MAIADA
Un minuscolo villaggio abbandonato sulle montagne che circondano il Lago del Brugneto
PAESE FANTASMA: Maiada (mt. 1065 circa)
RAGGIUNGIBILE DA: SP15 della val Brugneto (mt. 1055 circa)
LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 600 mt. (a+r)
TEMPO DI PERCORRENZA: 10 min. (a+r)
SEGNAVIA: nessuno, sterrata evidente
Maiada è un villaggio che ho scoperto quasi per caso, leggendo una sera un articolo sulle pagine di un sito dedicato alla val Trebbia. Mi è comparso questo nome davanti agli occhi ma faticavo a trovare una collocazione esatta per questo paese che, si diceva, fosse abbandonato e del quale non avevo mai sentito parlare. Mah...
Studiando un po' sulle cartine, poi, ho scoperto che in realtà il paese esiste davvero ed è pure a poca distanza dalla strada provinciale: ecco perché, in queste poche righe, non leggerete il racconto di un'escursione (come potete vedere dai dati in alto, quasi ridicoli...) ma più semplicemente una breve descrizione di quello che abbiamo potuto scoprire tra questi ruderi.
La giornata è di quelle da lanciarsi all'avventura: abbiamo già in mente un paese abbandonato da visitare in val Trebbia, così ne approfittiamo per cercare anche Maiada. Raggiungiamo allora dalla val Borbera Casa del Romano, dove scendiamo fino a Propata e imbocchiamo il bivio sulla sinistra per Rondanina.
Attraversiamo Caffarena, con splendide viste sul Lago del Brugneto, quindi iniziamo ad avvicinarci a Rondanina, che però non raggiungiamo perché, in corrispondenza della cappelletta con il bivio per il paese, proseguiamo diritti, in direzione di Conio Avena. Poco oltre il bivio di Rondanina, superato il bivio sulla destra per Giardino e Fontanasse, costeggiamo un piccolo rilievo che dal GPS pare essere il Monte Maiada: eccoci quindi a destinazione!
Poco oltre, in corrispondenza di un piccolo spiazzo accanto alla provinciale, una sterrata si diparte sulla destra e corre a ritroso, in direzione della montagna: è la via che conduce a Maiada e che, nelle precedenti occasioni in cui ero passato da queste parti, avevo sempre ignorato.
Fermiamo la macchina qui e prendiamo la stradina, che non sarà particolarmente lunga, dato che vediamo già le case della frazione abbandonata. Da qui si ammirano inusuali viste sulla val Brugneto, con uno spicchio di lago, in prossimità della diga, che spunta ai piedi delle montagne, come un miraggio. Una caratteristica roccia scura compone il fondo del sentiero, che è accompagnato dai resti, ancora visibili, dei vecchi terrazzamenti operati dai contadini tempo addietro.
A mano a mano che ci avviciniamo, le case si fanno meglio visibili e notiamo che sono precedute da una roulotte: per un attimo, ci viene il dubbio che ci viva dentro qualcuno! Pochi passi sulla stradina pianeggiante ed eccoci tra le case: sono poche, soltanto tre, ma alcuni muri si intravedono ancora avvolti totalmente dalla vegetazione, che li ha inghiottiti fino a farli crollare. Chissà, magari sarà stata qualche cascina o qualche stalla.
Sono solo poche case, ma sono tetre. Le porte della prima casa che si incontra sono aperte e all'interno si possono ancora scrutare delle tegole marsigliesi accatastate, oltre ad un piano sorretto con l'aiuto di alcuni pali di legno che non sembrano particolarmente resistenti (infatti è parzialmente crollato). Dei piani superiori, si possono vedere solo le finestre ormai distrutte e, sul lato della casa, si distingue ancora, tra le erbacce e i rovi, la scaletta che conduceva verso l'ingresso.
Sulla casa successiva, ormai un rudere senza più nemmeno il tetto, c'è un dettaglio che le altre case non hanno: una luce pubblica, che permette di assegnare una data verosimile all'abbandono di questa minuscola frazione. All'interno della casa sono cresciute le piante e alcune sottili tegole sembrano rimanere in equilibrio sullo stretto cornicione.
Superati alcuni muri completamente scomparsi in una vegetazione infestante che toglie quasi il fiato, si arriva all'ultima casa, quella meglio tenuta delle tre, oltre la quale l'accesso è impedito da una sbarra in legno. Un forte odore di letame, che vediamo sparso a terra, e dei sordi colpi contro le finestruole in legno del piano terreno, ci lasciano intuire che sia ancora utilizzata come stalla e che all'interno ospiti qualche animale.
Non ci poniamo ulteriori investigazioni e, dopo aver notato che oltre la sbarra c'è ancora una piccola casetta, torniamo sui nostri passi, cercando di catturare con le foto qualche ulteriore dettaglio che ci era sfuggito al primo passaggio. In breve siamo di nuovo alla macchina, pronti, questa volta sì, per dirigerci alla volta del prossimo paese fantasma, questo sì un vero paese.
Di Maiada ci rimangono negli occhi la tristezza di quella roulotte abbandonata ai piedi dei ruderi e i colpi sordi dell'animale rinchiuso nella stalla buia. E un minuscolo villaggio a due passi dalla strada ma incomprensibilmente dimenticato.