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L'ANELLO DI CASSISSA

Splendido percorso ad anello da e per Borassi, passando per il paese fantasma di Cassissa, Alpe di Cassissa e Bric delle Camere

PARTENZA E ARRIVO: Borassi (mt. 700)

TAPPE INTERMEDIE: Bivio Camere Vecchie (mt. 771), Costa delle Moglie, Bivio Camere Nuove (mt. 795), Bivio sentieri 200/266 (mt. 931), Cassissa, Alpe di Cassissa (mt. 963), Bric delle Camere (mt. 1018)

LUNGHEZZA DELL'ITINERARIO: 15 km circa

TEMPO DI PERCORRENZA: oltre 4 ore

SEGNAVIA: in parte bianco-rosso 200, in parte bianco-rosso 266, in parte non segnalato, in parte cerchio giallo vuoto Parco Antola (vedi racconto per i dettagli)

 

E pensare che dovevamo andare ad Avolasca!

In montagna, si sa, il tempo cambia in fretta e anche le idee, a volte, cambiano velocemente.

Avevamo intenzione di prendere il sentiero numero 139 che, dalla sella tra Dernice e Vigoponzo, nei pressi dell’imbocco della carrabile per Montebore, conduce al Passo Crocetta, al Monte San Vito e ad Avolasca. Senonché, dopo svariati tentativi senza trovare una – e dico una – ulteriore segnalazione del sentiero 139 in tutte le varie stradine che partivano nei pressi del cartello, che probabilmente invece – riflessione postuma – segue per buona parte la strada asfaltata pur non essendo ben segnalato, abbiamo deciso di cambiare velocemente meta, risalendo in macchina senza togliere neanche gli scarponi.

In auto, abbiamo così studiato un itinerario alternativo per la giornata, dimostrando una grande capacità di cambiare in corsa e dirigendoci in venti minuti scarsi a Borassi, dove abbiamo parcheggiato l’auto nei pressi dell’omonimo quadrivio, vicino alla chiesetta della Madonna della Pace.

Per recuperare il tempo perso nelle ricerche del sentiero 139, uno scatto volante alla valle del torrente Bovegna, con il Mulino di Serventino sullo sfondo e Montecanne arroccato sulla cima della montagna, poi via, veloce, sull’asfalto per alcune decine di metri, fino a prendere poi la deviazione sulla sinistra tra le case segnalata con il numero 200.

Il ritmo, all’inizio, è un po’ troppo alto, nel tentativo di recuperare il tempo perso. Abbandonato l’asfalto, che lascia subito spazio alla sterrata, raggiungiamo dopo alcune decine di minuti – camminando tra le pozzanghere – il bivio per Camere Vecchie, da cui si gode di un meraviglioso panorama sia sulla valle Scrivia, con il Bric Castellazzo a svettare con la sua caratteristica forma, sia sulla val Borbera, dove il panorama si spinge fino all’appartato Santuario di Montemanno. A Camere Vecchie non vola una mosca, a differenza della nostra precedente visita di gennaio.

Proseguiamo oltre le case, attraversando la Costa delle Moglie su di una carrareccia che entra all’interno di un fitto bosco. Ignoriamo diverse deviazioni sulla sinistra, almeno fino a che giungiamo in un piccolo spiazzo, dove ci troviamo di fronte ad un bivio, riconoscibile per la presenza di un cartello che indica che la zona è soggetta a battute di caccia al cinghiale.

Qui abbandoniamo il sentiero numero 200 che prosegue a destra alla volta del Bric delle Camere, per prendere la carrareccia non segnalata che si dirige sulla sinistra e che in circa mezz’oretta, dopo aver attraversato numerosi muretti a secco ed un rio che ha invaso il sentiero, ci conduce nei pressi del villaggio abbandonato di Camere Nuove. Un’enorme pozzanghera nella quale riusciamo quasi a specchiarci interamente si trova nei pressi del bivio per il borgo fantasma, che però non visitiamo, proseguendo sulla carrareccia alla volta del valico di Costa Salata per alcune centinaia di metri.

Dopo una leggera salita, la carrareccia è attraversata dal sentiero 266 – che sale dal fondovalle, da Sisola – proveniente dal piccolo oratorio di Camere Nuove e pieghiamo bruscamente verso destra abbandonando la sterrata per Costa Salata e immettendoci nel sentierino che sale verso il crinale. Nel primo tratto, il sentiero 266 è molto sporco e invaso dai rovi e sale attraverso stretti tornanti, per giungere poi ad un punto in cui spiana leggermente e conduce – al termine di un bel tratto di sentiero pulito – all’incrocio con il sentiero 200, che avevamo in precedenza abbandonato.

Ci troviamo sulla linea di crinale che dal Bric delle Camere scende verso Pian dei Curli ed il borgo di Caprieto: di fronte a noi, sul lato della valle Scrivia, la traccia di un sentierino simile ad una specie di proseguimento del sentiero da cui arriviamo, non segnalata. La imbocchiamo, giusto per vedere se effettivamente ha le sembianze di un sentiero oppure se terminerà dopo pochi metri.

La traccia scende dalla testata della valle del Rio Busti, mantenendosi comunque ben evidente, nonostante non sia così battuta e dà l’idea di correre in direzione del borgo abbandonato di Cassissa. Eravamo partiti convinti di fare un esperimento che ci avrebbe riportato sui nostri passi dopo breve e invece, stai a vedere che questo sentiero va proprio a finire là! Ammetto che l’abbiamo imboccato proprio “al buio”, sorretti solo da un minimo senso dell’orientamento, che per una volta pare non averci dato torto.

Aggiriamo un’infinità di versanti, scoprendo sempre di più del paese di Caprieto, che a mano a mano che scendiamo si apre interamente alla nostra vista, superiamo infiniti rii, la maggior parte senz’acqua, fino ad arrivare in prossimità di una zona costellata di muretti a secco. La superiamo, convinti che ormai, se davvero questo sentiero conduce a Cassissa, dovremmo esserci. Arriviamo in breve su di uno sperone roccioso ai piedi del Bric delle Camere, dove saliamo più in alto per scrutare il panorama: i tetti delle case di Cassissa sono là in fondo…altroché quasi arrivati!

Beviamo un sorso e ci facciamo forza, oggi sarà lunga, ma almeno abbiamo scoperto un sentiero nuovo. Continuiamo a camminare sul sentierino che taglia il versante della montagna, sempre più stretto a mano a mano che si procede, in alcuni punti anche un po’ invaso dalla vegetazione, ma ora riconoscibile anche da alcuni pezzi di nastro attaccati ai rami delle piante quasi a mo’ di segnalazione. Sentiamo che ormai Cassissa è ad un passo: aggirato un ultimo versante di montagna, arriviamo su di un punto senza alberi attorno dove il sentiero si dirige verso l’interno della montagna, quasi a voler attraversare un altro rio.

Lo seguiamo per un breve tratto, poi lo sconforto: il sentiero, sempre più esile, sembra terminare improvvisamente per poi proseguire sul versante opposto. Sotto di noi, un dirupo. Mi viene male, per un attimo: siamo arrivati a cinquecento metri da Cassissa e il sentiero sembra quasi spazzato via da una frana, nemmeno aggirabile perché sotto a noi c’è solo roccia. Guardando bene, però, ci accorgiamo che su questo tratto roccioso, la traccia del sentierino in realtà prosegue, seppur davvero sottilissima e su una superficie non propriamente semplice: il problema sarà cercare di non guardare giù. Mi faccio forza – i miei problemi di vertigini sono ormai noti – tiro un bel respiro e senza guardare troppo in basso, cerco di stare bene attento a dove metto i piedi, superando questo tratto leggermente esposto. Quando sono oltre, mi volto alle spalle e penso che cavolo, meno male che almeno si poteva passare, perché tornare indietro sarebbe stato molto peggio.

Pochi minuti seguendo un tubo dell’acqua ed eccoci in vista di uno steccato in legno, che anticipa di poche decine di metri il retro dell’oratorio della Madonna della Salute di Cassissa. Finalmente!

Nulla sembra cambiato rispetto a qualche mese fa, ma ci accorgiamo delle finestrelle laterali sulla facciata che sono aperte e le spingiamo con i bastoni aprendole per scattare una foto dell’interno dell’oratorio: è molto curato, le pareti ed il soffitto hanno decorazioni azzurre e rosse e una bella statua della Madonna si intravede all’interno, accanto alle sedie ordinatamente disposte.

Richiudiamo le finestre e ci appostiamo sulla grande roccia che si trova sul retro della chiesa per mangiare qualcosa, non distante da una porta in legno aperta che sembra essere quella della stanza del prete, nel retro della canonica. Vediamo in lontananza avvicinarsi due ragazzi, che in breve sono davanti a noi. Uno è di Marmassana e ci dice che da ragazzino veniva fin qui a giocare ed ora, esclusa la processione, quasi non ci torna più, così ha voluto accompagnare questo suo amico per fargli vedere il posto. Gli diciamo che arriviamo da Borassi.

“Belin, fin da Borassi, ma voi siete matti!”

Pensa che dobbiamo ancora tornarci, a Borassi….

Si sta facendo tardi, scendiamo velocemente tra le case del borgo abbandonato per fare ancora un giro tra i ruderi. Qualche foto qua e là, cercando di fare attenzione a qualche dettaglio che la volta scorsa mi ero perso, come ad esempio la tristissima immagine di un letto in una camera dell’unica casa di cui è visitabile l’interno. Un’occhiata veloce alla lunga stalla con la mangiatoia affacciata a strapiombo su Busti, poi torniamo nei pressi dell’oratorio, per fotografarlo dalla roccia che lo sovrasta e da cui si vedono i tetti in parte crollati del borgo fantasma con lo sfondo dei torrioni di puddinga del Castello della Pietra, del Monte Cravì e delle Rocche del Reopasso.

Ci rimettiamo in marcia, imboccando una traccia di sentierino non segnalata che parte dalla roccia alle spalle della chiesetta e che sale prima dolcemente, poi via via sempre più ripida alla volta del crinale che sovrasta Cassissa. Mentre procediamo, ci fermiamo spesso per scattare immagini di Cassissa dall’alto, molto suggestive. Nel frattempo, ecco comparire alle spalle della cappella votiva lungo la sterrata per Marmassana, il Santuario di Monte Reale.

Risalito uno stretto cunicolo che sembra quello di un rio ormai asciutto, il sentiero inizia a scendere e in questo preciso istante, sempre facendo leva sul nostro orientamento, lo abbandoniamo prendendo la traccia non segnalata che sale sulla destra, convinti che ci porterà in direzione del crinale. In effetti, sarà così, perché dopo aver fatto ingresso all’interno di un bosco, il sentiero improvvisamente sbuca su di un ampio prato in corrispondenza del crinale, dove nel frattempo ha iniziato a splendere un fantastico sole, che pare aver finalmente messo fine a questa giornata dal tempo un po’ incerto.

Anziché proseguire verso destra alla volta del Bric delle Camere, ci dirigiamo per alcune centinaia di metri verso sinistra, percorrendo il crinale in direzione di Marmassana e giungendo in vista, con un’altra breve deviazione verso sinistra, della colonnina votiva che segnala l’arrivo all’Alpe di Cassissa, o Alpe di Marmassana. Non ci sono parole per descrivere il panorama da qui sopra, una vera meraviglia.

Da est verso ovest, ecco il Bric delle Camere, il villaggio di Caprieto – alle cui spalle si intravedono la cappelletta di San Fermo, l’Antola, Alpe di Vobbia e il Passo dell’Incisa -, il Monte Cravì, le Rocche del Reopasso, il Monte Reale e il Tobbio. Ho volutamente omesso i due piatti forti del panorama dai prati dell’Alpe: i ruderi di Cassissa, allineati lungo il versante della montagna e il Castello della Pietra, incastrato tra i torrioni di puddinga sul fondovalle, accanto al torrente Vobbia. Starei qui tutto il giorno a guardare il panorama, se solo avessi più tempo.

La colonnina, dove si trova una statuetta della Madonna, reca la scritta “I cacciatori dell’alpe” e la data 9 giugno 1999: mi faccio scattare una foto qui accanto, con il cielo azzurro e questo immenso panorama alle spalle e mi rendo conto di essere infinitamente piccolo.

Quando ripartiamo, percorriamo a ritroso il tratto di crinale fino all’uscita dal bosco e, poco distante, troviamo una segnalazione del Parco Antola, che ci indica ancora un’ora di cammino per raggiungere il Bric delle Camere, seguendo il cerchio vuoto giallo.

La camminata sulla linea di crinale è veramente piacevole: leggere salite si alternano a tratti pianeggianti, tratti scoperti si alternano a quelli all’interno del bosco, in un paesaggio sempre affascinante, con la sagoma del Bric ad attenderci là in fondo, al termine di una ripida salita. A mano a mano che ci avviciniamo, ecco aprirsi un panorama familiare, quello sulla vallata del Rio Busti, mentre in lontananza, il cielo inizia a farsi più nero, alle spalle della cima.

La ripida salita che conduce al Bric delle Camere ce la beviamo letteralmente: nonostante il bel sole caldo e la strada già fatta per arrivare fino a qui, le gambe girano a mille e quando arriviamo sulla vetta erbosa, dove incrociamo la segnalazione per Caprieto, è un piacere fermarsi ancora per scattare qualche foto con questa immensa valle sullo sfondo ed il mar Ligure nascosto solo per colpa di un po’ di foschia.

Dalla vetta, anziché seguire per Caprieto, riprendiamo il sentiero 200 e scendiamo alla volta di Camere Vecchie, mentre il cielo, sopra alle nostre teste, assume colorazioni apocalittiche. Dalla vetta erbosa che segue quella del Bric, scatto alcune foto molto affascinanti, con il cielo sulla valle Spinti esattamente diviso a metà: sole pieno in direzione di Isola del Cantone, nuvole su Roccaforte, temporale su Pertuso. Anche sul lato opposto, quello della val Borbera, le nuvole nere non lasciano promettere nulla di buono e dividono il cielo a metà.

Prenderemo mica l’acqua?

Muoviamoci, che non si sa mai. Ci infiliamo nella discesa che conduce al bosco di castagni che ci separa da Camere Vecchie, mentre il rombo del tuono si avvicina sempre di più e ora è proprio sopra alle nostre teste. Una goccia, enorme, poi un’altra e un’altra ancora. Un istante e siamo già fradici. Mi fermo per nascondere – questa volta accuratamente – la reflex nello zaino in modo da ripararla dall’acqua, spengo il gps, metto il k-way e Camere, che sembrava ad un passo, diventa di colpo lontanissimo, camminando sul sentiero infangato sotto al diluvio universale.

Non passa più, sembra che non abbia mai piovuto prima di oggi e che voglia buttarla giù tutta in una volta sola.

Eccoci a Camere, finalmente, tra un’imprecazione e l’altra, poi dopo un altro bel tratto di sentiero con i piedi nell’acqua, l’arrivo – finalmente a Borassi, proprio mentre sembra voler smettere di piovere. Se mi avessero buttato in un lago sarei meno bagnato, probabilmente. Mi tolgo tutto il possibile, poi prendo ancora la reflex per una veloce foto dopo il temporale. Sono bagnato marcio, raffreddore in arrivo.

E pensare che dovevamo andare ad Avolasca….. 

A un passo dalla vetta
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