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LA VALLE DELL'ECO

Da San Ponzo Semola a Serra del Monte, passando per le grotte di San Ponzo e la cappella dell'eremo

PARTENZA: San Ponzo Semola (mt. 308)

ARRIVO: Serra del Monte (mt. 504)

TAPPE INTERMEDIE: Grotte di San Ponzo (mt. 580)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 10 km (andata e ritorno)

TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore circa (andata e ritorno)

SEGNAVIA: bianco-rosso "eco"

 

 

San Ponzo (308 mt.) è una tranquilla località dell’Oltrepò pavese, sulla sponda sinistra del fiume Staffora, a metà strada circa tra Varzi e Godiasco, alle pendici del Monte Vallassa. La località è spesso citata con la denominazione di San Ponzo Semola, dal nome del torrente che, scendendo dalle vicine montagne, costeggia il paese.

Pare che secoli e secoli orsono, San Ponzo non fosse il vero nome del paese: la località era allora chiamata “Le Cascine”, nome che venne poi sostituito in onore del Santo, che dopo varie peregrinazioni, visse gran parte della sua vita all’interno di una grotta, ancora oggi venerata, nei boschi poco distanti dal paese. San Ponzo, soldato della legione Tebea, arrivò a Fortunago per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani e si rifugiò nei boschi circostanti San Ponzo in cerca di riparo. Scelse come sua dimora una caverna scavata nella montagna, che diventò la "Grotta di San Ponzo", venerata dalla popolazione locale e non solo. Pare che il Santo convertì molti paesani alla fede e i suoi devoti usavano raccogliere gocce d'acqua che stillavano dalla grotta, attribuendovi virtù prodigiose.

Un bell’itinerario, conosciuto come “la valle dell’eco”, permette oggi di ripercorrere il tragitto alla volta della grotta e di raggiungere il vicino borgo di Serra del Monte, sul crinale che separa la valle Staffora dalla vicina val Curone.

Il borgo è raggiungibile risalendo la valle Staffora da Rivanazzano oppure ridiscendendola da Varzi, attraverso la SP461, imboccando il bivio segnalato (a destra nel primo caso, a sinistra nel secondo) tra le frazioni di Bagnaria e Ponte Nizza. Superato il ponte sul torrente Staffora, si risale alla volta del paese, che è possibile attraversare all’interno – consigliato, è un villaggio molto caratteristico – oppure aggirare con una circonvallazione, fino a portarsi, in entrambi i casi, sulla stradina che prosegue tra i prati in direzione delle grotte di San Ponzo.

Le grotte sono raggiungibili anche in auto – o quanto meno è possibile avvicinarvisi – ma ovviamente, noi ci andremo a piedi. Per questo consiglio di lasciare l’auto oltre il paese, in corrispondenza di un’area di sosta attrezzata con panche e tavoli lungo la strada, come ho fatto io. Parcheggiata l’auto, ci dotiamo di tutto il necessario e ci incamminiamo sull’asfalto, ma solo per poche decine di metri, visto che poco dopo ignoriamo il bivio in direzione di una cascina e proseguiamo dritti sullo sterrato, alla volta delle grotte, segnalate a 2 km: voltandosi, è possibile ammirare bei panorami su San Ponzo. La sterrata sale cambiando spesso direzione e in alcuni punti è accompagnata da un bello steccato in legno, in particolare nell’ultima parte di percorso prima dell’arrivo nei pressi delle grotte.

In corrispondenza di una curva si intravedono su di un paletto le segnalazioni per Serra del Monte: decidiamo di ignorarle, per adesso, per raggiungere le grotte. Poco più avanti, infatti, si giunge nei pressi di una grande area attrezzata per la sosta, con panche in legno, tavoli e bacheche informative recanti le indicazioni per il “Sentiero del Giubileo”, di recente realizzazione (anno 2000).

Un cartello appena visibile, vicino alla bacheca, segnala la direzione da intraprendere per raggiungere le grotte, mentre tra i tavoli e le panche prosegue un sentiero marcato con il numero 103, che dovrebbe essere quello diretto a Cà del Monte, che è possibile percorrere per poi chiudere l’anello tornando da Serra del Monte. Noi, oggi, ci limiteremo ad andare e tornare sullo stesso sentiero, evitando la deviazione per il sentiero 103.

Le grotte, dicevamo. Sul lato della bacheca, parte uno stretto sentierino che dopo una breve salita giunge in prossimità di uno spiazzo, dove se non si è un minimo preparati a quello che si troverà, si rischia di rimanere a bocca aperta, un po’ come è successo a me.

Una piccola cappella è praticamente “incastrata” sotto ad una grande grotta: è la cappella dell’eremo di San Ponzo, davvero molto particolare. Sembra quasi che la grotta sia stata costruita attorno alla cappella: lateralmente è ancora più apprezzabile questa particolarità.

Ci avviciniamo, per scrutarne l’interno, ovviamente dopo aver dedicato qualche scatto a questo luogo così caratteristico. La porta è aperta: l’interno è curato, con un piccolo altarino che ospita al centro un Cristo accanto a un’immagine di San Ponzo. Tutto attorno, sulle pareti, testimonianze di fedeli - addirittura dal Brasile! - e delle proprietà “magiche” che sarebbero riconosciute all’acqua che sgorga dalle pareti di roccia che contornano la cappella.

Tutto attorno, la grotta, che si sviluppa alle spalle della cappella, ma non solo: da qui, infatti, proseguendo sullo stretto sentierino che passa davanti alla chiesetta, si giunge nei pressi di un punto in cui è possibile entrare aiutandosi con le corde. Un antro, scavato nell'arenaria, con l’entrata rivolta a nord, largo 12 metri, profondo 7 e alto 4, con il soffitto orizzontale ed il pavimento che sale fortemente verso l'interno. All'interno della grotta, una specie di giaciglio in cui pare dormisse San Ponzo ed una piccola nicchia dove secondo la tradizione una gallina deponeva le uova che servivano per il nutrimento del santo, assieme ai frutti del bosco. 

Terminata la visita alle grotte, evitando di tornare sui nostri passi, scendiamo nel bosco senza seguire un sentiero, fino a tornare sulla sterrata principale, nei pressi della curva dove è segnalato il bivio per Serra del Monte, che imbocchiamo.

Il sentiero, dopo una prima parte pianeggiante, prende a scendere con più decisione, fino ad arrivare in un punto in cui, a causa di una frana, si perdono le segnalazioni: può capitare di essere tratti in inganno e scendere alla volta del vicino rio ma, in realtà, il sentiero prosegue sulla sinistra e, superata la frana – che comunque non crea intralcio, ha solo portato via gli alberi su cui era segnalato il percorso – si risale giungendo nei pressi di una sorgente, che dovrebbe essere la Sorgente dell’Arsazza.

Raggiunta una quota maggiore, il sentiero procede in piano, fino a scendere nuovamente nei pressi di una vasca dell’acqua, che costeggia, ed attraversare così il rio Semola, portandosi sul versante opposto della montagna. Il rio si insinua tra due pareti di roccia che creano una specie di canyon. Superatolo, si sale leggermente di quota ed iniziano ad ammirarsi, tra gli alberi, le rocce arenarie che compongono le montagne circostanti (non dimentichiamo che poco distante da qui si trova il sito archeologico di Guardamonte, che si estende lungo la sommità e le aree a nord del monte Vallassa, sul crinale compreso fra i paesi di San Sebastiano Curone e Bagnaria).

Da qui, a parte qualche piccolo strappo in leggera salita, la mulattiera avanza in piano fino a condurre nei pressi di un bivio, segnalato, ove occorre tenere la destra per giungere, in breve, nei pressi di un grande terreno lavorato poco distante da un cascinale e, da qui, sull’asfalto, sulla strada che collega Serra del Monte a Cà del Monte. Giunti sulla strada asfaltata, evitiamo il sentiero 103 per Cà del Monte e scendiamo ripidamente alla volta di Serra del Monte, che raggiungiamo dopo circa 5-10 minuti.

Da Serra del Monte, località posta esattamente sul crinale che separa la valle Staffora dalla val Curone, si ammira una splendida visuale di tutta la costa fino alla chiesa di Mastarone e al castello di Pozzolgroppo. Qualche veloce foto panoramica, poi scendiamo nella piazzetta del paese, tra le case, per immortalare qualche scorcio, anche se l’attrazione principale oggi è senza dubbio il panorama sterminato che da qui si può ammirare. Il ritorno avviene sullo stesso sentiero dell’andata, anche se volendo si sarebbe potuto optare per una deviazione a Cà del Monte, che invece ci teniamo per un’altra escursione. Una bella camminata, davvero tranquilla e piacevole.

Ma poi, perché “valle dell’eco”?

Durante la strada del ritorno proviamo più e più volte a gridare lungo la mulattiera, ma solo in un punto si avverte un minimo eco delle nostre parole. Noi quel punto l’abbiamo trovato: e voi cosa aspettate??

A un passo dalla vetta
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