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FOCE DI PIANZA-MONTE SAGRO

Escursione sui sentieri del Parco Regionale delle Alpi Apuane

PARTENZA: Foce di Pianza (mt. 1279)

ARRIVO: Monte Sagro (mt. 1749)

TAPPE INTERMEDIE: Foce della Faggiola (mt. 1468)

LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 5,5 km (a+r)

TEMPO DI PERCORRENZA: 2,30 h. circa (a+r)

SEGNAVIA: 172

 

Come primo approccio con le Alpi Apuane, al primo giorno di vacanza in Garfagnana abbiamo scelto la salita al Sagro, una delle montagne più accessibili della catena ma senza dubbio estremamente affascinante: "la montagna dei carrarini", come la chiamano da queste parti per la sua posizione a ridosso della città.

La partenza del percorso è dalla Foce di Pianza, un valico poco distante da Campocecina ("foce" in territorio apuano è l'equivalente del nostro "bocca", "passo") situato a 1279 metri di altitudine e raggiungibile con l'auto, che separa il Monte Borla dal Monte Sagro.

L'avvicinamento, c'è da dire, non è dei migliori perché dalla nostra base a Pieve Fosciana sono circa due ore di macchina, stradine impervie con tanto di brivido finale ossia strada interrotta per frana nella quale, per fortuna, nonostante i cartelli di divieto, il passaggio è stato comunque possibile (a passo d'uomo): se la strada fosse davvero stata interrotta, l'escursione sarebbe saltata perché si era già fatta tarda mattinata. Sicuramente, per il ritorno in Garfagnana sceglieremo la più panoramica strada che attraversa le Apuane, che avevo invece evitato per paura non fosse delle migliori, sbagliando.

Così, dopo mille peripezie e già un po' stanchi per tutti i km fatti in macchina, arriviamo finalmente alla Foce di Pianza, un ampio spiazzo sommerso dalla bianca polvere di marmo da cui, una volta scesi dalla macchina, ci rendiamo conto della meraviglia di panorama che si possa godere: ai nostri piedi le montagne devastate dalle cave (che per quanto sia un drammatico problema, va detto, sono pur sempre affascinanti da vedere) e, sullo sfondo, le spiagge della Versilia e il Tirreno, con il promontorio di Montemarcello quasi ad annunciare la Liguria e le Cinque Terre.

Sembra di essere in capo al mondo, ma basta girarsi dalla parte opposta e alzare gli occhi per sentirsi piccoli piccoli al cospetto del Monte Sagro, che ci scruta dall'alto dei suoi 1749 metri: tra poco saremo là in vetta, sperando che le nubi non scendano prima di noi.

Ci prepariamo indossando tutto l'occorrente mentre, davanti a noi, si incammina un gruppo di escursionisti di mezz'età, che dall'accento sembrano liguri: li seguiamo, visto che sembrano aver seguito il nostro stesso percorso ossia il sentiero bianco-rosso 172. Abbandoniamo il piazzale per salire su una stretta traccia che raggiunge in breve l'intersezione con il sentiero 172 proveniente da sinistra, seguendolo quindi in direzione opposta: voltandoci, la vista si fa sempre più ampia sulle spiagge della Versilia precedute dalle bianche strade realizzate nelle montagne di marmo. 

In leggera salita, avanziamo in direzione sud-est fino a giungere in vista di una grande cava di marmo alle pendici del Monte Sagro: proseguendo sul crinale sassoso, in direzione di una galleria scavata nella montagna (sulla destra, per favorire il trasporto del marmo), raggiungiamo il bivio tra i sentieri 172 e 173 al quale ignoriamo quest'ultimo, che - dirigendosi verso la Foce del Faneletto - risale il Sagro sul più ripido versante sud-ovest. Il sentiero 172, che continuiamo a seguire, prende a salire in maniera più decisa, regalando alle spalle strapiombanti viste sulle cave alle spalle di Carrara: guadagnata quota, aggira a mezza costa un versante di roccette, dirigendosi verso la Foce della Faggiola (Faggiola nel senso di faggeta, in quanto si trova nell'unico punto non spoglio di questa dorsale, dove è presente un bel bosco di faggi).

Raggiunta una sella (anzi una foce..) dove la vista si apre sul vicino Monte Maggiore, si prosegue a mezza costa sul versante interno, raggiungendo, dopo aver oltrepassato una grotta, la Foce della Faggiola, punto in cui dobbiamo abbandonare il sentiero 172, che prosegue in direzione di Foce Luccica, per seguire verso sinistra i segni blu che conducono alla vetta del Sagro.

Dalla Foce della Faggiola, si apre una splendida vista sulle Apuane meridionali e sul bacino marmifero di Colonnata, che si intravede ai piedi di una cava, incastrato tra le scoscese montagne. Peccato però per le nuvole, che iniziano a inghiottire la dorsale del Sagro e, lentamente, ad impedire la visuale lungo buona parte del nostro itinerario: speriamo - ci viene da pensare - che almeno ci lasci vedere qualcosa in vetta!

Abbandonato il sentiero 172, seguiamo le tacche blu che si trovano qua e là sui sassi lungo il percorso, per seguire una minuscola traccia che attraversa l'ampia conca ai piedi del Monte Spallone, passando sopra ai Capannelli del Sagro, ruderi di antiche costruzioni che venivano, probabilmente, utilizzate un tempo per l'alpeggio (o dai cavatori di marmo?). Il percorso avanza trasversale, mantenendosi in salita costante, correndo al limite di uno scosceso pendio erboso inghiottito, in fondo, dalla nebbia che ora sta risalendo anche dalla Foce di Pianza nascondendoci ormai gran parte del panorama.

Davanti a noi, dal gruppo di liguri che ci precedeva, si sono staccate due persone che stiamo per raggiungere ma che non possiamo superare agilmente per via del sentiero molto stretto, quindi decidiamo di rallentare l'andatura in modo da non mettere loro fretta visto che una delle due persone, una signora, sembra accusare alcune difficoltà. Proseguiamo così lentamente la nostra traversata, raggiungendoli in corrispondenza dell'incrocio con la deviazione per la vetta proveniente dal sottostante sentiero 173.

La signora si ferma e il suo compagno di salita sale per l'ultimo tratto fino alla vetta insieme a noi: scopriamo subito di non esserci sbagliati perché il signore è del savonese (Passo del Giovo) e quando gli spieghiamo da dove arriviamo noi, in men che non si dica, finiamo a parlare dei nostri monti e del panorama dal Chiappo che "un panorama così non si trova da nessun'altra parte al mondo"!

Intanto, svoltato bruscamente verso destra, stiamo risalendo l'ultimo ripido tratto di sentiero verso la vetta e, sulla sinistra, è comparso il roccioso profilo del Pizzo d'Uccello ad accompagnare la nostra salita. Il sentiero si mantiene, fortunatamente, sul lato interno perché oltre il crinale, sul lato opposto, c'è un dirupo da far perdere il fiato. Lo seguiamo raggiungendo, in breve, la vetta del Monte Sagro dove troviamo ad attenderci, oltre a numerosi escursionisti, una croce di vetta, una rosa dei venti in marmo, una madonnina decapitata da qualche imbecille e, purtroppo, le nuvole che stanno inghiottendo tutto il paesaggio circostante. Salutiamo il nostro compagno di salita savonese e ci sediamo ai piedi della croce a mangiare qualcosa, nella speranza che, con il passare del tempo, la vetta si liberi dalle nubi. 

Purtroppo il meteo non ce la darà vinta fino in fondo, nel senso che le nuvole rimarranno schiacciate sulla vetta impedendoci di vedere buona parte delle vicine montagne della catena delle Apuane settentrionali, delle quali riusciamo appena a scorgere il Pizzo d'Uccello, il Pisanino e parte della cresta del Grondilice, sullo sfondo dei quali si stagliano le cime dell'appennino bolognese. Le nuvole vanno e vengono nascondendo e liberando la vista su Vinca, frazione distesa ai piedi del Pizzo d'Uccello, mentre verso sud, di vedere qualcosa proprio non se ne parla.

Ci scattiamo una foto e ce ne andiamo, visto che ci aspetta non tanto una lunga discesa dal Sagro, quanto una lunga traversata in auto fino alla Garfagnana. La discesa dalla vetta è piacevole, nonostante qualche contrattempo (io che rotolo giù per il ripido pratone dopo aver messo un piede in fallo, Ilaria tutta rigida per le vertigini) e in men che non si dica raggiungiamo i margini della conca ai piedi dello Spallone: ci voltiamo e sulla cima del Sagro ora le nubi sembrano essersi diradate, quasi a volerci giocare un brutto scherzo. 

Chi se ne frega, ormai non possiamo più ritornare su e così, raggiunta la Foce della Faggiola, proseguiamo fino alla successiva sella che conduce al Monte Maggiore, per poi iniziare il lungo tratto finale di roccia dove troviamo un sacco di escursionisti che salgono verso il Sagro (strano, vista l'ora) e una fittissima coltre di nebbia ad attenderci. Gli ultimi metri verso la Foce di Pianza passano inosservati perché la nebbia nasconde tutto, strapiombi compresi e in men che non si dica siamo all'auto, ricoperta dalla bianca polvere di marmo.

Meno male che in mattinata siamo riusciti a fotografare le cave e la Versilia, perché ora la nebbia nasconde veramente tutto. Ci mettiamo in auto e, questa volta attraverso la strada che attraversa il Parco delle Apuane, raggiungiamo la Garfagnana: una strada meravigliosamente panoramica e suggestiva che, chissà perché, al mattino avevo voluto evitare.

Poco male, sul Sagro per fortuna siamo riusciti ad arrivarci. Ed è stato proprio bello!

 

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A un passo dalla vetta
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