L'ULTIMA NEVE?
Camminata sulle montagne di Caldirola, ma la neve è poca e brutta. Che sia già finita la stagione delle ciaspolate?
PARTENZA E ARRIVO: Caldirola, Colonia Provinciale (1100 mt.)
PASSAGGI INTERMEDI: bivio M.te Panà, M.te Panà (mt. 1559), passo Bruciamonica (mt. 1394)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: oltre 6 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 3 h.
SEGNAVIA: bianco-rosso 106 fino al bivio M.te Panà, nessuno fino al M.te Panà, bianco-rosso 200 sul crinale, piste sci da passo Bruciamonica fino a Caldirola
Ieri ho avuto una giornatina mica tanto simpatica. Sono partito per un'escursione che doveva essere corta, alla volta della media val Borbera, poi come al solito è andata a finire che l'ho allungata a dismisura perché se il tempo è bello, stare in giro sulle montagne è sempre un piacere. Non vi dico alla sera, che fatica: quel divano era comodissimo.
Ho pensato a lungo a come impegnare questa domenica mattina e posso garantirvi che qualche dubbio mi è venuto: tra l'impegno nel primo pomeriggio che mi impediva di sfruttare tutta la giornata e il mal di gambe, mi sono anche convinto di potermene stare, per una volta, nel letto fino a mezzogiorno. Ma il sole pieno che vedevo nelle previsioni del tempo era un invito troppo grande, impossibile da rifiutare.
Guardando verso il crinale, dalla finestra di casa mia vedevo poca neve e così, impaurito che potesse essere l'ultima, mi sono deciso a tentare ancora una salita. Con le ciaspole attaccate allo zaino, chiaro: la neve è troppo poca. Voglio tentare di arrivare in cima all'Ebro e a mezzogiorno devo essere a casa: sarà una corsa contro il tempo!
Ore 8,00, suona la sveglia. Cavolo è già tardi, non ce la farò mai a essere indietro per mezzogiorno!
Ore 8,30, sono operativo, vestito, zaino in spalla con ciaspole incorporate e macchina fotografica al collo. Alla colonia provinciale di Caldirola ci sono già due o tre macchine parcheggiate, ma di gente non se ne vede. Imbocco il sentiero 106, quello per il Rifugio Orsi e il Monte Ebro e di neve nemmeno l'ombra, almeno all'inizio. Sembra primavera, con questo flebile sole del mattino e un po' di verde che inizia a spuntare qua e là.
Dopo le prime curve del sentiero, ecco la neve. Poca, leggermente ghiacciata in superficie. Cammino scegliendomi i punti dove la neve è più morbida per appoggiare i piedi, sai mai che finisca per scivolare con questi scarponi che hanno ormai la suola liscia. Cazzo ne cambio un paio all'anno talmente tanta strada faccio. Sono tonico e mi sembra impossibile vista la fatica del giorno prima: ho le gambe che girano a mille e sto inspiegabilmente camminando senza la minima fatica. L'ultimo tratto di sentiero prima del cancello dove si trova il bivio tra il rifugio Orsi (sentiero 106) e il monte Panà (non segnalato), è una lastra di ghiaccio e penso che se il resto del sentiero sarà così, ci metterò una vita ad arrivare all'Ebro. Così decido: sceglierò il sentiero con meno neve.
Ore 9,00, arrivo al cancello e dopo una veloce foto panoramica dei monti Ebro e Chiappo davanti a me, lancio uno sguardo in entrambe le possibili direzioni: la salita al Panà presenta sicuramente meno neve. Mi incammino subito sulla salita che via via diventa sempre più ripida, risalendo il monte Panà sul versante della val Curone e fermandomi di rado e soltanto per catturare qualche panorama delle montagne di fronte a me.
Ore 9,20, sono a metà della salita al Panà: fantastico, di questo passo tra dieci minuti sarò in cima e perfettamente in orario sulla tabella di marcia!
Se non fosse che dopo pochi minuti da quel pensiero, le mie gambe si inchiodano completamente. Inizio a fare sempre più fatica a salire e le soste aumentano considerevolmente, sia per frequenza che per durata. La fatica del giorno prima sale tutta di colpo, all'improvviso, lasciandomi due gambe dure come il marmo, impossibili da trascinarsi dietro. Il colpo di grazia arriva poco dopo, quando una volta uscito dal boschetto nel tratto scoperto, dove la neve ricopre l'intero versante della montagna, mi accorgo che tutta la superficie è completamente ghiacciata: arrivare in cima sarà un delirio, anche perché non c'è nulla a cui attaccarsi. Potrei mettere le ciaspole e sfruttare i ramponcini, ma chi me lo fa fare di fermarmi qui, con questa pendenza da pazzi, a indossare le ciaspole...? Non mi va, andrò avanti con i miei scarponi.
Ore 9,50, sono in cima al Panà. Mezz'ora di ritardo su quanto preventivato, non ci voleva. Qualche foto e un sorso d'acqua, sono veramente in condizioni fisiche precarie: la camminata di ieri ha lasciato il segno e il fatto di essere partito così forte è stato solo...l'inizio della fine! Mi rimetto in marcia, alla volta della prossima cima che sarà quella del Cosfrone: mentre cammino, però, guardo la vetta dell'Ebro in lontananza e inizio a pensare, tra me e me, che non ce la farò mai. Per quanto cammini veloce - cosa che non sarà sempre possibile, visto che sul crinale a tratti privi di neve si alternano tratti innevati - non riuscirò a essere indietro per mezzogiorno. Riuscirei al massimo ad arrivare al Cosfrone, ma ne varrebbe la pena? Ci sono stato un mese fa, preferirei dirottarmi verso altri obiettivi.
Ore10,15, scatta il piano B e raggiunto l'avvallamento dopo la cima del Panà, decido di attraversare la staccionata sul crinale per imboccare il sentiero 114 alla volta del Rifugio Orsi, in modo da concludere l'anello tornando alla Colonia provinciale sul sentiero 106. Neanche il tempo di pensarlo e, avvicinatomi al segnavia con le indicazioni, appena imboccato il sentiero mi rendo conto di non riuscire a stare in piedi: una lastra di ghiaccio! Sconforto totale.
Ore 10,30, accantonato anche il piano B, entra in scena il piano C. Attraverso nuovamente la staccionata portandomi sulla linea di crinale e ridiscendo sul versante opposto, quello della val Borbera, per imboccare il sentierino che, a mezza costa, taglia il monte Panà portando ai piedi della ripida salita che si incontra proveniendo dal Gropà. Visto che per la neve ghiacciata sarà impossibile affrontare la ripida discesa del Panà, è l'unica soluzione che mi è rimasta per tornare indietro. Imboccato lo stretto sentierino, inizialmente privo di neve, lo percorro in piano con belle vedute sulla val Borbera e non solo: mi fermo a cambiare obiettivo della macchina fotografica per catturare uno zoom del Monte Reale, con il santuario sulla sommità, della Madonna della Guardia di Genova, del santuario di Monte Spineto, della Croce degli Alpini e del paese fantasma di Rivarossa.
Ore 11,00 e finalmente sono ai piedi del Panà, dalla parte opposta. Ho incontrato parecchia neve sul sentiero, tutta, manco a dirlo, ghiacciata e ho fatto una fatica nera a rimanere in piedi, perché ho proseguito nell'intento di non indossare le ciaspole. Ora non mi resta che raggiungere Passo Bruciamonica e da lì ridiscendere alla volta della colonia provinciale di Caldirola attraverso le piste da sci. Cammino così in direzione del passo, mentre la sagoma innevata del Monte Rosa scompare lentamente dietro alle antenne del Monte Giarolo. La discesa sulle piste è anch'essa piuttosto insidiosa, perché le piste sono state battute e la neve è così diventata un blocco di ghiaccio: non senza problemi, raggiungo finalmente il piazzale della colonia provinciale, dove le auto parcheggiate paiono essersi moltiplicate e saranno, adesso, una trentina.
Un po' li invidio, quelli che oggi in una giornata così hanno la possibilità di stare tutto il giorno sui monti. Avessi avuto più tempo, forse anch'io avrei potuto prendermela con calma e arrivare tranquillamente all'Ebro ma si sa, le cose fatte di fretta difficilmente sono le migliori. Mi accontento di questa breve - ma comunque faticosa - camminata, che potrebbe anche essere l'ultima sulla neve per quest'anno. Anche se a dire il vero, le previsioni danno ancora neve il prossimo fine settimana. Stai a vedere che.....