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21 novembre 2017

POGGIO ROSSO

Cascina abbandonata della val Curone

DATA ESCURSIONE: 25/02/2017

PARTENZA: Gremiasco, bivio Riarasso/Stemigliano

ARRIVO: Cascina Poggio Rosso

LUNGHEZZA ITINERARIO: circa 1 km 

TEMPO DI PERCORRENZA: 15 min. circa

DIFFICOLTA': T/E

SEGNAVIA: nessuno

 

Come avviene la ricerca di nuovi paesi abbandonati da visitare?

Solitamente, fatta eccezione per i luoghi più conosciuti, curiosando qua e là sulle cartine, alla ricerca del disegno di qualche agglomerato di case senza nome alle pendici delle montagne. Così è stato per molti dei luoghi abbandonati descritti in queste pagine. Non è invece stato così per il luogo di cui parliamo oggi, situato non troppo distante da casa mia, in val Curone.

Quella strada, la SP100 della val Curone, l'ho percorsa miliardi di volte e mai mi ero accorto di nulla. Finché, una volta, nelle vicinanze di Gremiasco, mi è capitato di voltarmi in direzione della dorsale del Guardamonte e vedere qualcosa spunticchiare in mezzo agli alberi.

Cos'è, cosa non è, mi sono messo alla ricerca di qualche informazione in più, senza tuttavia trovarla. Poi, parlando con qualche amico, vengo a sapere che si tratta di un paese abbandonato. Oddio, paese...cascina, più che altro, visto che mi dicono trattarsi di pochi edifici.

Quello che mi incuriosisce, però, è altro perché quella cosa che intravedo spuntare dalla vegetazione, così a prima vista sembra un piccolo campanile a vela. E se mi hanno detto che si tratta solo di una cascina, vuoi che ci sia un oratorio? Mi sembra strano, troppo strano.

Chiedo informazioni e tutti mi dicono che a Poggio Rosso - questo è il nome del luogo fantasma - non c'è nessun oratorio. Non mi convinco.

Decido di andare a vedere di persona e così, un giorno che sono in zona per un'altra escursione, quella nei pressi del Guardamonte, ne approfitto per farci un salto. Parcheggio la macchina sulla stradina che passa nei pressi del centro sportivo di Gremiasco, poco prima del bivio Riarasso-Stemigliano.

Scendo e guardo su: Poggio Rosso è proprio lì sopra, distante poche decine di minuti e approfittando dell'assenza di vegetazione del periodo invernale, riesco subito a intuire che sì, quello che vedevo è proprio un campanile a vela e l'oratorio c'è eccome.

In corrispondenza del bivio per Stemigliano trovo una vecchia segnalazione escursionistica che indica Poggio Rosso a 15 minuti di cammino: attraverso il minuscolo rio che corre accanto alla strada e prendo a risalire ai margini di un grosso terreno dove si trova una casa. Salgo seguendo la riga degli alberi, segnalazioni non ce ne sono ma vedo le case sopra di me e questo basta per rendere tutto più semplice: raggiunta la fine del campo, proprio dove iniziano i pini, si vede un sentiero salire ripido tra i calanchi e sarà questo che dovrò seguire per raggiungere le case.

Il primo tratto è ripido ma breve e voltandomi, vedo uno splendido panorama sulla val Curone fino al Monte Giarolo; poi il sentiero piega verso destra, affacciandosi sulla valletta di Stemigliano, che vedo disteso al limite di un ripido dirupo calanchivo. Mi giro a sinistra e vedo già un rudere sopra la mia testa: l'avvicinamento a Poggio Rosso è stato più veloce del previsto!

Abbandono il sentiero per tagliare in mezzo alle spine e raggiungo un enorme campo coltivato, all'interno del quale, in un angolino, si vede un piccolo boschetto, quello che racchiude, al suo interno, la storia di un paesino fantasma, circondato da un panorama che abbraccia la val Curone racchiusa tra la dorsale del Bogleglio e la cima del Giarolo.

Le case sono poche e quasi si faticano a distinguere, nascoste come sono dalla vegetazione infestante. Qualche edificio è crollato, qualcuno invece resiste nonostante gli alberi cresciuti nel frattempo all'interno stiano cercando di trascinarlo con sé. L'architettura è quella tipica dei paesi abbandonati che ho visitato in tutti questi anni, con le case in pietra e i sovrausci di legno, anche se qui, le tegole marsigliesi su qualche tetto, lasciano pensare ad un abbandono più recente. Si riesce a malapena a muoversi in questo minuscolo borgo avvolto dalle spine e la cosa più difficile è riuscire a scattare qualche immagine perché il sentierino che mi sono creato, passa proprio ai piedi dei muri.

Finalmente, completato l'aggiramento delle case non senza fatica, ecco la sorpresa che attendevo: l'oratorio.

Nel campanile a vela, quello che avevo scorto da lontano, la campana non c'è più e la facciata in pietra con due piccole finestrelle a lato dell'ingresso resiste ancora in piedi, nonostante non appaia in ottima salute. Mi affaccio sulla porta semiaperta: all'interno le macerie crollate dal tetto nascondono quasi tutto, altare compreso, anche se sono ancora indistintamente visibili molti dei particolari costruttivi dell'abside, del tetto e alcuni dettagli delle pitture e decorazioni che ricoprivano le pareti.

Prendo il fish-eye per catturare qualche particolare della chiesa, ma è quasi impossibile fotografarla nell'insieme da qui sotto. Passo in mezzo alle spine ed esco dai rovi che avvolgono la cascina, portandomi nel grosso campo, da cui riesco ad avere una visuale migliore sul gruppetto di case, precedute dal caratteristico oratorio.

Finalmente sono riuscito a trovare una risposta alla domanda che mi sono fatto per tanto tempo. Peccato solo non conoscere nulla sulla storia di questo luogo, che ha ospitato le vite di persone trasferitesi poi in altri villaggi della valle (con una di queste ho avuto la possibilità di parlare, senza però avere molti dettagli sulla storia del paese). Chi avesse qualsiasi tipo di informazione sulla cascina abbandonata, può contattarmi e sarò ben lieto di dare spazio ai suoi racconti.

A un passo dalla vetta
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