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IL VALICO DI CASA NERA

Un tranquillo ma suggestivo itinerario da San Sebastiano Curone a Dernice, sul sentiero 129

PARTENZA: San Sebastiano Curone (mt. 342)

ARRIVO: Dernice (mt. 600)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO (A/R): oltre 6 km

TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 2 ore
SEGNAVIA: bianco-rosso 129

 

 

Il sentiero 129, forse poco conosciuto, è invece una splendida passeggiata che, a mio avviso, possono percorrere in molti. Siamo a San Sebastiano Curone, ma dove di preciso?

L’imbocco dell’itinerario si trova nei pressi della caserma dei Carabinieri, quindi appena fatto ingresso in paese, arrivando dal fondovalle, in prossimità del consorzio agrario occorre svoltare a destra ed è possibile parcheggiare l’auto nei pressi del supermercato. Ed è quello che faccio anch’io, continuando immediatamente, dopo essermi preparato con i soliti attrezzi del mestiere, scarponi, zaino, macchina fotografica e bastoni, a percorrere l’asfalto che passa davanti alla caserma.

Superate anche le ultime abitazioni, al primo bivio che incontro, mantengo la strada diritta, quella che inizia a salire con piccoli tornantelli, regalando i primi panorami sulle case di San Sebastiano. Raggiungo così, sempre su asfalto, la cascina chiamata Casa Nera, dalla quale si può già godere di un bel panorama da San Sebastiano fino al Monte Giarolo: ne approfitto per fermarmi a scattare le prime foto di questa calda giornata, allietata da un piacevole cielo azzurro.

Lascio la Casa Nera per proseguire sull’asfalto alla volta delle prossime abitazioni, quelle della Cascina che non ho ben capito essere se la Grattaie o la Nicrosa, dove un cane legato alla catena si sta quasi strozzando per accogliermi abbaiando come un pazzo. Nei pressi di questa cascina, l’asfalto lascia spazio al cemento, che sale ora ripidamente per un breve tratto oltre le case, regalando una bella vista sulla valle del torrente Museglia.

Quando il cemento termina, lasciando spazio ad una stretta sterrata, si giunge in pochi istanti sulla linea di crinale dove si incrocia una sterrata proveniente da sinistra, che dovrebbe salire dalla zona di Roverassa e dove si possono vedere i ruderi di un cascinale. Ecco il Monte Giarolo, in tutta la sua imponenza, svettare davanti a me e, ai suoi piedi, le case che compongono Restegassi. Spostandosi con lo sguardo verso destra, ecco spuntare un campanile tra le foglie: è quello di Dernice, la meta della mia escursione di oggi.

Dopo qualche foto panoramica d’obbligo, mi immetto così sulla più ampia carrareccia proveniente da sinistra, proseguendo sempre nella stessa direzione, quella marchiata con il segnavia bianco-rosso numero 129. Percorro alcune centinaia di metri sul crinale, sotto al sole cocente, poi il sentiero entra in un bel bosco ombreggiato, dove rimane non per molto. All’uscita dal bosco, il paesaggio cambia ancora e la carrareccia passa accanto ad alcuni prati sfalciati di fresco, regalando le prime viste sulla zona di Mastarone e Pozzolgroppo, quindi ancora sul lato opposto, con una bella vista sulla Cà Bella Rossa e sui Poldini, fino a giungere all’incrocio con il sentiero numero 128, che salendo da Brignano Frascata si immette nel 129 che sto percorrendo.

Da qui in poi, si cammina sotto a un fresco tetto di foglie verdi che preannunciano l’arrivo a Dernice: dopo pochi minuti, ecco infatti spuntare in fondo al sentiero la sagoma rossa del campanile della chiesa del paese, che pare intitolata a San Donino (o San Donnino) e che svetta tra i tetti delle case. Proseguendo sul sentiero, dopo poco fanno la loro comparsa buona parte delle altre case del borgo di Dernice, situato in una splendida posizione, a cavallo delle valli Curone, Borbera e Grue. La vista si fa ora più ampia e permette di vedere anche la vicina Valle del Forno, con le frazioni di Selvigara, Aia del Gallo e le montagne di Montebore. In lontananza, si intravedono anche le antenne del Monte Ronzone, la montagna che sovrasta Garbagna.

Accanto al sentiero, ecco fare la propria comparsa un piccolo oratorio, sormontato da una croce: è il bell’oratorio di San Rocco, o cappella di San Rocco, preceduto da una piccola scalinata e sormontato da un campanile a vela con una campana. Davanti alla cappella, una croce.

Superato l’oratorio, il sentiero termina confluendo nella strada provinciale 122 della Valle del Forno, che raggiunge Dernice dal basso. Da qui, risalgo sull’asfalto seguendo i tornanti della provinciale, arrivando così nel bel mezzo di Dernice, dove incontro le indicazioni per la vicina torre del Castello: camminando su di un sentierino che passa davanti alle case, accompagnato da una staccionata in legno, raggiungo un ampio prato posto ai piedi dei resti del Castello e, da qui, salgo su un ripido pendio alla volta dei ruderi, che prima aggiro e poi risalgo attraverso la scala in ferro posizionata su uno dei quattro lati.

Non rimane molto, dei resti del Castello, ma una visita la meritano comunque perché, da qui, il panorama è davvero suggestivo: dalla torre a base quadrata, oltre ad una privilegiata vista sul Monte Giarolo e su buona parte delle vallate sottostanti, dal borgo di Vigana fino a Giarolo e Pallavicino, si può ammirare anche il panorama lato val Borbera, con il Monte Barillaro e il lungo versante fino a Costa Camisola, che si interrompe in corrispondenza delle Strette per poi proseguire sul lato opposto del fiume con il Bricco de l’Ovu e la Croce degli Alpini. Ma non solo, perché la vista prosegue anche sul versante opposto, fino alle colline che sovrastano San Sebastiano.

Rimango qui per una decina di minuti, cercando gli infiniti scorci meritevoli di essere immortalati, tra cui uno molto caratteristico del campanile della Chiesa che fa capolino tra le foglie degli alberi, poi mi incammino sulla strada del ritorno, scendendo dalla torre sul lato opposto rispetto a quello quasi spezzato in due da una profonda crepa.

Ritorno tra le case di Dernice, caratteristiche nelle loro facciate in pietra, dietro alle quali spunta il rosso campanile della Chiesa e mi rimetto in marcia sull’asfalto, ridiscendendo fino alla volta della deviazione sterrata per l’Oratorio di San Rocco, che posso ancora apprezzare in tutta la sua bellezza, sullo sfondo di un bel cielo azzurro macchiato solo di qualche innocua nuvoletta.

Seguo la stessa strada dell’andata e, come spesso accade, nonostante l’abbia percorsa poche decine di minuti prima, i panorami sembrano tutti nuovi, visti da una diversa prospettiva: soprattutto, camminando, riesco a rendermi conto di quanto sia particolare la posizione di Dernice, a cavallo di tre valli, sulle quali riesce ad offrire una vista davvero impareggiabile, dal Giarolo a Pozzolgroppo, dal Barillaro al Ronzone. Al bivio per Roverassa tengo la strada di sinistra, che mi conduce dopo essere tornato a camminare sul cemento alla volta della cascina di questa mattina, dove il cane, ancora legato, continua ad abbaiare come se non ci fosse un domani. Da qui alla Casa Nera è un attimo e, una volta che la raggiungo, vado al centro del prato vicino al cascinale per scattare ancora qualche bella foto di San Sebastiano dall’alto, con i suoi campanili che spuntano come funghi tra le case. Arrivo all’auto sconvolto dal caldo, oggi davvero eccessivo: una delle rare giornate afose del mese di giugno.

L’itinerario, che ho approcciato senza grosse aspettative, va invece rivalutato: una passeggiata assolutamente tranquilla, ma in grado di regalare una vista diversa delle nostre splendide vallate, siano esse Curone, Borbera o Grue. Assolutamente consigliato.

A un passo dalla vetta
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