Viaggio in val d'Aveto/3
L'ANELLO DEL MONTE AIONA
Con partenza e arrivo al Lago delle Lame, una escursione ad anello sugli splendidi sentieri del parco, alla volta del Monte Aiona
PARTENZA E ARRIVO: Lago delle Lame (mt. 1085)
TAPPE INTERMEDIE: Lago Code d'Asino, Lago delle Asperelle, Passo Prè de Lame (mt. 1537), Cian de Pumme (mt. 1615), Monte Aiona (mt. 1701)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 13,5 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 5 ore
SEGNAVIA: PNO, A2, A2/PNX, A3/AV/due bolli blu, AV, = giallo (vedi racconto per i dettagli)
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Mentre stavamo stilando il programma delle escursioni per la val d'Aveto, non pensavamo che saremmo stati tanto fortunati da portarle a termine così come le avevamo immaginate, sia da un punto di vista meteo che da un punto di vista di allenamento nostro. Infatti, se già con lo splendido anello della dorsale dal Maggiorasca al Passo Crociglia avevamo messo a dura prova i muscoli delle nostre gambe, non ci siamo di certo risparmiati per l'ultimo giorno di permanenza in valle.
Il programma era già tarato in base alla partenza: visto che dobbiamo lasciare Santo Stefano, potremmo dirigerci verso Rezzoaglio, raggiungendo così il Lago delle Lame e, da qui, raggiungere la vetta del Monte Aiona con un percorso ad anello di circa 13 km. Siamo ancora stanchi da ieri, ma visto che qui non ci veniamo tutti i giorni, beh, vale la pena stringere i denti un pochino.
Sveglia presto, una bella colazione poi salutiamo la signora del B&B e giù verso Rezzoaglio, fino ad incontrare il bivio per il Lago delle Lame, che raggiungiamo dopo un'interminabile serie di tornanti in salita. Lasciamo l'auto nel parcheggio del Parco dell'Aveto vicino all'albergo, che guarda dritto in faccia il lago e ci prepariamo. Prima della partenza, è d'obbligo qualche scatto fotografico del Lago delle Lame, uno dei pochi laghi glaciali della Liguria, situato ai margini di una conca morenica all'interno dell'omonima foresta demaniale, piccolo, ma affascinante.
Ora, siamo veramente pronti a partire e lasciandoci il lago sulla sinistra, imbocchiamo il sentiero che, passando accanto alla capanna degli attrezzi, si dirige dritto tra gli abeti, all'interno della Foresta delle Lame, seguendo l'indicazione "agoraie". Oltrepassata una suggestiva conca denominata "anfiteatro morenico", composta da grossi blocchi di pietra trascinati a valle dal ghiacciaio, poco distante dalla quale è posizionata una panchina, raggiungiamo una fontana e proseguiamo sulla sterrata che, ora, risale il pendio con ampi tornanti.
Il sentiero è più che piacevole e al primo bivio, in salita, seguiamo l'indicazione PNO per poi raggiungere, dopo poco, un punto estremamente panoramico dove una tavola ci permette di riconoscere le montagne di fronte a noi, ossia quelle della lunga dorsale che dal Monte Oramara arriva al Maggiorasca e al Croce Martincano. Proseguendo sui dolci tornanti della sterrata, raggiungiamo le indicazioni della Pietra della Rebizzana, che si può solo intravedere tra gli alberi e, successivamente, dopo un'altra decina di minuti di cammino, giungiamo ad un bivio in località Moggetto dove abbandoniamo, temporaneamente, la direzione corretta (indicazione "agoraie") per prendere, a destra, il sentierino marchiato PNO che attraversa un ponticello in legno su un ruscello e, successivamente, seguendo l'indicazione PNO+freccia circolare gialla, conduce in pochi minuti al Lago Code d'Asino, un piccolo bacino d'acqua sulle sponde del quale è posto un pannello informativo sulle formazioni lacustri temporanee.
Scattiamo qualche foto, poi torniamo sui nostri passi fino al bivio precedente, riprendendo a seguire il sentiero e, dopo pochi minuti, nei pressi di una madonnina, un cartello in legno ci invita a fare una breve deviazione sulla sinistra per ammirare un altro bacino temporaneo, il Lago delle Asperelle, che ospita una serie di anfibi tra cui tre diverse specie di tritoni, come riportato dai pannelli illustrativi sulle sponde. Esce un po' di sole e ne approfittiamo per sederci qualche minuto sulle panchine accanto al lago, poi ripartiamo, tuffandoci nuovamente nel bosco, con la sterrata che sale ancora brevemente di quota fino a raggiungere una panchina in legno e una bacheca, nei pressi della quale ha inizio una recinzione, sulla sinistra, che delimita la conca che ospita i quattro laghetti glaciali denominati Laghi delle Agoraie, area protetta e alla quale è, per l'appunto, inibito l'accesso.
Proseguiamo in leggera salita e, nei pressi di una madonnina, abbandoniamo il segnavia PNO per seguire il segnavia A2, dipinto in rosso sui tronchi, che supera una capanna e conduce, in breve, ad una zona denominata Pozza della Polenta, come si legge dal pannello una formazione palustre coperta di farferugine, una specie erbacea che con la fioritura assume una colorazione giallo-oro. Il sentiero sale dolcemente fino ad oltrepassare una capanna, dove occorre seguire le indicazioni A2/PNX, in direzione Pré de Lame.
Oltrepassata un'aia carbonile (siamo, nel frattempo, saliti dai 1085 mt. della partenza a quasi 1415 mt.), abbandoniamo il sentiero contrassegnato con le segnalazioni A2/PNX per svoltare a destra in salita su un sentiero marchiato con i segnavia A3/AV/due bolli blu, che sale dapprima più dolcemente, tra massi di notevoli dimensioni ricoperti di muschio che non possiamo non fermarci a fotografare (è uno dei tratti più suggestivi del sentiero), quindi in maniera più decisa su una traccia fattasi, nel frattempo, più esile, che conduce sulla linea di crinale dove incontriamo una palina del parco con le indicazioni.
Pur essendo all'interno di un fitto bosco, ci accorgiamo che il tempo, sopra alle nostre teste, sta cambiando e il cielo si è fatto decisamente grigio. Anzi, scappa anche qualche goccia a dirla tutta. Sbuffiamo e proseguiamo sul sentiero A3, che nei pressi della palina svolta bruscamente a sinistra, seguendo la linea di crinale segnalato AV, fino a raggiungere, in leggera discesa, il Passo Prè de Lame (mt. 1537). Le poche gocce di pioggia sono state, per ora, un falso allarme e così possiamo fermarci un attimo a leggere i cartelli e guardare la bacheca del parco con le indicazioni dei sentieri, facendo anche in tempo ad accorgerci del sentiero che dovremo seguire per fare ritorno al Lago delle Lame.
Ripartiamo alla volta della vetta, attraversando una bella faggeta seguendo sempre le indicazioni dell'Alta Via dei Monti Liguri, accompagnate ora dall'uguale (=) giallo. Il sentiero sale lentamente, quindi in maniera più decisa e si porta all'interno del letto di un rio, sbucando in corrispondenza della radura detta Cian de Pumme, a 1625 mt. di altitudine, in prossimità della linea di crinale.
Da qui, attraversato un piccolo bosco, sbuchiamo nei vasti pascoli ai piedi dell'Aiona, con il paesaggio che ora è a tratti nascosto da improvvise folate di nebbia: oltrepassato un primo, ampio, pianoro erboso e costeggiata una radura, iniziano a comparire le prime pietre, che aumenteranno a poco a poco fino a ricoprire l'intero altipiano.
Già in condizioni meteo normali non sarebbe semplicissimo individuare il sentiero per raggiungere la vetta dell'Aiona, ma con questa nebbia la difficoltà aumenta esponenzialmente: non a caso, l'Aiona è proprio famoso per i suoi velocissimi cambiamenti meteo e per le fitte nebbie che lo ricoprono. Bisogna prestare molta attenzione alle paline del parco disseminate lungo il percorso, che a tratti sembra tutto uguale, e agli ometti di pietra posizionati nei punti strategici, per non perdere l'orientamento.
C'è da dire che la nebbia va e viene molto velocemente, permettendoci comunque di vedere, nei momenti di sereno, lo splendido panorama che si può ammirare da qui sopra e consentendoci anche di mantenere sempre un minimo di orientamento. Tagliamo in due il pianoro sassoso fino in corrispondenza di una palina del parco dove è indicato il bivio tra le due vette dell'Aiona, la nord e la sud. Ci dirigiamo verso la nord, quella che dicono essere la più alta, mantenendoci verso sinistra e notando, in breve, sullo sfondo, la sagoma della croce di vetta.
E' una montagna molto strana, l'Aiona: a parte il paesaggio quasi lunare, con tutte queste pietre, è anche singolare vedere una montagna con una cima così estesa, tanto che la cima nord e la cima sud sono separate da parecchia strada.
Quando arriviamo in vetta, le sensazioni sono strane: è una montagna diversa da tutte le altre che abbiamo raggiunto, ma davvero molto affascinante. Ne abbiamo la conferma quando la nebbia si alza lasciandoci intravedere un meraviglioso panorama in direzione del vicino Monte Penna (posto al confine tra la provincia di Parma e quella di Genova), ma anche di tutta la val d'Aveto ai piedi della lunga dorsale dal Maggiorasca al Crociglia. Siamo veramente soddisfatti di essere riusciti ad arrivare qui sopra e ci facciamo scattare una foto vicino alla singolare croce di vetta, posizionata poco distante da una rosa dei venti e da un imponente mucchio di sassi. Ai piedi della vetta, a dominare la vallata dalla cima di una conca, la statua della Madonna dell'Aiona.
Anche il tempo sembra consentirci di rifiatare: la nebbia se ne va, il sole torna a farla da padrone e decidiamo che possiamo anche osare un veloce pranzo qui sopra. Ci spostiamo in un bel punto panoramico leggermente distante dalla vetta, ai piedi di alcune grandi rocce sulle quali è incisa una lapide, e ci godiamo il sole, con la val d'Aveto ai nostri piedi.
La sosta è per forza di cose breve, visto che ci aspetta ancora la lunga discesa fino al Lago delle Lame e, particolare di non poco conto, tutta la strada da Rezzoaglio fino a casa. Così ci rimettiamo subito in cammino, costeggiando una radura in discesa, fino ad arrivare nell'ampio pascolo che precede la vasta sommità dell'Aiona, dove, ora che la nebbia si è alzata, pur non potendo vedere il mare, possiamo ammirare un bello scorcio del vicino Lago di Giacopiane. Percorriamo a ritroso la strada dell'andata, fino a raggiungere nuovamente Cian de Pumme e, quindi, il Passo Prè de Lame, dove imbocchiamo sulla destra, in ripida discesa, il sentiero marcato con l'uguale giallo.
Il primo tratto di sentiero ci fa immediatamente pentire di averlo seguito: ripido, sporco, sembra infilarsi nel letto di un rio e così optiamo per seguire da vicino le rare segnalazioni senza perderle di vista. In seguito, il fondo si fa migliore e il sentiero più evidente: oltrepassata una fontana. si continua a scendere in maniera decisamente ripida, proseguendo diritti al bivio - sulla destra - che conduce alla casermetta del Monte Penna e al Passo del Cirighetto.
Al successivo bivio, ci facciamo ingolosire da un'attrazione poco distante, di cui avevamo letto su internet, così abbandoniamo per un istante il sentiero per seguire, verso sinistra, quello marchiato A2 alla volta delle "Colonne d'Ercole", due imponenti faggi secolari (così erano descritti) che....in realtà, nei boschi di Caldirola se ne trovano a centinaia! Deviazione infelice messa da parte, torniamo sui nostri passi e riprendiamo il sentiero segnato con = giallo in discesa, che ora prosegue alla volta di un punto panoramico attrezzato, dove optiamo per una breve sosta, quanto mai meritata.
Appoggiamo gli zaini sul tavolo, quindi ci voltiamo verso la staccionata per goderci il panorama, che da qui è meraviglioso. L'Aiona svetta sulle nostre teste, con il suo versante roccioso strapiombante, al centro del quale si intravede la Madonnina. Uno sperone roccioso sbuca tra gli alberi, mentre correndo con lo sguardo ecco comparire la dorsale dal Croce Martincano al Carevolo, con Maggiorasca, Groppo Rosso e Roncalla in evidenza, sormontati da un cielo da favola. Proseguendo con lo sguardo, alcune sagome ci appaiono familiari: monto velocemente lo zoom ed effettivamente scopro che non ci sbagliavamo, perché le montagne in questione sono l'Alfeo e il Chiappo, con il rifugio ben visibile in cima. Un ultimo autoscatto sotto il sole pomeridiano, poi giù, di nuovo, sul sentiero, per continuare la discesa alla volta del Lago delle Lame. "La montagna è fede", leggiamo su di un sasso.
Siamo stanchi e come sempre quando si accusa stanchezza, il sentiero appare lunghissimo, quasi infinito. Per giunta, torna a peggiorare, facendosi stretto e scosceso, quasi una specie di rio all'interno del quale camminare non è affatto semplice, con i piedi da appoggiare rigorosamente uno davanti all'altro, pena la caduta.
Evitiamo tutte le ulteriori deviazioni, mantenendoci sul sentiero che, tra tratti nel bosco e tratti invasi di rovi, conduce finalmente in vista del profilo bianco dell'Albergo Lago delle Lame, situato esattamente di fronte al lago. E' metà pomeriggio e ci sono tante persone sulle sponde del lago, sicuramente più riposate di noi, con le giunture indolenzite dall'ultimo tratto di sentiero e dai chilometri del giorno precedente.
E' stata dura, ma anche tremendamente piacevole e appagante. L'entusiasmo permette di superare qualsiasi forma di stanchezza e per scoprire le bellezze della val d'Aveto, sinceramente, ne è valsa la pena.