L'ANELLO DEL LESIMA
Un itinerario ad anello per aggirare il Monte Lesima e goderlo da tutte le prospettive
PARTENZA: Passo La Colla (mt. 1358)
TAPPE INTERMEDIE: Monte Terme (mt. 1489), Passo della Ritorta (mt. 1448), Monte Tartago (mt. 1688), Monte Lesima (mt. 1724), Prati di Cavanna (mt. 1370), Piani di Prodongo (mt. 1250)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 11 km
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore 30 min. circa
SEGNAVIA: bianco-rosso "Anello Lesima"
Fango, fango, fango.
Ho trovato questo ad attendermi nella mattina di fine agosto in cui ho deciso di avventurarmi in alta valle Staffora per percorrere un itinerario che mi incuriosiva e che da tempo avrei voluto provare. Non era del tutto nuovo, perché per circa metà del suo sviluppo lo avevo già percorso in primavera, quando dal Passo del Brallo avevo raggiunto il Monte Lesima, ma rimaneva quella parte di tracciato ai piedi della grande palla radar che per me era totalmente inesplorata, fino a formare un anello.
L’anello del Monte Lesima, appunto.
Ho deciso di partire dal Passo La Colla, il valico situato tra Cima Colletta e l’omonimo Monte La Colla, raggiungibile con la strada asfaltata che dal Brallo raggiunge il Passo del Giovà, nel punto in cui si incontra la sterrata che scende ai Piani di Prodongo. La giornata è estiva, non ci sono dubbi, ma questa estate ricca di pioggia ha indubbiamente lasciato il segno sul fondo su cui camminerò, fin dai primi metri.
Risalgo infatti un piccolo boschetto seguendo le indicazioni “Anello Lesima” nonché quelle del sentiero 101, che fino alla cima del Lesima si sovrapporrà al mio itinerario, ritrovandomi dopo pochi istanti già con gli scarponi pieni di fango.
Si cammina su un fondo insidioso, con alcuni tratti in ripida salita da percorrere con estrema attenzione, date le alte possibilità di scivolamento. Fortunatamente, raggiunta la vetta boscosa del Monte La Colla e avviatomi verso la successiva cima del Monte Terme, inizio ad abbandonare progressivamente il bosco a favore di tratti a cielo aperto, dove si può apprezzare lo splendido cielo azzurro, macchiato da nuvole bianche, di questa bella giornata di fine estate. Alle mie spalle, un vasto panorama sull’alta valle Staffora, che spazia da Negruzzo fino a Cima Colletta e che è una meraviglia per gli occhi.
Quando inizio la discesa verso il successivo valico, il Passo della Ritorta, ecco comparire là in fondo la palla del Lesima e, sotto al roccioso costone del Monte Tartago, il prossimo che scalerò, i tetti delle costruzioni che occupano i Piani di Prodongo (o Piani di Lesima): l’hotel, l’agriturismo, le villette. Sembra proprio un’oasi di pace e oggi, finalmente, avrò la possibilità di visitarla perché il percorso dell’anello passa proprio di lì.
Al Passo della Ritorta si vede l’asfalto che dal Brallo conduce al Giovà poco distante e il sentiero lo segue quasi parallelo, per poi prendere a salire costeggiando alcuni alberi, fino a raggiungere il bivio per il Passo del Giovà, che evito proseguendo dritto alla volta della cima del Monte Tartago.
Salendo, il panorama si fa sempre più vasto ed è una meraviglia poter spaziare con lo sguardo dalla cima del Chiappo fino al corso del Trebbia sul lato opposto, mentre alle mie spalle compaiono anche il Brallo e il Penice. Di fronte a me, un po’ di nebbia scende ad offuscare il radar del Lesima creando un ambiente quasi spettrale, tipico di questa montagna: non ricordo di essere arrivato qui e aver trovato il cielo azzurro, mai.
Dalla cima del Tartago si ha una vista privilegiata sulla valle dell’Avagnone, con le frazioni di Cencerate, Ponti e, sul versante opposto del fiume, Feligara, Colleri, Pratolungo, Lama e Rovaiolo. Sul lato opposto, quello dell’alta valle Staffora, invece, a mano a mano che si sale compaiono tutte le case della frazione di Casale Staffora. Il Lesima è davanti a me e cammino ancora un pochino sul sentiero fino ad immettermi sulla stretta asfaltata che ne raggiunge la vetta, godendomi il panorama delle selvagge vallate ai piedi delle Capanne di Cosola, gli inizi della val Boreca.
Ai piedi del radar mi fermo sempre poco, il minimo indispensabile per fare due foto: credo sia una cosa normale e comprensibile, ma dopo un minuto che sono fermo qui, mi viene subito mal di testa tanto l’aria è “pesante”.
Senza salire sulla piccola cima erbosa del Lesima, mantengo il sentierino numero 123 per Zerba e Cerreto che passa ai piedi del radar e della croce in ferro e inizio la discesa lungo il versante per me inesplorato del Lesima. Il sentiero è letteralmente una piccola traccia che scende, tra continui tornantelli, su di un fondo pietroso che tanto bene ai piedi non fa. Mentre cammino, ammiro la val Boreca in tutto il suo splendore: sotto di me si intravedono i tetti delle case di Vesimo, mentre là di fronte ecco la sagoma minacciosa dell’Alfeo, ai piedi della quale riposano le case di Belnome e, poco più a destra, Bogli e Artana. Che valle selvaggia!
A mano a mano che scendo, vedo sempre di meno della palla radar e della croce, che compaiono solo in parte alle spalle del crinale e mi porto alle spalle del Lesima, in un punto in cui se ne può ammirare l’intera parete rocciosa stratificata. Dopo una ripida discesa (ci sono persone che stanno salendo in direzione opposta e permettetemi di dire che non le invidio per niente!) mi porto nei pressi di una zona composta da ampi pascoli, dove alcune mandrie si spostano dietro alle urla dei pastori, proprio di fronte all’Alfeo che spunta ancora solo con la sua cima.
Seguendo la direzione dell’unica pianta in mezzo al prato, scendo ripidamente fino ad incrociare la traccia di un altro sentierino, che mi conduce all’intersezione con una più ampia mulattiera diretta a Vesimo (sono presenti segnalazioni), in corrispondenza della quale devio in direzione opposta, seguendola a ritroso.
Ed ecco qui il fango, quello con cui avevamo aperto la giornata, in tutta la sua fastidiosa presenza. Le mandrie hanno percorso questo tratto di sentiero fangoso, rendendolo di fatto impraticabile: cerco di evitarlo nei primi metri, ma quando capisco che tutto è inutile, perché intanto non ci sono punti in cui non sporcarsi – o sporcarsi di meno – decido di entrarci dentro fregandomene. A un certo punto…
Il tratto infangato non è breve e attraversa una faggeta ai piedi della cima del Lesima conducendo, dopo poco, nei pressi di un’area attrezzata per la sosta nei pressi della Sorgente di Gambetta, area però inavvicinabile proprio perché impraticabile. Continuo così sul sentiero che, poco dopo, prende a scendere in maniera più decisa, conducendo al di fuori della faggeta in una zona prativa meglio nota come “Prati di Cavanna”, dove decido di fermarmi per una piccola sosta.
Mangio qualcosa seduto sull’erba, guardando il panorama della valle Avagnone davanti a me. Il Lesima, alle mie spalle, ha l’aspetto di una minacciosa piramide di roccia, mentre, poco più in basso, c’è l’asfalto della strada che collega il Brallo con Zerba. Quando mi alzo e mi rimetto in cammino, mi accorgo che una volta raggiunto l’asfalto, a poche decine di metri c’è un’altra area attrezzata con panche e tavoli per la sosta, proprio sotto alla palla radar del Lesima che sbuca al di là della linea di crinale.
Mantengo l’asfalto, camminando in direzione dei Piani di Prodongo, su di una stretta carrabile che attraversa boschi di faggio e dopo alcune decine di minuti, eccomi in vista delle case. Ai Piani di Prodongo, un’ampia area prativa ai piedi del Passo della Ritorta, ci sono alcune villette e un hotel, con tanto di piscina, campi da tennis, da calcio e parco giochi e, poco distante, un agriturismo. Scatto qualche immagine a questo suggestivo luogo, mentre il cielo inizia ad annuvolarsi, mischiandomi ai turisti della domenica che hanno probabilmente appena finito di pranzare, poi, seguendo le segnalazioni bianche e rosse appese al tronco di un albero, mi incammino sulla carrareccia che, passando sul lato dell’agriturismo, conduce attraverso passaggi ai piedi di grandi rocce e piacevoli scorci panoramici su Cencerate, al punto di partenza della mia escursione.
Raggiungo Passo La Colla dopo alcune decine di minuti di leggera salita, completando così un anello piacevole – fango a parte – ed estremamente panoramico. Consigliatissimo, ma con un’unica avvertenza: se non volete morire, percorretelo nella mia stessa direzione, altrimenti la salita dai Prati di Cavanna al Lesima potrebbe stroncarvi per il resto della giornata!