L'ANELLO ALTO DELLE 12 FONTANE DI PIUZZO
Sui sentieri 221-220, per la prima metà dell'impegnativo anello
PARTENZA E ARRIVO: Bocca di Crenna (mt. 1553)
TAPPE INTERMEDIE: Fontana Valtorta (mt. 1550), Madonnina del Pascolo (mt. 1419), Fontana de Paskuo (mt. 1408), Fontana de Burdèle (mt. 1293), Fontana da Lubbia (mt. 1188), Colle Trappola (mt. 1289), Fontana da Gura (mt. 1460), Monte Cosfrone (mt. 1659)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO (a/r): oltre 15 km
TEMPO DI PERCORRENZA (a/r): circa 5 ore
SEGNAVIA: bianco-rosso 221 da Bocca di Crenna fino alla Fontana de Burdèle; bianco-rosso 220 fino al M.te Cosfrone; bianco-rosso 200 fino a Bocca di Crenna
Mio padre ha riscoperto la bellezza del camminare in montagna grazie a questa mia insolita passione. Ed è proprio con lui che avevamo messo nel mirino il giro delle 12 fontane, un percorso ad anello con partenza e arrivo a Piuzzo, realizzato dal CAI di Novi Ligure: ne avevamo parlato le prime volte intorno al 2010, provando anche a percorrerlo, salvo poi essere costretti a cambiare itinerario lungo il percorso perché del sentiero non si vedeva neanche più l'ombra. In questi anni fino ad arrivare ad oggi, probabilmente, il sentiero è stato risistemato e questa volta siamo pronti per davvero a percorrerlo.
"Pà, oggi fontane eh? Sono 4 anni che diciamo che lo facciamo, lo facciamo...e non lo facciamo mai.."
"Si andiamo, ma è lungo. Ce la facciamo a farlo tutto?"
"Proviamo..partiamo dalla Crenna..poi male che vada, una volta arrivati a Piuzzo, decidiamo cosa fare!"
Arriviamo a Bocca di Crenna e parcheggiamo la macchina poco prima del valico, sotto a un bel sole. L'ora non è tarda, potrebbe davvero essere la giornata ideale per fare tutto il giro delle fontane. Tutte e 12, sperando di trovarle!
Ci incamminiamo fino al valico, dove troviamo le indicazioni del sentiero numero 221, che taglia il versante sud-occidentale del Monte Ebro con un minuscolo sentierino il cui inizio è appena appena visibile: una mandria di mucche sta pascolando ai lati del sentiero e ci finiamo dritti in mezzo, approfittandone per scattare qualche foto anche a loro.
La prima fontana che dovremmo incontrare è la Fontana Valtorta, segnalata dal cartello a Bocca di Crenna a soli 20 minuti di cammino. Il sentiero, appena accennato, è comunque ben segnalato anche se discretamente infangato e cammina in piano regalando piacevoli viste su Montaldo di Cosola e sui pascoli che lo precedono, ma anche su Cerendero e sulla splendida Chiesa di San Rufino. A mano a mano che procediamo avanzando sul sentiero, ci portiamo sempre di più sotto alla cima dell'Ebro e aumenta, facendosi più ampia, la vista sull'alta val Borbera. L'unica incognita è rappresentata dal sentiero, che spesso si perde, ma poi si riprende subito dopo, dividendosi e ramificandosi di continuo, salvo poi condurre, in linea di massima, sempre allo stesso punto.
E così, dopo poco, in un punto in cui il sentiero scende leggermente di quota, proprio quando inizia a risalire, vediamo davanti a noi la vasca della prima delle 12 fontane, la Valtorta: finalmente si inizia!
La Valtorta è una piccola fontana ai piedi della ripida discesa del Monte Ebro, situata in prossimità di un piccolo slargo del sentiero, ad un'altitudine di 1550 metri: la vasca è colma d'acqua, ma dal tubo non ne esce altra e, come abbiamo avuto modo di vedere a nostre spese lungo il percorso, è una fontana utilizzata dagli animali per abbeverarsi data la sua posizione tutto sommato comoda nelle vicinanze dei pascoli di Bocca di Crenna.
Ci lasciamo la Valtorta alle spalle, proseguendo sul sentiero alla volta della prossima fontana indicata sul cartello, la fontana Ciapeta.
Il sentiero non cambia le proprie caratteristiche e procede in piano, alternato a leggere salite, tagliando versante dopo versante il fianco del monte Ebro, iniziando tuttavia ad attraversare alcune zone leggermente più impervie, che si caratterizzano per la presenza di rocce e qualche dirupo, senza presentare, tuttavia, particolari difficoltà. Voltandoci, possiamo vedere ormai lontano il punto da cui siamo partiti e accanto, oltre la sagoma del Prenardo, ecco spuntare l'ombra dell'Alfeo.
Intanto, davanti a noi, iniziano i primi problemi, perché nel tratto tra l'Ebro e il Monte Cosfrone, il sentiero si va ad addentrare in qualche piccolo boschetto decisamente complicato da attraversare, a causa di una folta vegetazione che costringe a camminare con la schiena curva e delle segnalazioni sempre meno visibili. Riusciamo, comunque, a non perdere la traccia e a uscire dalla zona infestata da spine e arbusti, tornando in una zona prativa ai piedi del colletto situato tra il Cosfrone e l'Ebro. Qui il sentiero prende a scnedere e, della fontana Ciapeta, nemmeno l'ombra.
Che poi, a dirla tutta, la Ciapeta non sempre è menzionata tra le 12 fontane dell'anello. Guardando poi su di una cartina, ho intuito che dovrebbe essere da queste parti, forse all'interno di quei boschetti pieni di spine, ma non l'abbiamo trovata. E allora, proseguiamo.
Il sentiero 221 prende ora a scendere dapprima tra i prati, quindi infilandosi all'interno di una specie di cunicolo tra due ali di roccia, fino a terminare in una bella faggeta, all'interno della quale scende decisamente fino a giungere all'intersezione con una strada più ampia.
Scendendo, avvertivamo in lontananza il rumore di una macchina, sembrava una macchina che slittava e non riusciva a ripartire. Ora, giunti all'intersezione con la strada più ampia, vediamo passare sotto di noi due grandi jeep che salgono sulla carrareccia ormai distrutta dal fango e dal loro passaggio. Noi, per ora, evitiamo la carrareccia e proseguiamo verso sinistra, alla volta di un ampio prato in cima al quale si scorge una piccola cappelletta: è la Madonnina del Pascolo (1419 mt). Eravamo già stati qui alcuni anni fa, quando avevamo percorso il sentiero per Piuzzo e rivediamo con piacere la cappelletta, situata sotto gli alberi, ai bordi del prato, in una zona da cui si gode di una bella vista sul Monte Roncasso, sul Cosfrone e sull'Ebro.
Giunti qui, dobbiamo prendere una decisione sul da farsi: camminiamo già da un po' e abbiamo visto una sola fontana (più una persa). Oltre la cappelletta, il sentiero 221 prosegue alla volta di altre fontane, quelle della parte bassa del giro, situate nella fitta selva che divide il territorio di Piuzzo da quello di Cosola. Però è già piuttosto tardi e un forte mal di testa mi sta accompagnando da poco dopo la partenza: così prendiamo rapidamente una decisione diversa, quella di limitarci all'anello alto delle fontane, decisione decisamente saggia, vista l'ora e la lunghezza del giro completo, che credetemi è praticamente impossibile da fare in una volta sola.
Così torniamo sui nostri passi, fino alla carrareccia più ampia dove abbiamo incontrato le jeep salire e la imbocchiamo in discesa, seguendo le indicazioni per la Fontana de Paskuo (del Pascolo), la nostra seconda fontana di giornata.
La Fontata de Paskuo sorge a 1408 metri, ai bordi della carrareccia, in prossimità di una curva. Il problema è che la fontana è inavvicinabile, perché a giudicare da quello che vediamo coi nostri occhi, quel rumore di macchine che sentivamo prima slittare era relativo a quello che stava accadendo proprio lì, nei pressi della fontana. Uno strato di fango così profondo che non si riesce a restare in piedi, con i solchi delle ruote delle jeep che hanno distrutto la strada. Ci dobbiamo limitare a fotografare la fontana dal lato opposto della strada, avvicinandola con lo zoom ed è un peccato perché si dice che qui ci sia l'acqua più fresca di tutta l'alta val Borbera.
Evitiamo la strada e scendiamo tra le foglie, inventandoci un sentiero, lasciandoci la bella fontana alle spalle. Arriviamo sulla strada impraticabile, perché, ad un certo punto, non ci sono altre alternative. Così scendiamo cercando di prendere meno fango possibile, impresa davvero difficilissima. Per fortuna che non è molto lunga, e sbuca all'interno di un ampio prato che ci sembra conosciuto: eravamo stati anche qui, quando eravamo scesi a Piuzzo.
E' il prato delle Bordelle, un ampio prato che ospita la terza fontana di giornata, la Fontana de Burdèle (1293 mt), situata vicino ai ruderi di una vecchia nevaia e alla Malga di Costa Rivazza. Un tavolino, situato sul lato opposto della strada, ci sembra il posto ideale dove fermarci per pranzo e per provare a farsi passare il mal di testa, con il quale camminare è decisamente complicato. E così, dopo aver mangiato qualcosa, metto la testa sul tavolo per un pisolino di dieci minuti, dal quale mi risveglio come nuovo. E' troppo tardi ormai, per scendere verso Piuzzo alla volta del giro basso delle fontane, ma almeno so che riuscirò a tornare a casa con le mie gambe!
Scattiamo qualche foto alla nevaia e alla fontana, carica d'acqua come non mai. Poi abbandoniamo il sentiero 221 e, passando accanto al tavolino dove abbiamo riposato, camminiamo in direzione del Monte Roncasso, incontrando dopo poco alcune segnalazioni bianche e rosse sui tronchi degli alberi.
Il sentiero, stretto, scende alla volta di una più ampia carrareccia, che conduce in breve nei pressi del punto in cui due ruscelli si uniscono dando vita al Rio della Liassa, dove incontriamo le segnalazioni del sentiero numero 220, nel quale ci siamo ora immessi.
Il sentiero è una bella carrareccia, discretamente ampia, che versante dietro versante corre in direzione di Pobbio, mantenendosi pressoché sempre pianeggiante. Evitiamo tutte le deviazioni in discesa e proseguiamo in direzione di Pobbio, gustandoci tra gli alberi qualche bella vista su Cabella e sulle Rocche del Reopasso, mentre alle nostre spalle fa la propria comparsa la sagoma del Monte Ebro, sulla quale si sono fermate alcune minacciose nuvole nere.
Giunti in prossimità di un rudimentale cancello per il bestiame, lo superiamo immettendoci dopo poche decine di metri nella strada sterrata che scende verso Pobbio, in prossimità di un segnavia che indica "Bivio di Pobbio Superiore" (1174 mt.). La prendiamo in salita, incontrando dopo poco la quarta fontana di giornata, la già nota Fontana della Lubbia (1188 mt.): siamo passati di qui poco tempo fa quando siamo andati a Pobbio e la sua acqua la conosciamo bene, una delle migliori delle nostre valli, leggerissima. Così, per non sbagliarci, riempiamo le bottiglie, visto che nel frattempo è uscito un bel sole.
Ripartiamo seguendo in salita la carrareccia, che ora ci regala belle viste sulle due borgate di Pobbio Superiore e Inferiore e sull'alta val Borbera, circondata dal verde e illuminata dal sole. La salita ci conduce in breve al Colle Trappola (1289 mt.), la montagnola che sovrasta Pobbio e dalla quale inizia la ripida salita alla volta del Monte Roncasso, salita dura ma che ora, senza più mal di testa, affronto con la massima tranquillità. Più si sale, più il panorama si allarga: dopo alcuni tornanti, quando la mulattiera inizia a farsi diritta, incontriamo un'altra mandria di mucche sul sentiero e, superatala, eccoci finalmente al Quadrivio del Monte Roncasso, dove abbandoniamo la strada consueta, quella che taglia il versante del Monte, per prendere quella di sinistra che si addentra nel bosco e che dovrebbe condurre alla Fontana da Gura, la nostra ultima fontana di giornata.
Il bosco è fangoso, ma si riescono a seguire bene le segnalazioni perché la strada è evidente, se non che, ad un certo punto, perdiamo il segnavia, che pare essersi allontanato dal sentiero più ampio e così ci perdiamo anche la Fontana da Gura, che presumiamo essere nei pressi perché sentiamo il rumore dei campanacci delle vacche poco distante, che probabilmente saranno nei pressi della fontana, ma che non riusciamo ad individuare. Non a caso, appena arrivato a casa, ho letto che la deviazione per questa fontana non è per nulla evidente.
Così, persa l'ultima fonana, ci ricongiungiamo sulla prima sella del Monte Roncasso con il sentiero proveniente dall'altro lato di montagna, e, da qui, proseguiamo in ripida salita alla volta della cima del Monte Cosfrone. La vista, ampia, spazia dall'Alfeo e dal Prato delle Bordelle fino a Volpara e al Giarolo e il cielo, intanto, si è fatto decisamente più minaccioso, sia sul crinale che sull'alta val Borbera. Raggiunta la vetta del Cosfrone (1659 mt.), proseguiamo in direzione dell'Ebro, per poi chiudere il nostro anello ai suoi piedi, a Bocca di Crenna.
La cima dell'Ebro è avvolta dalla nebbia e più ci avviciniamo, meno la vediamo. Decidiamo così di non salire in cima, ma di tagliare lateralmente l'Ebro sul lato della Val Curone, seguendo una vecchia mulattiera non segnalata che ci condurrà sulla discesa opposta evitandoci il saliscendi. Da qui, se non altro, a parte molto fango, si possono godere piacevoli viste sul Giarolo e sull'alta val Curone, viste decisamente insolite considerata la posizione poco frequentata.
Giunti sul lato opposto, sulla ripida discesa verso Bocca di Crenna, veniamo avvolti dalla nebbia, che ci nasconde totalmente il panorama circostante. Fortunatamente, siamo ormai arrivati e riusciamo a salire in auto prima che inizi a piovere. Almeno per una volta.....
Ah, dimenticavo: settimana prossima torniamo qui per la seconda parte del giro delle dodici fontane: l'anello basso. E anche lì, ne vedremo delle belle.