IL TOBBIO DA VOLTAGGIO
Per la prima volta sul Tobbio, attraverso il più lungo itinerario con partenza da Voltaggio
PARTENZA: Voltaggio (mt. 342)
TAPPE INTERMEDIE: Passo Dagliola (mt. 856)
ARRIVO: Monte Tobbio (mt. 1092)
LUNGHEZZA DELL'ITINERARIO (A/R): oltre 13 km
TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 5 ore e 30 min.
SEGNAVIA: triangolo pieno giallo
Non ero mai stato sul Tobbio: una lacuna da colmare assolutamente, per uno come me che gira per l'appennino riscoprendo sentieri più o meno noti. Sentivo la gente parlare del Tobbio in maniera entusiastica e intanto mi cresceva la voglia di andarci,. Così, un po' al buio, senza aver più di tanto studiato il percorso, una mattina di fine settembre mi sono messo in macchina per raggiungere Voltaggio, un'altra prima volta.
Ho avuto modo di scoprire un piacevole paesone adagiato ai piedi delle montagne e il fatto di non aver studiato attentamente il percorso mi ha un po' messo in difficoltà nell'individuare la partenza del sentiero, che ho trovato solo dopo aver girato per dieci minuti tra le viuzze del paese. Infatti, parcheggiata l'auto nella grande piazza di Voltaggio, prendo la scalinata che conduce verso il centro, ma una volta giunto davanti alla bella chiesa non vedo immediatamente l'imbocco del sentiero e così cammino a vuoto, cercandola invano. Quando poi ritorno indietro, vedo le segnalazioni per il Monte Tobbio sulla destra della chiesa, dove una freccia in legno mi invita a salire su una scalinata seguendo il segnavia che indicava la montagna a 2 ore e 30 minuti di cammino: meno male!
La scaletta si trasforma dopo poco in sentiero e costeggia un muro in cemento e una vecchia costruzione abbandonata, conducendo dopo poco nei pressi dei ruderi del castello di Voltaggio e, successivamente, transita su di un'area adibita a percorso ginnico, fino ad uscire dal bosco di conifere in una zona rocciosa in cui si apre una piccola visuale sulla valle che conduce verso il valico degli Eremiti. Si ritorna in breve all'interno del bosco, con il sentiero che ora si va ad innestare su una più ampia carrareccia dove procede in piano alternato a leggere salitelle, su di un fondo piacevole, all'interno di un bosco di castagni, all'uscita dal quale si apre anche un piacevole panorama sul lato della valle del Rio Lavezze e, voltandosi alle spalle, è possibile ammirare il Monte Alpe di Porale, che appena si intravede sbucare dalla foschia di questa giornata autunnale dal sapore decisamente...estivo. Probabilmente, senza questa foschia, si potrebbe anche vedere il Reale, ma per ora posso solo immaginarmelo.
Continuo a camminare sulla Costa Cravara, facendo ora ingresso in una pineta dove si incontrano alcuni brevi tratti in salita e dove è possibile ammirare le prime viste sulla sagoma del Tobbio in lontananza. Quando il sentiero si sposta sul lato della valle degli Eremiti, iniziando a scendere, è il segnale che sto per arrivare nei pressi della suggestiva zona che ospita il "pulpito del diavolo", una caratteristica formazione rocciosa che si trova non distante dal sentiero, nei pressi della quale si gode di una piacevole vista su tutta la valle. Oltre il pulpito, il sentiero prosegue sulla Costa Cravara tra esemplari di pino nero, mantenendosi sempre pressoché pianeggiante e continua in direzione del Tobbio la cui forma si delinea sempre più chiaramente di fronte a me.
E' un piacere camminare sotto a questo bel sole e va detto che il sentiero è probabilmente uno dei migliori che abbia mai percorso: evidentemente, il fatto di avere un parco (il Parco Capanne di Marcarolo) che si occupa della zona, ha i suoi effetti positivi. Spostandosi da una parte all'altra del crinale, regalando viste su entrambe le valli, il sentiero giunge finalmente, dopo una discesa e una breve risalita, all'intersezione con il sentiero proveniente dal valico degli Eremiti: voltandosi, si può godere un bel panorama su tutta la Costa Cravara sulla quale sono salito e sulle valli laterali. Da qui, la vegetazione inizia a farsi più rada e la traccia di sentiero, che ora corre tra le roccette, si sposta sul lato del rio Lavezze, tagliando a mezza costa il versante della montagna, fino a condurre, dopo un lungo avvicinamento, al valico della Dagliola (mt. 856).
Il sole picchia forte, devo mettere qualcosa in testa perché rischio di impazzire con questo caldo. Mi fermo approfittandone per qualche foto: al passo della Dagliola si snodano numerosi sentieri, tra cui quello per la cascina Carrosina, il Bric Tavolin e il Monte delle Figne, quello per il Ponte Nespolo e, ovviamente, quello per il Tobbio, che dista ora, secondo le segnalazioni, solo 35 minuti.
Lo guardo: è imponente e ora solo una ripida salita mi separa dalla sua vetta. Non intuisco però bene in quale direzione corra il sentiero anche se per un po' riesco a seguirlo. Poi, tratto in inganno dai numerosi ometti posti in corrispondenza dei tornanti, lo perdo e prendo a salire sul versante sud-orientale del Tobbio, tagliando di fatto i numerosi tornanti del sentiero, ma sciroppandomi, in compenso, una salita doppiamente ripida.
Bella, però, la salita al Tobbio su questo versante. Il panorama sulla valle del Gorzente è infinito e nonostante la foschia, in lontananza si intravedono i laghi. Il paesaggio è selvaggio come pochi, il versante è aspro, roccioso e anche discretamente ripido, tanto che in qualche punto, io che soffro le vertigini, un pochino patisco a vedermi questi strapiombi sotto ai piedi. Gli ometti posizionati nei punti giusti permettono comunque di salire bene e, raggiunto un bel punto panoramico mi fermo a fotografare la chiesetta posta in cima al Tobbio, che nel frattempo ha fatto la sua comparsa. Quindi riparto, andando a terminare la mia salita all'interno del sentiero vero e proprio, che saliva invece sul lato opposto.
Ancora qualche centinaio di metri, un deciso tornante, ed eccomi ai piedi della chiesa di vetta: anche il Tobbio è conquistato.
La vetta è piena di gente. Piena...ci saranno una quindicina di persone. Così devo cercare un posto appartato per mangiare, visto che ho una fame nera e non mi piace stare in mezzo alla confusione.
Prima, però, ci vuole un tour fotografico: il panorama, da qui sopra, è mozzafiato e nonostante la foschia è davvero un punto di osservazione privilegiato. La cosa che più di tutte colpisce è che intorno, non si vede l'ombra di un paesino, di un insediamento, di una casa. Solo montagne. Montagne intervallate da un sottile serpentello che le attraversa con uno strano giro, il fiume Gorzente, originando i Laghi di Lavagnina - in direzione di Lerma - e i Laghi del Gorzente, sul confine tra Piemonte e Liguria. E' un ambiente selvaggio, molto molto affascinante. I panorami sono nettamente diversi rispetto a quelli che sono abituato a vedere, le montagne decisamente più aspre, gli strapiombi più marcati, come è possibile intuire guardando la piccola stradina che passa vicino al Gorzente, sul fondovalle.
Uno scatto all'interno della piccola chiesetta, sul lato della quale si trova un bivacco, poi mi apparto per mangiare qualcosa su di una panchina con vista spettacolare sul lato di valle in direzione valico degli Eremiti. Che pace, che meraviglia, ci fosse meno gente sarebbe ancora più bello potersi godere il silenzio da qua sopra, peccato per il via vai praticamente continuo!
Vedo dei paesi e delle cittadine in lontananza, ma non riesco a distinguerli, un po' per la foschia e, un po', perché devo ancora orientarmi in questa zona: probabilmente, quando ci ritornerò, perché ci ritornerò, avrò le idee molto più chiare. Sicuramente, ci ritornerò in una giornata con il cielo più terso e con la reflex, visto che purtroppo, in questa giornata, ho dovuto accontentarmi di scattare le foto con la mia vecchia macchina compatta. Da qui, credo si possano fare foto meravigliose.
Finito il pranzo, è ora di scendere perché la strada per Voltaggio è ancora lunga. Scatto ancora qualche foto, mentre un ragazzo di corsa sale sul lato più impervio del sentiero e mentre si vedono, in lontananza, altri escursionisti salire, provenienti probabilmente dal valico degli eremiti, la strada più veloce per giungere qui sopra.
Inizio a scendere, deciso questa volta a seguire il sentiero senza più deviazioni come quella dell'andata: mi incammino sulla stradina pietrosa, che attraverso numerosi tornanti mi porta, dopo poche decine di minuti, in corrispondenza del punto dove, in precedenza, l'avevo abbandonata per seguire il ripido versante sud-orientale e, da qui, raggiungo in breve il Passo della Dagliola.
La discesa è veloce, anche se le numerose rocce lungo il percorso non sono proprio un toccasana per le mie ginocchia martoriate dai chilometri percorsi quest'anno. Fortunatamente, raggiunto il bivio per il valico degli eremiti, il sentiero si fa pianeggiante e il fondo migliora, dando inizio a una bella camminata fino a Voltaggio, alternando tratti scoperti a tratti nel bosco lungo la Costa Cravara. Nei pressi del pulpito del diavolo, mi fermo per scattare una foto all'ammasso roccioso che, ora, si distingue decisamente rispetto a questa mattina quando quasi scompariva nella foschia, mentre davanti a me, anche il Monte Alpe di Porale con la sua cappella in cima si distingue a occhio nudo.
Arrivo nella piazza della chiesa di Voltaggio, dove un po' di gente sta girando per negozi in questo tardo sabato pomeriggio settembrino. Sono stravolto dal caldo, credo si veda abbastanza chiaramente. Nella piazza dove ho parcheggiato l'auto, intanto, è pieno di bambini che giocano e di genitori seduti all'ombra sulle panchine.
Mi tolgo zaino e scarponi e salgo in auto. Questa zona è un serbatoio di sentieri mica da ridere e, detto che al Tobbio ci tornerò presto, vorrei provare anche tutti gli altri splendidi sentieri del Parco Capanne di Marcarolo. Ho tutto l'inverno davanti per studiare gli itinerari....