l'uscita dal bosco appare vicina.
Sbuchiamo dai faggi e rimaniamo a bocca aperta: ma non sarà nulla in confronto a quello che potremo vedere dalla vetta, appena la raggiungeremo!
Il contrasto tra i rami ghiacciati degli alberi e il blu intenso del cielo cattura la vista, con il verde primaverile sullo sfondo. Di fronte a noi la sagoma dell'Aiona, con il lungo e piatto crinale che unisce la cima settentrionale e quella meridionale; accanto il Cantomoro e, alle spalle, la riga blu più intensa del mare. Se queste sono le premesse....
Saliamo un pochino, ed ecco un panorama mozzafiato in direzione della val d'Aveto, da Amborzasco ad Allegrezze, con la Casermetta da cui siamo partiti che sembra piccola piccola, ai piedi di uno spaventoso strapiombo. Partiamo a scattare foto, siamo entrambi rapiti dalla bellezza del panorama e intanto ci avviciniamo alla vetta, che raggiungiamo in pochi minuti, trovando già molte altre persone coricate a godersi il sole primaverile che sta, lentamente, cancellando tutta la neve.
In vetta, la statua della Madonna del Penna, trasportata dagli abitanti della Val di Taro, accanto alla caratteristica cappelletta colma di immagini e preghiere. Prima di pranzare, però, decidiamo di dedicare un po' di tempo alle foto, visto che una giornata così fredda e tersa, in primavera, difficilmente ci potrà ricapitare.
A prima vista, quello che cattura subito la nostra attenzione, è il fatto che sembrano distinguersi alcune isole in lontananza. Monto lo zoom e le avvicino, cercando di intuire di che luoghi possa trattarsi. Se per capire che si vedono le montagne innevate della Corsica non ci vuole un genio, diventa più difficile intuire che le altre isole che chiaramente si distinguono dalla vetta sono - da ovest verso est - Capraia, Gorgona ed Elba. Ma non è finita perché sembra di vedere un'altra isola che, in realtà, è soltanto il promontorio di Piombino. Scorrendo con lo sguardo verso nord, le spiagge della Versilia e, alle loro spalle, le Apuane colme di neve: uno spettacolo che mai mi era capitato di vedere prima di oggi. Oltre il Monte Trevine, ai piedi della statua della Madonna del Penna, il ripido canalino del Penna e le inconfondibili sagome del Pennino e della "Nave" del Penna, ambientazioni così caratteristiche da meritare senza dubbio una visita.
Guardando verso nord-ovest, le quattro province si distendono ai nostri piedi ed ecco, in lontananza, chiaramente visibile il radar del Lesima e, poco più distante, l'Alfeo incastrato tra l'Ebro e il Chiappo, angolazione senza dubbio caratteristica. Che meraviglia, siamo sconvolti da tutta questa bellezza!
Ci sediamo in vetta, con lo sguardo rivolto verso il Monte Zatta e la riviera di levante, a goderci una veloce merenda riscaldata dai raggi del sole, mentre la neve piano piano sta scomparendo pressoché ovunque, tranne nelle creste delle alpi, che contornano l'intero paesaggio verso occidente e settentrione. Sta ancora arrivando gente, quando ci alziamo per le ultime foto e per rimetterci in cammino verso il Passo dell'Incisa: la giornata è invitante ed è stato un privilegio potersela godere qui sopra. Torniamo verso l'auto, che raggiungiamo piuttosto velocemente, cambiando solo l'ultimo tratto del percorso, che allunghiamo leggermente con una deviazione verso destra, ai piedi della rocciosa vetta del Penna, che sembra salutarci dall'alto.
Sono fiero di essere salito là sopra, ho ancora gli occhi che mi luccicano dalla gioia se ci penso. Anche se, a dirla tutta, le mie preoccupazioni erano infondate perché il sentiero che porta in vetta è a prova di stupido. Ma è stata comunque una giornata indimenticabile!