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6 marzo 2018

I GUADI DI RIO BRUTTO (ANELLO)

Poco conosciuto trekking tra le valli Grue e Ossona

DATA ESCURSIONE: 18/03/2017

PARTENZA E ARRIVO: Bastita (mt. 560)

TAPPE INTERMEDIE: Rio Brutto; bivio Malvino; bivio Bavantore; M.te Provinera; Bocca delle Vigne

LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 7,5 km 

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 3,00 h. 

DIFFICOLTA': E/EE

SEGNAVIA: nessuno

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Lo so, in val Grue non giriamo troppo spesso ed è un peccato perché ci sono, secondo me, tanti posti belli da visitare. Piano piano, credo arriveremo a scoprire un po' di più di queste zone, anche se bisogna essere bravi a trovare il periodo più adatto: non ci sono molti crinali da percorrere, molti più sentieri boscosi, spesso però pattugliati da poco rassicuranti squadre di cacciatori. Così aspettiamo sempre il momento giusto, salvo poi dimenticarci della val Grue e preferire altri luoghi più comodi e, soprattutto periodo della caccia, più aperti.

Lo scorso anno, un po' per caso, abbiamo scoperto un bell'itinerario assolutamente sconosciuto (da noi) ma che qualcuno (gli amanti delle MTB) invece aveva già cercato di valorizzare facendone un bel percorso. Noi ne abbiamo affrontato solo un tratto, lasciandolo poi per un altro sentiero fino a formare un particolare anello, inventato anche questo, come spesso ci accade, strada facendo.

La partenza, come già accaduto l'ultima volta che siamo venuti a camminare da queste parti, è avvenuta dal bivio tra le frazioni di San Vito e Bastita, dove abbiamo parcheggiato l'auto a bordo strada. Questa volta, però, anziché percorrere l'intero asfalto fino a San Vito, ne abbiamo percorso solo la prima rampa, per poi deviare a sinistra su un sentierino non segnalato che, correndo in direzione di Bastita, ci ha di fatto condotto nello stesso punto in cui ci saremmo trovati attraversando le case della piccola frazione di Bastita. Una volta incrociato il sentierino proveniente da Bastita, lo seguiamo verso sinistra, scendendo ai margini di un ampio terreno fino ad incontrare un bivio: evitando la strada di sinistra, che avanza in salita in direzione di Sorli (e che dalle cartine risulta essere un tratto del sentiero E1), seguiamo in discesa la strada di destra, che inizia a perdere quota sempre con maggiore decisione, attraversando un'ambientazione caratteristica, dove si incontrano le prime primule e, non di rado, segnalazioni ad uso dei cacciatori riportanti i nomi di luoghi e appostamenti. La discesa, via via più ripida, prosegue fino a raggiungere il buio fondovalle del Rio Brutto, che ad ora ancora non abbiamo incontrato, ma che di lì a breve si manifesterà davanti ai nostri occhi, sopraggiungendo da sinistra. Siamo in un luogo così sconosciuto da non sentirci propriamente al sicuro e che, già di per sé non particolarmente luminoso, è reso ancora più tetro dalla presenza di numerosi tronchi spezzati lungo il percorso che impongono continue deviazioni o, comunque, faticosi passaggi tra gli alberi rotti. Fortunatamente, ad indicarci la via (comunque non particolarmente complicata da seguire) ci sono numerose segnalazioni gialle e arancioni sui tronchi degli alberi che stanno, presumibilmente, ad indicare il percorso realizzato per gli appassionati di MTB.

Ecco, di lì a poco, che il sentiero attraversa per la prima volta il corso d'acqua, che scende dal fianco del Monte Ronzone ricevendo un affluente alle spalle di Bastita e sarà solo il primo di innumerevoli guadi: ecco spiegato il particolare nome affibbiato al percorso MTB, "I guadi di Rio Brutto". Continuiamo ad avanzare sul fondovalle, in direzione ovest e nonostante le ambientazioni un po' rovinate dalle ultime piogge, che hanno portato fango e detriti un po' dappertutto, i guadi non risultano affatto difficoltosi perché il corso d'acqua è veramente esile. I nostri occhi si spalancano su luoghi davvero splendidi e che sono nascosti alla vista dal resto della valle: lisce pareti calanchive ricoprono il versante meridionale del Monte Provinera e altre, ancora più nascoste, si trovano sul versante opposto di valle. Il sentiero le lambisce, passandoci proprio sotto e regala visuali straordinarie da questo dimenticato fondovalle.

Ogni tanto controlliamo il gps e tutto procede bene: stiamo seguendo il percorso indicato nelle mappe e nelle nostra testa c'è chiara l'intenzione di seguire tutto il sentiero fino a Malvino. Tuttavia, dopo non so dire quanti guadi (tantissimi), il sentiero tende a spostarsi verso destra e, dopo aver oltrepassato un rio che scende alle spalle del M.te dei Ronchi, chissà se per le piogge o perché ce lo perdiamo, sembra innestarsi su una traccia che prende a salire. Non è quella che conduce a Malvino, che seppur poco visibile dovrebbe proseguire in piano.

Qui si prende a salire ripidi e dopo due tornanti, si guadagna quota piuttosto in fretta. Con belle viste su vicine pareti calanchive, il sentiero continua a salire e dopo alcune decine di minuti, innestatosi definitivamente su un trascurato sentiero che avanza a mezza costa, confluisce all'interno di una bella mulattiera che sale accompagnata da antichi muri in pietra. Così ben conservata, ci diciamo, deve per forza di cose condurre da qualche parte. Con un ultimo ripido strappo, raggiungiamo un crinale boschivo, dove incontriamo alcuni motociclisti che sopraggiungono da sinistra: li lasciamo passare quindi ci dirigiamo verso destra, dove con una breve discesa (sfioriamo appena le segnalazioni del sentiero 145) raggiungiamo il bivio per Bavantore, le cui abitazioni riusciamo ora ad intravedere a breve distanza. Non solo Bavantore, perché le viste, che finalmente si fanno più ampie, arrivano ora a toccare le lisce pareti occupate da Marne di S.Agata della zona di S.Andrea, nei dintorni di Castellania.

Anziché dirigerci verso il centro abitato, una volta consultato il gps e resici conto della possibilità di concludere un anello, saliamo verso destra svoltando su una ripida salita asfaltata non segnalata, dove un signore sta tagliando legna. Lo salutiamo proseguendo oltre, sulla evidente mulattiera che ha preso, nel frattempo, il posto dell'asfalto: il percorso sale ora più dolce e, finalmente, raggiunge un bel crinale dove finalmente riusciamo a goderci un po' di panorami. Ci fermiamo a mangiare in un punto tranquillo e quando ripartiamo, le viste si aprono verso le torri di Sant'Alosio e verso il Castello di Sorli: la mulattiera che stiamo percorrendo risale la valle del Rio Brutto, che prima avevamo percorso sul fondovalle, sul suo crinale destro, quello che, passando alle spalle del Monte dei Ronchi, si dirige verso il Monte Provinera.

Poco prima di arrivare al bivio per la vetta del Provinera, una breve deviazione su un caratteristico sperone roccioso ci conduce nei pressi di uno splendido belvedere panoramico dove le viste si aprono verso la pianura e sulla selvaggia valle del Rio Brutto e dove ne approfittiamo per una breve sosta fotografica. Quando ci rimettiamo in cammino, raggiungiamo una grossa e caratteristica pietra che segnala il bivio a cui tenere la destra se si vuole deviare per la cima del Provinera: noi decidiamo di provare a salire in vetta e in realtà non faremo una grande scelta.

Il sentiero, abbandonata la bella mulattiera, taglia sul fianco occidentale il Monte Provinera passando all'interno di un bel bosco su di un letto di foglie e, raggiunto il punto di svolta verso sinistra per percorrere a mezza costa il versante meridionale, incontra il bivio per la vetta. E' un sentiero poco visibile, poco definito: si sale per tracce e la salita, sempre più ripida, diventa tremenda nel tratto finale e difficoltosa per la presenza di numerosi alberi sulla vetta. Le speranze di assaporare qualche bel panorama scemano via via che ci avviciniamo al punto più alto e, nonostante qualche bella vista sul Monte Ronzone durante la salita, siamo costretti ad arrenderci una volta raggiunta la boscosissima vetta del Monte Provinera, dove il panorama è assolutamente nullo. Poco male, anche se ora il problema è ridiscendere: per evitare di ripercorrere lo stesso sentiero, decidiamo di provare a scendere per tracce lungo il versante orientale, su un sentierino ripido e molto difficoltoso, così coperto di foglie da essere quasi impossibile capire dove si mettono i piedi. La discesa, ripida e durante la quale è difficile orientarsi, conduce per fortuna in un punto più aperto dove riusciamo ad intravedere il luogo verso il quale ci stiamo dirigendo e, soprattutto, la più evidente mulattiera alla quale dobbiamo ricongiungerci, che raggiungeremo grazie a questo colpo di fortuna. Arriviamo così a reincontrarla nei pressi del quadrivio di Bocca delle Vigne e, una volta ripresa la mulattiera, teniamo la sinistra aggirando il piccolo rilievo che ci separa dalla rotabile per San Vito, che finalmente raggiungiamo: continuando su asfalto, poco più di dieci minuti di strada ci riportano all'auto, parcheggiata al bivio di Bastita.

Sensazioni strane, alla fine di questo itinerario: non era il giro che volevamo fare, ma un errore ci ha fatto scoprire un bel percorso ad anello che ha unito differenti ambientazioni rendendolo particolarmente curioso e affascinante. Molto poco conosciuto, si presta sicuramente ad essere promosso tra gli appassionati di escursionismo!

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A un passo dalla vetta
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