L'ALBA SULL'ANTOLA
La suggestiva escursione notturna per la festa di San Pietro. Per il 2014, un po' sfortunata....
La notte di San Pietro, si va in Antola. E' una tradizione lontana nel tempo, che per me risale invece ad una decina di anni fa. Nel 2005 e nel 2006 le prime due salite notturne, poi 2008 e 2011. Mancavo da tre anni, così ho pensato che sarebbe stato bello tornare e quando il mio amico Fox mi ha lanciato la proposta non ci ho neanche pensato più di tanto.
La camminata è organizzata dal Parco Antola, che mette a disposizione proprie guide che accompagnano i coraggiosi escursionisti nel tragitto da Casa del Romano fino alla croce in cima al monte, ma la nottata è molto lunga: inizia addirittura dal pomeriggio prima.
Negli anni, la festa di San Pietro è sempre stata occasione di divertimento per il nostro gruppo, non tanto nel giorno di domenica, quello della vera festa, quanto nell'avvicinamento alla festa del sabato.
Dopo le prevedibili cene (il primo anno addirittura a Casa del Romano, in concomitanza con la festa di Madre Terra, in un ristorante strapieno, poi negli anni successivi in vari locali della val Borbera) si raggiungeva finalmente Casa del Romano, il valico tra le province di Alessandria e di Genova, dove bisognava attendere le 3 di notte, l'orario prestabilito per la partenza. Gli altri che partecipavano all'escursione, normalmente attendevano le 3 dormendo in macchina. Ma se non dormivi, inutile dire che spesso era il vino a farti compagnia fino alla partenza.
E' stato così anche quest'anno, seppur fossimo solo in due. A Casa del Romano, al nostro arrivo (ore 1.00) il termometro segnava 10 gradi e qualche stella, in cielo, si vedeva. D'altra parte, le previsioni davano bello per la nottata e leggermente nuvoloso dalla mattinata: eravamo insomma fiduciosi.
Il momento più duro è stato forse quello di cambiarsi per l'escursione a bordo strada, non esattamente il massimo con quella temperatura. Abbandonata la macchina sul confine, abbiamo così raggiunto a piedi Casa del Romano, dove iniziavano ad arrivare i primi escursionisti. Noi, con bottiglia di vino in mano, non facevamo proprio un figurone.
Arrivano così le 3, il momento della partenza. Su 23 escursionisti prenotati siamo solo poco più di 15. E pensare che il primo anno che ho fatto questa notturna, eravamo quasi 80...il tempo incerto avrà sicuramente influito, ma cavolo non è spiegabile un declino così rapido di questo bell'appuntamento.
Tutti in fila, si parte. La guida dopo aver fatto l'appello prende la testa del gruppo e dice "Zanardi sta in fondo!". Mah!
Vabè, non c'è problema, saremmo comunque stati in fondo al gruppo, come d'abitudine. Però mi viene il dubbio che la guida si ricordi di noi negli anni addietro, quando un anno quasi ci volevano cacciare dal casino che stavamo facendo e ci voglia tenere il più lontano possibile.
La prima ripida salitella illuminata dalle nostre torce ed eccoci accanto all'osservatorio astronomico e dopo una ripida ma breve salitella, sbuchiamo nei pressi di Pian dell'Aia, dove iniziano i primi problemi: due degli escursionisti, forse per aver preso in maniera troppo allegra la salita, devono già fermarsi in debito d'ossigeno. Andiamo bene...
Li lasciamo in fondo, con loro si ferma un anziano signore che era rimasto davanti a noi nei primi metri di salita.
Proseguiamo in piano, fino a scendere al cancelletto per il bestiame che anticipa una nuova salita, quella che sbuca sul crinale con vista sulla val Brugneto. Vista si fa per dire, stanotte non si vede proprio niente, anzi, c'è pure un po' di foschia nella valle.
E' sempre uno spettacolo vedere quella fila di torce procedere ordinata lungo il crinale, tagliando il buio.
Si cammina bene, nonostante l'umidità pazzesca e il vento fortissimo e la prima vera sosta si fa giunti al Passo delle Tre Croci, dopo aver affrontato una fangosa discesa: attendiamo alle nostre spalle, il signore anziano e i due che avevano rallentato.
"Ci siamo tutti? Non vedo Zanardi" dice la guida.
"Zanardi è qui" dico un po' scocciato, ma non mi vede?
Io e Fox ci scattiamo foto illuminandoci il volto con la torcia, quindi ripartiamo e prima di immergerci nuovamente nel bosco, ecco in lontananza le luci arancioni della città, segno che la nebbia si sta diradando. Speriamo bene!
La salita all'interno del bosco è faticosa, c'è tanto fango. Ritorniamo poi nuovamente a camminare in piano, prima di ridiscendere un'altra volta, ai piedi della salita finale. Ci attardiamo un attimo, tornando in ultima posizione, così quando allunghiamo il passo per raggiungerli, per poco non mi infilo dentro un mucchio di rovi sbagliando clamorosamente la direzione del sentiero. Fortuna che metto le mani avanti e non la faccia!
Il gruppo si ferma per un'ultima volta ai piedi della salita finale.
"Ci siamo tutti?" chiede la guida.
"Si" in coro.
"Anche Zanardi?"
"Sono qui!" ripeto, sempre più scocciato.
La guida barbotta qualcosa.
Iniziamo la salita finale verso la sella est dell'Antola. L'anziano signore che ha camminato per lungo tempo davanti a noi si mette accanto a me.
"Sei tu Zanardi?"
"Si sono io"
"Anch'io sono Zanardi. Collaboro con il parco, quando la guida chiama Zanardi parla di me"
"Aaaaahhhhh!"
Spiegato l'equivoco. Due Zanardi in coda al gruppo.
Affrontiamo la salita parlando un po. Mi dice che proviene da Alpe di Gorreto, e non fatico a credergli: ad Alpe, quasi tutti si chiamano Zanardi. Mi dice che ora sono rimasti in tre a viverci tutto l'anno.
"E a Varni?" gli chiedo.
"A Varni ufficialmente tre residenti. Ma d'inverno chiudono la strada, non ci vive nessuno. Anche a Bogli d'inverno chiudono la strada. Anche a Belnome, Pizzonero e Suzzi".
Il triste destino dei paesi dell'appennino.
Gli racconto che due anni fa sono stato alla festa di San Bernardo, in val Boreca e ce la ragioniamo lungo la salita, che pur essendo scivolosissima, con quelle pietre bagnate, passa piuttosto in fretta.
Arriviamo ai piedi della piramide dell'Antola, sulla sella est alle 4.55. La guida dice che forse è meglio andare giù alla chiesetta, in cima c'è troppo vento, così tagliamo il versante arrivando, poco dopo, in vista delle prime tende e dei primi cavalli. L'odore forte di un fuoco acceso anticipa il nostro arrivo alla chiesetta, dove troviamo già i volontari del Parco ad attenderci con le bevande calde e la focaccia. Ci fermiamo un attimo, poi vediamo la cima dell'Antola libera dalle nubi e decidiamo di salire.
Appena oltre la chiesetta, si vedono le poche luci che illuminano il paesino di Tonno, in val Brevenna, mentre alcune nubi solcano il cielo ricoprendo a tratti i versanti che separano l'Antola da San Fermo. Faccio giusto in tempo a scattare una foto della croce illuminata in vetta e della piramide che si trova accanto, poi un vento fortissimo riporta le nubi sulla cima e ben presto non si vede davvero più nulla. Rimaniamo accanto alla croce, sperando che le nuvole se ne vadano, ma niente da fare, non riusciamo nemmeno ad intravedere il lago, nonostante il cielo sia già chiaro.
Bisogna tenersi alla ringhiera che delimita la croce, da quanto è forte il vento.
Niente alba, per oggi. Un po' delusi, scendiamo dalla cima del monte dopo una decina di minuti e ci riforniamo di bevande calde alla bancarella del Parco. Restiamo sulla panca davanti alla chiesa per un po', seduti vicino al mio omonimo Zanardi, che sfoglia il giornalino "Le voci dell'Antola".
Che facciamo?
Fa freddo, il vento soffia e le nubi non accennano a lasciare la montagna. Sono le 6. Scendiamo.
Ci rimettiamo in marcia e, primi tra tutti, lasciamo la cima dell'Antola per tornare ad imboccare il sentierino al contrario. Non si sta in piedi sui sassi bagnati, ci mettiamo il doppio del tempo. Lungo la strada incrociamo qualcuno che sale, pochi a dire il vero, quasi tutti in maniche corte e pantaloni corti. Noi vestiti come fossimo al polo Nord, fa un freddo becco altroché. Uno sguardo veloce alle tre croci in legno dell'omonimo passo, avvolte dalla nebbia e ancora più suggestive. Poi giù verso Casa del Romano, anzi, verso il confine regionale, dove abbiamo la macchina e arriviamo alle 8 circa.
Ci cambiamo e saltiamo in auto, riscaldamento acceso. Nebbia fitta nei primi metri, poi a mano a mano che scendiamo spunta quasi un po' di sole, mentre la cima dell'Antola è sempre nascosta dietro alle nubi.
Fox crolla nel giro di pochi minuti, io le provo tutte per tenere gli occhi aperti, compresa l'aria gelida dritta in faccia. Perdere una notte si fa sempre sentire.
Riesco ad arrivare fino a Cantalupo senza far danni. Poi fermo la macchina e corro in un bar a prendere un caffè. Poi attraverso la strada e vado dalla mia amica panettiera a prendermi un mattone di focaccia, che mi sbrano sulla panchina a bordo strada. La gente che passa ci guarda strano, sembriamo due zombie. Con il pile a luglio.
Arriviamo a casa alle 10 e mi infilo nel letto per una dormita stratosferica.
L'alba non l'abbiamo vista, quest'anno. Ma voglio comunque regalare a tutti i lettori del sito le immagini di una delle albe più memorabili, quella del 2011. Buona alba!