LE PIETRE DELLA VAL TREBBIA
Sulla Pietra Parcellara e sulla Pietra Perduca, due meravigliose creste rocciose nel bel mezzo della val Trebbia
PARTENZA E ARRIVO: Perino (mt. 208)
TAPPE INTERMEDIE: Donceto (mt. 250), Sella di Rocca Marsa, Oratorio di Pietra Parcellara (mt. 670), Pietra Parcellara (mt. 836), Pietra Perduca (mt. 659), Montà, Corbellino
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 15 km
TEMPO DI PERCORRENZA: oltre 4 h. 30 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso 167; bianco-rosso 185
La Pietra Parcellara mi ha sempre affascinato. Sarà per quella sua forma così particolare, un lungo crestone roccioso che spunta all’improvviso in mezzo alle colline della val Trebbia, a pochi chilometri di distanza da Piacenza, ma resta il fatto che ho sempre sognato di salirci.
Pensavo però che il mio desiderio dovesse rimanere un sogno: mi ero infatti informato e non riuscivo a trovare semplici vie per accedere alla vetta della Pietra oltre al sentiero con difficoltà EE (Escursionisti Esperti) che presenta alcuni passaggi alpinistici non difficili ma comunque poco adatti a chi, come me, soffre di vertigini. Finché un bel giorno, dopo continue settimane di ricerche, ho scoperto dell’esistenza di un più semplice sentiero con difficoltà E (Escursionistica) che conduceva ugualmente in cima alla montagna. E allora subito a studiarselo!
Anzi, non è tutto qui, perché ho scoperto che con lo stesso tragitto si possono unire le tre “pietre” della val Trebbia: la Pietra Marcia, di cui si visita l'omonima sella, la Pietra Parcellara e la Pietra Perduca.
Partenza al mattino presto da Caldirola, alla volta della val Trebbia. Varzi, Passo del Penice, poi la lunga discesa verso Bobbio e, da qui, la SS45 della val Trebbia percorsa a ritroso, in direzione di Piacenza, fino a raggiungere Perino, un tranquillo e caratteristico borgo in Comune di Coli, adagiato lungo le sponde del Trebbia.
Scendendo in auto sulla statale intasata di moto, la sagoma inconfondibile della Pietra Parcellara compare in lontananza quasi come se fosse una roccia caduta dall’alto ed incastratasi nel terreno, in mezzo alle colline. E’ bellissima.
A Perino parcheggiamo l’auto in piazza, di fronte alla bella chiesa del paese, dotata di una caratteristica facciata, guardando dritto negli occhi la Pietra Parcellara che spunta al di là dei tetti delle case. Ci prepariamo, poi attraversiamo la strada nei pressi di una curva e imbocchiamo in discesa Via Mulino, dove una segnalazione appesa ai muri della case –segnavia 167- ci indica la Pietra Parcellara a 2 ore e 15 minuti. Attraversiamo la parte bassa del paese, giungendo in breve all’imbocco della passerella pedonale che attraversa il fiume Trebbia, dove si gode di un bel venticello fresco – la giornata è caldissima! – e di un panorama mozzafiato sul crinale che da Pietra Marcia arriva fino alla Pietra Parcellara.
Giunti sulla sponda opposta, transitiamo nei pressi di un centro sportivo, poi continuiamo a salire sull’asfalto, fino ad immetterci sulla più ampia strada asfaltata che conduce a Donceto. Voltandoci, vediamo Perino già distante, circondato dalle sue montagne. Dopo pochi chilometri di asfalto, eccoci finalmente a Donceto, che attraversiamo, per proseguire – sempre su asfalto – accanto a numerosi filari di viti, fino ad incrociare, sulla sinistra, un piuttosto evidente bivio con le segnalazioni del sentiero 167, nei pressi di un’area di sosta: ora la Pietra Parcellara è data a un’ora e venticinque minuti di cammino, ma è da qui che inizia la vera escursione.
Si sale su di un’ampia carrareccia che taglia ampi prati e filari di viti, tra le ginestre, verso il roccioso crestone che si fa sempre più vicino. In alcuni punti, la salita è molto ripida e con questo caldo non è affatto semplice. Terminata la salita, giungiamo nei pressi di un’area di sosta, posizionata accanto all’asfalto, in un punto in cui il sentiero incrocia la strada per poi proseguire sul lato opposto. Guardiamo l’ora: è mezzogiorno e un quarto. Quasi quasi stravolgiamo le regole delle camminate e ci fermiamo a mangiare prima di affrontare la salita alla montagna. Non so perché, ma ho come l’impressione che sia meglio anticipare: fatto sta che ci fermiamo e mangiamo, perdendo quarantacinque minuti buoni.
All’una ci rimettiamo lo zaino in spalla e attraversiamo la strada asfaltata che da Donceto conduce a Brodo per poi risalire sul versante opposto: la Pietra è data a un’ora di cammino. Attraversiamo subito una pineta, camminando in leggero falsopiano, poi abbandoniamo la più ampia sterrata per prendere – nei pressi di un’altra area di sosta – lo stretto sentierino segnalato sulla sinistra, dove la salita inizia a farsi più decisa.
Tra gli alberi risaliamo rapidamente, salendo immediatamente di quota e in breve giungiamo in corrispondenza dei primi affioramenti rocciosi, che ci conducono, dopo pochi minuti, nei pressi di una bella selletta panoramica da cui si gode di uno splendido panorama sulla vallata, da Perino a Donceto e fa la propria comparsa anche l’altra Pietra: la Perduca, che raggiungeremo per ultima.
La Pietra Parcellara, da questa prospettiva, è ripidissima, un vero Cervino in miniatura, ed è appena sopra di noi. Abbandoniamo questa splendida vista per ritornare a salire nel bosco, camminando tra roverelle e rocce affioranti, fino a giungere alla Sella di Pietra Marcia, dove si trova il bivio tra i sentieri 167 e 169. Il sentiero 169, difficoltà EE, attraverso passaggi alpinistici di primo grado conduce alla vetta della Pietra attraversando tutta la cresta dalla Sella di Pietra Marcia. Noi invece imbocchiamo il sentiero 167, difficoltà E, che si porta sul retro della cresta rocciosa, a mezza costa e scende dapprima regalando bei panorami sulla frazione di Brodo, per poi riprendere a salire fino a raggiungere l’oratorio della Pietra Parcellara (mt. 670), situato all’estremità opposta rispetto alla Sella di Pietra Marcia.
Nei pressi dell’oratorio, costruito dagli abitanti delle frazioni di Brodo, Gazzoli e Pietra e inaugurato nel 1990, o meglio alle sue spalle, parte il sentierino che conduce in vetta alla Pietra Parcellara. La salita si svolge interamente sulla roccia e superata la prima parte, quella che si presenta maggiormente ripida, si continua attraverso stretti tornantelli seguendo i segnavia bianco-rossi pitturati sulle rocce. Non si incontrano praticamente mai tratti esposti (solo un punto, dove la vista del piccolo tetto dell’oratorio ai nostri piedi regala un minimo di capogiro a chi soffre le vertigini) e quindi, con un minimo di attenzione, la salita è fattibile proprio da tutti.
Dopo essere saliti lateralmente nel primo tratto, il sentierino si sposta sul retro della cresta e abbandona per qualche istante le rocce affioranti correndo in falsopiano per alcune decine di metri, prima di riincontrarle poi successivamente, quando si riprende a salire alla volta della vetta.
Le rocce sono modellate dal vento e dagli agenti atmosferici e leggermente scivolose, anche in una giornata asciutta come quella di oggi: quando piove, non deve essere proprio semplice camminarvi sopra, specie in discesa. Improvvisamente, il sentiero devia in salita all’interno di uno stretto canalone di rocce, regalando la vista della croce di vetta, ancora distante, sotto alla quale si vede qualcosa muoversi. Guardiamo meglio: una capra!
L’avevo vista già nelle foto di altre persone che sono salite sulla Pietra, ma pensavo fosse lì solo in quell’occasione, invece devo ricredermi perché la capra vive proprio qui sopra: anzi, sulla cima dove è posta la croce, dove si rifugia quando è da sola, per poi scendere non appena arriva gente, in cerca di coccole e di qualcosa da sgranocchiare. Ce lo confermerà tra poco.
Affrontiamo l’ultimo ripido tratto di salita, dove bisogna aiutarsi anche con le mani come in una vera scalata, mentre la capretta sembra attenderci con ansia curiosando regolarmente per vedere a che punto siamo. Quando arriviamo in vetta, a circa 836 metri, la capra scende e viene subito a farci le feste, come un cagnolino qualunque, saltandoci addirittura addosso.
Siamo stanchi, la salita è stata dura, più che altro per il troppo caldo. Ma qui sopra è una meraviglia: finalmente sono sulla cima della Pietra Parcellara! Il panorama, ovunque si guardi, è stratosferico, nonostante un po’ di foschia che lo offusca: guardando verso il lato da cui siamo saliti, ecco Brodo con l’alta val Trebbia sullo sfondo, dove si intravede anche, lontanissimo e piccolo, il Penice con le sue antenne. In senso orario, spostando lo sguardo, ecco il Passo della Caldarola, quindi - sul lato opposto - la bassa val Trebbia che scende verso Piacenza, fino ad arrivare a Perino, il nostro punto di partenza. Sulla cima, una croce in ferro con due statuette di santi e una targa, posizionata nel 1900 e aggiornata nel 2000. Ma la cima, si sa, è la casa della capretta, che utilizza le statue per grattarsi e poi torna subito a scendere quando sente che mettiamo qualcosa sotto i denti. Le lanciamo un biscotto e da quel momento non ce ne liberiamo più.
Scattiamo un po’ di foto, poi ci spostiamo leggermente verso la cresta sud, quella da cui arriva il sentiero EE 169, per ammirare lo splendido panorama di vetta. Di fronte a noi, là in basso, ecco la Pietra Perduca, con la sua splendida chiesetta incastonata tra le rocce: tra poco saremo là.
Salutiamo la capretta, che appena vede che ce ne stiamo per andare torna ad occupare la vetta accanto alla croce, e iniziamo la discesa verso l’oratorio della Pietra Parcellara, sullo stesso sentiero dell’andata. La discesa è piuttosto veloce e con un po’ di attenzione nei punti cruciali (senza guardare troppo in basso, specie verso la fine..) riporta sul retro dell’oratorio da cui avevamo iniziato a salire. Da qui, ci si sposta in basso di poche decine di metri fino a giungere in prossimità di un bivio: qui si abbandona il sentiero 167, che prosegue alla volta del Passo Caldarola, a favore del sentiero 185, che scende alla volta della Pietra Perduca.
Il sentiero regala belle viste del versante più ripido della Parcellara e della sua vetta, dove ancora si distingue in lontananza la sagoma della capretta appollaiata accanto alla croce. Si scende decisamente, in direzione della località Pietra e, quando si giunge in corrispondenza di un cancello per il bestiame, lo si supera per svoltare subito bruscamente a destra e, dopo alcune centinaia di metri, uscire finalmente dal bosco. Il sentiero taglia ora gli ampi prati ai piedi della Pietra Parcellara, che domina il panorama alle nostre spalle e, dritta davanti a noi, ecco stagliarsi la Pietra Perduca, alla quale ci avviciniamo piuttosto velocemente, tra panorami veramente imperdibili: le pareti rocciose della Perduca sono piene di alpinisti che stanno arrampicando.
Giunti ad un bivio, teniamo la sinistra e scendiamo ripidamente in una conca, per poi cominciare lentamente a risalire fino ad un'area di sosta situata ai piedi della Pietra Perduca. Da qui, prendiamo la scalinata che conduce fino all'Oratorio di Sant'Anna, incastonato nella roccia: si dice risalga all'anno mille e contenga l'impronta del piede della Madonna. All'interno della chiesetta, il parroco - Don Marco - sta conversando con due fedeli, così preferiamo non disturbare e usciamo per scattare alcune foto della splendida cornice in cui ci troviamo. Sulla roccia che compone la montagna, si possono vedere i "letti dei santi", vasche artificiali scavate nella roccia all'interno delle quali sono ospitati tritoni crestati: la curiosità è che l'acqua, stando a quello che si dice, qui non evapora mai, nemmeno nelle estati più torride e non ghiaccia nemmeno negli inverni più gelidi. Si dice che l'acqua che sgorga dalla fontanella situata davanti all'oratorio abbia proprietà benevole, così per non saper né leggere né scrivere, ne approfittiamo per rinfrescarci. Mentre ci stiamo dissetando, don Marco esce dall'oratorio e ci viene incontro. Ci chiede se facciamo parte della spedizione degli arrampicatori, gli diciamo di no.
"Ah, ma allora venite in chiesa che vi lascio un ricordo!"
Entriamo seguendolo e ci lascia un'immaginetta sacra con una preghiera sul retro. Parliamo un po', gli diciamo da dove veniamo e scopriamo che conosce le nostre zone. Ci consiglia anche altri itinerari escursionistici nei dintorni, in particolare il monte Osero, non distante da Perino. Salutiamo il don, rimettendoci lo zaino carico di acqua della fontanella della Perduca e scendiamo la scalinata, per poi riprendere la salita guardando dritto in faccia il crestone della Parcellara in controluce.
Giunti al bivio, abbandoniamo il sentiero dell'andata per proseguire in direzione di due piccole frazioni, Montà e Corbellino, la prima delle quali sembra veramente un paese lontano nel tempo. Non ci arriva neanche la strada asfaltata, le case sono tutte rustici e in mezzo si vedono quasi più trattori che macchine e nei cortili anziane signore con il fazzoletto legato in testa. Ma da qui, voltandosi alle spalle, si possono ammirare dei panorami fantastici sulla Pietra Perduca, davvero da lasciare senza fiato.
Proseguiamo sulla strada nel frattempo divenuta asfaltata e raggiungiamo la seconda frazione, quindi decidiamo di non prendere più deviazioni e di proseguire sull'asfalto fino a Donceto e, quindi, a Perino. La discesa è lunga, i piedi fanno male sull'asfalto. E questo caldo non dà tregua: ci saranno 35 gradi, nonostante siano le cinque del pomeriggio.
Arriviamo finalmente alla passerella sul Trebbia e, da qui, in pochi minuti, alla piazza di Perino dove avevamo parcheggiato l'auto, sfiniti. Ci togliamo gli scarponi ed entriamo nella gelateria che guarda dritta in faccia la bella chiesa: un qualcosa di fresco, adesso, non ce lo toglie proprio nessuno.
La Pietra Parcellara, là in alto, ormai piccola ma comunque sempre evidente per quella sua caratteristica forma, sembra scrutarci facendo capolino tra i tetti delle case. E' stata una giornata impegnativa, ma credo di poter dire che questi luoghi straordinari meritano assolutamente una visita: nel cuore dell'Emilia, eppure a due passi da casa.