INVERNO SUL MONTE LEGNA'
Breve escursione ai monti Cavalmurone e Legnà,per ammirare uno splendido tramonto invernale
PARTENZA: Capanne di Cosola (mt. 1502)
ARRIVO: Monte Legnà (mt. 1669)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 6 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 1 h. 45 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso 200
Una strana giornata invernale: previsioni di tempo brutto, stranamente smentite in tarda mattinata da un cielo che si fa improvvisamente sereno, con la nebbia che velocemente si dirada. Organizziamo al volo una camminata: ecco, magari proprio quella che un paio di settimane prima ci era stata negata dalle strade innevate, che non ci avevano permesso di raggiungere Capanne di Cosola, costringendoci a ripiegare su un più abbordabile giro in val Sisola.
Questa volta la strada è pulita, così risaliamo la val Borbera fino alla sua cima, ovvero le Capanne di Cosola e visto che è già piuttosto tardi - siamo ormai nel primo pomeriggio - proseguiamo in auto in direzione di Bogli e Artana, svoltando a destra oltre il ristorante e percorriamo un pezzo di strada in auto per recuperare qualche decina di minuti.
Lasciata l'auto in un piccolo spiazzo a bordo strada, ci cambiamo al volo e saliamo l'ultima delle rampette che, sulla destra della strada, conducono in direzione del crinale: la neve se ne è praticamente andata tutta, lasciando spazio a un terreno fangoso su cui si scivola piuttosto facilmente.
Due brevi rampe ci conducono sul crinale, dove troviamo subito una bella vista sul Monte Lesima a farci compagnia: poco oltre, ecco sbucare la punta dell'Alfeo, in parte ancora nascosto da uno dei versanti del Cavalmurone, mentre alle loro spalle, splende un bel sole sulla val d' Aveto dove svettano le cime del Bue e del Maggiorasca.
Sul lato opposto, la consueta straordinaria vista sull'alta val Borbera, una vista che si fa più ampia a mano a mano che avanziamo e i borghi di Cosola - Aie e Montaldo - arroccati alle pendici della montagna. Un po' di nuvole oscurano la cima del Cavalmurone, dritto di fronte a noi, ma senza preoccuparci più di tanto e così ci prepariamo ad affrontare la prima rampa di salita impegnativa di giornata.
Salendo verso il Cavalmurone, si apre una meravigliosa vista alle nostre spalle, con i monti Ebro e Chiappo ben visibili, e verso la valle Staffora, dove le antenne del Monte Penice sbucano alle spalle di Cima Colletta.
In lontananza, in direzione del mare, ecco spuntare l'inconfondibile sagoma del Tobbio, accanto a lui la lunga piana del Monte delle Figne e poco distante la dorsale che collega il Monte Pennello a Punta Martin, sulle alture di Pegli.
Raggiungiamo la prima cima del Cavalmurone (1662 mt.), ed ecco che la val Boreca compare ai nostri piedi, con i suoi borghi sperduti, Pizzonero, ancora illuminato da un briciolo di sole, e Suzzi, disteso ai bordi di una piana. Qui il sentiero, segnalato con il 200 bianco-rosso, spiana costeggiando un avvallamento, dove troviamo il cartello con l'indicazione della cima raggiunta.
Proseguiamo in piano, in direzione del Monte Carmo nel frattempo comparso all'orizzonte e ci apprestiamo a scendere brevemente per poi riprendere a salire alla volta della seconda e più anonima cima del Cavalmurone. La salita questa volta è decisamente fangosa, tanto che dobbiamo spostarci sull'erba ai lati del sentiero, per evitare di scivolare.
Raggiunta anche la seconda tra le vette del Cavalmurone, facciamo il punto della situazione: non ci siamo posti un punto d'arrivo, vista la partenza pomeridiana ci siamo detti "arriviamo fin dove riusciamo" e così è giunto il momento di guardare l'orologio. E' presto, siamo arrivati fin qui piuttosto velocemente e la cima del Legnà è di fronte a noi: possiamo farcela a raggiungerla e a tornare prima che scenda il buio.
Ci viene una voglia incredibile di arrivare al Legnà anche per un altro motivo: alle spalle del crinale intravediamo già il riflesso arancione del sole nell'acqua del mare, da là sopra chissà che spettacolo sarà!
Così continuiamo il nostro cammino, sulla ripida discesa che ci porta ai piedi della altrettanto ripida salita alla volta delle pendici del Legnà. Il sentiero qui è interamente all'ombra e le chiazze di neve ci fanno temere che anche qui il rischio scivolone sia elevato, ma fortunatamente il sentiero è meno peggiore del previsto.
Arriviamo sul cocuzzolo indicato come "pendici monte Legnà", a 1648 metri, con la vista che ora cade dritta sui tetti di Bogli, ai nostri piedi. Anziché proseguire, come facciamo di solito, alla volta del Passo del Legnà e quindi del Carmo, abbandoniamo il sentiero principale per seguire verso destra la staccionata e raggiungere, in poco più di un minuto, la cima del Monte Legnà, indicata da una sottile croce con relativa lapide.
E' spesso un punto di passaggio il Monte Legnà, è la prima volta che lo scegliamo come punto di arrivo per un'escursione. Ma la vista, da qui, è decisamente piacevole: il sole riflesso in acqua è un invito troppo forte da non accettare ed è impossibile ignorarlo. Monto lo zoom e catturo quanti più dettagli possibili: si riconoscono chiaramente Capo Mele e la vicina Isola Gallinara, mentre il Santuario della Guardia è in parte nascosto dalla foschia.
L'Alfeo, alle nostre spalle, è sommerso di nuvole tanto che sembra un vulcano fumante. Restiamo in vetta una decina di minuti, poi purtroppo dobbiamo tornare, altrimenti il buio ci coglierà di sorpresa come già accaduto parecchie volte.
Sulla strada del ritorno, ci rifacciamo gli occhi. La val Borbera si colora di un rosso caldo, intenso, tipico del tramonto, mentre ogni volta che ci voltiamo, vediamo il sole spuntare oltre le nubi, esattamente sopra a quello specchio arancione che è diventato il mar Ligure.
La val Boreca si colora di rosa, il Lesima e l'Alfeo sono avvolti dai colori tenui. Il momento più entusiasmante è lungo la discesa dal Cavalmurone, con il sole che si ritira alle spalle delle ultime montagne, annunciando la sera. I colori sono splendidi, i panorami imperdibili. Oltre la nebbia, oltre la pianura, una cima svetta sulle altre, quella inconfondibile del Monviso, che sembra sempre a due passi da qualsiasi punto la si guardi.
Arriviamo alla macchina un istante prima che scenda il buio, ci togliamo gli scarponi infangati e in un attimo scende la sera. Ma ormai abbiamo compiuto il nostro dovere: un'altra giornata impegnata nel modo giusto.