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LA NEVE SULL'ANTOLA

Una ciaspolata da ricordare. Panorami stupendi, neve ottima e giornata quasi primaverile. Cosa c'è di meglio?

PARTENZA: Casa del Romano, confine regionale (1380 mt. circa)

ARRIVO: Monte Antola (mt. 1593)

PASSAGGI INTERMEDI: Pian dell'Aia, Monte Pio di Brigneto, Monte Tre Croci, Passo Tre Croci, Sella est M.te Antola 

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 14 km tra andata e ritorno

TEMPO DI PERCORRENZA: poco meno di 6 h., tra andata e ritorno
SEGNAVIA: bianco-rosso 200 

 

Altro che ultima neve! Una settimana di intense nevicate ha di fatto "riaperto" la stagione invernale quando sembrava che ormai il freddo non avesse più nulla da dire, ed ora eccoci qui a parlare di una nuova ciaspolata, forse la migliore di questo 2014, quasi come lo era stata la ciaspolata al Monte Carmo nel 2013.

Stefano è un mio collega, amante della montagna, che qualche volta riesco a trascinare sui sentieri dell'appennino: dopo avergli dato un parere più che positivo quando mi aveva interpellato sull'acquisto di un paio di ciaspole, ora ho trovato il modo di fargliele inaugurare, accompagnando lui e la sua famiglia - moglie e figlio - su di una montagna particolarmente ricca di fascino: l'Antola. Mi rendo conto che spesso non sia semplice per chi viene dalla città, arrivare in auto fino al punto di partenza di molti itinerari appenninici, perché non è raro avere mete se volete più invitanti e di richiamo - pensiamo a quelle alpine - maggiormente a portata di mano. E' stata dura, ma questa volta sono riuscito a trovare una soluzione di compromesso, incontrandomi con i miei compagni di viaggio a San Sebastiano Curone per caricare tutti sulla macchina e raggiungere insieme il punto di partenza della nostra escursione, ossia il confine tra Piemonte e Liguria, poche centinaia di metri dopo le Capanne di Carrega e poche centinaia di metri prima di Casa del Romano. Da San Sebastiano ci abbiamo impiegato un'ora, attraverso le strette e tortuose stradine della val Borbera.

Alle dieci, tra due ali di neve ammucchiata dai trattori ai lati della stretta stradina, siamo finalmente arrivati al confine geografico tra le due regioni - e province - e abbiamo approfittato di uno dei pochi posti liberi che rimanevano accanto alla strada, mentre molte persone si stavano preparando a partire per l'escursione, indossando le ciaspole.

Ho scelto questo itinerario per diversi motivi: sicuramente per il fatto che fosse molto panoramico e perché i dislivelli non fossero così eccessivi come quelli di un "Caldirola-Monte Ebro", ma un ruolo fondamentale lo ha giocato il fatto che fosse un percorso molto battuto.

Per prepararsi adeguatamente all'escursione ci vogliono una ventina di minuti: scarponi, ghette, ciaspole, zaino, macchina fotografica e qualche dubbio sull'abbigliamento perché il sole è molto caldo ma un fastidioso vento abbassa la temperatura non di poco. Quando siamo tutti pronti scavalchiamo un alto mucchio di neve e imbocchiamo il sentiero numero 200, camminando su di uno strato bianco così alto che la punta dei pali di legno e il filo per il bestiame spuntano sotto alle nostre ciaspole. E' particolarmente piacevole la parte iniziale del percorso e dopo le prime belle vedute sull'alta val Borbera, con la piramide del Monte Carmo ai piedi del quale si intravedono le case di Carrega e Fontanachiusa, raggiungiamo in falsopiano il cartello che ci indica l'arrivo a Pian dell'Aia (1443 mt.), dove si incrocia il sentiero che proviene da Casa del Romano e dal vicino osservatorio astronomico. Voltandosi, è possibile ammirare uno splendido panorama che spazia dal Monte Carmo al Monte Alfeo, con la vetta del Monte Lesima che compare tra le altre due, sotto a un cielo con una strana tonalità di colore rosa, dovuta forse all'incontro tra il sole, la neve e la foschia.

Qui il sentiero battuto, quello tracciato da chi ci ha preceduto, non segue il percorso originario ma sale alla volta del Monte Pio di Brigneto, dove ad accoglierci c'è un vento così forte e freddo che quasi si fa fatica a rimanere in piedi. In compenso, da qui il panorama è illimitato su entrambi i lati, almeno fino a che non si entra in un piccolo boschetto che conduce al punto in cui, normalmente si giunge percorrendo il normale sentiero. La cima dell'Antola compare davanti a noi in lontananza, mentre poco più avanti siamo costretti a fermarci per un veloce cambio-ciaspole e veniamo superati da altri escursionisti che erano partiti poco dopo di noi: sul sentiero c'è un bel via vai di gente.

Il vento non dà tregua, ma appena cala un attimo, il sole è così intenso che viene voglia di togliersi la giacca. Rimaniamo per un po' indecisi, poi decidiamo di rimanere in maglia perché il caldo si fa insopportabile e il vento arriverà sempre di meno a rinfrescarci, nonostante si veda in lontananza la neve alzarsi sospinta da folate di vento sulla cima dell'Antola.

Superato un cancello per il bestiame, giungiamo alla piccola croce che si trova sulla destra del sentiero a strapiombo sulla val Borbera, oggi sommersa di neve, dietro alla quale è uno spettacolo vedere il Legnà e il Carmo illuminati dal sole. La camminata prosegue in leggera salita, con piacevoli viste sull'alta val Trebbia e abbandona di colpo il sentiero che normalmente si segue per giungere - dopo una salita leggermente più ripida - sulla vetta del Monte Tre Croci (mt. 1559), dove anch'io non ero mai stato, perché avevo sempre aggirato questa cima. 

Il panorama dal Monte Tre Croci è letteralmente meraviglioso, specialmente in una giornata come quella di oggi. Alla nostra destra, in direzione nord-ovest, il crinale che - passando attraverso i monti Propiano e Carmetto, conduce a Vegni e, sullo sfondo, dietro a un'intensa linea nera di foschia, la cima del Monte Rosa. A nord-est, il lungo crinale dal Carmo al Porreio, passando per Legnà e Cavalmurone, con il Roncasso e il Cosfrone alle loro spalle. Sul lato sud, si iniziano ad intravedere le acque del lago del Brugneto, mentre esattamente di fronte a noi ecco svettare la cima dell'Antola, con la croce che inizia ad intravedersi illuminata dal sole. Poco prima di affrontare la discesa alla volta del Passo Tre Croci, si possono vedere anche i paesi del versante "abitato" della valle dei Campassi: Croso, Boglianca e Campassi.

La discesa è insidiosa, in alcuni punti leggermente scivolosa, ma piuttosto velocemente permette di giungere in corrispondenza di Passo Tre Croci (mt. 1494), dove si incontrano il bivio per il sentiero 240 che conduce a Vegni ed il bivio per Caprile. Ci fermiamo dinnanzi alle tre croci in legno, in parte sommerse dalla neve, per una piccola sosta rifocillante: un pezzo di cioccolata, un sorso d'acqua, poi siamo pronti a ripartire per la seconda parte dell'escursione, quella che dovrebbe - in teoria - essere più breve.

Un tratto pianeggiante con viste sulla valle dei Campassi, precede l'arrivo in un punto panoramico da cui si può godere di un bello scorcio sul lago del Brugneto, poi rientriamo in un bosco per una leggera salitella, che precede un tratto in discesa, quello che conduce al secondo bivio per Caprile, ai piedi della prima delle due salite che ci separano dalla cima dell'Antola. Imbocchiamo la salita all'interno del boschetto, per poi uscirne dopo poche decine di metri ed ammirare uno splendido panorama sulle montagne della val d'Aveto ricoperte di neve. Continuiamo la salita e ci fermiamo ogni tanto a prendere fiato, giusto in tempo per vedere, alle nostre spalle, che il radar del Monte Lesima ora spunta dietro alla piramide del Carmo sul lato opposto, neanche stesse giocando a nascondino. Quando iniziamo ad intravedere la croce bianca sulla vetta dell'Antola, mancano pochi metri e giungiamo finalmente alla sella est del monte (mt. 1553), dove uno spettacolo splendido ci attende.

La grande quantità di neve caduta e il vento hanno disegnato un ambiente meravigliosamente unico, con cavalle di neve così alte da fare quasi paura, quando passandoci a fianco ti rendi conto che sono alte il doppio di te. Certo, un po' è la particolare conformazione della sella est dell'Antola, con questa specie di cratere al centro, a farti sembrare di essere un nano tra i giganti, ma di neve ammucchiata qui ce n'è eccome. La neve sembra toccare il cielo e due piccole nuvolette sembrano davvero a un passo. Ci scattiamo qualche foto, poi iniziamo l'avvicinamento alla cima dell'Antola, dove nel frattempo il vento pare essersi calmato.

Salendo, è sempre bello voltarsi alle spalle e ammirare i rami del lago del Brugneto che compaiono poco alla volta, mentre ai piedi dell'Antola il vecchio rifugio Musante e la chiesetta di San Pietro sono sommersi nella neve tanto da sembrare parte di un paesaggio fiabesco. Sul lato della valle dei Campassi, il sole bacia i ruderi di Reneuzzi e Ferrazza, mentre Casoni di Vegni rimane nascosto dietro a un versante del Monte Carmetto. Completiamo la salita e, giunti in cima, ai piedi della croce, mentre i miei compagni di viaggio si accampano ai piedi della piramide partigiana di vetta, io ne approfitto per una sessione fotografica, intercambiando gli obiettivi che ho portato con me. Ecco allora, al termine delle consuete foto panoramiche, uno zoom sulla borgata abbandonata di Reneuzzi - della quale, con gli alberi spogli si possono bene intravedere strade e stradine, oltre a tutte le case, dello stesso colore della terra della montagna su cui sorgono - e sul vicino paese fantasma di Ferrazza, ma anche sulle acque del lago del Brugneto con i paesini di Caffarena e Fontanasse, sul radar del Lesima, sulle antenne del Giarolo, sul valico di San Fermo alle spalle del quale si intravedono le case di Roccaforte Ligure, sul minuscolo borgo ligure di Tonno, in alta Val Brevenna. Guardando in direzione del mare, ecco le antenne del Monte Fasce e, alle loro spalle, una nave con tanto di scia alle spalle, che si può solo intuire essere in acqua e non in cielo, immersa nella foschia. Più ad ovest, lo zoom mi permette per la prima volta di riuscire a fotografare una parte del porto di Genova, che non immaginavo si potesse vedere da qui.

I miei compagni di viaggio stanno parlando con un signore che nel frattempo è arrivato sulla vetta. Ne approfittiamo per farci scattare una foto tutti insieme davanti alla piramide, con le cime della val d'Aveto a farci da sfondo, poi seduti al sole del primo pomeriggio, pranziamo con un panino e un po' di cioccolata, mentre il signor Mario - un anziano signore ancora in splendida forma, che arriva da Albisola - rimane con noi a parlare, regalandoci in breve uno spaccato del suo carattere, che definire polemico è a dir poco riduttivo. Quando Mario se ne va, scatto ancora qualche foto, poi scendiamo alla volta dell'oratorio di San Pietro, mentre il cielo, in direzione del mare, sta già cambiando colore e inizia ad essere pervaso da una luce tipicamente pomeridiana. Raggiungiamo la chiesetta, circondata dalla neve e ammiriamo il lago del Brugneto davanti alla staccionata che costeggia il sentiero, poi ci rimettiamo in cammino alla volta della sella est dell'Antola, da cui ricominceremo la nostra discesa alla volta dell'auto.

Lungo la discesa, incontreremo altri escursionisti con i quali condivideremo parte del percorso, superandoci in continuazione senza mai parlarci se non un veloce saluto. Giunti ai piedi della discesa, nei pressi del bivio per Caprile, ecco una delle - poche - salite del ritorno, poi nuovamente una piccola discesa ed in piano fino al Passo Tre Croci, che battezzo "a dieci minuti" e che invece raggiungeremo solo dopo circa mezz'ora, regalando uno dei miei consueti pronostici sbagliati ai miei compagni di cammino. Un'altra veloce sosta al Passo Tre Croci per un sorso d'acqua e per aspettare gli ultimi ritardatari, ammirando lo splendido contrasto tra il blu cobalto del cielo e il tronco degli alberi illuminato dal sole, poi un'altra salita, alla volta della cima del Monte Tre Croci, dove il panorama, con la luce del pomeriggio, è se possibile ancora più bello di quello che abbiamo potuto ammirare questa mattina. Voltandosi sul lato della val Trebbia, i rami del lago del Brugneto stanno per scomparire, mentre sotto di noi i piccoli borghi di Propata e di Caprile si lasciano ammirare senza più la foschia del mattino a farne da contorno.

Il gruppo si sparpaglia e percorro buona parte del ritorno in solitaria, da questo punto in poi. Spesso mi volto per vedere chi c'è dietro di me e rimango abbagliato da un forte sole, che illumina tutto il panorama attorno a me di una luce stranissima. Il cielo inizia a colorarsi di un azzurro sempre più tenue, fino a scomparire dietro alle montagne e a inoltrare i suoi ultimi raggi sulla val Trebbia e sulla val Borbera, così mi attardo per scattare le ultime splendide immagini di questa giornata che volge al termine, venendo superato da tutti e rimanendo a chiudere il gruppo.

Le ultime immagini non meritano commento alcuno, rappresentano alla perfezione quello per cui secondo me vale la pena faticare percorrendo lunghi itinerari, ovvero poter assistere a spettacoli del genere. Non riusciamo ad assistere al tramonto perché lo anticipiamo di una quindicina di minuti e siamo troppo stanchi per fermarci ancora, visto che avremo molta strada ancora da fare, però la sera sta ormai sopraggiungendo e i colori che illuminano il paesaggio hanno ormai un diverso calore, una diversa luce, più soffusa, meno intensa, ma allo stesso tempo splendidamente viva.

Arrivo all'imbocco del sentiero quando i miei compagni già si sono tolti le ciaspole e mi volto ancora per un ultimo scatto alla luce del sole che filtra tra i tronchi degli alberi. Mi abbasso a fatica per togliere le ciaspole e le porto a mano fino alla macchina, dove ci rimettiamo in abiti civili e ci prepariamo al lungo rientro.

"Mi è proprio piaciuta questa ciaspolata" - dice Luca, il figlio di Stefano, undici anni, per la prima volta con le racchette da neve ai piedi e visibilmente stremato - "anzi, penso che sia stata la migliore della mia vita"!!

Scoppiamo tutti a ridere, nonostante la stanchezza e il viso intorpidito dal sole di questa giornata quasi primaverile. Luca, in macchina, si siederà dietro e crollerà ben presto sulla spalla della mamma, svegliandosi solo poco prima di arrivare a San Sebastiano per il cambio macchina, alle 19, quando il buio ha ormai preso il sopravvento. Mi hanno detto che il giorno dopo, mentre sia io che Stefano e la moglie eravamo alle prese con il mal di gambe, Luca era quello più in forma di tutti. E' proprio vero che a volte l'entusiasmo può più di ogni altra cosa. 

Ed è proprio vero che vorrei tanto tornare bambino.

 

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A un passo dalla vetta
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