L'ANELLO DEL BRIC CASTELLAZZO
Finalmente sulla vetta di un rilievo poco conosciuto della val Borbera
PARTENZA E ARRIVO: Camere Vecchie (mt. 771)
TAPPE INTERMEDIE: Bric Castellazzo (mt. 942)
LUNGHEZZA ITINERARIO: poco oltre 6 km (intero anello)
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 2 h (intero anello)
SEGNAVIA: nessuno
Quella montagna dalla forma così particolare mi ha sempre attirato e non vedevo l'ora di salirci sopra. Tuttavia, nei siti e nei forum di escursionismo, non veniva mai menzionata e così iniziavo a pensare che, in realtà, non avesse molto da offrire agli occhi dell'escursionista, se nessuno ne parlava. Però, prima o poi, dovevo andarci e così è stato.
Assieme a Ilaria abbiamo notato sulla mappa del nostro gps che si sarebbero potuti inventare alcuni itinerari ad anello nella zona e uno di questi passava proprio dal Bric Castellazzo: ovviamente, è stato il primo che abbiamo provato!
Raggiungiamo Camere Vecchie, il paesino posto nei pressi dello spartiacque tra le valli Sisola e Bovegna, risalendo la val Sisola da Campo dei Re e Borassi e ci addentriamo con l'auto tra le case, proseguendo oltre l'asfalto, sullo sterrato fino ad incrociare il passaggio del sentiero 200 diretto al Bric delle Camere. Qui, nei pressi di una vecchia cascina, parcheggiamo l'auto.
Il cartello segnaletico del sentiero 200 indica "bivio Camere Vecchie", 771 metri di altitudine: seguiremo il sentiero 200 in direzione del Bric delle Camere ma solo per un brevissimo tratto, prima di abbandonarlo e proseguire la nostra escursione su sentieri interamente privi di segnalazione.
Qualche foto alle nuvole che sovrastano la dorsale dell'Ebro e quella del Bossola, in direzione della val Borbera, poi ci incamminiamo sul sentiero che sale leggermente, mentre sul versante di valle opposto, la minacciosa sagoma del Bric Castellazzo, nostra mèta di giornata, svetta di fronte ai tetti di Camere Vecchie, prima di interrompersi improvvisamente e scendere a strapiombo verso la selvaggia valle del torrente Bovegna.
Attraversiamo la Costa delle Moglie mantenendoci sulla sterrata principale, segnalata con il 200, ignorando il primo importante bivio sulla sinistra - nei pressi di uno slargo del sentiero, diretto a Camere Nuove - per poi abbandonare il sentiero segnalato al bivio successivo, quando anziché seguire il 200 in decisa salita verso sinistra, prendiamo il sentiero di destra, che si mantiene pianeggiante alternato a tratti in leggera discesa.
Dopo un primo tratto all'interno del bosco, il sentiero confluisce in un'ampia zona prativa, che attraversa costeggiandola sul bordo inferiore, passando nei pressi di un appostamento di cacciatori, che nei dintorni sono numerosi come possiamo intuire dai continui spari e dalle giacche arancioni che spuntano come macchie tra la vegetazione. Speriamo di non rimanere impallinati!!
Attraversato l'ampio prato, il sentiero - a tratti poco visibile - prende leggermente a salire e regala una meravigliosa vista sul Bric Castellazzo, che si è fatto decisamente più vicino e che si può apprezzare in tutta la sua particolarità da questa angolazione. Il lungo crinale che ne raggiunge le due vette è prativo in direzione sud-ovest e boscato in direzione nord-est, direzione - quest'ultima - verso la quale pare essere stato soggetto ad antichi movimenti franosi che ne hanno modellato la forma, così come nella sua estremità settentrionale.
Terminato il prato, ci innestiamo su di un evidente sentierino, sul quale arriviamo in corrispondenza di un bivio. Ignoriamo la traccia che prosegue in direzione sud, diretta alla Sorgente del Pavone e all'Alpe di Cassissa, prendendo invece verso destra l'evidente sentiero che scende in direzione della montagna: il Monte Reale fa subito capolino nel nostro panorama e lo vedremo meglio a mano a mano che ci avvicineremo alla nostra vetta.
Il sentiero scende dolcemente con piacevoli viste su Roccaforte Ligure e sul Monte Giarolo oltre i tetti di Camere Vecchie, conducendo ad un bivio, al quale teniamo la destra evitando la diramazione che scende alla volta della frazione Borgo di Montessoro; quindi, ignorata una traccia che scende sulla destra alla volta della strada provinciale (la utilizzeremo per il ritorno), raggiungiamo una zona prativa ai piedi della dorsale del Bric Castellazzo. Scambiamo due parole con un cacciatore, scattiamo qualche caratteristica foto della montagna che, ora, non appare nemmeno lontana parente di quella che siamo abituati ad ammirare da Camere Vecchie e iniziamo la salita alla vetta.
Costeggiamo il prato sulla destra, innestandoci in breve su una poco evidente traccia che, costeggiati alcuni arcigni roccioni di conglomerato, prende a salire in maniera estremamente ripida. E' un tratto molto faticoso, ma fortunatamente breve, che permette immediatamente di guadagnare quota, portandosi sul lungo crinale di accesso alla vetta: le viste in direzione della valle Scrivia sono meravigliose, con la sagoma del Reale che ormai possiamo ammirare interamente e, alle sue spalle, quella dell'Alpe di Porale. Il sentiero continua in salita lungo la dorsale erbosa, che ricorda vagamente quella del Monte Alfeo, alternando viste su entrambe le vallate e mentre ci avviciniamo, iniziamo ad intravedere qualcosa che pare occupare la vetta del Bric Castellazzo (o Monte Albano, come viene chiamato dagli abitanti di Borgo). Non capiamo, però, di che cosa si tratti.
Lo scopriamo piuttosto in fretta, però, quando dopo pochi minuti raggiungiamo la vetta (anzi, la prima vetta, ad essere precisi, perché le vette sono, in realtà, due, unite da un lungo crinale orizzontale): si tratta dei ruderi del castello (il cui nucleo abitativo era rappresentato dalla frazione oggi esistente di Borgo, ai piedi della montagna) esistito nell'alto medioevo e che è stato poi abbandonato per fare spazio al castello costruito più a valle, intorno al 1350, a Montessoro.
Oggi rimane ben poco di quel castello, forse il rudere di una torre, tra le cui pietre si trova qualche statuetta della Madonna. Il panorama, splendido, vede distendersi ai nostri piedi l'angolo di valle dove nasce il torrente Spinti, incorniciato dal Bric delle Camere e dall'Alpe di Cassissa, mentre la vista si distende fino alle case di Montecanne arroccate sul crinale. Sotto di noi, le case di Borgo e di Montessoro, con i ruderi del più recente castello.
Continuiamo a percorrere il lungo crinale, lasciandoci alle spalle la prima vetta: il sentiero si fa ora sempre meno evidente, l'erba alta. Perdiamo lentamente quota, attraversando numerosi piccoli boschetti e zone che ospitano caratteristiche rocce di conglomerato, con belle viste in direzione di Camere Vecchie e della dorsale dell'Ebro in lontananza. Ma quanto è distante la seconda cima? Sembra non arrivare mai!
Alcuni passaggi sono difficoltosi, come quello che aggira sull'esterno una caratteristica e poco visibile grotta tra le rocce, poi, improvvisamente, senza preavviso alcuno, la montagna finisce. Siamo arrivati sulla seconda cima e ce ne rendiamo conto soltanto per il fatto che, oltre noi c'è ora il vuoto di un ripido strapiombo che si tuffa verso la provinciale e, sullo sfondo, la sagoma del Mulino di Serventino, che da qui mai più avrei pensato di riuscire a vedere, accanto al quale scende placido il torrente Bovegna, che va a gettarsi nello Spinti. Ci rimaniamo quasi male, un po' perché ci aspettavamo di trovare un segno distintivo anche su questa vetta, che so, una croce...e un po' perché ora che abbiamo "svelato" il segreto del Bric Castellazzo, non possiamo più fantasticare su questa caratteristica montagna.
Il dirupo ai nostri piedi ci fa girare la testa, tanto che dobbiamo fermarci qualche metro più indietro: probabilmente, antiche frane hanno ridotto così questa montagna che, verosimilmente, in passato avrà avuto ben altra conformazione. La vista è ampia anche dal cocuzzolo finale e lascia intravedere Vignole e Borghetto oltre le montagne, Roccaforte e Camere Vecchie, tra il Poggio e il Giarolo. Cerchiamo un sentiero diretto a Montessoro, che il cacciatore con cui abbiamo parlato poco prima ci ha confermato esistere, ma non lo troviamo e soprattutto pare non partire da qui: ai nostri piedi la montagna continua a franare e non è il caso di avventurarsi oltre. Torniamo così verso la prima vetta, scendendo nuovamente ai piedi della montagna, quindi chiuderemo l'anello inventandoci qualcosa.
Ancora qualche foto nei pressi dei ruderi della fortificazione, poi scendiamo lungo il ripido crinale, scendendo questa volta sul lato della valle Scrivia per poi ricongiungerci allo stesso punto, nel prato ai piedi della salita. Quindi prendiamo la sterrata che scende verso sinistra, che attraversa un bosco selvaggio per portare, in pochi minuti, sulla provinciale nei pressi del confine tra le province di Alessandria e Genova. Percorriamo a ritroso l'asfalto, in direzione di Camere Vecchie, che raggiungiamo piuttosto velocemente, preceduto da una caratteristica fontana, inoltrandoci in salita tra le case fino a raggiungere la macchina parcheggiata nei pressi del passaggio del sentiero 200.
Ci voltiamo, il Bric Castellazzo, o Monte Albano, è sempre là, con il suo becco rivolto verso il basso, come quello di un'aquila. E finalmente, sul becco dell'aquila siamo riusciti a salirci, togliendoci la curiosità di scoprire la storia di una nuova vetta del nostro appennino.