PERTUSO-CROCE DEGLI ALPINI-PAGLIARO INFERIORE
Impegnativa traversata sul Costone della Ripa
PARTENZA: Pertuso (mt. 376)
TAPPE INTERMEDIE: Croce degli Alpini (mt.830); Monte Cravasana; Sella Monte Cravasana
ARRIVO: Pagliaro Inferiore (mt. 420)
LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 6 km (solo andata)
TEMPO DI PERCORRENZA: 3,30 h. circa (solo andata)
SEGNAVIA: 260+255
La mia prima esperienza sul sentiero 260 risale a 4 anni fa, quando di strada ne avevo sì fatta ma non ancora così tanta. Era stata una giornata indimenticabile, sia perché per la prima volta avevo raggiunto la Croce degli Alpini, sia perché per la prima volta avevo percorso un sentiero per escursionisti esperti (EE), con tutto ciò che ne consegue: vertigini, paura e chi più ne ha più ne metta, compreso il ritorno alla partenza passando da Roccaforte, concludendo un anello di oltre 20 km pur di non dover scendere ancora da quel sentiero.
In realtà era la classica sindrome da prima volta: un sentiero insidioso che però agli occhi dell'escursionista inesperto diventa quasi impossibile. E lo posso confermare, visto che questa volta, ripercorrendo il sentiero 260, non ho avuto il minimo problema di vertigini o di fastidio: ovviamente l'ho percorso solo in salita, optando per la discesa per raggiungere Pagliaro Inferiore sul sentiero 255. Con me, Ilaria, che ha voluto sfidare le sue vertigini mettendosi alla prova su questo itinerario.
Raggiungiamo Pertuso e parcheggiamo ai piedi della stele, proprio di fronte alla partenza del sentiero: il piazzale è quasi pieno e sembra che in molti oggi abbiano deciso di camminare da queste parti. Attraversiamo la provinciale e prendiamo la stradina segnalata con il 260, nonostante un cartello ("strada interrotta") ci faccia per un attimo pensare di esserci persi qualcosa: in realtà il sentiero è percorribilissimo e la segnalazione si riferisce alla stradina che scende sul fiume.
Noi il fiume lo attraversiamo sulla caratteristica pontisella, così arquata che si fa fatica a restare in piedi senza tenersi ai corrimano. Davanti a noi, ecco le prime corde che aiutano a superare il tratto sulla passerella di legno pochi metri sopra il livello del fiume: oltrepassiamo il tratto senza difficoltà, piegando poi in salita nel bosco dopo un tratto sulla roccia. Ogni volta che si esce dal bosco, si possono godere splendidi scorci sulla zona delle strette, in particolare su Pertuso e su Costa Camisola, che lentamente si materializza davanti a noi in tutta la sua verticalità, tagliata in due dal serpente della strada provinciale.
Il primo tratto è ripido, molto ripido, tanto che sembra procedere solo in altezza. Incontriamo in rapida successione due tratti attrezzati, uno con le corde e uno con il cavo, che superiamo senza grosse difficoltà (nonostante una corda sia sganciata..) mentre invece, quattro anni fa, qui mi ero un po' bloccato vedendo il piccolo corso del Borbera sul fondovalle e le mie gambe non ne volevano più sapere di andare avanti. Questa volta è tutto molto più facile e dopo un duro tratto di risalita, finalmente raggiungiamo una prima selletta lungo il crinale da cui la vista si apre in direzione di Cantalupo e della val Borbera, che si sviluppa accanto al corso del torrente: sopra di noi, la cima del Briccu de l'Ovu.
Dopo una buona sessione fotografica, riprendiamo a salire percorrendo la linea di crinale su un sentiero ora leggermente meno impegnativo, che si sposta per un breve tratto sopra al fiume per poi risalire, con l'aiuto di corde e cavo metallico, la puddinga, raggiungendo un'aerea sella da cui i panorami si fanno ancora più ampi, seppure in parte offuscati dalla foschia. In lontananza, le case abbandonate di Rivarossa e Borghetto Borbera. Risaliamo la cresta, alternando qualche breve tratto nel bosco agli ultimi, ripidi, passaggi su roccia, aiutandoci nel primo tratto con la corda e, nel secondo, più ripido, con le mani, raggiungendo finalmente la più alta delle varie cime che compongono il versante della Ripa nei pressi di Pertuso: guardando verso il basso, oltre a una splendida vista sulla valle, riusciamo a distinguere chiaramente tutte le varie creste che abbiamo percorso per arrivare fino a qui. E' stata dura, per la ripida salita ma anche per il caldo decisamente eccessivo e fuori stagione.
Un ultimo tratto nel bosco ci separa dalla linea di crinale della cima che precede la Croce degli Alpini e quando la raggiungiamo, finalmente, possiamo goderci un tratto di moderata discesa, con i panorami che ora si alternano sulla val Borbera e, in particolare, su Cantalupo Ligure e sul Giarolo, e sul selvaggio e disabitato vallone del Rio Avi, ai margini del quale si riconosce l'aspra Costa dei Gatti, percorsa dal sentiero che conduce alle isolate case di Monteggio.
Perdiamo quota dolcemente, camminando sul sentierino a filo del dirupo, giungendo in vista dei primi panorami su Rocchetta Ligure e sulla confluenza Sisola-Borbera: un breve tratto di risalita nel bosco ci conduce nei pressi di uno dei punti più strapiombanti dell'intero crinale, dove le case di Cantalupo e di Rocchetta sembrano essere davvero sotto ai nostri piedi, preannunciando l'arrivo in vista della Croce degli Alpini, che compare in lontananza, arroccata sulla ripa, a dominare dall'alto la valle. Sembra ancora distante, ma la raggiungeremo piuttosto in fretta, dopo aver fatto in tempo ad accorgerci di una nuova piccola croce posta lungo la dorsale, ai margini del sentiero.
In breve, raggiungiamo il bivio tra il sentiero diretto alla croce - il 260 - e la poco evidente traccia che raggiunge la cima che ospita la Madonnina del sentiero Serena e Alessandro: sentiamo delle voci provenire dalla croce e così, capendo che il nostro posto all'ombra per pranzare è già occupato, optiamo per quest'ultima soluzione, raggiungendo il "belvedere" sulla Croce degli Alpini, da cui la vista è assolutamente favolosa e ce la godiamo per mezz'oretta buona, mangiandoci un panino sotto il caldissimo sole di questa giornata quasi estiva.
Quando ci rimettiamo in cammino, scendiamo per un tratto fino ad incontrare di nuovo il sentiero 260 e lo riprendiamo superando un tratto con le corde (pressoché inutili) per arrivare alla madonnina nella roccia e alla poco distante croce posta sulla vetta della Croce degli Alpini, che raggiungiamo per scattare qualche foto visto che il panorama è a dir poco mozzafiato.
La foschia si sta diradando, ma ora nuvoloni neri si addensano in lontananza, lasciandoci intuire che un temporale è in arrivo: meglio aumentare il passo. Abbandoniamo la croce seguendo la dorsale verso Roccaforte e dopo il primo tratto in discesa sulla roccia prendiamo il sentierino che avanza con alcuni saliscendi regalando belle viste sulle valli Sisola e Borbera: alle nostre spalle, intanto, la Croce degli Alpini si fa piccola e distante. Raggiunto un nuovo tratto attrezzato, breve e pochissimo esposto sul vallone del Rio Avi, lo superiamo senza difficoltà, prendendo a salire alla volta del Monte Cravasana, che raggiungiamo dopo avere incontrato il bivio con "il sentiero del timo" diretto a Rocchetta Ligure.
Dalla boscosa cima del Cravasana continuiamo a scendere sul sentiero 260, che ora attraversa boschi di roverella raggiungendo la selletta del Cravasana, dove si incontrano i sentieri diretti ad Avi e Pagliaro Inferiore: è proprio quest'ultimo che imbocchiamo, svoltando verso sinistra e scendendo su un letto di foglie così alto da non capire dove diavolo stiamo mettendo i piedi. Scendiamo piano, perché sotto alle foglie si nascondono sassi e legni che possono farti cadere in qualsiasi momento e dopo alcuni tornanti, confluiamo in un poco curato sentiero panoramico che scende tra le rive di puddinga regalando le prime viste su Pagliaro Inferiore. In lontananza tuona ma sembra che il temporale oggi non ci disturberà.
In alcuni punti il sentiero è brutto, in particolare in un tratto si presenta leggermente esposto perché rovinato da una piccola frana, oltre ad avere un fondo assolutamente non dei migliori, costituito da pietre mosse arrotondate ideali per farsi male. Superiamo la discesa più ripida e quindi gli ultimi tornanti, raggiungendo il greto del torrente Sisola di fronte alle case di Pagliaro Inferiore: il torrente ha deviato il suo corso e passa proprio sul sentiero, così siamo obbligati a bagnarci i piedi per attraversarlo. Poco male, ormai abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e ci rimane solo più da tornare a Pertuso per recuperare l'auto (in auto, ovviamente).
Ho ripercorso questi itinerari con piacere dopo qualche tempo: se il secondo, il 255, non è assolutamente entusiasmante, il primo, il 260, è invece molto bello, panoramico e soprattutto presenta alcuni passaggi molto interessanti. Uno dei sentieri più belli della val Borbera.