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OASI DI CAMPOCATINO-EREMO DI SAN VIVIANO

Escursione sui sentieri del Parco Regionale delle Alpi Apuane

PARTENZA: Oasi Naturalistica di Campocatino (mt. 1006)

ARRIVO: Eremo di San Viviano (mt. 1090)

LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 3,5 km (a+r)

TEMPO DI PERCORRENZA: 1,30 h. circa (a+r)

SEGNAVIA: bianco-azzurro

 

Per la seconda giornata di trekking in Garfagnana, ci eravamo dati una mèta ambita: il Monte Forato, che avremmo voluto raggiungere con una impegnativa escursione con partenza da Fornovolasco. Tuttavia, l'idea che l'impegno richiesto per l'escursione fosse troppo, ci aveva riempito di dubbi nella giornata immediatamente precedente, tanto da farci vacillare. Inoltre, particolare non di poco conto, il meteo si era dimostrato estremamente variabile in quelle giornate.

Non ci ho dormito la notte, nel vero senso della parola, perché sul Monte Forato avrei voluto salirci, già che ero nelle vicinanze. Però, dopo tanti pensieri, ho preso una decisione che, a conti fatti, si è rivelata azzeccatissima.

Avevo messo gli occhi sull'Oasi Naturalistica di Campocatino, uno dei luoghi più belli delle Alpi Apuane: si tratta di un piccolo villaggio di pastori, che si estende ai margini di una ampia conca di origine glaciale, ai piedi della dorsale della Roccandagia. Il giorno precedente, gironzolando in auto, avevo visto il bivio che vi conduceva e così, non essendo nemmeno troppo distante, abbiamo deciso di provare a raggiungerlo, cercando un itinerario escursionistico con partenza dal villaggio.

Così, passando accanto al Lago di Vagli, saliamo sulle ripide stradine inerpicandoci alla volta di Campocatino, che raggiungiamo in auto: parcheggiamo nell'ampia zona adibita a tale scopo e ci godiamo le prime, splendide, viste sul lago dall'alto. Ci prepariamo e saliamo alla volta del borgo, che quasi ci sorprende per la sua bellezza: un piccolo nucleo composto da caratteristiche case in pietra, separate da stradine lastricate, ai piedi dell'imponente versante del Monte Roccandagia.

Ci aggiriamo tra le case, curiosando qua e là: il borgo sembra uscito da una favola, per quanto è curato, con le belle case in pietra - un tempo capanne di pastori oggi restaurate e usate come case di vacanza - le preziose panchine in legno intarsiate e la statua in marmo del pastore con il cane. Stonano leggermente, poco più distante, una statua in marmo di David Bowie (che non ho ben capito cosa c'entri con Campocatino) e una recente cappella, dedicata a San Viviano, che poco c'entra con quello che la circonda. Il villaggio si trova nei pressi di un antico bacino glaciale composto da due costoni di origine morenica, che racchiudono un bel prato verde delimitato da un bosco di faggi e da una ripida pietraia: ci incamminiamo su una stradina di cemento che sembra percorrere uno dei due costoni morenici, convinti che sia quella che permette di percorrere il perimetro dell'intera conca glaciale. Tuttavia, notiamo che la strada, dopo essere salita per un po' ai piedi della dirupata parete del Monte Roccandagia, oltrepassa una sbarra che impedisce il transito e confluisce nel sentiero diretto ad un vicino eremo, l'Eremo di San Viviano. Guardo Ilaria in cerca di conferme: si va all'eremo? Aggiudicato.

L'eremo è segnalato a poca distanza e pensiamo che possa essere l'escursione giusta per la nostra giornata, visto che già si è fatto tardi a forza di scattare foto all'Oasi di Campocatino (che, ho omesso di dire, è Oasi Naturale della LIPU dal 1991 per le numerose specie di uccelli che la popolano).

Il sentiero è comodo e piacevole e avanza nel bosco pressoché pianeggiante, offrendo, di tanto in tanto, qualche scorcio sulla Roccandagia, che ora stiamo aggirando, e sul Monte Sumbra, sul versante opposto di valle. Incontriamo due escursionisti, con i quali scambiamo qualche parola: ci chiedono da dove veniamo e sentiamo che loro hanno aspirazioni ben più importanti delle nostra (per lo meno oggi), visto che stanno compiendo una specie di traversata delle Apuane. Li salutiamo e ci incamminiamo dietro di loro, che però scompaiono in fretta, con passo veloce. Dopo alcuni saliscendi, raggiungiamo una croce di legno, nei pressi del bivio del sentiero 147 per il Passo della Focolaccia, Passo Tambura e Passo Sella: ignoriamo la deviazione del sentiero e ci manteniamo nella valle dell'Arnetola, proseguendo pressoché in piano. Raggiunto un punto panoramico sulle cave dell'Arnetola, dove ci fermiamo a scattare qualche foto, il sentiero prende a scendere, accompagnato da una staccionata in legno e in noi si insinua una domanda: ma dove diavolo sarà questo eremo??

Il sentiero attraversa ambienti suggestivi e oltrepassa alcuni punti panoramici sulla valle, quindi prende a scendere ripido attraverso numerosi tornanti: in una decina di minuti, eccoci finalmente ai piedi dell'eremo, che compare davanti a noi lasciandoci senza parole. L'Eremo di San Viviano si trova incastonato in una alta e strapiombante parete rocciosa che si affaccia sulla valle dell'Arnetola, chiamata "salto dei cani" perché, secondo la leggenda, pare che da qui venissero gettati i cani non più desiderati dai loro padroni, affinché andassero incontro a morte certa. Risalendo su un sentierino minuscolo scavato nella roccia, si raggiunge la pietra sacra dove era solito pregare il Beato Viviano e, attraverso una stretta scalinata, raggiungiamo l'ingresso dell'Eremo, che però, purtroppo, troviamo chiuso. Riusciamo a malapena a dare un'occhiata, ma siamo poi costretti a scendere. Dai piedi dell'Eremo, la vista è meravigliosa sulla valle dell'Arnetola e sulle Apuane: si distinguono chiaramente i monti Sumbra, Fiocca, Alto di Sella, Sella e Tambura.

Peccato non avere trovato l'Eremo aperto, però abbiamo potuto visitare un luogo tra i più suggestivi che io abbia mai visto. La camminata per raggiungerlo, tra l'altro, è veramente semplice e alla portata di tutti, quindi, se capitate in zona, ve lo consiglio.

Ci inerpichiamo sui gradoni riprendendo quota, fino a raggiungere l'ultima piazzuola panoramica ai margini del sentiero, quindi proseguiamo verso Campocatino, che però raggiungiamo innestandoci, verso destra, sulla deviazione del sentiero 147, che scendendo verso il villaggio regala alcuni piacevoli scorci sull'appennino modenese e sulla valle di Vagli. Raggiunte le case, ci sediamo su di un grosso sasso per mangiare qualcosa, ai piedi della austera parete del Monte Roccandagia, mentre più in là si intravede il Pisanino, tra le nubi che stanno scendendo. Eh si, il meteo anche oggi è cambiato in fretta e l'instabilità torna a regnare sovrana: ci guardiamo e ci scappa da ridere, perché quest'oggi, scegliendo di non salire sul Monte Forato, abbiamo veramente preso un terno al lotto!

 

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A un passo dalla vetta
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